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Je suis “en terrasse”

20151121_074156Torino, 21 novembre 2015.Ore 7.00. La citta’ ancora assonnata si stropiccia gli occhi, un po’ annebbiati come a tutte le sue ore, del giorno e della notte. Il cielo  di Torino “piange” lentamente e il freddo e’ pungente. Dal soffitto lattiginoso il cielo  piange di dolore. Sono stretto nel mio cappotto: e’ di qualche anno. S. ci lascio’ le sue impronte e il suo odore e un po’ di quell’azzurro-verde dei suoi occhi, uno piu’ verde dell’altro, mi diceva, fino a quando pensai fosse giunta l’ora di vederli da vicino. Trmendamente belli e profondi. E cosi mi avvicinai sempre piu’, a lei, fino a quando, lei, si allontano’. “Si dice che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati. Impronta: segno incavato o in rilievo” (Dora Bruder, Patrick Modiano). Mi stringo nel suo interno (del cappotto) per patire meno il freddo, una borsa arancione con libri e giornali mi accompagna, direzione  Porta Susa. Diciamoci la verita’: ho voglia di poter dire “je suis en terrasse” e godermi la liberta’, per e di questo viaggio. Voglio staccarmi da pagine quotidiane di giornali e tg e vedere un po’ cosa capita al fine di poter rispondere alle numerose domande dei ragazzi,a scuola, (terrorizzati) relativamente a quanto accaduto a Parigi e ilsuo riflesso. Scale mobili, biglietteria. Allungo 109 euro per un biglietto di prima classe a Roma. E il ritorno, a parte. Sono le 8.00 e la freccia 9615 per Roma Termini spunta ed e’ pronta. Semaforo verde. Pronti, via, sfreccia. Arrivo previsto: 11.55. Qualche sedile piu’ avanti una giovane donna estrae libri da una borsa in tela con tante scritte: “Paris”.  Mi piace, l’idea. La osservo e lei si sente osservata nella sua borsa. Mi sorride. Ha uno sguardo alla Laura Morante, “una donna”. Mi piace. Avrei voluto porgerle delle rose. “In un momento”. “Giornali?” la domanda di una signorina  trenitalia che spunta dal fondo del corridoio. E si posiziona col carrello aggiungendo   un “dolce o salato?” Poi lentamente dopo tanta fretta della durata di 45  minuti “infiliamo” sotto le volte di Milano Centrale, poi,  e’ la volta del passaggio veloce da Bologna sotterranea, e Firenze con la sua pioggia obliqua che si stampa sui finestrini. Il finestrino e’ un foglio le gocce una scrittura. 15 minuti di ritardo e…sono a Roma Termini. Scendo dal treno. In  molti attendono oltre i varchi. Sotto le volte di Termini. Militari “corredati” di fucile e forze dell’ordine, pure, posizionati ora qua ora la. Compro due biglietti metro e mi infilo nella pancia direzione Battistini. Ad Ottaviano scendo dalla metro. Avrei voluto fotografare la scritta “Ottaviano” e altro ancora ma alcuni militari mi avvicinano e mi intimano  di mostrare il cellulare dicendomi che “e’ vietato fotografare: “ordinanza”! Mi chiedono di cancellare se ne ho gia’ fatte altre, di foto. Mostro lo smartphone. Ok. Penso: “Divieto di filmare e fotografare. Zona militare”. Un passo cosi identico a quello di pag. 123 del libro “Dora Bruder”. Cosi identico ancora a quello di  pag.128 Dall’alto  della metro stavo osservando le arcate di quella e gente in attesa, coi loro segreti, di perdersi verso i 4 punti cardinali. “Ora posso andare”. Esco su viale Giulio Cesare: due o tre camionette sono disposte lungo l’accesso alla metro. “Divieto di filmare o fotografare”. Piove. Allungo verso la Feltrinelli. Da qui torno indietro e mi dirigo verso San Pietro. Militari e gruppi di fedeli. Piove insistentemente e  la gente fuori mi pare in numero inferiore rispetto al solito. La gente comunque e’ fuori ugualmente. Fossimo a Parigi diremmo “En terrasse”. Velocemente raggiungo Santa Maria Maggiore e forse qui e’come sempre. Un paio di militari che c’erano anche altre volte. Il tempo stringe. 20151121_164102Il tempo e’ brutto. Il tempo e’ poco. Fuori piove e piovono ricordi mentre passano tram: “Marta di qua, Marta di la, questo non si dice e quello non si fa. Marta, Marta..”Il 5 ne  copre le voci e i ricordi. “Si dice  che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati.Impronta: segno incavato o in rilievo” (Patrick Modiano, Dora Bruder).20151121_164013Raggiungo Termini, i varchi di accesso ai binari: incontro alcuni compagni della Fiom di ritorno dalla manifestazione. Sono le 17. Il treno parte. Ho raccolto materiale a sufficienza da raccontare ai ragazzi lunedi a scuola: alla quinta e alla quarta. Mi son fatto una idea.Tutta e solo mia.

