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“Annuncio ritardi”

20190722_094948.jpg“Attenzione. Circolazione fortemente rallentata nei pressi di Firenze”…Non un annuncio ritardo, ma tanti! In arrivo e diretti a…”…Per molti viaggiatori, la giornata, non è  cominciata nel migliore dei modi. Che sia per le vacanze che sia per lavoro i ritardi sulla linea alta velocità sono consistenti  così viaggiatori dislocati a Torino, Milano, Firenze e lungo la dorsale dell’alta velocità  sono “sequestrati” per atti attribuiti ad ignoti nei pressi del nodo di Firenze. Quali saranno questi atti che necessitano l’intervento delle autorità, forze di polizia,  ancora non è   chiaro a molti, qui sotto, nella Torino Porta Susa A.V. Molti passeggeri si stanno recando presso gli uffici al fine di ottenere il bonus, altri invece al fine di ottenere informazioni varie. È  possibile salire sul primo treno che percorre lo stesso tratto ma prestando molta  attenzione. Non tutti i treni fermano per esempio a Reggio Alta Velocità o  Bologna o Firenze. Si potrebbe incappare in un treno non stop e ritrovarsi a Roma che comunque non sarebbe male, ad avere tempo e soldi e pazienza. Ma poi, “quelli prima”, partiranno? Al momento non si sa ancora…e non sono piu aggiornati i ritardi.

Il primo treno, direzione sud, con 165 minuti di ritardo, è  passato.

Lo prendo.

A Firenze, si tocca terra verso le 14, tra il caos di molti: chi arriva, chi parte, chi attende, chi cerca informazioni in una babele di lingue. Cerco il tabellone orari e la mia meta ma oggi tutto è  solo confusione. Cerco quei punti mobili “last minut” e  pazienti e gentili le addette subiscono un assalto di tanti in cerca di informazioni. Sembriamo tanti bimbi delle scuole  materne dove ognuno vuole il suo grembiulino prima di altri. Mi metto in coda, chiedo, mi rispondono garbatamente dandomi risposte certe e numeri del treno. Mi reco verso il binario indicato, inghiottito dalla fiumana di gente che si dirige in direzione opposta alla mia. Lentamente giungo verso il treno. Salgo. Partira` alle 14.30 ma non mi infastidisce la cosa. Lasciando da parte ritardi e cambi, il viaggio  ha sempre il suo  fascino. A Firenze il treno per Spoleto non c’è,  e gli addetti trenitalia riferiscono che un treno per Perugia sarà disponibile utilizzando lo stesso “materiale” proveniente da Arezzo. E difatti, dopo il suo arrivo e aver scaricato un pacco di gente, il treno si muove a ritroso, verso Arezzo. Qui cambierà numero e si dirigerà verso Perugia Spoleto. Dal finestrino l’occasione di vedere o rivedere posti a me cari: Cortona, Passignano sul Trasimeno, che luccica come fosse mare…

Agorà 2016

torino-19-11-2016-agora-foto-borrelli-romanoFa un certo effetto Torino avvolta nella nebbia. Al mattino presto. La stazione sonnecchia a bocca aperta e lentamente ingoia e sputa personaggi lenti sprovvisti di orologio,  tanto il tempo è loro e si vede che hanno solo voglia di perdersi. E io pure,  infilandomi in un treno qualsiasi. Reggio Emilia. Vorrei andare da quelle parti. Mi piacerebbe. O piu’ giu’ ancora. Cosi,  tanto per “annusare” ancora una volta il mare. La metro è  a due passi e la città  pure. Il grattacielo strizza l’occhio e l’Agora’ attende.  Avvicinatomi alla porta a vetri si apre. Uns breve rampa di scala,  l’accredito e ci sono. La sala o aula magna o auditorium. Dalle 9. 00 alle 13. 00 si parlerà  di lavoro,  formazione,  welfare,  famiglia,  opportunità e relazioni istituzionali. Silenzio entrano il Vescovo,  la Sindaca e il Presidente della Regione. Silenzio: 4 esperienze  personali,  di riscatto personale e voglia di “restituzione” alla citta’. Si snocciolano  storie di vita e si preparano domande da porre per un futuro diverso. Da predisporre.

