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Da Torino…Genova

Torino 19 luglio 2015. foto Borrelli Romano. Dai CappucciniMi piace. Molto. Salire e risalire o scarpinare fin qui sopra. I Cappuccini. Meglio di un caffè, troppo caro, rispetto ad altri luoghi o città. Così dicono. Battutaccia a parte, da quassù Torino è ben visibile e riconoscibile in ogni suo luogo, piazza, monumento, nonostante i lavori “Torino non sta mai ferma“,  nonostante il calore, il risveglio di certi colori e ricordi e nonostante certa musica resti ancora nell’aria, nonostante il tempo:  ne vale davvero la pena impregnarsi di sudore e avere Torino tra le proprie mani. Il Valentino, i Murazzi, la Mole, fino in cima alla sua stella appena sotto la stella, dentro la sua pancia, dal 2000 come in un museo, l’ascensore, il terrazzo panoramico e la stella sopra, il museo del cinema,  le sue poltrone rosse, la Gran Madre, il tram storico, con l’idea che il tempo sia sospeso, come una storia d’amore, sospesa, e ancora Superga, il terzo Botellon  nella nostra città, l’ultimo appena concluso per festeggiare il termine della sessione estiva, degli appelli universitari, l’avvio verso il mare, le vacanze, la libertà: tutti e tutto avvolti in questo luglio afoso.

Da quassù si rilegge volentieri la storia, anche la propria, con Palazzo Nuovo sullo sfondo, il quarto piano, le aule di storia, le discussioni e le tesi. E si ricorda Genova per noi. Genova 2001. Genova e il G8.  Genova e i no-global. Un altro mondo era possibile.  Un altro mondo è possibile. Correva il 19 luglio 2001 quando il tutto aveva inizio. Si poteva scrivere …Poi…il termine. Degli studi, il prof. Carpinelli, una tesi, la sua discussione. Genova. Per noi. Per sempre. Poi, col tempo, un blog…Torino dai Cappuccini, 19 luglio 2015. Foto, Borrelli Romano

Torino 28 dicembre 2014. Diego e Marilisa, un anno dopo

Torino 28 dicembre 2014, Borrelli Romano28 dic 2014, Torino, foto Borrelli RomanoFin dalle prime luci dell’alba, coda perfettamente ordinata per una visita al Museo del Cinema Torino 28 dicembre 2014, in fila ai piedi della Mole Antonelliana, foto, Romano Borrellie una visita mozzafiato da un terrazzo dove esattamente un anno fa venne girato uno dei film piu’ chiacchierati della storia giornalistica locale: un bacio e un amore “lasciati”al cancello. Insieme ad una rosa e al profumo di un amore lasciatoci in eredita’ per molti giorni. Chissa’. Fa freddo nella nostra citta’. Avvolti nei nostri giubbotti ammiriamo e osserviamo. La caccia e’ aperta. Diego verra’ ancora una volta ad omaggiare il suo amore come aveva promesso ricordando in piu di uno, una delle migliori pagine della letteratura del grande Dosto? Le notti bianche…..proprio con questo parallelo la cronista termino’ quell’articolo in una delle ultime cronache cittadine del 2013. Articolo che conobbe un’appendice sulle pagine dello stesso quotidiano torinese e che seppe innescare ampi dibattiti nelle aule scolastiche, condotti magistralmente da attente riflessioni ed analisi da validi insegnanti di lettere.Torino, via Verdi, dicembre 2013, lettrice de La Stampa, foto, Romano Borrelli Un fatto che chiese un’attenta lettura “di classe” e scritto davero con sensibilita’ e classe giuste abbastnaza. Amore di giorno e amore di notte. Sempre in tempo per scriverne e farne. Quante ne avra’ passate ancora, di notti bianche, o in bianco,  lungo il corso di quest’anno e quante ancora  o anche no ne avra’ passate il nostro Diego, sofferente per quell’ amore dimenticato troppo velocemente?La caccia e l’attesa sono aperte….Occhio quindi, attento e vigile, al passo, dell’amore. Quando passa.

