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Je suis “en terrasse”

20151121_074156Torino, 21 novembre 2015.Ore 7.00. La citta’ ancora assonnata si stropiccia gli occhi, un po’ annebbiati come a tutte le sue ore, del giorno e della notte. Il cielo  di Torino “piange” lentamente e il freddo e’ pungente. Dal soffitto lattiginoso il cielo  piange di dolore. Sono stretto nel mio cappotto: e’ di qualche anno. S. ci lascio’ le sue impronte e il suo odore e un po’ di quell’azzurro-verde dei suoi occhi, uno piu’ verde dell’altro, mi diceva, fino a quando pensai fosse giunta l’ora di vederli da vicino. Trmendamente belli e profondi. E cosi mi avvicinai sempre piu’, a lei, fino a quando, lei, si allontano’. “Si dice che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati. Impronta: segno incavato o in rilievo” (Dora Bruder, Patrick Modiano). Mi stringo nel suo interno (del cappotto) per patire meno il freddo, una borsa arancione con libri e giornali mi accompagna, direzione  Porta Susa. Diciamoci la verita’: ho voglia di poter dire “je suis en terrasse” e godermi la liberta’, per e di questo viaggio. Voglio staccarmi da pagine quotidiane di giornali e tg e vedere un po’ cosa capita al fine di poter rispondere alle numerose domande dei ragazzi,a scuola, (terrorizzati) relativamente a quanto accaduto a Parigi e ilsuo riflesso. Scale mobili, biglietteria. Allungo 109 euro per un biglietto di prima classe a Roma. E il ritorno, a parte. Sono le 8.00 e la freccia 9615 per Roma Termini spunta ed e’ pronta. Semaforo verde. Pronti, via, sfreccia. Arrivo previsto: 11.55. Qualche sedile piu’ avanti una giovane donna estrae libri da una borsa in tela con tante scritte: “Paris”.  Mi piace, l’idea. La osservo e lei si sente osservata nella sua borsa. Mi sorride. Ha uno sguardo alla Laura Morante, “una donna”. Mi piace. Avrei voluto porgerle delle rose. “In un momento”. “Giornali?” la domanda di una signorina  trenitalia che spunta dal fondo del corridoio. E si posiziona col carrello aggiungendo   un “dolce o salato?” Poi lentamente dopo tanta fretta della durata di 45  minuti “infiliamo” sotto le volte di Milano Centrale, poi,  e’ la volta del passaggio veloce da Bologna sotterranea, e Firenze con la sua pioggia obliqua che si stampa sui finestrini. Il finestrino e’ un foglio le gocce una scrittura. 15 minuti di ritardo e…sono a Roma Termini. Scendo dal treno. In  molti attendono oltre i varchi. Sotto le volte di Termini. Militari “corredati” di fucile e forze dell’ordine, pure, posizionati ora qua ora la. Compro due biglietti metro e mi infilo nella pancia direzione Battistini. Ad Ottaviano scendo dalla metro. Avrei voluto fotografare la scritta “Ottaviano” e altro ancora ma alcuni militari mi avvicinano e mi intimano  di mostrare il cellulare dicendomi che “e’ vietato fotografare: “ordinanza”! Mi chiedono di cancellare se ne ho gia’ fatte altre, di foto. Mostro lo smartphone. Ok. Penso: “Divieto di filmare e fotografare. Zona militare”. Un passo cosi identico a quello di pag. 123 del libro “Dora Bruder”. Cosi identico ancora a quello di  pag.128 Dall’alto  della metro stavo osservando le arcate di quella e gente in attesa, coi loro segreti, di perdersi verso i 4 punti cardinali. “Ora posso andare”. Esco su viale Giulio Cesare: due o tre camionette sono disposte lungo l’accesso alla metro. “Divieto di filmare o fotografare”. Piove. Allungo verso la Feltrinelli. Da qui torno indietro e mi dirigo verso San Pietro. Militari e gruppi di fedeli. Piove insistentemente e  la gente fuori mi pare in numero inferiore rispetto al solito. La gente comunque e’ fuori ugualmente. Fossimo a Parigi diremmo “En terrasse”. Velocemente raggiungo Santa Maria Maggiore e forse qui e’come sempre. Un paio di militari che c’erano anche altre volte. Il tempo stringe. 20151121_164102Il tempo e’ brutto. Il tempo e’ poco. Fuori piove e piovono ricordi mentre passano tram: “Marta di qua, Marta di la, questo non si dice e quello non si fa. Marta, Marta..”Il 5 ne  copre le voci e i ricordi. “Si dice  che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati.Impronta: segno incavato o in rilievo” (Patrick Modiano, Dora Bruder).20151121_164013Raggiungo Termini, i varchi di accesso ai binari: incontro alcuni compagni della Fiom di ritorno dalla manifestazione. Sono le 17. Il treno parte. Ho raccolto materiale a sufficienza da raccontare ai ragazzi lunedi a scuola: alla quinta e alla quarta. Mi son fatto una idea.Tutta e solo mia.

