Portici di carta, la libreria più lunga d’Italia, senza porte e finestre, perché posta lungo i portici di via Roma, circuito di 2 km, a Torino, e manifestazione annuale “ottobrina”, si è appena coclusa. Anche quest’anno, ho garantito la mia presenza e portato a casa un bel libro. Certo, ne avrei presi di piu ma…per ora, va bene così.
Mi spiace sia stato tolto il dizionario gigante da via Garibaldi: un totem, una cabina, per far rivivere, o “rianimare” parole che rischiano l’estinzione. E speriamo di no. È stata, la sua presenza, un punto di riferimento e aggregazione, forse un gioco e catalizzatore di interessi. È stato molto interessante vedere varie generazioni darsi appuntamento li sotto e “sfogliare” parole. In attesa, i più anziani ricordavano il loro primo giorno di scuola, i primi di ottobre, e San Francesco, festa sentita a partecipata, e le “cedole” distribuite da una figura mitica, il segretario della scuola. Con quei fogli di carta, appena usciti da scuola, ci si imbatteva dal primo giornalaio per ritirare gratuitamente i libri di testo. Altri tempi….
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11 luglio
Frugo nella tasca dei pantaloncini, prima a sinistra, poi a destra, alla ricerca delle chiavi del portoncino di casa. L’unico tintinnio però è di qualche spicciolo rimasto da chissa’ quale viaggio. Resto, di chissa’ quale mostra o galleria. Perche’il viaggio e’ trasversale, a cavallo tra storia, geografia, storia dell’arte, architettura, religione, usi, costumi. La vita si sa e’ un viaggio e ciascun viaggio e’ una metafora di vita. Ma quel che mi servirebbe ora manca. “Dovro’ aspettare che qualcuno entri”, penso. .. Come si vede, siamo sempre in attesa di qualcun*. Allargo l’orizzonte e scruto una panchina, dalla parte opposta della strada che si offre alla mia vista e stanchezza. Mi strizza l’occhio e mi invita. Ripiego verso di lei, mi siedo e aspetto che qualcuno dall’altra parte della strada inserisca le chiavi nella toppa e apra quel benedetto portoncino. Aspetto, come il cane aspetta il rumore del carretto, o, orecchie attente, un ipotetico intruso. Aspetto, come il bimbo il suo riposo notturno. Il tempo passa, i bus caricano passeggeri madidi di sudore. La voce metallica del bus si sprigiona e investe l’aria circostante ad ogni apertura di porte mentre da esso si scarica fuori aria fresca condizionata che si disperde in tempo zero; intanto il bus incorpora e sale a bordo calore, “sprovvisto” di biglietto. L’autista ha un fazzoletto al collo e il braccio fuori dal finestrino. “Direzione, numero e prossima fermata”, nel mentre si aprono le porte sento la stessa filastrocca una infinita’ di volte: numero, linea, direzione, prossima fermata. Tutto cio’ mi ricorda che sono “atterrato”in citta’ ancora una volta, ritornato dai miei “pellegrinaggi”. Citta’ che in quel fazzoletto di terra tra corso Principe Oddone e corso Regina Margherita (a due passi da piazza Statuto) e’ avvolta da un nastro d’asfalto intorno ad una rotatoria perenne. Solo il tempo di disfare lo zaino, cambi, ricambi, libri (viottoli cartacei e vere autostrade da sfogliare, Costantino in primis) biglietti e “viaggero'” (un tempo avrei pensato tratte e paghero’). “Comunque andare”. Ancora. 11 luglio. L’Italia campione del mondo. Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea… Cabrini al 5 sbaglia il rigore: e la leva calcistica del ’68 risuonava ma solo in quel momento, poi Rossi, l’urlo di Tardelli e Pertini che esultava. Pertini Presidente della Repubblica . Pertini Partigiano. Pertini con la pipa, gli occhiali e un mazzo di carte di ritorno dalla Spagna. Controllo le cose da fare, gli appunti presi, e questi si che non li scordo, nel blocchetto sempre a portata di taschino. “Davvero? Davvero?” faccio il verso alla ragazza della pubblicita’ che si vuole sempre connessa. Si. Tra i tanti foglietti, uno che L. mi regalo’ con un appunto, sul viaggio. “Le nostre valigie battute erano ammucchiate di nuovo sul marciapiede, avevamo una lunga strada davanti. Ma non importava, perche’ la strada era lontana”(Jack Kerouac). Sorrido, torno a Orvieto, a riguardare le cose, con gli occhi, le prospettive sono varie.