Verso Roma

Torino Porta Susa.Ore 8.00. Il tabellone elettronico e la voce metallica, in “questo intestino” lungo quanto la nostra citta’, si affrettano ad annunciare agli avventori di questi “non luoghi” che di qui a poco sara’ pronta la Freccia Rossa per Napoli sul binario 2.  Ma non e’ ancora la mia freccia. Dovro’ attendere una manciata di minuti, quando sulla stessa “platform” transitera’ quella per Roma Termini delle ore 8. 22. 3 10 2015 foto Borrelli RomanoArriva, le sue luci paiono due occhi  che  ammiccano. Ci salgo, individuo  il posto stampigliato sullo smartphone. Mi accomodo. Il tempo di sbirciare fuori dal finestrino per vedere e sentire “fuori come va” e capisco di essere giunto nei pressi di Novara…Il bar e’ piu’ avanti e il conta km della freccia segnala 300: le macchine restano indietro sull’autostrada e cosi San Gaudenzio…indietro e sotto la pioggia…20151003_083708Qualcuno comincia ad alzarsi e vestirsi.Ombrelli alla mano. Capisco che Milano e’ vicina….”Non dimenticare nulla…” e’ il mantra di tutti.

I cartelli posizionati all’interno ed esterno del treno ci dicono che siamo giunti a Rho Fiera Milano. 20151003_090323Mi affaccio appena fuori dalla porta del treno insieme ad altri. Lo sciamare e’ impressionante. Nonostante la pioggia insistente. Expo e’ impressionante. Un fischio e si torna nuovamente tutti  in treno: si riparte.Con 5 minuti di ritardo. I tram meneghini sferragliano, dalla periferia verso la metropoli…Chissa’ chi trasporteranno, mi domando, in un sabato uggioso. Milano Garibaldi e’ alle spalle da pochi minuti e sulla destra si vede la Centrale; provo ad immaginarne  il via vai continuo e frenetico.

La Pianura Padana si allarga, qualcuna e’ scesa dai tacchi e altri si dirigono…al bar. Che faccio? Ci vado? Si. Ci vado….il tempo di consumare velocemente colazione e mi ritrovo  a Reggio Emilia. Alle 10.35 il treno si inabissa nelle “viscere” bolognesi. La voce metallica ricorda che “nella stazione di  Bologna Centrale A.V. e’ vietato fumare”. Non la vedo ma la immagino, con le sue scale e piani e frammenti di ricordi…Lento lento entra in stazione A.V… Il mare non si vede, e’ lontano, ma ne avverto gli odori e i suoi umori.Chissa’ se …

Ore 11.35.Firenze S.M. Il psesaggio della Toscana e” bello, anche visto da questa “linea” A.V. Ormai siamo nel Lazio da un po’.Settebagni risveglia ricordi.Roma e’ alle porte  e si presenta come la citta’ che da’ e toglie. Passa Nomentana stazione…Tiburtina e’ l’anticipo di Termini. Qui era l’approdo per le tante manifestazioni, cortei e scioperi: la Fiom, Cgil, la militanza, il partito. Oltre le porte del treno la gente indossa t-shirt ed io con il mio ombrello mi sento fuori luogo.Se consideri lo stato influenzale poi….Una ragazza nota l’ ombrello e sorride. Lei ha una corona di fiori bianchi in testa: ormai “la coda” e’ finita in soffita di quella che e’ stata una estate! E quale!  Giubbotto e fazzoletti di carta contro corona di fiori in testa: la porta del treno che ci separava ora ci divide del tutto. Sorride, sorrido. Pero’ quella ragazza ha avuto  il potere di farmi vergognare: indosso anche il giubbotto manco venissi da….pero’ il naso che smoccola in continuazione dovrebbe dirla tutta,” chesso'”, giustificarmi. Ma ormai, che importa?  Il treno riparte: Termini e’ la meta. Eccola, con la sua torre e l’hotel de…la grande bellezza. Guardo il terrazzo e penso alla versione dance di “A, a, a, a far l’amore comincia tu…”.  Pochi istanti, quelli necessari per riconoscere il passato, e siamo in uno dei tantissimi binari di una stazione che si e’ rifatta il trucco.  La stazione e’ simile all’aereoporto: varchi e controlli. Sono rapito, come sempre capita ogni qualvolta approdo qua, dal tabellone delle partenze e degli arrivi: qui si rappresenta l’Italia Intera. Per Pescara, per Ancona, Nettuno, Lecce. Qui la geografia incontra la storia e il tempo declinato in ogni sua forma.Una sbirciatina alla lampada Osram a vedere se…e invece…E chi trovo e cosa non trovo? Paolini che….e i taxi che mancano….via Marsala, la Caritas, piazza dei 500…3 10 2015 Roma.foto Borrelli Romano3 10 2015 .foto Borrelli Romano20151003_1311173 10 2015 foto Borrelli Romano.Verso Roma

