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A Perugia

Perugia.29 7 2016.Romano Borrelli fotoPer molto tempo ho abbinato il nome di questa bellissima città umbra,  PerugiaPerugia 29 7 2016Perugia 29 7 2016 foto Borrelli Romano,  alle caramelle. Poi,  crescendo,  ai baci,  commistione baci-baci,  quelli di cioccolata scambiati dopo i” baci-baci” e subito aver staccato labbra e scartato la prelibatezza a leggerne le cartine, quei micro temi di 4 parole che cullano il buonissimo cioccolatino.  Senza disperderlo perche’ poi doveva essere attaccato sul diario di scuola! Poi lo legai alla cioccolata più  consistente,  in tutte le sue forme e alla manifestazione successiva organizzata dal comune in suo e loro onore,  quando Torino,  verso la fine degli anni 90  cominciò  ad “organizzarla” per… Perugia!! Un po’ come preparo’ radio e tv per Roma e la moda per Firenze. E il libro per Milano. Ancora cominciai ad abbinare il nome della città  ad uno spareggio calcistico  Torino-Perugia,  poi all’Università,  belle ragazze belle donne… nel 2016 ai giovani (Perugia capitale italiana giovani 2016)Perugia.29 7 2016.Borrelli Romano, fotoe oggi alle scale20160729_15365920160729_153636!!! Quante ne avro’ fatte?Boh! Fortunatamente esiste un metro’ leggero che è  una cosa spaziale ed evita così di andare in affanno.  Un figata! L’ho provato il mini metro’ o “capsule” senza pilota e così le centinaia di gradini. Data la vicinanza ad Assisi una toccata e fuga,  e Giotto stavolta non è  scappato dalle pareti.  Avrò  modo per scriverne.  Non ora pero’ che le gambe sono chissà  dove!  Perugia di sera è  uno spettacolo. E a proposito di spettacolo  non mi faccio scappare una bella orchestra

e bellissimi panorami

 

. Una bella suonata e… buonanotte!  Perugia….by  nightPerugia.29 7 2016.foto Romano BorrelliPerugia 29 7 2016 foto Romano BorrelliPerugia.29 7 2016.Borrelli Romano foto

Musica in piazza

Torino jazz.23 4 2016 Borrelli RomanoFinalmente giu’ gli auricolari e tutti in piazza. Il jazz invade Torino, piazze e vieTorino.23 4 2016 foto Borrelli Romano. Tutti alla ricerca dell’ evento. Giovani e meno giovani. 20160423_17253420160423_172212 C’e’ tempo. Fino a maggio. A Torino. Occasione: eventi in piazza e jazz democratico e giusto. Musica per le nostre orecchie. Tutti in codaTorino, 23 4 2016.p.Castello. borrelli romano per la musica e non solo. In citta’ “fioriscono”Torino 23 4 2016 foto Romano Borrelli iniziative. Tra “una rosa di libri” e l’altra “sotto portego” direbbero a Venezia. Sotto i portici della piazza 52 librai indipendenti si posizionano (posizioneranno)  per la seconda edizione di “una rosa di libri”. Acquistando un libro si ricevera’ in dono  una rosa. Una San Jordi torinese. Iniziativa ispirata a quella di Barcellona. Lodevole. Per una “Torino che legge”.  E’ una iniziativa organizzata dal Comune di Torino e dall’ Associazione Forum del Libro.  Insomma, Torino non e’ solo un’orchestra a cielo aperto ma e’ anche una vera e propria libreria.  Allargandoci un attimino dal centro-centro eccoci al Polo del Novecento, in corso Valdocco, la residenza della grande  Memoria negli ex Quartieri Militari Juvarriani : 19 enti  o associazioni tutti nello stesso condominio e fra questi l’Istituto Salvemini,  la Fondazione Gramsci e il Centro Studi Gobetti. Un serbatoio di memoria. Storica. Qualcosa come un insieme di 300 mila volumi. Osservo questi stabili e ne ricordo i miei blocchi e la penna e le ricerche, al fondo dei Fondi. Le giornate invernali, con la neve e la nebbia, e quelle primaverili, un luogo accogliente e famigliare e aperto. “Una generazione senza memoria e’ una generazione orfana” (Le Goff). Insomma, fioriscono iniziative sotto la Mole. Lodevoli e coinvolgenti. Alla portata di tutti.

Dalle parti di Parco Dora invece fiorisce il glicine.

