Archivi tag: maturità

Fine maturità

Dopo il gran caldo e le bolle e i confronti con gli altri anni e le corse per i Pinguino, ventilatori e condizionatori, e le pratiche per la chiusura dei pacchi contenenti i compiti e i verbali delle maturità,  è  giunto il tempo, altro, dei confronti e dei numeri espressi in centesimi. I giornali premiano attualmente gli sforzi del liceo salesiano Valsalice. Vedremo poi complessivamente. C’era un tempo in cui i voti della maturità si esprimevano in sessantesimi e in quel periodo c’era ancora il muro di Berlino e l’URSS (poi CSI) e  la Jugoslavia sulla cartina geografica. C’erano 4 materie all’orale   e di queste una scelta dal candidato, e la seconda “desiderata”…C’erano i binari della Torino-Milano appena sopra corso Principe Oddone e il passaggio del treno era cosi famigliare e puntuale che sembrava dovesse entrare nelle case dei torinesi da un momento all’altro. Altri tempi. Caldi come questi, certamente. C’era una fontanella in marmo nella stazione di Porta Susa, ai binari tronchi, dove era il ricovero dei treni rossi e bianchi della Torino Pont Castellamonte. C’erano panchine, in marmo, a due passi dalla fontanella dove le coppiette si perdevano immaginando di prendere il primo treno a disposizione. C’era un giornalaio che fabbricava notizie tutti i giorni e c’erano donne e uomini carichi nei loro borsoni di vita e storia viva. E c’erano gli aggiustatori di parole e di storie posizionati davanti alla serie di cabine telefoniche che qualcosa di buono contribuivano a creare.Ora c’è  “Prendimi” che non è  una versione del gioco delle coppie ma una caccia al tesoro di libri sparsi in luoghi ben designati. A pagina 37. Una bella storia e notizia.

Maturità 2019

E cosi il grande giorno per i 17.500 maturandi torinesi è  finalmente giunto, studenti carichi delle stesse ansie di chi è  prossimo a pronunciare un “si, lo voglio”. Una “maturità” nuova per alcune tipologie: la seconda prova, che conterrà  due discipline (per esempio, psicologia e igiene o cultura medica, per i professionali ad indirizzo socio-sanitario), la prova orale, con il bustone da scegliere (tra tre) al’interno del quale ci potrà essere una immagine, una foto, che, individuata e collegata mentalmente ad argomenti approfonditi nel corso dell’anno scolastico, darà  il “là”  allo studente. E poi, l’addio alla tesina  che ha lasciato il posto al “prodotto” che racconta un pochino di…”alternanza”, e non solo. Sbirciando fuori dalle nostre case risulta  facile immaginare mani alle prese con ferri da stiro che lasciano impronte e calore su camicie bianche, linde, pronte a raccogliere e concentrare “aloni” frutto di ansie, preoccupazioni  stress emotivi. “Il vestito, mamma, dove lo hai messo?” Poi, tutto il resto: carta di identita o documento di riconoscimento, dizionario è bic. Non serve altro. Ma il tema, in teoria, è  quello che da sempre ha prodotto meno paure negli studenti. Qualcosa da raccontare, descrivere, uno la possiede sempre, e anche a chi è  a corto di idee, nel giro di un paio d’ore qualcosa nella sua mente si illumina. La mattinata di oggi, sarà  solo uno dei tre timbri che davvero sanciscono la fine di un ciclo che resterà  per sempre, come la “notte prima degli esami” e la “matematica che non sarà mai il mio mestiere”.  Presidente, commissari, interni, esterni, il cellulare da una parte, il viso stropicciato, e via. Un rito di passaggio, sempre stato così,  forse ora attenuato, come altri riti di passaggio. Molte cose son cambiate nel corso degli anni, delle maturità, dalla nostra, dalla mia, da chi ha già sostenuto il tutto e restano solo  “tracce di memoria”. Già  Caproni sembra lontanissimo nel tempo, per esempio. E la macchina dei carabinieri che portava i plichi nelle scuole? Quando i “click” e password e rete avevano ancora i calzoncini corti, lontanissimi dalla maturità.