2 Dicembre in piazza Castello….tra Albero, Presepe, lavoro e lavoratori

20141202_181355La partita si sta giocando “di schiena”, nella stessa piazza, ma, allo stesso momento, su piazze contrapposte. Il pallone potrebbe essere lo stesso, una lettera, a sinistra, dalla parte della Regione ( a volte l’uso dei termini…), con la speranza che non sia “la lettera” di Capodanno e dall’altra, l'”abbassamento”del numero 2, la casella del Presepe, che accorcia la strada e la distanza, dalla e della letterina verso il Santo Natale20141202_175658. Bimbi e famiglie riunite intorno alla tavola e magia delle magie…letterina sotto il piatto.In piazza, ora,  Spalle contro. A destra si e’appena levato un applauso. La casellina, complice un vigile del fuoco, e’ andata giu’. Un aiutino, di tanto in tanto…ci siamo capiti, no? La partita, da queste parti, e’ terminata. La gente lentamente lascia il catino.A sinistra, il gruppo si fa piu numeroso, ma la partita deve ancora cominciare. Speriamo si formalizzino le proposte per il lavoro e tornare al lavoro.20141202_175538Insomma, che sia un buon Natale, anche senza letterina ma con la continuita’del lavoro. Uno dei lavoratori piu anziani, si vede che ha scritto addosso anni di fabbrica, prende il microfono e dice: ” ma lo sapete che siamo licenziati tutti, vero? Sembra che siamo qui per una passeggiata…” Speriamo escano solo buone notizie, per tutti.

20141202_174626Lavoro, questo “benedetto” lavoro. Questa “questione sociale”….

ps. Dal 2015 entra in vigore quella parte di  legge Fornero,  e  l’Aspi che fa passare (per coloro che hanno 50 anni di eta’) il periodo di mobilita’ da tre anni a due anni creando cosi gravi danni e “obbligando” i lavoratori stessi ad “uscire”pur di non perdere quell’anno.

Spegniamo l’ignoranza

Foto, Romano Borrelli. Spegniamo l’ignoranza con la cultura. I libri ci guardano e noi guardiamo loro. Anzi, questi ci richiamano al dovere. La loro espressione e’ di severita’ e ammonimento.  Leggere è un’arte, ma anche un dovere. Chi è stato l’angelo custode che ci ha salvato da una situazione particolare? Domanda da qualche settimana il giornale torinese (“Il nostro caro angelo”)  nel titolo della sua rubrica domenicale con le risposte dei lettori, azi, con gli scritti, esperienze di vita o storia di una storia particolarmente bella, interssante, utile. Un libro, mi verrebbe da dire. Un libro, è sempre un libro. Un libro tra le mani, un libro sulla panchina, un libro nel cuore, e tanti nella testa e in una penna in procinto di…chissa’ cosa si servira’ nel piattino, quale storia da un cantuccio di un bar o da un “ottovolante”.

Talvolta un libro è l’angelo seduto con noi, sulla panchina o insieme ad un altro, perche’ si sa, i libri, non viaggiano mai da soli, ma in coppia, o in gruppo, depositati li, al nostro fianco, sulla stessa panchina Torino 13 novembre 2014. Foto, Romano Borrellio sul sedile del tram, del treno, in un momento di pausa al lavoro,  che ci tira su, e ci fa volare, volere, valere, dimenticare, ricordare, volare alto,  rinchiuder per poi aprirci, non solo in una bolla di un sogno, nello spazio di un intervallo, una parentesi tonda chiusa da una quadra che a sua volta è chiusa da una graffa. E poi “e’ sempre tempo per leggere”, in qualsiasi tempo e sotto qualsiasi tempo. A me piace soprattutto questo, quando senti sotto i piedi quel misto di foglie, brina, terra che si appiccica alle suole delle scarpe. Ma chi ci coccola chi? Il libro e le sue pagine noi o noi che pettiniamo lui, da una pagina all’ altra come fossero fili sottili o capelli di un bellissimo viso? Il libro è espressione e insieme l’espressione di chi lo legge e aiuta quest’ultimo a cambiare la sua, di espressione. Recitarlo, narrarlo, raccontarlo, dargli il giusto valore. Milano (ma lo sono tutte le citta’) è davvero bella, nella sua frenesia. Gente che corre, alla ricerca di un posto in treno, in metro o in tra, dove si sgomita per un  cantuccio, per se e le pagine,  e poter stare a tu per tu con l’incontro preferito, lasciato poche ore prima: quello con il libro. Bus, tram, vagoni di metro,  taxi, sembrano libri che camminano così come i grattacieli sembrano pile di libri in attesa di essere letti. Ogni persona che ti viene incontro è un libro, o più libri. Sul viso di ciascuno pagine e pagine di libri, letti di giorno e letti di notte e “nel letto”  un segreto.  A me piace immaginare L. Che sfoglia e segna a matita le pagine piu’ belle, quelle che poi condividera’ con M. Oggi vanno di moda i post it, ieri cartoline del tempo andato. Fra le pagine, un richiamo, per oggi e per domani.