Ps. Un signore, sdraiato sull’erba, meglio,  sulla rugiada, giornale in mano, con poca voglia di farsi fotografare, come mi conoscesse da un anno, mi chiede di avvicinarlo, per una “parolina”, mi bisbiglia, alla Dosto. 20141228_103325“Perche’ aspettarsi Diego in una riproposizione rituale del gesto, una lettera, una rosa, un parlare con se stesso, all’ombra della Mole?”Torino 28 dicembre 2014, la Mole Antonelliana dai Giardini Reali, foto, Romano Borrelli Gurarda oltre. “La vede quella biondina, stretta nel suo giubbotto, nel suo golfino che fa tanto  La vede quell’ altra, dai capelli scuri?” Probabilmente sono loro, oggi….ieri non era tempo…guardi oltre, Diego probabilmente non dira’ piu’, pubblicamente, più di quanto e’ stato ampiamente detto e scritto, magari, inconsapevolmente….Magari suo malgrado. L’amore e’ proprio vero, e’ un  grandissimo mistero.

Ps. Le luci del giorno cedono il posto ai colori piu scuri della sera, una mezza falce in cielo, e’ lentamente cullata, oltre il blu, la sera cede il passo alla notte…sul cancello non vi e’ nessuna traccia di scritto e nessuno e nessuna rosa si e’ palesato ed e’ stata lasciata…forse aveva ragione quella persona sdraiata sul manto di rugiada, ma bisognava crederci fino in fondo. A distanza di un anno si puo’ dire…”quei fabbricatori” di storie “tirati per il naso” (direbbe Dosto) …rimasti al cancello.Torino, dicembre 2013, La Stampa su via Verdi, foto, Romano Borrelli

ps. Eppure in lontananza i gruppi sostavano proprio in quello spicchio di terra, davanti al cancello, sotto una scritta “Via Verdi”.Torino 28 dicembre 2014, foto, Borrelli Romano La curiosita’, sembrava di molti e per molti, ma probabilmente o meglio, certamente, solo e soltanto suggestione. Certamente di quel che si parlava o si ascoltava riguardava Carlo Alberto, Antonelli, costruttore assai noto per i suoi “mutamenti” in corso d’ opera, dell”800, di don Bosco, della costruzione in muratura piu’ alta fino al 1953 ( chissa’ se si e’ parlato anche di Legge truffa, mha’), tempietto, ebrei, terrazzo, angelo, stella, balconcini, 58 secondi, ascensore, pancia, di quando lei venne la prima volta e lui le regalo’ un tramonto, nella tazza, ovviamente… 28 dic 2014, foto Borrelli RomanoOggi, li davanti, in attesa, molti avevano La Stampa ripiegata tra le mani, ma non era la pagina di una storia d’amore, declinata in mille sfaccettature e piegata o “ripiegata” alla meglio e riposta nel cassetto piu’ lontano  nascosto della memoria. Oggi era il giorno dell’ascensore, della Mole, del contratto e dell’ascensorista. Quella notizia fa parte del passato ma non quei valori che ci parlano ogni giorno. Cosa e’ rimasto un anno dopo? Bhe’, prima o poi, un giro in ascensore e una passeggiata sul terrazzo della Mole, lo rifaro’.

Ps. Il Pam, ai piedi della Mole, era aperto. Tre gli scaffali, di tanto in tanto si aggirava qualcuno, per comprare un panettone, una bottiglia di vino o spumante e festeggiare, magari all’ ombra della Mole, o, chissa’, sul terrazzo della Mole. Che magnifica idea, pero’.