Verso Roma

Torino Porta Susa.Ore 8.00. Il tabellone elettronico e la voce metallica, in “questo intestino” lungo quanto la nostra citta’, si affrettano ad annunciare agli avventori di questi “non luoghi” che di qui a poco sara’ pronta la Freccia Rossa per Napoli sul binario 2.  Ma non e’ ancora la mia freccia. Dovro’ attendere una manciata di minuti, quando sulla stessa “platform” transitera’ quella per Roma Termini delle ore 8. 22. 3 10 2015 foto Borrelli RomanoArriva, le sue luci paiono due occhi  che  ammiccano. Ci salgo, individuo  il posto stampigliato sullo smartphone. Mi accomodo. Il tempo di sbirciare fuori dal finestrino per vedere e sentire “fuori come va” e capisco di essere giunto nei pressi di Novara…Il bar e’ piu’ avanti e il conta km della freccia segnala 300: le macchine restano indietro sull’autostrada e cosi San Gaudenzio…indietro e sotto la pioggia…20151003_083708Qualcuno comincia ad alzarsi e vestirsi.Ombrelli alla mano. Capisco che Milano e’ vicina….”Non dimenticare nulla…” e’ il mantra di tutti.

I cartelli posizionati all’interno ed esterno del treno ci dicono che siamo giunti a Rho Fiera Milano. 20151003_090323Mi affaccio appena fuori dalla porta del treno insieme ad altri. Lo sciamare e’ impressionante. Nonostante la pioggia insistente. Expo e’ impressionante. Un fischio e si torna nuovamente tutti  in treno: si riparte.Con 5 minuti di ritardo. I tram meneghini sferragliano, dalla periferia verso la metropoli…Chissa’ chi trasporteranno, mi domando, in un sabato uggioso. Milano Garibaldi e’ alle spalle da pochi minuti e sulla destra si vede la Centrale; provo ad immaginarne  il via vai continuo e frenetico.

La Pianura Padana si allarga, qualcuna e’ scesa dai tacchi e altri si dirigono…al bar. Che faccio? Ci vado? Si. Ci vado….il tempo di consumare velocemente colazione e mi ritrovo  a Reggio Emilia. Alle 10.35 il treno si inabissa nelle “viscere” bolognesi. La voce metallica ricorda che “nella stazione di  Bologna Centrale A.V. e’ vietato fumare”. Non la vedo ma la immagino, con le sue scale e piani e frammenti di ricordi…Lento lento entra in stazione A.V… Il mare non si vede, e’ lontano, ma ne avverto gli odori e i suoi umori.Chissa’ se …