Leggere è un’arte, spegnere l’ignoranza è un dovere. M piace immaginare “prove di esercitazione” collettive, a caso, ad insaputa degli studenti. Letture collettive al suono di una campana che segnala una emergenza. E i dati di quanti consumano “lettura e cultura” fanno davvero venire i brividi. E forse aveva davvero ragione Hegel, che una buona lettura di un quotidiano al giorno e’ “una preghiera laica”. E allora incentiviamone la liturgia, della buona lettura  e “salviamoci”. Ma possibilmente  non su di un file….

(A Milano book City, dal 13al 16 novembre, con 900 eventi in 200 sedi).

Per la cronaca, oggi sciopero Fiom a Milano e Cobas Torino 14 novembre 2014. Sciopero. Foto, Romano Borrelliin tutta Italia. E’ bello vedere il fior fiore della meglio gioventùTorino 14 novembre 2014. Foto, Romano Borrelli dirigersi verso lo sciopero.

Lecce o Ravenna? Matera capitale europea della cultura 2019

Foto, Romano Borrelli (3)Ormai ci siamo quasi. D’accordo, le città candidate sono anche altre e tra queste Matera, Cagliari, Siena, Taranto. Ognuna meritevole di titolo, ciascuna capace di esprimere una bellezza straordinaria. Ma quale sarà la capitale della cultura in europa nel 2019? Il cuore, naturalmente, batte, tra le radici.

Oggi e’ una giornata di sole.  Di svolta. Vedremo di chi sara’ il titolo.

…Il titolo e’ stato assegnato a Matera…in ogni citta’ vi erano schermi dove venivano proiettate immagini….La citta’ dei sassi ha avuto la meglio sulle altre. 13 commissari dovevano eleggere la citta’ “capitale” della cultura europea per il 2019: Matera ha incassato  7 voti e  ricevera’ un premio in denaro da spendere in manifestazioni culturali. La notizia e’ stata data dal Ministro Franceschini. Un po’ di delusione nelle e dalle  altre citta’ candidate. E anche mie, ovviamente, che gia’ di prima mattina mi ero svegliato con questo pensiero: quale citta’  si aggiudichera la vittoria? Ora posso dirlo, in fondo in fondo, il cuore batteva per Lecce, per il Salento, per quel mare, sole, terra, ulivi, vigne, le orecchiette, i pasticciotti…il Quotidiano al mattino e il caffe’ Quarta, spesso e bollente. Un’alba e un tramonto non soltanto da vedere ma da “Belvedere”. Avrei voluto essere li, per abbracciare l’intera citta’ che ci aveva creduto fino all’ultimo. In ogni caso, da parte mia, ho provato a lanciare un modo alternativo per far amare sia Ravenna, prima, sia Lecce poi.  Spesso ho pensato ad una modalita ‘di fare “scuola”passando dalla scuola di massa alla scuola di massa”. E l’esperienza non e’ stata male, anzi. Suscitare interesse per la cultura, l’arte, la geografia in “una frazione di intervallo”, anzi, due, non e’ stato semplice, soprattutto in fase di “vigilanza”. Non e’ stato un multitasking ma una sfida educativa. Come e’ possibile educare in una societa’ liquida? Nuove sfide educative? Certo, ora sarebbe bello approfittare della vittoria di Matera per effettuate un piccolo passo avanti, vedendo, studiando Pasolini e il suo film, girato a Matera, “Il Vangelo secondo Matteo”. Senza dimenticare che altri 50 film sono stati girati nella città lucana. A scuola, sarebbe stata una bella e ulteriore sfida poter fare scuola…Comunque, complimenti a Matera. Ti guardo e ti riguardo e mi dico  che sei davvero bella. Verro’ a visitarti. In fondo, da Lecce e da Taranto disti davvero poco.