Al museo…della rete

20140827_150802Foto, Romano Borrelli. Interno cortile don BoscoSe vi e’ piaciuta questa commedia, allora, applaudite. Da parte mia, null’altro chiedo alla vita se non che si lasci guardare….caleidoscopio di gradazioni cromatiche, profumi, odori e ricordi. Chi vorra’ guardare e rileggere “questa creatura viva” potra’ farlo, chi se ne sentira’ partecipe e dedicato, o coinvolto, la sentira’ una creatura sua……e’ da un po’ che ci penso….chissa’ se prima o poi …magari si decreterà il termine di questa esperienza, partita da lontano, da un giorno freddo, invernale, gelido, per tanti motivi.  Da lontano ho appena osservato il museo del cinema, (il ricordo a Sergio Leone e un pensiero a Bertolucci) e pensato alla sua “pancia” e ai suoi nastri ,(o pizze) all’ultima mia visita, seduto a guardare, ai piedi della Mole, una stella e in piedi in cima alla stessa, a guardare le stelle per esprimere desideri in un dicembre fuori stagione e fuori dalle illusioni. Non ne so molto di film e di attori ma so che ….per ogni film, esiste un gran finale , e ognuno a modo suo potrebbe essere una grande bellezza….un film che riguarda me, tanti, una evoluzione di sentimenti, aspiraziomi, ispirazioni, fatiche, mare, amore, amori da amare, talvolta di mare, che da bassa marea divenne alta marea, e ci provi, ugualmente, a nuotare, nel mare della vita, in attesa, ma le braccia proprio non reggono e le gambe pure, e la testa anche. Il cuore fa la sua parte, e non e’ solo un disegno, in cielo, sulla sabbia, sulla neve. Sulle pale di fico d’india. E’ proprio questione di cuore. Impigliato tra la rete. Una battaglia sul filo dei numeri, dopo una poco chiara Intesa. Un numero. 23. Poi, 28, poi 85…Lettera 28 si, lettera 28 no, lettera si, lettera no. E…..”e tre”, dato che l’articolo 59 era un miraggio, non lo è stato quello del blog. :”salute”! In attesa, solo e Felice R. (Reburdo), In una mission impossible eppure riuscita. Come si dice, se questa commedia vi e’ piaciuta, bhe’ applaudite. Talvolta, una grande bellezza, da ammirare. Come una statua, di Cleo…patra.  Come Torino, da Superga. Il trenino che scende, dopo aver stretto in pugno Torino e il treno che parte, il giorno dopo, sfrecciando e allungando le distanze, rimarcando la ferita di un “territorio” , avvolto nelle nebbie padane di una solitudine. Tutto semplicemente “strepitoso”, parrebbe Che se poi fosse stata una commedia, bhe’…tutto sarebbe stato piu’ semplice.

Allora…ricordatevi di cambiare l’ora e…buon riposo, con una ora in piu’ nel letto.

Buon sciopero generale quando ci sara’…

Ps. chissa’se un giorno penseranno ad un museo della rete?..intanto, questo campo, di giuoco, una rete concorre a ricordarmela…e che rete. “Protocollata” qualche tempo faPs.2. Pubblicato articolo su famiglia Corgiat (panetteria) Pensiero Acutis, la storia di un internato militare. Note positive di quartiere e…

e…..se tutto questo e altro ancora  vi e’piaciuto, applaudite.

Ottobre

Torino, mercato di Corso Palestro. Foto, Romano BorrelliMi piace molto attraversare un pezzo di umanità percorrendo uno dei mercati di Torino, prima di recarmi al lavoro. Saranno pochi, tanti, giusti, settimanali, banchi quotidiani, pomeridiani, per un giorno, chi lo sa. Se ne parla, se ne discute e nel mercato si discute.  In comune,Comune di Torino, foto, Romano Borrelli spesso non di comune accordo. Soprattutto di “mercato”.  “Grida” appena sussurrate e raggi di sole mattutini che incendiano focolari domestici gia’ scaldati da un caffè o una scodella di latte. Quanto è diverso questo mercato da quell’altro. Di un ottobre fa.