23 e 24 Dicembre 2015

Vigilia e antivigilia.23 e 24 dicembre. Tabellone dei treni. Arrivi, partenze, orari, binari. Orologio. Datario.23 12 2015porta Nuova To.foto Borrelli RomanoUltime “battute di caccia al regalo” prima di Natale. Sciamare continuo per le vie torinesi alla ricerca dell’ultimo “regalo” o pensiero.  Rosso e poco costoso. Via Garibaldi, Lagrange, Roma con tratto pedonalizzato e luci sulle teste, vie laterali e periferiche, vie cge dal “Borgo delfiume” si distendono verso la prima periferia”: via Livorno con l’Ipercoop e la Bennet nei pressi, Parco Dora e il luogo dove correvo, le vie  Borgaro,  Stradella, Chiesa della Salute, piazza Stampalia… I molti alla ricerca di un “capo rosso”, ma anche due! Ieri un salto, non “registrato ” qui sopra,  sotto l’albero di Natale, Torino Porta Nuova 23 13 2015.Borrelli Romano atrio della stazione di Torino Porta Nuova, nell’ultima performance dei “ballerini” 20151223_165605vestiti di bianco muniti di tablet, e trasformatisi in intervistatori:”Scusi che ne pensa dello spazio di Porta Nuova” gestito da artisti come noi , con balli e canti?” Penso, rispondo, che la restituzione dello spazio pubblico “al pubblico” sia un fatto positivo e un’azione democratica. Alla domanda su mie proposte verso gli spazi ancora liberi di Porta Nuova (cosa metterei) rispondo: “vorrei una zona della biblioteca, qui, addetta ai prestiti libri”e una postazione “share-bike” del Comune.   Alzo gli occhi al cielo e osservo Porta Nuova in parte restituita: e’ bella nel suo rosso mattone. Mi piace. Mi e’ sempre piaciuta. La ricordo come era in passato. Un pizzico, come una puntura di insetto. L’albero con gli auspici dei torinesi e non  oggi lo abbiamo trovato “impresso” come ogni anno sulla carta stampata. Ma non la notizia dell’ultima performance degli artisti e delle interviste. Eppure era notizia questa! Chissa’ come mai… Voi che dite? Peccato per gli auguri dei miei studenti: neanche uno che abbia toccato la sensibilita’ della cronista e abbia meritato la “dignita’ di stampa”. Per me tutti i pensieri dei miei studenti erano invece  bellissimi.  Per loro la “dignita’ di blog” e della rete.20151223_150519E poi non era mica una gara la nostra!” Il galoppino” fa il suo lavoro e noi il nostro.  Terminato sotto l’atrio della stazione di Porta Nuova  il libro di Patrick Modiano (ancora uno) “Perche’ tu non ti perda nel quartiere”. Una mano di Annie, la vigilanza, l’affetto, il bene verso chi incapace (ma non diro’ per quale motivo) di badare a se stesso. Adoro la scrittura di Modiano, premio Nobel per la letteratura nel 2014. Mi piace la descrizione dei suoi personaggi, femminili, nelle sue storie, parigine o francesi che siano. Descritti bene, una penna, a tratti delicati e dolci, capace di farteli amare. Adoro la figura di Annie che… ” come la puntura di un insetto il passato ritorna e ti lascia ancora un po’ di tempo in cui sentire il vuoto di un rumore che piano piano si allontana”. Dalla scalinata della Gran Madre, Torino 24 12 2015 p.z G. Madre-Vittorio. BorrelliChiesa di Torino, il passato, la nebbia, se sia dei ricordi o quella torinese, non saprei, di certo da quella del cuore, una giacca blu, una frangettina, un minuscolo neo, sulla guancia, occhi scuri e un sorriso avvolgente che cattura, scompare e ricompare, la voce di donna che implora  come una bimba”portami ancora ti prego su quella piazza, cuore nel cuore di questa citta’”. Come una puntura di insetto che lascia ancora un po’ di tempo che non esaurisce e ti si appiccica addosso come una seconda pelle. Come sono belli i personaggi femminili di Modiano. Come sono delicate certe punture di insetto che dilatano il tempo aperto ai ricordi.  Cosi pensavo questa mattina, 24 dicembre sul sagrato della Gran Madre. Il sacrista, mazzo di chiavi in mano, le muove all’interno del loro cerchio. Le agita affinche’ producano rumore e farti capire con garbo che e’ ora in cui bisogna uscire, scendere i gradini e “sgombrare”. Poca misericordia per quel tempo dilatato da una puntura di insetto che si chiama ricordo. Vabbe’ scendiamo. Il bus e’ fermo. Partira’ fra poco. Non importa. Scelgo il mio posto tra tantissimi liberi. Accuccio anche la puntura di insetto e la cullo. Sono sempre piacevoli le visite di un certo tipo. A sera, i pompieri “aprono” la penultima casella del presepe. I bimbi, affacciati li davanti, sulle spalle dei loro padri e risucchiati dalle nebbie torinesi (e la galaverna?) ricevono in dono dolciumi. Per le strade oramai desertificate si spargono profumi delle piu’ antiche tradizioni culinarie italiane e non solo. “Spezzare il pane” e “Vino e pane”, non solo fue libri o atto matetiale e culturale ma che diventa sacro quando… Gambe sotto i tavoli, gomiti sulle tavole e pance leggermente appoggiate, pronte a dilatarsi da qui a mezzanotte quando per molti sara’ ora della Santa Messa di Mezzanotte.24 12 2015 Torino.foto Borrelli Romano