una giornata ricca di avvenimenti. A Torino, fin dal mattino gruppi di studenti in attesa in Piazza Arbarello per marciare insieme agli operai e la Fiom in vista della  manifestazione-sciopero  indetta dalla Fiom: 10 mila contro la riforma del lavoro che toglie diritti. In diecimila scendono in piazza e se la riprendono. Tutti contro il jobs act.  Non succedera’ come con le pensioni. Un fiume in piena, Maurizio Landini dal palco. Una ventina di pulmann, un anticipo della manifestazione della prossima settimana. Si sono registrati momenti di tensione tra antagonisti e forze dell’ordine.  Giornata calda, insomma, a Torino.

Anche a Terni Fiom in piazza. In trentamila hanno manifestato in citta’, non solo operai ma una citta’ intera. La tv rimanda immagini di ragazze piangere per il lavoro che lentamente muore.

A Torino  era previsto il vertice europeo dei ministri del lavoro, aperto al teatro  Regio . Un punto sulla situazione a partire dalla carta rta dei diritti firmata qui a Torino, il 18 ottobre del 1961. Domani e’ prevista la presenza del presidente della Camera Laura Boldrini. Infatti, l’incontro-vertice continuera’ anche domani. Ma il lavoro dove e’?

Gia’, il lavoro…alle 16.42 “la puoooorta” si e’ chiusa. Verso,”sud” se ne apre un’altra. Tra dolci colline…..Ravenna. Stazione. Foto, Romano Borrelli (2)

Gli auguri del sindaco di Torino Fassino a Torre Giuseppe

Fassino
Piero Fassino

Torino, 20 febbraio 2014. Cari lettori, in mattinata, il Sindaco di Torino, Piero Fassino, come aveva promesso, ha fatto pervenire presso questo blog gli auguri al sig. Torre Giuseppe, una vita “al lavoro” e di lavoro, a Torino e per Torino. Il sindaco si è raccomandato che gli auguri pervenissero al sig. Torre in giornata, con le scuse di un piccolo ritardo. Ma si sa, la politica è in fermento. Al nostro giornale cittadino, mi è parso giusto e doveroso segnalare la persona, la storia.  La sua storia è stata raccontata, qui sopra con passione. Ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere Torre, quando ero piccolo. E davvero, la reputo una grande fortuna. Una grande fortuna, ma anche tenacia, sacrifici, e gioia nell’ascoltare una fonte così preziosa come Torre Giuseppe. Il lavoro, lo studio, gli esami, la scuola, gli affanni, la voglia di riscatto. Momenti in cui molto sembra girare come non si vorrebbe. Ma poi, l’impegno e la passione nelle persone prendono il sopravvento. Una passione vivere di passioni e veder realizzato il proprio lavoro. La felicità è stata condivisa nel pomeriggio insieme nello stesso luogo, Maria Ausiliatrice, Valdocco, a Torino, dove il Sig. Torre Giuseppe ha scritto una fantastica storia. Domani mattina anche La Stampa, interverrà sulle pagine cittadine, dopo aver letto il blog, su mia indicazione. Se non è una notizia questa…

Lettera del sindaco di Torino a Giuseppe Torre

Torre Giuseppe
Torre Giuseppe

Ancora tanti auguri, Torre.  E un grazie per i messaggi che hai saputo instillare. La passione nelle cose fatte bene. Anche quando si corre il rischio di essere tacciati di “martellamento”. Ma le storie a metà, non vanno bene. Le storie vere, devono avere la giusta pagina, la giusta conclusione.

Per questa bellissima giornata, vorrei esprimere alcuni ringraziamenti. A chi ha sostenuto la mia persona, nonostante i sacrifici, la famiglia, fratello, l’amico e collega di precariato, ing. Domenico Capano che agli inizi di questo blog insistette tanto affinché cominciassi a scrivere, il prof. Giovanni Carpinelli, che per due volte mi ha dato fiducia seguendomi nelle tesi universitarie, i lavoratori in genere che faticano ad arrivare alla fine del mese e chi il lavoro non lo ha o lo ha perso, i Salesiani che mi han dato accesso ad ogni cosa chiedessi per questa bellissima storia, e Roma, la Pisana, Felice Reburdo, un don da fabbrica, un prete operaio, chi mi ha dato voce e chi no e non ultimo i ragazzi che incontro ogni mattina a scuola, con i loro pensieri, le loro difficoltà, ma anche tanta gioia di vivere. E poi, la sinistra, la fiom per la richiesta, sempre, di giustizia sociale. I loro visi, i loro grazie il loro buongiorno. Inoltre, persone che per passione mi hanno portato ad assorbire – come una spugna – tantissimo, anche quando sembrava tutto difficile  tranne che per me. Anche quando le energie mancano e la passione pulsa. Ancora. Che fantastica storia è la vita…