Verso Roma

Torino Porta Susa.Ore 8.00. Il tabellone elettronico e la voce metallica, in “questo intestino” lungo quanto la nostra citta’, si affrettano ad annunciare agli avventori di questi “non luoghi” che di qui a poco sara’ pronta la Freccia Rossa per Napoli sul binario 2.  Ma non e’ ancora la mia freccia. Dovro’ attendere una manciata di minuti, quando sulla stessa “platform” transitera’ quella per Roma Termini delle ore 8. 22. 3 10 2015 foto Borrelli RomanoArriva, le sue luci paiono due occhi  che  ammiccano. Ci salgo, individuo  il posto stampigliato sullo smartphone. Mi accomodo. Il tempo di sbirciare fuori dal finestrino per vedere e sentire “fuori come va” e capisco di essere giunto nei pressi di Novara…Il bar e’ piu’ avanti e il conta km della freccia segnala 300: le macchine restano indietro sull’autostrada e cosi San Gaudenzio…indietro e sotto la pioggia…20151003_083708Qualcuno comincia ad alzarsi e vestirsi.Ombrelli alla mano. Capisco che Milano e’ vicina….”Non dimenticare nulla…” e’ il mantra di tutti.

I cartelli posizionati all’interno ed esterno del treno ci dicono che siamo giunti a Rho Fiera Milano. 20151003_090323Mi affaccio appena fuori dalla porta del treno insieme ad altri. Lo sciamare e’ impressionante. Nonostante la pioggia insistente. Expo e’ impressionante. Un fischio e si torna nuovamente tutti  in treno: si riparte.Con 5 minuti di ritardo. I tram meneghini sferragliano, dalla periferia verso la metropoli…Chissa’ chi trasporteranno, mi domando, in un sabato uggioso. Milano Garibaldi e’ alle spalle da pochi minuti e sulla destra si vede la Centrale; provo ad immaginarne  il via vai continuo e frenetico.

La Pianura Padana si allarga, qualcuna e’ scesa dai tacchi e altri si dirigono…al bar. Che faccio? Ci vado? Si. Ci vado….il tempo di consumare velocemente colazione e mi ritrovo  a Reggio Emilia. Alle 10.35 il treno si inabissa nelle “viscere” bolognesi. La voce metallica ricorda che “nella stazione di  Bologna Centrale A.V. e’ vietato fumare”. Non la vedo ma la immagino, con le sue scale e piani e frammenti di ricordi…Lento lento entra in stazione A.V… Il mare non si vede, e’ lontano, ma ne avverto gli odori e i suoi umori.Chissa’ se …

Ore 11.35.Firenze S.M. Il psesaggio della Toscana e” bello, anche visto da questa “linea” A.V. Ormai siamo nel Lazio da un po’.Settebagni risveglia ricordi.Roma e’ alle porte  e si presenta come la citta’ che da’ e toglie. Passa Nomentana stazione…Tiburtina e’ l’anticipo di Termini. Qui era l’approdo per le tante manifestazioni, cortei e scioperi: la Fiom, Cgil, la militanza, il partito. Oltre le porte del treno la gente indossa t-shirt ed io con il mio ombrello mi sento fuori luogo.Se consideri lo stato influenzale poi….Una ragazza nota l’ ombrello e sorride. Lei ha una corona di fiori bianchi in testa: ormai “la coda” e’ finita in soffita di quella che e’ stata una estate! E quale!  Giubbotto e fazzoletti di carta contro corona di fiori in testa: la porta del treno che ci separava ora ci divide del tutto. Sorride, sorrido. Pero’ quella ragazza ha avuto  il potere di farmi vergognare: indosso anche il giubbotto manco venissi da….pero’ il naso che smoccola in continuazione dovrebbe dirla tutta,” chesso'”, giustificarmi. Ma ormai, che importa?  Il treno riparte: Termini e’ la meta. Eccola, con la sua torre e l’hotel de…la grande bellezza. Guardo il terrazzo e penso alla versione dance di “A, a, a, a far l’amore comincia tu…”.  Pochi istanti, quelli necessari per riconoscere il passato, e siamo in uno dei tantissimi binari di una stazione che si e’ rifatta il trucco.  La stazione e’ simile all’aereoporto: varchi e controlli. Sono rapito, come sempre capita ogni qualvolta approdo qua, dal tabellone delle partenze e degli arrivi: qui si rappresenta l’Italia Intera. Per Pescara, per Ancona, Nettuno, Lecce. Qui la geografia incontra la storia e il tempo declinato in ogni sua forma.Una sbirciatina alla lampada Osram a vedere se…e invece…E chi trovo e cosa non trovo? Paolini che….e i taxi che mancano….via Marsala, la Caritas, piazza dei 500…3 10 2015 Roma.foto Borrelli Romano3 10 2015 .foto Borrelli Romano20151003_1311173 10 2015 foto Borrelli Romano.Verso Roma