Marta e Olmo e la 5 L

Marta e Olmo.Torino 25 9 2015.Borrelli RomanoMarta e Olmo. Quante emozioni.Oggi. Piu’ di ieri, di settembre,  quando ascoltando questa “piece”, in compagnia di mio padre preparavo accuratamente il mio ” debutto” a scuola. Oggi accompagnavo una quinta! Dopo averlo proposto al Consiglio di classe di settembre-ottobre. E che quinta. 13 ragazze completamente rapite dalle parole di Marta e Olmo, 13 “guerriere” assoldate nell’esercito della pace. Avevo timore che potesse essere di difficile interpretazione e invece molto si e’ sciolto in un abbraccio interminabile fra Marta e alcune ragazze  della quinta. Un abbraccio impastato da qualche lacrima. La prima guerra mondiale, la gioventu’, l’amore, sporcato da una guerra, per “pochi centimetri” di montagna. Una candela accesa al termine e poi…tanta speranza. Uno spettacolo dedicato alle vittime degli attentati di  Parigi. All’ uscita faceva freddo. Molto. Ma nei cuori, no. Ho girato loro i complimenti che alcuni del Comune di Torino hanno fatto, per la compostezza, educazione e per come hanno “respirato” la “piece”. Prima  alle ragazze, subito fuori dal Comune,  e alla Preside poi. E ancora a tutti i loro insegnanti, miei colleghi. Avrebbero voluto rivedere il tutto e forse piangere ancora. Non avevo tante parole da offrire loro perche’ me ne hanno date loro. Le ho scartate come fossero dolci caramelle e me ne son cibato, lungamente, per tutta la giornata. Sulla strada, al ritorno, ho proposto una visita all’Hotel Roma, da Cesare Pavese, nella sua stanza.E’ stata una bella giornata, di buona scuola davvero. Un consiglio: andate a vedere e ascoltare Marta e Olmo. Un pieno di emozioni.

Diego Novelli e il libro “Le bombe di cartapesta”

Torino gennaio 2015. Diego Novelli, foto, Borrelli Romano.

Continuando la conversazione con l’ex-Sindaco di Torino, Diego Novelli gli pongo alcune domande sul perché del libro “Le bombe di cartapesta”.

“Il libro è stato scritto perché mi era stato richiesto dalla Casa Editrice. Lo scopo era quello di pubblicare qualcosa, come già avvenuto per altri autori, tipo racconti inerenti la loro vita, il lavoro, l’ infanzia”.

A Diego Novelli fu chiesto di raccontare la sua storia di Sindaco. “Risposi si  con un certo entusiasmo.”

” L’ idea di rimettermi alla macchina per scrivere  mi entusiasmava. Unico neo, il tempo. L’occasione mi fu fornita da  un viaggio di lavoro negli Stati Uniti. Allora ero Presidente della Federazione mondiale dei Sindaci delle città unite con sede a Parigi,  un incarico della durata di tre anni. Ero stato invitato ad un convegno sulla pace nel mondo, alle Nazioni Unite. Salgo sull’aereo per recarmi a New York dicendomi: perché non usare questo lungo viaggio per scrivere il libo? E così è stato. Una telefonata da parte dell’editore proprio alla vigilia del volo mi aveva creato un certo imbarazzo… Ed eccomi qui a bordo. Un libro scritto quasi in diretta su un DC dell’Italia volo numero 615 alla volta degli Stati Uniti. Sono le  ore 12. 30 di un giorno qualsiasi del mese di giugno. L’aereo sta rollando sulla pista quando la nostra hostess ci comunica che il nostro volo durerà 7 ore e 50 minuti dal decollo. Ci provo. Mi ci butto. Non leggerò giornali o riviste non mi farò distrarre da nessuno perché voglio cercare di mantenere l’impegno assunto. Pronti via…Sono nato il 22 maggio…e inizia la storia della mia famiglia, da bambino, di mio padre, Direttore Generale di  una grande azienda. …Io non ero ancora nato, quando sotto il fascismo uno dei provvedimenti presi dal regime fu quello delle misure contro le imprese straniere che operavano sul  nostro territorio. Quella di mio padre era una azienda belga che fu, in seguito a quelle disposizioni, costretta a chiudere i battenti. Trovare lavoro a Torino per uno che sdegnosamente aveva rifiutato la tessera del partito fascista era praticamente impossibile. Così, dall’agiatezza economica che aveva conosciuto la mia famiglia siamo caduti in indigenza se non proprio in miseria. E lì, a completare il quadro, sono arrivato io. L’ultimo di tre già nati, ospite tardivo e inopportuno, sono nato io, Diego. La passione di mio padre  per il melodramma spiega i nomi dei quattro suoi figli: Walter, Edgardo, Alfio, Diego”.

E così Diego snocciola date e ricordi. La scuola, la Cesare Battisti, la maestra, i compagni di scuola, la guerra. Il dieci giugno del 1940. La povertà, la radio, il discorso del duce in un bar di zona San Paolo…Riannoda il filo e riparte…” e poi quando siamo arrivati mio padre viene a sapere che mio fratello, il primo si era arruolato volontario per andare in guerra. Un colpo duro, per mio padre, che si era sentito tradito. Il regime imbottigliava la testa. Poi, mio fratello, ha fatto la guerra ma dopo l’8 settembre ha fatto il partigiano con l’altro fratello. In queste poche pagine racconto quando la sera dell’8 dicembre del 1942 siamo stati colpiti nel rifugio dove eravamo, da una bomba, e fummo sepolti da una casa. Io, piccolino e magrolino, fui il primo a uscire da quel mucchio di macerie, tra morti e feriti”.