Allora, lettori, a domani, su La Stampa:

Romano con Giuseppe Torre e la lettera del sindaco Fassino
Romano con Giuseppe Torre e la lettera di Fassino

Negli articoli precedenti del blog raccontata la vicenda del Nostro Giuseppe:

Torino: capitale del libro

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Ehiiiii!” che cielo, sopra Torino. Un amico sostiene che era da novembre che non si vedeva un maggio così. Pioggia novembrina. Un’astronave verde  sembra appena atterrata in Piazza Castello. Persone con ombrelli,  incuranti di questo diluvio, diretti verso la metropolitana, destinazione Salone del libro. E collegare, là, quello che si sa. E quello che si sa, con quello che si fa.  Con tanto cuore. Ehiiii! Ma Fonzie, è  davvero al salone del libro? O in qualche ricordo di ex adolescente. Un mare di gente a ciondolare tra gli stand. Guardare, osservare e ciondolare. E ciondolare, stanca. Alzare gli occhi al cielo e pensare che, basta poco, per avere quel cielo con noi, nel cuore. Nella settimana del libro, del salone, “dove osano le idee”, nonostante l’editoria accusi il colpo e la coda per accedere al salone, (dicono e scrivono sia chilometrica), mi appresto a concludere il bellissimo libro, vincente, nel finale, “Pronti a tutte le partenze” (per tutti i protagonisti,  come per tutte le persone che sanno puntare i piedi).
“Perché dolore è piu dolor, se tace” (Pascoli). Ma le lotte, il senso del sacrificio, contestualizzati nel libro, alla lunga, pagano. Ed è bello, consolatorio, come una carezza ricevuta da bambino, averne  terminato la lettura sapendo che, nello stesso istante, altri, metalmeccanici, portano in piazza, e la gridano,  la propria disperazione, la rabbia, il senso di di giustizia, un posto di lavoro, dopo anni di “spremiture” gratis a vantaggio della finanza. Manifestazione,quella di Roma, della Fiom, svolta anche per me, anche in mio nome. Lottare.   L’importante è “non sentirsi come una tartaruga girata sul dorso”. Inevitabile non pensare a quanto faticoso sia  trovare il giusto posto, o il posto giusto. E trovare la forza e la speranza di incidere nella situazione e modificarla. “…chi era stato ad abbattermi  fino a diventare estraneo a me stesso, a togliermi il lavoro, la speranza che domani sapro’ come guadagnarmi da vivere, a togliermi dalla testa la convinzione che pur nel precariato la mia situazione migliorerà? Chi era stato? E quanta colpa avevo io per averglielo lasciato fare? Non mi sapevo rispondere. Sapevo solo di voler tornare a casa” (“Pronti a tutte le partenze”, Marco Balzano, Sellerio editore).
 
Milano, un appartamento, condiviso, da quattro persone provenienti da mondi diversi, in cerca di un posto, nel lavoro, nella società, negli affetti. Tutti precari, tempo determinato. Professori, muratori, camerieri. Perchè, si sa, due camerieri “in nero posso tenerli”, sostiene il titolare di uno dei quattro. Ma non andiamo troppo lontano, se nella scuola, luogo di azzaremento delle differenze, per gli studenti, ci si dimentica dei lavoratori. “Two is meglio che one”, sarebbe lo slogan che si addice meglio. Due precari, meglio di un fisso. E ripenso a come quest’anno, davvero, scandalosamente non sia partita una che una assunzione da parte del Ministero dell’istruzione, che davvero, “distrugge” ogni possibile partenza. Ma torniamo al libro, “Pronti a tutte le partenze”  al significato del suo titolo e al suo contenuto.Partenze, trolley sempre pronti. Per lavoro, per bisogno, per un dottorato, in un altro Paese, diverso dall’Italia, che ha poco da offrire, se non contratti a termine, a chiamata, dalle scuole. In un Paese dove la disoccupazione giovanile viaggia verso il 40%  e dove per i precari ammalarsi è diventato davvero un lusso. Stando ben attenti a non ammalarsi, altrimenti, son dolori. Chi è a conoscenza ad esempio che un insegnante chimato come supplente, da una scuola, nel caso si dovesse ammalare è pagato al 50%? NOn è forse un pricipio lesivo della dignità? Discriminazione? Chi ha firmato questa clausola? Non erano già sufficienti quelle esistenti che limitavano già di molto?  Partenze, per un gesto di solidarietà nei confronti di chi lotta da un’impalcatura gridando: “Assunzione, assunzione”. E la storia  pare ricordare la lotta dei ferrovieri della Centrale di Milano. Gesto di amicizia, quello di partire, e dire “sono con te”; gesto di solidarietà che merita certamente un viaggio aereo per essere uniti nella lotta. E dopo la testimonianza, il ritorno. Solidarietà, amicizia, sentimento, empatia. Qualcosa che lega i protagonsiti che hanno scritto un pezzo della propria esistenza condividendo lo stesso appartemento e sperimentando nuovi ruoli: pulizia, spesa, cucinare…il muratore, come il cameriere, il professore. La precarietà. E i valori sono piu’ forti. Si viaggia per loro e con loro. Partenze, in solitudine, un aereo, un treno, magari, con la luce di stazioni che ci passano velocemente accanto, che ci impediscono di prendere sonno, o solo per la voglia di rimanere svegli, stringeno al petto valori, per non farceli rubare.  Tanta fatica ma anche tanta voglia di vivere. E la voglia di cambiare, anche quando non si ha molto. Ma se si ha un cielo in tasca, e nel cuore, vuol dire che si ha davvero tutto. E pensare così ad un altro ritorno. Con un biglietto in tasca, diverso da quello aereo. Uno di quei biglietti che puo’ cambiare la vita. Con il ruolo in tasca. E l’amore, questa volta, quello vero, da vivere.
 