Vasco e Sally

Ieri sera la tv commerciale ha riproposto i recenti concerti di Vasco, a Milano. Immediato il ricordo di Milano, luglio ’90, stadio esaurito, impensabile, maturità alle spalle per tanti e caldo e zanzare sulla pelle, l’estate entrata di diritto nelle vite di tanti. Poi, i ricordi accelerano con la musica, i mesi pasano e l’anno pure, giungendo cosi, (un anno) dopo, al  Delle Alpi, il tram 3 per raggiungere la Continassa, il prato già  pieno di fans da “dirlo alla luna”,  il telo a coprire il prato di uno stadio nuovo di zecca. Il primo concerto di una lunga serie di tram e treni e metro  tra Torino e Milano, eppure, tra le canzoni ascoltate ieri, una, Sally aveva un pochino il gusto della pioggia, la nicchia di una Madonnina in corso Vercelli, un bus, il 46,  l’odore dei libri di una signora  Marchesa biblioteca,  il freddo “riparato” da un abbraccio, il caldo dell’estate di Barriera, l’urlo di San  Siro ed il cielo lasciato ai passeri. Mentre noi, stavamo con i piedi per terra. “Da da dan….senti che fuori piove…senti che bel rumore….da da dan…..”

La sedia della maturità

La sedia della maturità è molto più di un oggetto. In quella mezz’ora, di seduta, sulla sedia, tutto ruota nella testa,  le sue rotelle, (ma anche senza rotelle, che va bene ugualmente) in quel preciso momento, con tutta l’ ansia accumulata, poi,  a radiografarla e’ come in  un flipper, che stelle ce ne sono a milioni;  ruota il candidato,  alla Mose’ in san Pietro in Vinvoli,  con la sua torsione, che sembra prendete la via di fuga, verso sei visi, che scrutano, domandano, ascoltano, pesano, la solitudine di quell’istante.  Passano velocemente in mezz’ora cinque anni, due guerre mondiali, morti,  vinti,  vincitori, Foscolo,  Ungaretti,  Montale,  Pavese,  i contratti, le societa’, atti e contratti, Cassola e la fabbrica e la sua paga del sabato, l’iscrizione dopo la terza media, le gite, le vacanze, di Natale, estive,
di Pasqua, gli amori, soprattutto quelli non corrisposti, le delusioni,   quelli che non si sa mai… gli intervalli, i libri,  gli appunti;  poi termina  tutto con la domanda del Presidente: “che farai da domani? Progetti? Lavoro o Università? ” La seduta è tolta, e tutto si scioglie in un men che non si dica: in una stretta di mano.. rimettere la sedia in ordine,  al centro della classe,  chiudere la porta,  che dentro si discute il voto e…  e avanti il prossimo. Sembra ieri quando al posto del candidato  A. e la sua tesina sul lavoro,  c’ero io e la mia solitudine e la giacca e la cravatta troppo stretta che non vedevo l’ora di toglierla  e la sedia messa in ordine per A.  Ma non era ieri. Era oggi, la maturita’ di A., C, A., S…

Terza prova

All’angolo del corso Principe Oddone,    proprio dove fino ad una decina di anni fa sferragliava il regionale per Milano,  (appena “uscito” sbuffando dalla pancia di piazza Statuto o in procinto di immettersi nelle viscere,  lasciandosi alle spalle,  nell’ordine,  a sinistra una farmacia,  una pasticceria,  un oratorio,  una scuola con tanto Cuore),   il semaforo rilancia le sue luci e blocca il fluire delle auto in questa autostrada urbana che da Barriera di Milano giunge  al Poli.  Al rosso si fermano le auto e scatta la ragazza, tra le macchine che stazionano, lei, tutta treccioline munita di tre birilli,   si esibisce ruotando il corpo,  felice e sorridente nell’essere osservata per una manciata di secondi: il birillo rosso è   la prima prova, ed e’ andata, alle spalle dei suoi capelli, quello verde,  la seconda, pure,(con sensi di colpa di sua madre,  dalle braccia lunghe e denti ancor piu),   il bianco, la terza la proverà  e la lancerà tra i banchi,  lunedì mattina,  cioè, oggi – ora.  Al momento,  sul banco si tace, e si lascia parlare la  memoria su appunti,  schemi,  libri,  mentre trionfa la sua biro sul foglio bianco;  presto afferma che si esibirà in un colloquio,  aperto da una tesina,  in prossimità  di essere pensionata,  senza quote e senza scalone. Anche il suo e’ un “lavoro”, dal titolo molto impegnativo e interessante: “Dal lavoro al nuovo concetto di lavoro”. Terminata la presentazione, la scuola la licenzierà.  O lo licenziera’. Termine incontrato chissa’ quante volte nel suo lavoro di studentessa. O studente.  Dopo cinque anni… Poi cercherà davvero un nuovo lavoro. Senza concetto. Con tanta speranza.  Tra curriculum,  encicliche e Marx…