Diego poi passa a raccontare lo sfollamento e  la guerra della Resistenza. “Non avevo  più voglia di vedere altri morti prodotti dallle guerre e anche per questo motivo mi trovavo  su quell’ aereo diretto negli Stati Uniti.  Andai negli Stati Uniti dal Segretario Generale dell’Onu, per consegnargli un appello scritto con il sindaco di Madrid a nome della Federazione Mondiale delle città unite”.

A quell’ appello risposero oltre tremila città di 90 Stati dei cinque continenti… “Nonostante le  le tante cose che vorrei dire, la radio di bordo ci dice che stiamo per arrivare”…ma della professione di Sindaco dissi ben poco…tranne che il mestiere di Sindaco, Diego non l’ha scelto.

 

Diego Novelli. Un don Bosco laico?

Torino, gennaio 2015. Diego Novelli, ex sindaco Torino. Foto, Borrelli Romano

Nella giornata di oggi, 31 gennaio, dedicata ad uno dei Santi Sociali del territorio della nostra città, don Bosco, sentivo il desiderio di riascoltare una chiacchierata avuta alcuni giorni fa con l’ex Sindaco della nostra città, Diego Novelli. Sovente, qui, sul blog, è stato menzionato. Un grande sindaco. Per tantissimi, il Sindaco. La sua buona politica e il suo ricordo  al servizio della città restano indelebili. Mi faccio raccontare qualcosa sul libro, “Le bombe di cartapesta” precedentemente nominato, qui, sul blog, sugli spezzoni e la guerra a Torino. Guerra ricordata da Natale Gherardi. Ma, nella giornata di oggi, resterò al suo rapporto con i Salesiani.Da ragazzo e da Sindaco. Parliamo del più, del meno, di libri, molti libri, tantissimi al punto da avere l’idea di essere l’interno di una biblioteca durante lahiacchierata . Parliamo di lavoro, di lavori, di politica, comunicazione, di legge elettorale, di oggi,  e legge truffa, di ieri. E di Presidente.  Si interessa ai miei studi, al lavoro……..Guardiamo insieme il blog. E’ attivo. Curioso. Scrive e legge. I libri sono disposti ordinatamente in ogni posto libero (ma in realta’ i libri si mangiano tutti i centimetri disponibili”). Resta il Sindaco. Vedia one un po’ sinteticcmente un aspetto della storia.

Oratorio di Borgo San Paolo dei Salesiani. La seconda casa.

“Mio padre, aveva rifiutato, ( perché obbligatoria per i dipendenti pubblici e per i dirigenti di prima classe delle aziende private) l’iscrizione al partito nazionale fascista e rifiutandola  era stato “catalogato” come un “sovversivo”.  Cioè, ostile al regime, quindi sempre soggetto ad essere  vigilato e condizionato  nelle sue libertà fondamentali  e in ogni movimento in particolar modo in  coincidenza di alcuni eventi  del fascismo sul territorio della nostra citta’.  “Quando venivano giù da Roma  i cosiddetti “pezzi grossi” del regime, la polizia locale veniva a prenderlo. Lo  conducevano  al commissariato,  per un “soggiorno” forzato di almeno un paio di  giorni. Non poteva frequentare locali pubblici, andare al bar, o altri posti aperti al pubblico. In molti non sanno che proprio nei bar vi era   l’insegna con su scritto “qui è vietato parlare di politica”.

Le alternative, quindi, per chi era considerato un “sovversivo”  dal fascismo erano piuttosto limitate. Mancando queste, non restava che l’ oratorio.

Amante del teatro, il papà di Novelli,  aveva messo su una filodrammatica. Aveva una passione viscerale per la recita. E noi, lo seguivamo. La nostra seconda casa, ovviamente, era diventata l’oratorio dei Salesiani.  L’Oratorio Salesiano San Paolo. Diego elenca tutta la struttura  di appartenenza prevista, in base all’età dei ragazzini e il relativo tesseramento.

” Prima ero Luigino, poi Domenico Savio e ancora negli effettivi”. E tutto questo, subito dopo la guerra. Appena ritornati al San Paolo.

Insomma l’organizzazione dell’Oratorio era ben strutturata.

Diego li racconta con lucidità e anche con affetto, la struttura e quel periodo. E con affetto ricorda gli amici e alcuni Salesiani che, complice la sua buona stoffa, qualità, intelligenza,   e un pizzico di destino, hanno contribuito a disegnare il suo futuro.

“ Durante quel  periodo, grazie ad un salesiano, don Baracco, riuscì a trovare un lavoro. Serio e piacevole. Mentre giocavo proprio  nel cortile dell’Oratorio, quel don mi chiamò dicendomi: “Diego, te la senti di andare in centro, di andare in Torino”, così si diceva allora, “dall’ Ebreo, ( così si chiamava il negozio di libri che c’era in centro sotto la galleria Subalpina), in piazza Castello”.  In uno dei magazzini dell’Oratorio San Paolo vi erano infatti accatastati numerosi libri frutto di varie donazioni. Fu così che, insieme ad  altri ragazzi  partimmo “verso Torino” con due borsoni pieni di libri.