Calpestare foglie gialle che cadono ormai da un pezzo. Secche, umide, venate, istoriate. Foglie. Povere foglie gialleFoglie gialle a Torino, in corso Valdocco. Foto, Romano Borrelli, così simili a quelle di Urbino, di un ottobre fa. Profumo di caffè, un po’ amaro, di quell’ottobre fa. Un tempo si andava a scuola, ad ottobre. A ridosso del patrono, San Francesco. Era tempo di stanghette, puntini e stampini. Era il tempo di una lunghissima estate. Poi, tutto terminò.  Come in un attimo.  E’ tutto un attimo. Caos, prima della forma.  Il libro di filosofia prese il posto dell’abbecedario. Farsi largo nel vialetto di passaggio (la domenica di passeggio) ed incontrare, meglio, intercettare storie di vita diverse, sfiorandosi appena. E’ l’autogrill del corso. L’autostrada di fantasia è oltre il vialetto. Strade opposte. Inizio di ottobre. Ottobre, si sa, è il mese della Rivoluzione. E delle Rivoluzioni.

La ricerca di un posto è ardua. Fa pensare ai posti di mare, ad una certa ora. Una macchina si è appena posteggiata. Una lei scende dall’auto, tirandosi  sul capo, oltre la frangettina nera, occhiali da sole. Si ferma, per   godersi questi ultimi scampoli di sole. E forse di libertà. Una scena ripetuta, chissà quante volte. Università, treno, macchina, casa. I corsi, universitari, stanno per cominciare. Il lavoro è terminato, i soldi risparmiati, messi via centellinando ogni spesa. La prima rata dell’università è alle porte. Porta le sue  mani sul viso e pensieri  colano come lacrime che portano distanti, chi li pensa e chi la osserva. Come tanti occhi che si incrociano, al mercato. A che serve se tanto ognuno se ne va per la propria strada?

Castagne in caduta libera segnalato da un cartello stradale. Come i pensieri, nei pressi della macchina. La natura si ripete. Dove e’l’estate che doveva arrivare cavalcando? Non e’cosa nuova che non possa esser vecchia e non e’ cosa vecchia che non sii stata nova….. Incrocio un gruppo. Mi domanda la strada più breve per la Mole Antonelliana, il museo del Cinema. Le risposte sono sicure e precise. Ne approfittano e continuano a pormi domande come un distributore di bevande. Il Bicerin, la gelateria Talmone, piazza Castello. 20140911_092054Quando le domande sembravano terminate, ancora una richiesta: l’hotel Roma.20140822_194815 La stanza di Pavese…Nei miei pensieri si fa largo un ricordo…Vieni estate, cavalcando…L’estate ci vendemmia…

La Mole allo specchio di un Palazzo Nuovo

DSC00317Davvero curioso osservare la Mole allo “specchio“, nella facciata di una “fetta” di quello che un tempo era Palazzo Nuovo, (ma ancora oggi, chissà perché, continuano a chiamarlo “Nuovo”) oggi, ri-Nuovo-ato. Rinnovato. La Mole, una vecchia signora, sempre bella. Imponente. Luogo di storia, di cinema e di amori del cinema o più semplicemente di amori. Che salgono e che scendono. E altri che si perdono. Alcuni si rinnovano, altri sfioriscono come una “rosa”, altri  si specchiano  un po’ come la Mole domandandosi a che punto siano. Amori infuocati, come quelle poltroncine rosse poste all’interno della pancia da “due centesimi”.  A volte crescono diventando una stella, altre volte, quando va bene, ne faresti un bottone. “Specchi” nuovi e teloni, quà e là a coprirne i lavori. Studentesse e studenti in uscita da un liceo vicino. Studenti alle prese con i tomi universitari, all’uscita dall’atrio di Palazzo Nuovo. Profumo di tesine e tesi, fresche di stampa, ma lunghe nei tempi di elaborazione. Argomenti importanti. Tempo investito nella ricerca, ritagliando quà e là quel poco di tempo che era possibile.  Insieme alle notti, accorciate anch’esse, dallo studio, nelle notti estive già corte e ricolme di pensieri. Tempo breve, ricavato a ” cavallo” tra lavoro, lezioni, e fatiche varie di ogni tipo.  Qualcuno recita una poesia, osservando  il gioco di specchi. Una poesia dolce. Pare una preghiera. “Sii dolce con me. Sii gentile. E’ breve il tempo che resta. Poi saremo scie luminosissime. E quanta nostalgia avremo dell’umano. Come ora ne avremo dell’infinità. Ma non avremo le mani. E nemmeno guance da sfiorare leggere. Una nostalgia  d’imperfetto ci gonfierà i fotoni lucenti. Sii dolce con me. Maneggiami con cura. Abbi la cautela dei cristalli con me e anche con te. Quello che siamo è prezioso…”. Il resto della poesia, mi è sfuggito.  A tratti, in quello specchio, è passato un pezzo di vita.  Un pezzo di noi. Un pezzo di altri. Un pezzo di chi preferisce questa poesia ad altra “musica”. Il tempo passa. Altre Olimpiadi invernali si sono aperte…quanta Passion lives ancora here… DSC00316