La lettura del libro, e del suo epilogo finale. A volte basta poco, un biglietto, per avere il cielo nel cuore.  E ricordarsi di qualcuno, quando lo ritroviamo tra le pieghe di una giacca, di una tasca, nel cuore. Magari col ricordo di Tiziano Terzani. ” E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell’aria. Allora ogni tanto, se vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla, ma non con il linguaggio delle parole, ci si parla con i silenzi.”
 
La lettura del libro, che è uno spaccato di questa Italia, arriva ancora una volta nel momento in cui, per la disperazione, per la crisi, e per la crisi di non farcela, molti si lasciano andare. Un pensiero a tutte queste persone e ai loro famigliari.

Cartolina di Carnevale da Torino

Immag005DSCN2841Due cartoline da Torino, in una giornata particolarmente fredda. Neve in prospettiva. Così sostengono in molti, per lunedì. Sette anni dopo Neve, Gliz e le Olimpiadi invernali. Scuole, per la gran parte, chiuse, in queste vacanze di Carnevale. Concorsone a cattedre rinviato, causa tempo. Naso all’insu’, direzione Mole, dopo aver osservato piacevolmente alcuni volumi freschi di stampa di prossimi laureandi.

Una occhiata con prospettiva diversa per il monumento torinese, prima che venga ripulito del suo “gioiello”, del suo collare.  Scrutarla mi  rimanda al fatto, positivo, che al suo interno,  Museo del Cinema, alcuni lavoratori son riusciti a spuntare, dopo molte fatiche, l’agognata l’assunzione. Tempo determinato. Altri, giu’, al Sud, dopo un periodo di “ristrettezze economiche” e riammessi “di diritto”  a tornare al proprio posto,  hanno creato una cassa di resistenza con la differenza tra quanto percepivano prima, in cassaintegrazione e quanto percepito ora, con il reintegro, chiamata “eccedenza” da destinare ai bisogni altrui.  Forse solo una tradizione operaia, “radicale”, riesce a creare circuiti di solidarietà. Si potrebbero creare tante casse di resistenza, “eccedenze”, in altre posizioni lavorative. Fiom insegna.  Battiamoci per un recupero dell’articolo 18. Per quanto riguarda il nostro contratto, o la nostra stabilizzazione, siamo ancora in mezzo ad una strada. Privati della nostra dignità.  Sulla strada, che pare il titolo di un libro, del ritorno, pensando un po’ a Ulisse, rammento il senso del viaggio. Una bicicletta, (e il suo scampanellare) non la mia, ormai sulla strada del mare, “persa” nella nebbia ingoiata insieme ad altro, mi ridesta: “occupazione” di pista ciclabile. Piu’ avanti, osservo il Bicerin. Non mescolare…Tre strati, da gustare, dolcemente con le sue differenze. Su di un biglietto, una frase di Kant:  “Rispetta sempre l’umanità in te e negli altri come un fine e non usarla mai come un mezzo”…in un mondo che conosce grandi quantità di “geni”….Penso al carnevale, con le sue giostre, sempre in movimento. E le maschere che in questi giorni si confondono meglio. Piatti enormi di bugie con spolverata di zucchero a velo. Dolce che nasconde l’amaro. “Non mescolare”, mi ripete e mi ridesta ancora dall’altra parte del bancone la signora.