Negozio chiuso e destino sempre aperto. Per una porta chiusa, un’altra  se ne aperta.  Siamo nel  1945 e tra le macerie di via Po, la Libreria Gissi, contrariamente all’altra, è aperta e prova a rilanciare un po’ di normalità tra la cultura. In vetrina, era esposta la scritta: “compriamo libri usati”.  Soggetti della trattativa sui libri da vendere, il Ragionier Momigliano e Diego. Quest’ultimo si rivela subito “un’occasione”da non lasciarsi scappare. Il Ragionier Momigliano  vede lungo sulle abilità di questo oratoriano, e non soltanto compra i libri ma offre un lavoro estivo presso la libreria  per la durata degli studi.

Diego Novelli diventò così un lavoratore-studente.  Il ragioniere offrì inoltre l’iscrizione ad una scuola serale privata. Fu così che, un occhio  di giorno ai libri da vendere e due su quelli da studiare, di sera, Diego cominciò  a bazzicare gli ambienti della politica, del sindacato e frequentando la domenica, l’Oratorio.

1948: Diego Novelli e l’Oratorio dei Salesiani.

Nel 1948, tre anni dopo la fine della guerra, in vista della tornata elettorale, qualcosa nei rapporti  tra  il lavoratore-studente e  l’Oratorio, muta.

La passione  Politica e l’impegno.

“ Con due fratelli partigiani, mio padre di  orientamenti a sinistra, mio nonno materno morto per le botte dei fascisti nel 1922 nel circolo socialista della Barriera di Milano, non potevo che collocarmi  a sinistra. Quindi ho fatto campagna elettorale per il Fronte Popolare che era il Fronte  unito della Sinistra. Una domenica mattina, dopo la messa sociale, quella  delle 8.30, nel cortile dell’Oratorio,  notiamo alcuni che distribuiscono volantini per la Democrazia Cristiana e più specificatamente per l’onorevole Gioachino Quarello. Noi eravamo tre o quattro del Fronte Popolare. In un attimo, dopo esserci guardati, io ed altri compagni ci siamo detti: “domenica  prossima porteremo anche noi dei volantini del Fronte Popolare. Qui. In oratorio.”  E così fecero.

“Non dico cosa successe. In seguito a quel fatto fummo  espulsi dall’Oratorio. Il Direttore  dell’Oratorio salì sul pulpito e da lì ci indicò come dei ragazzi traviati. Mia madre ci restò molto male. Affranta e  distrutta per il figlio espulso dall’Oratorio. Dei Salesiani.  Una delusione, per lei.  Per tutta la durata della campagna elettorale, una domenica dopo l’altra, abbiamo fatto il nostro lavoro di militanza politica. Il volantinaggio davanti l’Oratorio e la Chiesa”. Quel fatto però  ha lentamente allontanato Diego dal mondo Salesiano, dall’Oratorio, dalla messa sociale, dal campo di calcio. Questo almeno per un po’ di anni.

Nel 1949 Diego si iscrisse alla Federazione Giovanile Comunista.

Diego e il lavoro:  il giornalismo di sinistra

Nel 1950 scrivevo per qualche giornale sportivo e mi han chiesto se volevo andare a lavorare a L’Unità come archivista e  apprendista cronista di cronaca nera. Nel 1950 ho cominciato a lavorare a l’Unità: cronaca nera, sindacale, giudiziaria, politica e dal 1955 i resoconti del Consiglio Comunale, diventando una specie di “oggetto” di Palazzo Civico. Ero tutti i giorni in Comune. Nel 1960 il partito comunista, dato che il mio domicilio era era diventato, per via del lavoro, il Comune, mi chiese di candidarmi al Consiglio Comunale. Riuscì ad essere eletto nel 1960. Nel 1966 diventai  capo gruppo e nel 1975 per la terza volta mi chiesero di ricandidarmi e di fare il capolista.  Io però, avevo una gran voglia di tornare a fare il mio mestiere: il giornalista.

Nel 1975 ci fu l’avanzata delle Sinistre. Cosa successe a Torino, al Pci e a Diego?

Successe che  noi della sinistra ci trovammo  con un seggio di maggioranza (eravamo insieme con i socialisti al Comune di Torino).  La domanda a quel punto era: “Chi  diventa  Sindaco?”

Diego Novelli, era il capolista, e il candidato che  ha  ottenuto più voti.  Lineare e obbligata la scelta.

Dal 1975 al 1985, Sindaco per due tornate amministrative.” Prima avevamo una giunta, di sinistra, con un voto di maggioranza: avevamo infatti 41 consiglieri su 80.  Sai che fatica! Nella seconda giunta  siamo andati avanti. Noi comunisti abbiamo preso 33 seggi (da 30) e i socialisti da 10 a 12, quindi un margine più largo. 

Fu così che Diego si ritrovò Sindaco della nostra città per due mandati e  nel frattempo, nella sua veste istituzionale  ricompose i rapporti con i Salesiani conquistandosi, per via delle estate ragazzi avviate dal Comune di  Torino l’appellativo del don Bosco laico.