Diego e Marilisa: ci riprovate? Ritrovatevi!Riprovateci!

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Prendendo a prestito il titolo de La Stampa della vigilia di Natale, “Ci riproviamo”, è auspicabile, imperativo, per Diego e Marilisa Ritrovarsi e….”Ci riprovate?”. Sarebbe un bellissimo augurio, un 2014, un auspicio. “Stappata la bottiglia”, srotolata la notizia, evidenziata, là, dove, prima il soggetto interessato l’ha concepita e poi l'”Anagrafe quotidiana” l’ha registrata e divulgata, ora evidenziata e riportata in gran segreto nello stesso luogo, dove tutto ha avuto inizio. Quel viaggio condiviso, chiamato, almeno per un po’, Amore, resta, per il momento, un amore solitario.

Diego e Marilisa, riprovateci! In fondo, siamo tutti Diego e Marilisa

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Prendendo spunto da La Stampa del 24 dicembre, “ci riproviamo?”, un grido lentamente si alza nella nostra città, nella nostra comunita. Diego e Marilisa, riprovateci! In fondo, nelle nostre vite, siamo un po’ tutti Diego e Marilisa. Con le nostre pene, sofferenze, amori, tradimenti, la voglia di amare, l’inizio, la fine, notti accorciate dall’insonnia e dal battito del cuore, per un pensiero caro, all’amata, all’amato. All’idea. Diego, la fedeltà di un amore, Marilisa, la finitudine dell’essere umano. Forse. O forse non è andata proprio così. Non lo sapremo mai. Un amore lasciato al cancello. Nello stesso luogo in cui, come abbiamo letto sul quotidiano torinese, questa mattina, era stata deposta una rosa per celebrare un anniversario, un amore, aspettato, per una vita. Sofferto, sospirato, sognato, e vissuto. Sapore di un bacio, non lo dimentichi, cantava Raf. Se poi lo aspetti per una vita….e probabilmente, per Diego è stato così. Una rosa, lasciata in omaggio ad un amore, oggi, la narrazione di quell’amore, da fatto privato, è diventato pubblico. Tutti, vorremmo amare ed essere amati. In questo periodo, poi, certe solitudini si fanno forti. Ma che succede dopo che quella lettera è divenuta pubblica? Diego sarà riuscito a mettersi in contatto con Marilisa? Era questo forse l’intento? Forse no. Forse solo l’omaggio ad un amore talmente forte, da non essere comprese. Lì, capannelli di ragazzi, ragazze, signori, signore, passano, si soffermano, prima o dopo il Museo del Cinema o dell’entrata alla Mole, leggono il foglio di giornale, commentano. “Forza Diego” è l’urlo di molti. Siamo tutti Diego e Marilisa. Chi non è stato lasciato, nella vita? Chi non ha amato, anche solo un istante e poi, basta, per tutta la durata della sua vita? Complimenti a tutti i torinesei e turisti, giunti sotto la nostra città, che per il breve momento di lettura di quell’articolo, lo hanno fatto proprio, interiorizzandolo, empaticamente. Non si schierano, ma ripensano l’amore, lo riempono di contenuti. E allora, cosa pensare? cosa dire? Grazie Diego, che ci hai donato questa possibilità, questi attimi di riflessione. Hai fatto tornare in mente, comunque vada la storia, il Vangelo di Giovanni. “Non importa dove semini (l’amore), e non preoccupiamocene. La raccolta, la mietitura, potrà avvenire anche lontanissimo da noi”. Diego, osserva il tuo nobile sentimento come è guardato, colto e ripensato.
Diego, Marilisa, riprovateci.