Per non dimenticarli. Per non dimenticare. Mai.

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Per non dimenticare mai…anche se con qualche ora di ritardo…Un ricordo per non dimenticare, mai.

Per stare sempre con chi soffre sul luogo di lavoro, che lo difende.  Al fianco dei diecimila metalmeccanici che hnno sfilato per le strade di Torino con l’obiettivo di contestare l’accordo separato sul contratto nazionale. Per stare al fianco di chi soffre, grzie ai tagli effettuti negli anni scorsi, nelle strutture statli, lavorando in condizioni al limite della sicurezza. Per esempio, in alcune  scuole, le misure di sicurezza, sono dvvero rispettose delle norme? Mha…Per esempio, i lettini delle scuole materne…vogliamo parlarne? Vogliamo? O non vogliamo? Vogliamo parlare anche di altre cose? Vogliamo? Perchè i lavoratori, 135 mila precari compressi, alla lunga, si seccano anche,  ragione…………….E la sicurezza mi riguarda.

Al fianco della Fiom.

“Per tutte le altre destinazioni”

 Caro amico ti scrivo, riecheggia nell’aria………..e già manca, un po’ a tutti, Lucio Dalla.  Cassetta, per le lettere, forse un pochino datata, come le cabine telefoniche. Destinate, parrebbero, ad un massiccio ridimensionamento, causa invasione cellualri e utilizzo dei social network. E’ la globalizzazione, bellezza. E chi non possiede cellulari o pc? “E chi se ne frega”, ormai è il motto imperante di chi conosce solo e soltanto forme d’egoismo. E tagli. Una sforbiciata all’istruzione, una alla sanità, una ai trasporti, ai treni, un’altra………Massì, tagliamo. Qui, si,“accaventiquattro“, pronti a tagliare, armati di “forbice”. E’ l’Europa che lo chiede, bellezza. Si, ma l’Europa non chiede che si taglino servizi essenziali, che si cancellino “persone”. Bellezze, tagliate altrove!  Ma la cassetta fa anche ricordare che “per tutte le altre destinazioni” sono i centomila, circa, laureati dall’Italia, a cercare fortuna altrove. Centomila che “partono”. “Che fare?” Restare a guardare entrando così nel novero del “9%” di disoccupazione? Partecipare ancora piu’ attivamente al grande ammortizzatore famigliare? Buono si, come cuscinetto fino a quando non arriva l’ora di “metterci contro”: “colpa dei padri”, sostengono per mettere contro generazioni. E la soluzione che propongono i benpensanti? “abolire l’articolo 18″. “Pazza idea”, scrivendo con canzoni. Anzicchè estendere a tutti la garanzia, il diritto, lo cancellano. Per fortuna esiste la Fiom, che quotidianamente ci ricorda qualcosa.

Già, che fare? I Tfa, partiranno, (a giugno?) ma molti laureati non sanno “che pesci prendere”. La loro laurea è ancora valida per poterli frequentare (i Tfa) o è stata “depennata” e quindi non adatta per essere inseriti nelle classi di concorso?  E se depennata, questo cosa vuol dire? Insegnamento precluso? Solite annose domande a fronte del fatto che esistono, ad oggi,  insegnanti sprovvisti di titolo universitario ma con cattedra a tutti gli effetti, e magari te li ritrovi come Presidenti di commissione alla maturità. Dove ci si informa? Miur o Università? E chi è in possesso del titolo universitario, magari due, se impossibilitato a frequentare (il tfa)”cosa farà?” o “cosa sarà?” per riprendere il testo di un’altra canzone del grande Lucio Dalla? Già, cosa sarà…Cosa sarà nel frattempo di coloro che non parteciperanno ai Tfa, perchè non potranno? “Delocalizzati” ancora, magari in qualche amministrazione, magari col “grembiulino”? Delocalizzati, piazzati, parcheggiati, a guardare, come accaduto alcuni giorni fa, le elezioni rsu, appena concluse, in alcune amministrazioni, e non poter dire nulla, non poter decidere nulla, ma solo “osservare”, partecipare al lavoro collettivo, al servizio, questo si, ma non poter esercitare un diritto elementare: il diritto di voto. O di candidarsi.  Alla faccia della democrazia. Sul posto di lavoro. Magari inseriti per anni in un sistema “precario”, da cinque, sette, dieci anni, magari con un velato “nonnismo”. E non soltanto decidere chi, cosa, ma neanche potersi candidare. E nel frattempo  prepararsi a lasciare il posto. Altro giro. Altra destinazione. Ciao….