(un ringraziamento a Michele Curto e Juri Bossuto, autore di “Un gatto nel cuore di Torino”, che si sono resi disponibili nel rendere fattibile questo incontro).Torino, gennaio 2015. Diego Novelli, ex sindaco Torino e Romano Borrelli. Foto, Borrelli Romano

Torino…Buone feste a tutte/i

Torino 20 dicembre 2014, via Roma. Foto, Romano BorrelliTorino 20 dicembre 2014, Piazza San Carlo, foto Borrelli RomanoTorino, 20 dicembre 2014. Torino nella nebbia, Torino 20 dicembre 2014, nebbia in Piazza San Carlo. Foto, Romano BorrelliTorino avvolta nella nebbia. Torino 20 dicembre 2014. Nebbia.Piazza Castello. Foto, Romano BorrelliShopping natalizioTorino 20 dicembre 2014. Nebbia in Piazza San Carlo. Foto, Romano Borrelli e corse da una parte all’altra della città.Torino 20 dicembre 2014, piazza San Carlo nella nebbia, foto, Romano Borrelli

Fosse un gioco…allora giochiamo… Fosse un film: “In viaggio con papà“. Fosse musica e film, “Elisa” (Heaven out of hell) e “Casomai”, con Fabio Volo e Stefania Rocca, (film del 2002), una pista, pattini, mani intrecciate e scivolare via, sulla pista della vita.  Fosse un libro, Dostoevskij, fosse una sua frase: “Il soffrire passa. L’aver sofferto non passa mai”. Torino, 20 dicembre, piazza San Carlo. Nebbia. Foto, Romano BorrelliFosse uno sport, pattinaggio. Per scivolare sopra tutto. Soprattutto. Torino è semplicemente bellissima, questa sera. Tutto insieme. Viene voglia di prendere, ballare o andare a ballare. Sotto le stelle, sotto le luci. D’Artista. Musica nella testa e fuori. Torino 20 dicembre 2014, Piazza Castello, foto, Romano BorrelliUn giro per librerie. In una, un libro, tanti libri, Massimo parla e consiglia. Ne compero un pacco. Tra questi anche “Il contrario dell’amore”, oggi,  l’autrice, Sabrina Rondinelli, ne parla, lo presenta, lo firma. Scambiamo qualche parola, sul libro, sui libri, sulla scuola.

Torino 20 dicembre 2014, via Roma, foto, Romano BorrelliA proposito di scuola e scuole (carenti di supplenti, prof e bidelli). Giornata di auguri, con un prof, colleghi e, in giro per shopping, per la città, anche gli studenti, al grido: “mamma, mamma, guarda, guarda….Romano”. Ps. Forte, davvero, vedere i torinesi in una via Roma pedonalizzata attraversare sulle strisce pedonali. Se fosse la copertina di un disco (esistono ancora?) sarebbe quella dei Beatles. In via Roma si balla, tra babbi e babbe sui pattini. Si balla pure in piazza Castello, sotto l’albero. Ma qui, sono davvero in tanti e in cerchio, mentre in via Roma, si “disegna”, liberamente. Dalle panchine, poi, qualcuno ammira la bellezza architettonica del circostante. Ps.2: Il Comune augura ai torinesi buone feste. Torino 20 dicembre 2014. Il Comune, il Municipio augura ai torinesi Buone Feste. Foto, Romano BorrelliBuone feste a tutte/i aggiungo io.Torino 20 dicembre 2014 via Roma Pedonalizzata. Foto, Romano Borrelli

Torino. E’ generale. Sciopero 12-12-2014

TORINO 12 dic 2014, foto Borrelli Romano20141212_102529TORINo 12 dic 2014 foto Borrelli Romano20141212_10295220141212_100451Torino 12 dic 2014,foto Borrelli RomanoTorino 12 dicembre 2014, foto di Romano BorrelliTorino 12 dicembre 2014 foto di Borrelli RomanoTorino, 12 dicembre 2014, foto Borrelli Romano20141212_10312420141212_10333212 dic 2014, Torino, foto Borrelli Romano12 dic 2014, Torino. Borrelli Romano12 dic 2014 Torino. Romano Borrelli12 dic 2014 Torino. Borrelli Romano12 -12-2014, foto Borrelli Romano12 12 2014, Torino. Foto Borrelli RomanoTorino, 12 dicembre 2014, foto Romano BorrelliTorino 12 dicembre 2014, foto, Romano Borrelli20141212_120612Torino 12 dicembre 2014, Piazza San Carlo, foto, Borrelli RomanoLasciamo parlare le immagini di questa bellissima piazza. Giovani, operai, cassintegrati, studenti, universitari, in mobilita’, e gente costretta a licenziarsi pur di averla ancora e uscire dalla tagliola Fornero, professori, tecnici, amministrativi, collaboratori, disoccupati, vigili del fuoco, donne, uomini per dire e gridare che “non ci siamo”. Una giornata colorata e parecchio, gelata per dire no, che cosi proprio non va.

Lungo il corteo amiche, amici, compagne, compagne…Turigliatto (Franco) in testa,  Airaudo  (Giorgio) e tantissima bella gente.

Il corteo, “fratello gemello” del primo maggio termina, meglio,  “sfocia” in  piazza San Carlo con un interessantissimo elenco di articoli della Costituzione e l’intervento della Camusso. Una parte del corteo da Piazza Castello prosegue verso via Pietro Micca per svoltare poi a destra verso il Comune. Da qui, svolta a sinistra  verso via Garibaldi fino a dividersi in due tronconi ulteriori…

Ps. Tra questo mare di gente ho potuto constatare che e’ partito ufficialmente il mantra “ci dobbiamo assolutamente vedere prima di Natale…combiniamo dai!”