Ore 11.35.Firenze S.M. Il psesaggio della Toscana e” bello, anche visto da questa “linea” A.V. Ormai siamo nel Lazio da un po’.Settebagni risveglia ricordi.Roma e’ alle porte  e si presenta come la citta’ che da’ e toglie. Passa Nomentana stazione…Tiburtina e’ l’anticipo di Termini. Qui era l’approdo per le tante manifestazioni, cortei e scioperi: la Fiom, Cgil, la militanza, il partito. Oltre le porte del treno la gente indossa t-shirt ed io con il mio ombrello mi sento fuori luogo.Se consideri lo stato influenzale poi….Una ragazza nota l’ ombrello e sorride. Lei ha una corona di fiori bianchi in testa: ormai “la coda” e’ finita in soffita di quella che e’ stata una estate! E quale!  Giubbotto e fazzoletti di carta contro corona di fiori in testa: la porta del treno che ci separava ora ci divide del tutto. Sorride, sorrido. Pero’ quella ragazza ha avuto  il potere di farmi vergognare: indosso anche il giubbotto manco venissi da….pero’ il naso che smoccola in continuazione dovrebbe dirla tutta,” chesso'”, giustificarmi. Ma ormai, che importa?  Il treno riparte: Termini e’ la meta. Eccola, con la sua torre e l’hotel de…la grande bellezza. Guardo il terrazzo e penso alla versione dance di “A, a, a, a far l’amore comincia tu…”.  Pochi istanti, quelli necessari per riconoscere il passato, e siamo in uno dei tantissimi binari di una stazione che si e’ rifatta il trucco.  La stazione e’ simile all’aereoporto: varchi e controlli. Sono rapito, come sempre capita ogni qualvolta approdo qua, dal tabellone delle partenze e degli arrivi: qui si rappresenta l’Italia Intera. Per Pescara, per Ancona, Nettuno, Lecce. Qui la geografia incontra la storia e il tempo declinato in ogni sua forma.Una sbirciatina alla lampada Osram a vedere se…e invece…E chi trovo e cosa non trovo? Paolini che….e i taxi che mancano….via Marsala, la Caritas, piazza dei 500…3 10 2015 Roma.foto Borrelli Romano3 10 2015 .foto Borrelli Romano20151003_1311173 10 2015 foto Borrelli Romano.Verso Roma

14 Febbraio

Milano Porta Garibaldi. Foto, Romano Borrelli Anni senza il “Pirata”. Anni con il pirata entrato nella leggenda e su you tube. Anni di anniversari. Tempo, storia, passato che non passa mai e ” il passato che non e’ mai morto e non e’ mai passato” (Faulkner).  Chi si lascia chi si prende, chi si perde, chi si trova e chi si ritrova. Giorno d’amore e giornate d’amore. Si era li e qui, a San Marino, per un pelouche e qui ad aspettarlo, sui monti, al lago o in riva al mare. E anche Roma, per un “Not in my name”. La città sotto di noi, quella Eterna davanti a noi. Qui e là.  Per un fiore o un libro. Da leggere, proteggere, coccolare. Per me, per lei, per noi, che anche lei, ama leggere e parlare. E ragazza alla quale leggere, parole e pagine, prima di una dolce buonanotte. Libri. In città, in centro, in periferia, in una libreria. Sulle ali di una poesia. Eravamo tra le pieghe di un libro e lo siamo ancora oggi perché in fondo,  non ci stanchiamo e non ci si stanca mai di leggerlo, l’amore, tra le righe e tra le pieghe per immaginarlo e sognarlo, rincorrerlo. Chi lo scrive, chi lo legge, chi lo ascolta, chi lo vive. Musica e’. Applaudirlo, viverlo, rammentarlo. Ogni giorno di ogni anno. Chi vende rose e chi le compera. Chi le dona e chi le riceve e chi le invia. Chi le accoglie, chi le raccoglie.Torino 14 febbraio 2015. Piazza Statuto, foto, Romano Borrelli Chi prepara menù e mangia e chi aspetta di mangiare. Chi resta come un baccalà e chi questo se lo mangia. Prima, durante e dopo gli amorini ripieni.Torino 14 febbraio 2015, via Garibaldi. Foto, Romano BorrelliChi seduto, chi in piedi, chi corre e chi sta fermo. Chi parla e chi ascolta. Chi vero e chi no. Torino Piazza Carlo Felice. Febbraio 2015.Foto, Romano BorrelliChi passione e chi freddo, gelato. Chi aspetta e chi no. Sapore di un bacio. Non lo dimentichi. Torino, Piazza Carlo Felice. febbraio 2015.Foto, Romano BorrelliChi bacia e chi “Kiss-me” su video. Per rivedere la volata migliore. Otto baci per otto coppie. Chi sale in cattedra a spiegare cosa è l’amore  e chi sul campanile a contemplarlo e  a viverlo. Quando scende. Chi lo porta in piazza e chi lo esibisce nel bel mezzo di una canzone, una musica,Torino 14 febbraio 2015, atrio stazione Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli una poesia, d’amore,  l’amore. Chi lo acvompagna e chi si fa accompagnare, con le note e sulle note di un pianoforte.Torino, 14 febbraio 2015. Stazione di Torino Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli. A Milano come a Torino. L’amore nelle Grandi Stazioni “tra alta e bassa”  e tra alti e bassi. Passato, presente, futuro. In fondo, “L’amore è tutto ciò di cui hai bisogno” (John Lennon), mi ripeteva e si ripeteva. E comunque, come sostiene Bauman, “non si puo’ imparare ad amare e in qualsiasi momento giunga, l’amore, ci coglierà sempre impreparati”. Il tabellone della stazione di Torino Porta Susa ci  ricorda che oggi è il 14 febbraio.Torino Porta Susa. Tabellone. Foto, Romano BorrelliIl tempo dell’amore non scade fra poche ore. E non è per un giorno solo.Torino, Cappuccini. Foto, Borrelli Romano