Tempo di maturità

Questa mattina nel tragitto casa-scuola,  manciate di ragazze e ragazzi con i  dizionari in mano:  facile da raccontarsi, immaginare,   e incontrarli.  Chiacchiere in liberta’ su ipotetiche tracce,  ricordando Caproni. E allora,  alle 8 di mattina,  tutti pronti per il tema di maturità. L’individuazione di una sedia,  quella giusta,  per un totale di   4  “sedute”  e poi,  via,  licenziati dopo un “contratto” di 5 anni. Anche sulla metro capitava di incontrare più dizionari oggi che giornaletti “metro” tra le mani dei passeggeri in un anno intero di tragitto. Segno del tempo che cambia e difatti,  la maturita’ arriva sempre col caldo a vendemmiare visi e uva. I temi erano fattibili e piacevoli,  soprattutto due,  l’articolo di giornale,  sul libro “I giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani,  ambientato a Ferrara,  e l’articolo tre della Costituzione: rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. Ancora un tema sulle masse e sulla solitudine.

Archiviata la prima e deposto il dizionario sulla scrivania, il pensiero corre a domani. Alla seconda prova.

Il ’68… a Palazzo Nuovo

torino-palazzo-nuovoUn’inflazione di quotidiani,  tra le mani,  sotto le  braccia,  ad inizio autunno in vista dell’estate della maturita’ 2017. Questo il mio corredo  verso scuola, insieme a libri e agenda,  con gli appuntamenti dei consigli di classe e dipartimenti. La Stampa mi induce al ricordo della colazione dai nonni materni quando durante l’estate la trascorrevo in anticipo sui miei e quando i nonni la sfogliavano a 1200 km da dove si stampava. Ma possibile che mio nonno dovesse comprare La Stampa di Torino abitando nel profondo Sud? Dalle parti di Lecce? Lui la preferiva,  come Enrica,  la signora anziana che invece abitava sotto casa,  che pero’ era torinese e abitando a Torino,  alle 14 scendeva sotto casa per comprare l’edizione pomeridiana: “Stampa Sera”. E io puntualmente scendevo a sfogliare il tutto. Ogni pomeriggio. E ogni pagina,  Enrica mi raccontava pagine di Resistenza,  avendo fatto la partigiana,  qui,  a Torino. E le fabbriche,  il biennio rosso,  il ’68… La Repubblica invece mi ricorda una ragazza che anche lei come la Melloni,  ma poi se e’ la stessa non importa,  aveva una frangetta e un piccolissimo neo e la comprava al sabato,  all’uscita da scuola,  quando al liceo,  il sabato era d’obbligo. Pur non vedendola,  quella casa,  ho introiettato talmente alla perfezione i suoi racconti,  che nella casa di suo nonno è  come ci fossi stato pure io,  a sfogliarlo,  quel giornale,  insieme a lei,  a due passi dal mare. E ogni volta che la compero ritorno alla maturita’. La sua. E alle sue letture,  divenute un pochino anche mie. Giocando a nascondino,  tra una riga e l’altra. Non so perché,   ma i ricordi divengono prepotenti e si affermano tra le aule di Palazzo Nuovo,  all’incrocio tra lettere e filosofia,  all’uscita da un’aula dopo un corso sul ’68. Forse perché  Palazzo Nuovo ha segnato la mia storia,  o forse per lettere,  o filosofia,  o per via di questa Repubblica sotto il braccio. O forse per la fame. Di sapere. E di amore. Per il sapere. Che non abbandona mai.