Oramai la giornata è terminata. Si conta quanta gente ha aderito allo sciopero, quanti erano presenti in piazza e via dicendo…pero’ fa riflettere il fatto di aver cominciato la giornata con un caffè, tra le pieghe di un racconto, di una storia  e questa si è trasformata in realtà. Torino 12 dicembre 2014, Bar Casa del caffè, foto, Romano BorrelliPiazza San Carlo sembrava la piazza di altri tempi, di altri anni. Piena, partecipata, colorata, attenta. Ogni parola del comizio non sfuggiva e non doveva sfuggire. Quella parte del corteo, defilatasi, arriva a due passi dello stesso bar. E il cordone dei poliziotti, fermo, sotto l’arco,  riflesso  contro le vetrine del bar…uno sguardo reciproco e poi…ognuno per la propria strada…via Garibaldi il primo, il Comune il secondo…

Ora non resta che dire: è stata una bella giornata. Buonanotte Torino. Uno sguardo alla Mole e…un saluto alla piazza.Torino, 12 dicembre, piazza Castello e la Mole. Foto, Romano Borrelli

Puntine di “classe”

20141124_180011Probabilmente uno degli ultimi posti in cui “resiste” la bacheca, nella sua versione piu’ classica, e’ la scuola. Quante difficolta’ nel reperire poi le famose “puntine” da bacheca scambiate spesso, ora dai ragazzi, ora dai bidelli,  per altre puntine, quelle per pinzatrici,  utili per “cucire” piu’ fogli. Quante volta davanti alla bidelleria si palesa un ragazzo a chiedere delle puntine senza aver compreso bene se quelle per bacheca o quelle per la pinzatrice. Innescando cosi un via vai comico piuttosto  prolungato. Bacheche. Puntine tolte da una parte e aggiunte in un’altra, fogli penzolanti e fogli della bacheca sindacale rafforzata.  Oggi, spesso, l’immagine e’ abbinata alla rappresentazione di un “wall” di social network, facebook: uno sfogatoio personale, un viva o un abbasso, un link, di una canzone o di un libro. Come in questo caso, “Un gatto nel cuore di Torino“.Gatto nel core di Torino. Foto, Romano Borrelli

Ma le “puntine” di classe, fortunatamente,resistono, soprattutto in altri ambiti, soprattutto quando rendono noto un qualcosa di importante, uno scritto, una circolare, un appuntamento. “Una puntina“di un qualcosa, un sovrappiu’. Anche Laura Morante, (tanto per restare sulla “piazza”, ovvio, la nostra torinese, in “tempo”di e per TFF) in una scena di un film, ricorreva all’immagine di una puntina di un qualcosa, capace di esaltare il prodotto (era la pasta al forno Esaltata da una spezia?). Altere volte, le puntine, sono di invidia o di ironia. In questo caso, quello di Juri, una puntina di “classe” (Da sempre la stessa, con coerenza. Una delle classi che ci puo’ permettere di ripetere). L’altra puntina o (puntine), la aggiunge il suo nome, la sua storia.

Torino da qualche giorno e’ un concentrato di profumi, di “pizze” restaurate, di CioccolaTo’, di “pane e di stelle”, ma una puntina di profumo, di odore di stampa fresca, di cultura non fa altro che renderla ancora piu’ attraente, la nostra citta’. Dalla macchina di Juri un profumo di stampa fresca e di cultura si spande velocemente nel cuore di Torino. Un gatto, dall’altra parte, osserva i movimenti.

Oggi, con “puntine di classe” vorrei segnalare un libro, scritto da un amico, che di Torino ne conosce abbastanza. Non solo una “puntina”. Abbiamo preso un caffe’, davanti al Comune di Torino (avrebbe potuto essere anche casa sua) presso la Casa del caffe’. Entrambi abbiamo visto  passare dalle vetrine del bar “puntine” di ricordi e le nostre puntine di ricordi personali: i suoi, affidati ad un gatto, nel cuore di Torino, i miei, al cuore, questo organo striato che pulsa di storia, di molti, quella di L. e  M. Come di tanti altri. Salutato Juri, mi addentro in altra storia, e data l’ora tarda, mi affretto nella ricerca di 90 lire, il costo di una corsa notturna. Mi serviranno per l’emissione del biglietto sul 50….Torino, di notte e’ davvero bella.emettitrice atm Anche sperimentando la “solitarieta” del viaggio (si, si, solitarieta”, qualche riga prima, scrivendo di classe, avrei detto, solidarieta’, di classe o semplicemente, solidarieta’. Ma da un po’, viaggio da solo, se per necessita’, piacere, destino, chissa’, ma non e’ uno stato d’animo, semplicemente il, fatto che nella pancia di questo bus, voglio inserirci una storia nelle storie). Anche questa, come quella del gatto, è una storia “vera”. E allora, il cuore, presente, la storia, (soprattutto) non rimane a quest’ora,(insieme a dieci lire di resto)  di scovare una panchina…ovviamente, nel cuore di Torino. Per una buona lettura e una buona scrittura.Torino, Piazza Vittorio, novembre 2014. Panchina. Foto, Romano BorrelliIn “solitarieta”.