Ritornare in treno a Ravenna

 

Torino Porta Susa. foto, Romano Borrelli

 

 

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Riprendere il viaggio…fiondarsi nella stazione vetro-acciaio di Torino Porta Susa; incontrare lungo il cammino che separa casa dalla stazione solo poche anime. Anime “vagabonde”, in giro per la nostra città, al mattino presto, quando la metropoli dorme ancora e l’estate non vuole ancora bussare alle porte torinesi. Direzione stazione, per poter salire su di  uno dei primi treni mattutini e dirigersi verso Sud. Al mare. Pensare di potersi dedicare a buone letture e sorbirsi invece gli influssi e gli effetti della nuova tecnologia e cellulari ultimo grido con  cartoni animati incorporati per distrarre i bebè al seguito. Scoprire  così che in un’epoca in cui il lavoro scarseggia  per molti il treno diviene  un’appendice dell’ufficio, trasformando il ripiano posto davanti al sedile in una scrivania tipo Presidente del Consiglio (evidenziatori, penne e blocchi in ogni dove, con tablet e cellulari ultima generazione) e parlare ore e ore di finanza, condomini, polizze assicurative incuranti se tutto questo parlare ad alta voce con persone dall’altro capo del telefono possa dare o meno fastidio al vicino. Una voce di Trenitalia chiede gentilmente di abbassare la suoneria del cellulare ma in realtà, a mio modo di vedere, dovrebbe invitare molti  viaggiatori a frequentare corsi di buona educazione, di bon ton. E un mio suggerimento potrebbe essere quello di suddividere questo eccesso di lavoro con chi ancora non lo ha.  Un nonno anziano fa la spola, dal sud al nord per accompagnare i nipoti al mare.  Da anni in pensione conosce a memoria gallerie, scambi, stazioni, fermate, coincidenze. Vedo passare velocemente Reggio Emilia,  Bologna tante cittadine a me amiche. Faenza, Imola, Rimini, Cattolica, abbinando a quest’ultima  un ritardo di fine estate con continuazione del viaggio in macchina, lungo l’autostrada per uno di quei viaggi che non si dimenticano, direzione Sud, verso Ascoli. E poi ancora  Pesaro! Rimini, Ancona, la sala d’aspetto, prima, dopo, durante, persone silenziose e meno, manovratori, uomini di fatica e guastatori. Lettere scritte, consegnate e consegnate al volo su di un treno in partenza. Un giro del mare per arrivare  a Ravenna. Il pensionato ferroviere comincia il suo  racconto di una Italia che fu coinvolgendo quante più persone: di quando c’era il vagone postale  incorporato  nel treno e dentro si lavorava (conoscendo esattamente la composizione di ogni treno, classi, cuccette, vagone lette, postale) eccome se si lavora. Delle “balille”  ( brutto nome, ma le chiama così, contenitori in ferro) in attesa alle stazioni, lungo le banchine, suddivise in posta in arrivo e posta in partenza. Il suo racconto ci ricorda che il ferroviere, quello posto nel vagone “buttava” giù  i sacchi e un altro ferroviere, sotto, lungo la banchina, “tirava” su, e poi, su, quando il treno ripartiva, si smistava.  Una catena di montaggio. Solo che a muoversi era il treno. E il pensiero correva a tutti quei pacchi, e non tanto al contenuto, che non si saprà mai, quanto elle emozioni che potevano contenere tutti quei contenitori che emanavano profumi, di montagna e di mare, di pizza e di torta, e di mille altre cose. Le attese, le speranze, l’arrivo. E poi scartarlo. Il pacco.   Chiedere al telefono se era arrivato o meno, se si faceva in tempo a prenderlo o no, prima che la posta chiudesse. E le emozioni all’atto dell’apertura di quell’oggetto che avrebbe sostituito così una relazione non a distanza. Tutto questo fino a quando non arrivo’ il pacco celere a rovinare tutto quel piccolo mondo antico…insieme ai cellulari, ovviamente. “Ci sarebbe da distruggerli sotto i piedi”. E difatti, qualcuno lo fa, o lo ha fatto. Racconta, racconta, racconta…..quanta gente ha visto viaggiare e attendere l’alba per il primo treno.  E’ un “Pozzo orario” vivente questo signore.  E’ coinvolgente, e con lui si riesce ad essere pazienti. Tutti. Racconta di quando il personale era in abbondanza e “i ferrovieri erano ferrovieri” , quando formavano una classe, fino a quando…Il mercato non impose i suoi tagli e un modo nuovo di viaggiare. “Ma chi è il mercato, domanda?” Pero’ conosce il periodo delle lenzuola d’oro e degli scandali.  Poi passa una signorina, giovane, carina, capelli ricci e rossiccia, efelidi sul viso, a controllare i biglietti, pinzarli e augurare buon viaggio a tutti. Lui le mostra la sua tessera da ex ferroviere e quindi, viaggio gratuito ma meritato. E’ raggiante. Si dichiara suo collega, nonostante abbia 80 anni. Le ricorda di come si era assunti una volta, mentre ora le signorine  sembrano tutte assunte,  appena terminato il concorso Miss Italia, direttamente da Salsomaggiore.  “Sa, signorina, lei è proprio bella, come le sue colleghe”, le dice.  Attira simpatia e pazienza e, pazienza se ripete le stesse cose. Non fa nulla. Addirittura riesce a strappare un applauso. Per aver fatto un pezzo. In questo Paese. Un pezzo importante sui binari della vita. Al riparo da massicciate. Il suo racconto per un po’ di tempo mi aveva indotto a dimenticare per quale motivo stessi tornando a Ravenna…C’era una cassettiera e una scultura che….Foto Romano Borrelli (2)

