La settimana era cominciata bene. Torino sotto la neve. Un “aperilibro”, presso una nota libreria del centro storico alla presenza di numerosi scrittori torinesi, alle prese con una iniziativa carina, “Due con”, la presentazione di tre libri. Un’atmosfera di famiglia. Durante la settimana il clima, viceversa, è divenuto “piu’ caldo”.
Resistere alla Gelmini, opporsi alla “Riforma”. Questo il tema dominante del dibattito pubblico tenutosi a Torino presso la Sala Pasquale Cavaliere.
Un’iniziativa voluta fortemente dal partito della Rifondazione comunista, Federazione della Sinistra, aperto a tutti. Fra i partecipanti, Valentina Barrera, (coordinamento nazionale precari Università); Alessandro Ferretti (Univresità di Torino, Rete 29 Aprile); Rino Lamonaca (rsu cgil Politecnico di Torino); Nicola Malanga (Studenti Indipendenti) e Massimo Zucchetti (Politecnico di Torino). Introduzione di Luigi Saragnese, dibattito coordinato da Alberto Burgio (Università di Bologna, Direzione Prc). Presenti una cinquantina di persone, studenti, professori, pensionati. Presente Armando Petrini, segretario regionale Piemonte di Rifondazione comunista.
Fra i temi dominanti le politiche “distruttive” del governo, la presenza di questo movimento, non nuovo, ma che si ripresenta sulla scena a distanza di due anni, capace di proporre un cambiamento. Un movimento la cui caratteristica è l’orizzontalità. Nota caratterizzante : il grande spontaneismo e la presa di coscienza di questo movimento “monumento”. Un movimento che “non è una banale rivolta luddista, ma una aggregazione di cervelli senza precedenti”. Un movimento che vede diversi partecipanti, nnl mondo della scuola, dell’università. Un mondo quest’ultimo che è “uno specchio ingrandito di quello che succede” nella società. Una società precaria, che coinvolge tutti. Una condizione esistenziale, nata, come ci ricorda Marco Revelli da “una presunta modernizzazione che è un piano inclinato verso la fragilità e l’arretratezza”. Questo movimento fortunatamente ha preso coscienza, sociale e politica, e, pur essendo “privo di sponde politiche” (per una logica perversa del voto utile di veltroniana memoria) e “deficitario su quella (sponda) sindacale (un’ora soltanto di sciopero, modulata ogni dieci-quindici giorni è stato davvero poco, nonostante la pezza dell’intera giornata, con la proclamazione dello sciopero cgil) ha saputo, utilizzare nuove forme di protesta, rendendosi visibile agli occhi dei piu’. Occorre unificare le lotte dei ricercatori, universitari, studenti, lavoratori della scuola con le lotte dei metalmeccanici. Questi ultimi sono costantemente sotto ricatto: stanno per subire uno scippo, quello del contratto nazionale. Unificare le lotte, come avveniva negli anni ’70. Perchè non si è deciso uno sciopero “unitario”, stabilito il giorno della manifestazione studentesca? Forse ci sarebbero state “meno carezze di manganelli sui manifestanti”. Per questo, bisogna stare uniti. “Uniti contro la crisi, il 14”, e sempre, per non lasciare soli, in mezzo ad una strada questi studenti. Tantomeno in mezzo ad una autostrada. Uniti con gli studenti, affinchè non subiscano aumenti di tasse universitarie, come avviene in Inghilterra. Quanto attuale è Cosimo, personaggio di Italo Calvino nel Barone Rampante! Dall’albero alla gru, al ponte, al monumento e al suo movimento. In Italia, per chiudere, lo stanziamento per l’Università è pari ad un misero 0,5% contro una media Ocse dell”1,5%.
Chagrin d’amour? No, chagrin d’école.
Nel dibattito, si è fatta anche della storia, personale, dove ognuno ci ha messo del proprio. Una Università che presenta falle a partire da Ruberti. Un dibattito che ha acceso ulteriormente le coscienze. Da domani occorre “infiammarle”: “dont’ get kettled, non farti intrappolare. Move, muoviti.
“Se uno non si ribella, si scompare”.
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