Sono qui per scrivere in questa bacheca il lavoro di Juri Bossuto: ” una storia vera”, Editrice Il Punto. Piemonte in Bancarella. Auguri, Juri.

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Profumo d’amore, essenza di vita, nel cuore di Torino

Torino 22 novembre 2014. Piazza Castello. Foto, Romano BorrelliProfumo …d’amore ed essenza di…vita, nel cuore…di Torino, questo sabato mattina.Torino, 22 novembre 2014. Via Garibaldi. Oreal.Foto, Romano Borrelli Sole, luce, acqua, mani, perfettamente aderenti, cuore pulsante, in una delle più belle piazze d’Europa. Tutto, proprio tutto, qui, a portata di…mano. Qui, lettera 22. D’amore il 22 novembre.

In piazza Castello incontro Anna, era da un pezzo che non la si vedeva. L’ultima volta era stata in Borgo Dora.  Scambio due chiacchiere  con lei ma perdo di vista i soggetti appena fotografati. Peccato. Davvero… In ogni caso, è stato un piacere rivedere Anna. Mi chiede una foto. Si mette in posa come una star del cinema, quasi in tempo TFF, o  della musica. Alza il dito, il pollice. Scatto. Ne chiede ancora un’altra. Si vede che ormai è abituata e che vuol bene ai torinesi e i torinesi ne vogliono tanto a lei.  Torino 22 novembre 2014, piazza Castello. Anna. Foto, Romano BorrelliSalutata Anna, noto un via vai di gente con fogli A4 tra le mani.

Ma cosa sono queste lettere, questi biglietti che in molti girano e rigirano  tra le loro mani? Una certezza, non sono “lettera 22” come quella sopra. Si sente in giro “profumo di notizia”.  Ma non è di cioccolato. Questo è dall’altra parte della piazza. Questo profumo è diverso. Un tam-tam sulla rete? Un ritrovo? A terra, tra i miei piedi, un biglietto ferroviario, un appunto. Data di emissione, 17 novembre. 470 km circa di strada ferrata e montagne e laghi e tanti i  Duomo si nascondono dietro i nomi delle città stampigliate su di esso. Un indizio? No, non puo’esserlo, e di questi ne ho le competenze giuste. Quel biglietto raccolto, ripiegato e tenuto con un fare prezioso tra le mani,  è diverso dagli altri che noto, in giro per la città. Provo allora a seguirne la scia delle lettere tra le mani e la provenienza del profumo. Possibile che sia un “Arrogance”? no, non penso. Profumo di un ricordo? Bho’. Vorrei però premiare la mia curiosità. La via  dove un tempo passavano i tram, è  piuttosto lunga ma percepisco, aiutato dal via vai, foglio di via in mano, che lo “start”, il “via” di questo gioco (che non è il monopoli ma una semplice curiosità da soddisfare), proviene dall’altro capo della città(meglio, via). La percorro, via Garibaldi,  velocemente. Al mio fiano, in molti con questa lettera ripiegata tra le mani. Questo “esodo” che ricorda altro “esodo” domenicale sembrail periodo di  quando si pubblicizzavano le enciclopedie. Davanti la scuola, al sabato,  venivano offerti buoni omaggio per assistere alla proiezione di un film la domenica mattina. Tra un tempo e l’altro c’era sempre chi pubblicizzava una enciclopedia.  Basta seguire loro e lasciar riposare l’odorato. Dalle vie laterali, al gruppo si uniscono altri e altri ancora, sempre con un foglio bianco, stampato, tra le mani. Non è una poesia. Chissà. Ne approfitto per lanciare un’occhiata alle vetrine, ora a sinistra,  un negozio reclamizza la permuta di libri, nel pomeriggioTorino, via Garibaldi...la permuta dei libri. Foto, Romano Borrelli, ora a destra, abbigliamento,  ancora a sinistra, dove gli occhi fanno festa e il cuore batte per aver visto un pezzo di Puglia (Pulia prodotti)Torino 22 novembre 2014, via Garibaldi, negozio Pulia, foto, Romano Borrelli e quando gli occhi convergono verso il principio della via, scopro la porta dalla quale promana il profumo. Dove un tempo si stampava oggi si testa, forse si espone, forse oggi, chissà…..Provo timidamente a chiedere a quanti sono in coda. Questioni di essenza. Sono qui, loro, (e pure io, per averlo “seguito”) per un profumo. Davanti al portone dell’Oreal, coda, da un capo all’altro della via, Garibaldi. Varcato il portone, il giusto “premio”Torino, via Garibaldi, 22 novembre 2014. Oreal. Foto, Romano Borrelli

Premiata la mia curiosità, decido di seguire altro profumo. Questa volta, di “terra madre”. Davanti al Comune di Torino si possono infatti trovare bancarelle con i prodotti della terra.Torino, via Milano, il Comune. Mercatino. 22 novembre 2014. Foto, Romano BorrelliQui, dove un tempo si teneva il mercato…”dei bugiardi”. Chiudo gli occhi un istante…una frazione di secondo…Sta transitando il 50…fra poco l’autista abbasserà il finestrino e tirerà verso di sé lo specchietto……..ma questa è un’altra storia, anche se, possiede ugualmente il suo…profumo.