Foto Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna. Foto, Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (3)Ravenna. Strele di  defunto Caio Cassio Seneca, in vita centurione già congedato. Foto, Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna, biglietti. Foto, Romano Borrelli

Un caffè veloce

Caffè espresso...in treno. Foto, Romano BorrelliSabato 19 luglio 2014. Ancona, Piazza del Papa. Foto, Romano BorrelliAvere voglia di farsi inghiottire da storie comuni e poi prendere un caffè, un tempo altrimenti detto espresso, ora, a digeribilità…Più lo mandi giù e più ti porta verso…Sud. Qua e là per l’Italia la canicola si fa sentire. Per il momento fa caldo e su strade, autostrade e ferrovie un bel po’ di movimento. Qualcuno sostiene che presto ci sarà una nuova perturbazione dalla vita breve, infatti da mercoledì tornerà la bella stagione. Per il momento il 76% ha deciso di rimanere in Italia. Qualcuno riferisce coda sia lungo il Brennero sia lungo l’Adriatico. Al mare la regina pare essere la camicia. Rigorosamente bianca. E anche il bianco, pare essere di moda, non soltanto nelle cene che si stanno organizzando in giro per l’Italia. DSC01239 Anche se, a mio modo di vedere, dai panni stesi,  un po’ di tutto è di moda. Panni stesi ad asciugare, simbolo di tanta e ricca umanita’. E a ricordare come esattamente 13 anni fa qualcuno fece “guerra” agli aspetti piu’ umani, a Genova, in vista del G8. Nascondere con barriere le cose piu’ semplici. E poi il mondo vide altro. Come la forza del potere e la sospensione della democrazia, non solo, di stendere quel che si ha. Le mutande facevano vergogna, e la democrazia sospesa invece? Le navi entrano in porto, a “passo” lento.  Lentamente quella balena galleggiante che si chiama nave da crociera,ingoia auto, camion, a passo d’uomo. I semafori danno il via libera o lo stop. Il mare luccicante la circonda e lei sbuffa quasi come se le onde le facessero il solletico. E forse ci sta, un pochino. Mi è sempre piaciuta la metafora della nave che entra in porto, abbinata allo stato d’animo di ogni uomo.   Un entrare in porto, al sicuro. Il traguardo, nell’arco della vita.La sicurezza degli e negli affetti e nuovi step. Per poi magari, di tanto in tanto, sbuffare, tanto per cambiare. Inverno o estate che sia, non mi ha mai infastidito, il mare. Il quadro è sempre stato piacevole. Certo questo luccichio e’ un piacere. Verrebbe voglia di farsi un bagno e farsi fare il solletico dalle onde, cosi’ come lo fanno alle navi. Un paio di navi sono già in attesa, pancia in giu’, o in su, così come il popolo dei vacanzieri esulta e chiacchiera sul “tetto” di questa piattaforma alta come un palazzo. Alcuni sono già seduti, in poltrona, comodi come dei Papa. Alcuni sulla banchina giocano, per ingannare il tempo. Sotto, mentre gli altri sono già sopra.Il porto, questo porto, cosi tanto caro, le corse di Nanni Moretti nel film La stanza del figlio, il centro, piazza del Papa e il caffe’ al mattino presto quando anche il porto sonnecchia e qualche autobus comincia il suo giro. E ancora la piazza del centro, il parcheggio sotterraneo e il dipinto del Presidente Pertini. Sulla banchina, la dove termina il tronco della ferrovia e un’insegna blu ci ricorda che siamo in Ancona Marittima, alcune bandiere piazzate a mo’di trofeo   ne evidenziano la provenienza dei gruppi in attesa immersi tra gli odori di creme solari e autan contro le zanzare. Una radio, di quelle che ormai non si vedono più riecheggia la voce di Fiorello, con la “Rotonda sul mare”. Pare un caso, ma di lì a poco, una coppia, appena sposata si esibisce per il proprio bookSabato 19 luglio 2014, mar Adriatico, Senigallia. Foto, Romano Borrelli.DSC01227Foto, Romano Borrelli. Panni stesi ad asciugare, al mare.Reggio Emilia. Foto, Romano Borrelli