L’Italia che si muove

DSCN3479DSCN3481L’Italia che si muove, sotto la pioggia. Non solo il barometro politico segna tempesta o brutto tempo. Piove a catinelle, a gran velocità.

Viaggiatori che cercano vie d’uscita a gran velocità. Come tantissimi giovani. Impressionante il numero dei laureati, specializzati, che han cercato lavoro altrove, negli ultimi anni. Cambiano le valige, non piu’ di cartone. Trolley alla mano, tablet, I-phone, smart phone e ogni altro tipo di estensione umana. L’Italia che si muove. Eppure, sembrerebbe ferma, soprattutto se si leggono le serie statistiche di ogni ricerca. Se è in movimento,  sembrerebbe farlo, come i gamberi.   Si corre restando fermi.  Cosa non capita di pensare nella stazione nuova di Bologna. Bologna sotterranea. Due piani sotterranei. Scale mobili. Di corsa. Tutti di corsa. Verso l’altra stazione, quella tradizionale, quella bella. A metà, panchine, dove riposarsi.  Cosa non capita di pensare alla stazione centrale di Bologna. Complice il freddo e il colpi d’aria che di tanto in tanto generano treni ad alta velocità che non si fermano. Le canzoni di Vasco Rossi, Guccini, Morandi, scala mobile dopo scala mobile, fino ad arrivare al caro vecchio corridoio, con le macchinette self-service, i distributori automatici, e poi i la cara Bologna Centrale, dove un tempo passavano, e si fermavano i “treni sportivi” di un Cesena Bologna, o di un Bologna Parma la vecchia biglietteria, il piazzale stazione e poi i negozi, i portici. Sotto, nella nuova stazione, metropolitana cittadina, i treni non stop Roma Milano e viceversa. Si sale. In ritardo. Il display segnala il punto esatto in cui si trova in quel preciso momento il treno in corsa. Velocità e ultimo ritardo.280. 285. 297. La freccia sul monitor si muove. Le automobili sull’autostrada sembrano macchinine telecomandate.  Qualche gocciolina taglia di traverso l’enorme finestrino. Visi protesi verso quel visore, posto in alto, a metà corridoio. Ritardo che cumula minuti su minuti. Incomprensibilmente. Le arcate della Centrale di Milano cominciano a comparire. Il treno si assesta. Le porte lentamente si aprono. Tabelloni luminosi, in fondo, e desk assistenza clienti. Treni ad alta velocità in ritardo, gente che corre e regionali che non aspettano. La Svizzera è a due passi da qui. Ma qui non è la Svizzera. Almeno oggi. Viaggiatori destinati a prendere il treno successivo. Cosa resta? Il Resto del Carlino da sfogliare, come il Corriere della Sera e La Stampa. L’informazione sale su questa Metropolitana d’Italia. Frenesia restando in piedi. Immobili. Cartellone elettronico che aggiorna in continuazione treni in arrivo e treni in partenza. Poco piu’ avanti, la torre della disperata difesa ad oltranza dei treni notte e dei posti di lavoro. Nuvoli di ricordi retroproiettano i pensieri: concerti di Ligabue e Vasco Rossi al limite della mezzanotte. San Siro è distante, da qui.  La stazione, teatro del mondo. Luogo di vita, per alcuni, per una  coppia che si abbraccia. Non sono alla ricerca di un bar o dell’ufficio reclamo. Semplicemente di un nido, da ricavare nell’incavo tra viso e spalla. Almeno fino a che il tabellone luminoso non indichi il binario per il dolce rientro a casa: ” Il Freccia bianca proveniente da Trieste, diretto a Torino è in arrivo al binario…”. Si rientra…