Cartolina di Carnevale da Torino

Immag005DSCN2841Due cartoline da Torino, in una giornata particolarmente fredda. Neve in prospettiva. Così sostengono in molti, per lunedì. Sette anni dopo Neve, Gliz e le Olimpiadi invernali. Scuole, per la gran parte, chiuse, in queste vacanze di Carnevale. Concorsone a cattedre rinviato, causa tempo. Naso all’insu’, direzione Mole, dopo aver osservato piacevolmente alcuni volumi freschi di stampa di prossimi laureandi.

Una occhiata con prospettiva diversa per il monumento torinese, prima che venga ripulito del suo “gioiello”, del suo collare.  Scrutarla mi  rimanda al fatto, positivo, che al suo interno,  Museo del Cinema, alcuni lavoratori son riusciti a spuntare, dopo molte fatiche, l’agognata l’assunzione. Tempo determinato. Altri, giu’, al Sud, dopo un periodo di “ristrettezze economiche” e riammessi “di diritto”  a tornare al proprio posto,  hanno creato una cassa di resistenza con la differenza tra quanto percepivano prima, in cassaintegrazione e quanto percepito ora, con il reintegro, chiamata “eccedenza” da destinare ai bisogni altrui.  Forse solo una tradizione operaia, “radicale”, riesce a creare circuiti di solidarietà. Si potrebbero creare tante casse di resistenza, “eccedenze”, in altre posizioni lavorative. Fiom insegna.  Battiamoci per un recupero dell’articolo 18. Per quanto riguarda il nostro contratto, o la nostra stabilizzazione, siamo ancora in mezzo ad una strada. Privati della nostra dignità.  Sulla strada, che pare il titolo di un libro, del ritorno, pensando un po’ a Ulisse, rammento il senso del viaggio. Una bicicletta, (e il suo scampanellare) non la mia, ormai sulla strada del mare, “persa” nella nebbia ingoiata insieme ad altro, mi ridesta: “occupazione” di pista ciclabile. Piu’ avanti, osservo il Bicerin. Non mescolare…Tre strati, da gustare, dolcemente con le sue differenze. Su di un biglietto, una frase di Kant:  “Rispetta sempre l’umanità in te e negli altri come un fine e non usarla mai come un mezzo”…in un mondo che conosce grandi quantità di “geni”….Penso al carnevale, con le sue giostre, sempre in movimento. E le maschere che in questi giorni si confondono meglio. Piatti enormi di bugie con spolverata di zucchero a velo. Dolce che nasconde l’amaro. “Non mescolare”, mi ripete e mi ridesta ancora dall’altra parte del bancone la signora.

Sulla e nella Mole Antonelliana (Natale a Torino)