Alta velocità

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La “bussola” del tempo, posta al centro della stazione, orientava tempo e spazio. Le 13 10. Il tempo del tram, o del bus. Il 13 e il 56 erano i preferiti. Chi non aveva voglia di camminare sotto i portici, aspettava il dieci, appena fuori dalla scuola. Davanti la Questura. Sopra il tram, capitava spesso che per questione di precisa “ragioneria”, i posti fossero già occupati. Per chi si disponeva a marciare, come l’esercito del re, sotto i portici, canticchiava, felice, la ripresa. Della libertà.    Dalla parte opposta, i tram 10, 91, 91 barrato e 92, trasportavano in continuazione coloro che di li a poco, per otto ore, la libertà, l’avrebbero persa. Cartellino alla mano, semaforo a campione, scelta della porta e…..voilà, bolla ed eri nel tempio del lavoro. Presse, scocche, lastroferratura, montaggio…Una “catena” li attendeva. Di montaggio, mentre allo stesso tempo, altro si smontava. Per otto lunghissime ore. Per chi rientrava in possesso della libertà, riposti libri e quaderni, una breve passeggiata, prima del bus. Chi non aveva i guanti, intrecciava dita o al più, un palmo  della mano avviluppato in altro palmo della mano. Coppiette in corso.. Zaino in spalla. Lo spazio. La collinetta a sinistra, con un giardino e qualche panchina. “Un ponte” per, e, sul lato opposto, gli scalini. Da li sopra, il ponte, con delle arcate. Si vedevano entrare o uscire dalla stazione i treni. Quelli rossi. Il regionale Milano Torino, direzione Porta Nuova e il Torino Porta Nuova Milano, direzione Chivasso. Binario 2 e 3. E poi, da sopra, il mitico binario tronco, dove in attesa del trenino ci ricavavi un po’ di spazio interiore, solitudine, intimità. Spazio. Dall’altra parte, Corso Inghilterra. Altro ponte. La bussola, fedele, segnava la sua ora. Era lì, davanti a noi. Ha fatto la sua parte e ancora la fa. Per le partenze, gli arrivi, gli incontri, gli scioperi, i banchetti per i volantini da distribuire. La bussola, come per tutte le stazioni che si rispettano, era al centro della stazione. Tutti noi, buttavamo un occhio. La giornata era cadenzata anche da quella bussola. Ha segnato tanti di quegli eventi e ancora ne segna. La nuova stazione è carina, illuminata, bella. Chissà perché, a tratti ricorda la nuova stazione di Berlino. Ma perché per rispondere alla domanda “che ore sono” ci dobbiamo far venire il torcicollo per guardare l’orologio bussola appeso alla cara e vecchia stazione Porta Susa? Mha…..Forse perché nel tempo dell’alta velocità, tutto è istantaneo. O forse perché, proiettati nel futuro siamo ancorati nel passato.  Dall’altro capo dei fili elettrici, a Reggio Emilia, forse staranno pensando qualcosa di simile…Perché bisogna usare la lima per le porte? Questione di banchina?…..Miracoli dell’alta velocità….Remaniement…Uscendo, Filippo e Marianna chiedono pazienza. Lavoro ed economia, sono in corso nella dialettica ad alta velocità.DSCN3657