Evitare, ad ogni costo, le guerre tra poveri

Non è facile. Non è facile distinguere. Spesso e facilmente si alimenta, volutamente, una “guerra tra poveri”. Basta poco. Uno sciopero: delle ferrovie. Una proposta: 500 euro ai giovani, prelevando le risorse da redistribuire dalle pensioni. Sul  posto di lavoro: le “pim” (proposte di miglioramento, nel privato), i fondi d’istituto nelle scuole. Il lavoro: fisso e precario. L’età anagrafica: “saggi” e giovani. Ultimamente, mi sono arrivate mail csu questi temi, sviluppando  un dibattito tra “chi è garantito e chi non lo è“; tra chi ha una posizione contrattuale e chi no; tra chi gode di una certa anzianità sul proprio posto di lavoro e chi no.  Tra, “un tempo ed oggi”. Il vissuto, nel quotidiano, porterebbe a “caderci”, in quella contraddizione. L’esempio è stato la giornata di mercoledì, sciopero dei macchinisti ferrovieri. Macchinisti ferrovieri, quindi, lavoratori. Impossibilitato a recarmi sul posto di lavoro,  con il solito mezzo, il treno, (in possesso di abbonamento mensile) ho provato, come tantissimi, nelle mie identiche condizioni a cercare altri mezzi di fortuna. I benestanti, un taxi, altri, macchine private, altri ancora, la maggioranza, un altro mezzo pubblico. Un bus. Torino-Ivrea. Peccato che l’abbonamento mensile, del treno, coprisse solo una tratta: si è resa necessaria così la ricerca di una rivendita. Per il biglietto integrativo. Un costo aggiuntivo pari ad un paio di euro. E giu’ le recriminazioni. Per i due euro sborsati. Discutibili. In una giornata simile si poteva evitare di “scucire” soldi, ulteriormente. Si doveva. evitare. “Colpa dei macchinisti”, recriminavano in molti. Fortunatamente non mi sono lasciato coinvolgere. Piuttosto, è esasperante il fatto che tutte le mattine, i treni, di quella linea, oltre che il ritardo debbano farci “gustare” anche una buona dose di ghiaccio. Secco, ma sempre ghiaccio. Ormai le ferrovie hanno deciso di  premiare altre fette di mercato, quelle piu’ redditizie. I pendolari, purtroppo, non rendono. A proposito di treni: oggi, sul treno delle 14. 15, in partenza da Milano Centrale e diretto a Torino Porta Nuova, è successa una cosa un po’ particolare. Tre  o quattro vagoni (a detta di alcuni che mi hanno raccontato l’accaduto) avrebbero subito la chiusura, causa “impossibilitatà del personale a controllare l’intero treno”. Mancanza di personale? Per tornare ai “trabocchetti” delle proposte,  che fanno cascare nel tranello delle “guerre”, quella di assegnare 500 euro ai “giovani” (come sorta di bonus) al fine di garantire loro la possibilità di… “uscire (per andare dove, però non è dato sapere). “Bamboccioni“, “baby boomerang”…, qualcuno contro qualcun altro. Proposta sbagliata. Nella scuola. In quante ci si azzuffa per una misera cifra di un fondo d’istituto che il piu’ delle volte è una “copertina” (coperta conferisce l’idea di qualcosa di piu’ sostanzioso). Senza dimenticare che in alcune scuole la trasparenza è fondamentale e certa. In alcune. E l'”equidistanza” di chi dovrebbe distribuire rispetto ai lavoratori? Certa? sicura? garantita? Mha.  “Tanti auguri”, cantava Raffaella Carrà. Guerre tra poveri e guerre di poveri. “Guerra generazionale”.  Forse un ottimo modo per conservare il potere, vero? Difficile e impegnativo, ma dobbiamo provarci a non cadere nel tranello che ripetutamente certi detentori di potere, affascinati da una sedia, da una scrivania, cercano quotidianamente di non mollare. Occhi vigili, sempre.  Cominciamo a guardare le grandi proprietà e cominciare a distribuire “la coperta” diversamente da come fatto fino ad oggi. La lotta deve tornare a guardare  il verso “verticale”