DSCN2792DSCN2793Domenica e lunedì  (antivigilia e vigilia) di ultimi acquisti, ultimo shopping,  prima della grande festa. In molti “di fretta” col “panic Monday, (come negli Usa) principali ritardatari nei regali natalizi. Ansia da regalo. Un giro, quattro passi, per le vie del centro torinese:  via Pietro Micca, Piazza Castello, via Po, una sbirciata in via Garibaldi. La tredicesima ha preso un’altra strada, o meglio, un’altra via, per tantissimi. Percorro lentamente via Po, con le sue luminarie, a destra, via Accademia, il  primo Parlamento subalpino,  il suo Museo Egizio. Altre luminarie. Percorro ancora via Po, la Facoltà di Lettere, un’occhiata da libro Cuore dentro la Cavallerizza (con i suoi ricordi, la scuola) e poi, diritto,  fino ad arrivare al Museo del Cinema. La Mole Antonelliana è maestosa, con i suoi 167 metri. Decido di  acquistare il biglietto: cupola, ascensore panoramico e museo del cinema. Pochi istanti e sono su. Torino ai piedi di questo gigante.  Che bella Torino da quassù. La realtà  con i suoi ritmi frenetici è come sospesa. Ridiscendo. L’aria, quassù, è gelida.  Ho il biglietto anche per il museo. Nell’ampia base, una fila di poltrone rosse invita a rilassarsi.  Mi siedo, anzi, mi spalmo, su una di quelle. Osservo la cupola. Ricorda tanto la polarizzazione della società italiana. Una base di povertà ampia. I piu’ ricchi diventano ancora piu’ ricchi. La base e la stella, simboli  del giro di affari misurati in queste giornate, nella corsa agli acquisti. La stella ricorda i regali sempre piu’ costosi, quelli di lusso. Per pochi, ma mai in diminuzione, mai in cassaintegrazione. Quelli griffati, da grandi marche. La base, quelli da un euro, o giu’ di lì. Sempre sul pezzo. In fondo, quello che conta, è anche un semplice biglietto, sincero. Un augurio. Una vicinanza che continui anche gli altri 365 giorni. Ma come è composta questa base che ricorda la società attuale? Quasi il trenta per cento delle persone residenti in Italia è a rischio povertà. L’ascensore personale che avrebbe potuto, dovuto, portarmi sotto l’albero personale il contratto a tempo determinato, non è partito. Ormai non si comprende piu’ chi e perchè ha negato l’accesso.  Come per tante altre persone. Si è parlato spesso di precari, dell’Amministrazione statale, 230 mila, con contratto in scadenza al 31 dicembre: per loro, bontà “governativa”, gentile concessione:  contratto prorogabile fino al 31 luglio.  Per noi, solo illusioni. Da settembre. Ancora per quanto tempo? Non è dato sapere. Due scioperi e nulla di fatto. Penso alla percentuale delle persone che non possono permettersi una settimana di ferie, lontani da casa: 46%; penso a quanti non riescono a riscaldare adeguatamente la propria abitazione: 17%; a quanti non riescono a sostenere spese impreviste per 800 euro: 35%. Naso all’insù, verso questa cupola, le sue al, meglio, corridoi, i riservate al museo del cinema,  i manifesti di film andati, locandine (tra questi Profondo Rosso, Così ridevano,  girati a Torino, insieme a molti altri) riproposti, mai terminati. Dopo Mezzanotte. Anche prima. Mi accomodo beatamente su una di queste poltrone. Sulo schermo si proietta un film. Davanti a me, una coppia di turisti commenta il proprio.  Provo a chiedere loro alcune impressioni sulla nostra città.

Forse è stato solo un sogno, commenta lei. Una deviazione dal solito binario, della solita stazione, forse un viaggio nel tempo, come nel film di Woody Allen “Midnight in Paris“. Quelle ore sospese in una dimensione senza spazio nè tempo, per cui nel giro di poche ore ti ritrovi a Torino. Forse L’adrenalina del viaggio, pazzesca. Quella esilarante sensazione di sfondare i confini dell’abitudine per vedere cosa c’è oltre, immersi nella città. Sensazione di essere piccoli, a sentir loro, di fronte a tanta maestosità, a quei palazzi così belli, antichi, grandi, anche se è evidente una certa discrepanza fra la parte vecchia e nuova della città. Che entusiasmo poi toccare con mano il cuore pulsante di una città così grande, così attiva, così elegante…l’estetica dei monumenti e delle chiese e dei palazzi, come Palazzo Reale, la Chiesa di San Lorenzo, la Mole…è stato spettacolare!!! Sia la panoramica notturna da cui si puo’ ammirare tutta la città distesa e la Gran Madre e il monte dei Cappuccini.Il Museo del Cinema è stato dolce, appassionante, una novità. Come il circolo dei lettori, l’ambiente che ho sempre sognato…perchè i libri, come il cinema, sono il rifugio dei sognatori.