Dal libro ai libri

Questa contrapposizione Torino-Milano sul salone del libro e sul leggere pero’…che noia:  “chi ruba cosa”…. leggere… ma quanti leggono cosa e chi? E a chi? Davvero bisognerebbe cominciare a spiegare il tutto dall’abc? Quotidiano,  settimanale,  mensile,  rivista in tutte le declinazioni. Davvero poi all’esame di maturita’ i maturandi finiscono di fare “cilecca” sull’articolo di giornale? “Leggete,  leggete”,  diceva la prof. ssa Morganti delle medie. E ancora.  “Partite dal biglietto del tram,  poi da Topolino e poi… “L’Agnese va a morire”. E poi, se vi piace,  continuate con  “Lessico famigliare” e “Se questo è  un uomo”. E poi fini’ davvero, che da  quella frase buttata li  dalla prof. ssa Morganti sulla storia del biglietto del tram da leggere porto’ molti ragazzi a fare incetta  di biglietti Atm: giornalieri,  settimanali,  mensili. E fu l’inizio. Della lettura. Poi fu la biblioteca e librerie. La Morganti fumava e penso pure i suoi libri,  dato l’odore che emanavano.  Aveva una borsa di tela,  e ogni settimana ne estraeva uno e lo prestava a chi lo desiderava. Piu’ tardi arrivai alle superiori. La prof. ssa di lettere,  qui,  non fumava. Aveva capelli neri,  fin sulle spalle,  una frangetta,  occhiali neri e un piccolissimo neo a lato della bocca. Leggeva un capitolo dei Promessi Sposi  ogni settimana. Era “la Melloni” e oltre ad essere impallinata sulle descrizioni dei personaggi dei Promessi Sposi ci assegno’ in seguito  un compito a noi e uno ai nostri genitori. Ai secondi,  comprare un libro. A noi,  leggerlo durante le vacanze di Natale. Con scheda e successiva interrogazione.   “Leggete la Storia,  di Elsa Morante”. Ah che bella quella lettura. Col tempo,  una,  due,  tre,  cinque volte. Poi in quinta,  una quantità incredibile   di giornali. Rinunciavo  alla colazione,  talvolta al pranzo,  pur di averli sotto il banco e a casa. “Repubblica”,  “La Stampa”,  “Corriere della Sera”. Guai a stropicciarli. E quindi,  guai se lo adocchiava quella di diritto. Me lo avrebbe chiesto o approfittando magari di un cambio d’ora o intervallo avrebbe (come faceva) allungato la manina per sfogliarli. Lo,  li,  avrei rivisto/i dopo ore  e tutto stropicciato. Poi,  dopo la maturita’  venne “il tempo delle mele” e delle parole e della “brezza marina”, dell’amore e del gioco a nascondino. Nelle librerie,  io e lei. Cioe’ noi. Partire,  entrare,  in libreria,  “contare”,  uno,  due,  tre… dieci e giocare a perdersi per poi ritrovarsi,  con un libro tra le mani. Nascondino tra i libri. Il gioco consisteva nel cercare una pagina qualsiasi di un libro altrettanto qualsiasi pensando all’altra. Per poi leggercela. In faccia. Alla faccia di chi… “parlava” male.

25 luglio

25 7 2016 Bacino Grande, Le.Borrelli Romano foto25 luglio,  una data che nelle spiegazioni,  a scuola,  è  fondamentale,  così come l’8 settembre. E anche durante l’ultima maturita’ le due date sono state sviscerate dai candidati,  su richiesta del commissario.   Ma oggi e’ 25 luglio 2016. Come sempre Caronte si è  affacciato e ha caratterizzato la giornata rendendola ulteriormente pesante e faticosa. In spiaggia,  chi passeggia e chi sonnecchia e il caldo la fa da padrone. Asciugamani colorati sottolineano ed esaltano ulteriormente la bellezza dell’estate. Tutti in forma e prove costume ampiamente superate. Poi,  se qualcuno no,  “chissene… ” direbbero i miei studenti.  Le conchiglie sulla sabbia e deposte sulla riva inanellano numerose perle,  e certo  anche quelle sotto l’ombrellone cappello in testa non si fanno mancare.  E’ bellissima questa luce che si insinua in ogni dove25 7 2016 Bacino Grande, Le.foto Borrelli Romano.  Sulla spiaggia,  verso l’ora del tramonto,  son riuscito a trovare qualche lettrice,  al riparo dal sole sotto gli ombrelloni,  immersa nella lettura e pagine di qualche bellissimo libroBacino Grande, Le.25 7 2016 foto Borrelli Romano. Oltre che di crema solare. Il mare o le sue onde che si accavallano e ricamano trame bellissime con il filo dell’acqua e della schiuma rimandano ai miei piedi qualche conchiglia proveniente da chissà  dove,  chissà  quali terre. Ne colgo una e la avvicino all’orecchio rimembrando un gioco passato. Dal suo interno si propaga una musica,  “Tu come stai” mentre il mare fa la sua parte. “Gioco con i punti cardinale e immagino la Grecia,  la Calabria,  l’Africa,  il mar Adriatico,  poco più su. E chissà  che la conchiglia non giunga proprio da li. “Qual e’ il più  bello tra lo Jonio e l’Adriatico dal tuo/mio punto di vista?” provo a domandarmi.  Un po’  come chiedere per quale squadra tifi o la classica domanda posta ai  bambini: “vuoi più  bene a mamma o papa’? ”  A me piace tantissimo questo mare  ma Santa Mara di Leuca dove confluiscono i mari creando quegli effetti ottici così particolari non scherza cosi come non scherzano i colori di Otranto. E se dovessi pensare ad un posto dove stare sempre forse direi…. nel faro!!! Come classe,  come scuola,  come cattedra. E forse anche la conchiglia ci starebbe bene,  nella macchina della luce. Qui che e’ Salento dove mare e terra si confondono,  tra ulivi,  viti e muri a secco e masserie.  Bacino Grande 25 7 2016 foto Borrelli RomanoTorno sulla conchiglia che innesca una trama di ricordi e diviene per me una penna per inanellare racconti. Un po’ come aprire una  cassapanca,  coi suoi ricordi…”Cup o tea” direbbero gli inglesi.

Tra sogni e realta’

20150714_090530Ancora sogni e spezzoni di quelli e personaggi che li disegnano che al mio risveglio hanno avuto l’effetto riempitivo della testa, al pari di fumo e ancora fumo. Mi sbrigo e corro alla ricerca di un blocco, la penna dello zio Vito regalatami  per l’ultima laurea,  al fine di appuntarne frammenti, di sogni e di vite. Cartelline colorate di “maturi”, suddivise per sezioni, banchi e temi sui banchi scritti con pennarello indelebile,  hanno avuto l’effetto di dare corpo a personaggi che in qualche modo animano le notti e i sogni e i giorni dando loro nomi e anni scolastici di riferimento che mi indicano gli autori sul banco. “Frugo” cosi nelle loro sensibilita’ e vite e costruisco  attraverso i loro segni “a perenne” ricordo. M.ad esempio ha “mangiato tanta solitudine e malinconia che alla fine della scuola si descrive obesa e si rappresenta con un cerchio. Poverina.Ma tanto non ci credo. La stessa aveva festeggiato da poco i suoi 18 con il suo amore: una collana di caciocavallo era stato il regalo per la “maturita’”di un amore.Cosi pensava. Cosi credevano. Anche S. e’ triste perche’ e’ finita. A stretto giro di posta, cambiando penna, R.risponde loro con “filosofia”: “Non piangete perche’ e’ finita, sorridete perche’ e’ successo” (Scriveva:” Me lo ha detto Marquez”). Aristotele pensava che in ogni tragedia ci sia un inizio, un centro, una fine…come cominciamo? Con quest’ordine? O un altro? Cominciamo dalla bellezza, allora, perche’ abbiamo la fortuna di incontrarci. E sorridiamo. A prescindere. La giornata continua…ma non era un sogno? Gia’ forse era un sogno che intrecciava la realta’ o forse erano o sono entrambi. Non importa. Basta inizisre a scrivere e misurare e misurarsi.La faro’ breve. Altri personaggi e storie li raccolgo e accumulo per me, da fissare sulla carta e….li conservo nel blocc. In futuro provero’ ad animarli. A proposito. Il caldo e’ intenso. Decido di “scroccare” un po’ di fresco, ma non voglio inflazionare questo modo di dire; oggi, infatti, mi va di pensarmi come un accumulatore di “fresco” e fresche speranze. La Sida e’ aperta e cosi immagino  anche il fresco “condizionato”.  Convergo, entro. Saluto. Mi accomodo, ordino una acqua e menta e….”accumulo”. Saluto.Saluti.