Un cartello e come viaggiare. Essere come vuoi d’ una questione di scelte. Oh, finalmente entra qualcuno. Salgo. Ho lo zaino da preparare. Il viaggio continua. Gli esami di maturita’ anche. Almeno fino al 13. Poi, vacanze vacanze.
Ho messo via
Dare i numeri, dire i numeri. Scrutini scolastici incastrati tra altri scrutini di amministrative e ballottaggi. L’Italia degli europei 2016 ha vinto segnando due goal al Belgio e il popolo esulta. Tutti ct, il gioco preferito dagli italiani. In corso Principe Oddone si transita sulle nuove carreggiate. Domani tocchera’ all’apertura del sottopasso di Piazza Statuto. La’ dove c’era il trincerone ora sorge una “autostrada”. Un pezzo di storia torinese al “transito”. Da parte mia ho messo via un po’ di cose, e basta cosi, due o tre canzoni e il registro insieme a tutto il resto corredato da un intero anno scolastico: persone, fatti, programmi e ancora numeri e giudizi, programmi e documenti. Ho messo via anche tre libri. Letti, ovviamente, avidamente: “L’invenzione della solitudine” (Paul Auster), “Indaffarati” (Filippo La Porta) e “La femmina nuda” (Elena Stancarelli)
. E cosi ne inizio un quarto. Poi… io scrivero’. .. Ora pero’, se mi permettete, mi addolcisco un pochino va…lettrici, lettori ed eletti (o non eletti) permettendo.
Saldi. “Fuori tutti” per un “fuori tutto”
“Mercati stressati”, “mercati malati”, “vendite da panico”, “tonfo dei mercati”, “raffreddamento dei mercati”, “ripiego dei listini”, “borse che faticano a risalire”, “mercati che faticano a rimettersi in piedi”, “rimbalzi”, “tempeste”, ” chi va la?” Questo per il “grande mercato”.
Titoli da temi, tg, radiogiornali e giornali. Per i piu’ piccini invece…Da oggi in molti proveranno a “scaldare” le vendite. Al via i saldi. Rito di stagione, occasione di investimento per molti, atto scientifico per altri.
Fin dalle prime ore del mattino non solo a Milano, citta’ che “fa passare” le immagini tv ma anche a Torino uno sciamare per le vie, e negozi, ovviamente, alla ricerca del buon affare. Il tutto dopo aver perlustrato strade e zone torinesi un pochino “ripulite” da alcune gocce piovane. Il tutto ancora dopo aver “zigzagato” tra “mangiatori della strada” con cartocci di castagne comperati in offerta e super scontati e “tappeti” di giubbotti e borse di ogni tipo. Fuori fa freddo. Gelo. Ma le condizioni atmosferiche non hanno fermato e non fermeranno nessuno. “Tutti fuori” per un “fuori tutto”. Saldi. 50, 70 per cento. Gioco a “caccia al saldo”. Dove c’era Benetton, in via Garibaldi, code alle casse gia’ verso le 10.30. Qualche fiocco ha ingannato molti, “nevica, nevica!”, ma al momento, infioccati sono solo i pacchi. Alcuni “cacciatori” di buoni saldi sono usciti da casa di primo mattino muniti di blocco e matita, altri, smartphone alla mano pronti a verificare, pixel impressi, i prezzi di ieri e quelli di oggi. Saranno buoni affari per tutti? Staremo a vedere. Affari imperdibili? Se son rose fioriranno. Dopo l’anticipo del 2 gennaio in 4 regioni ( Basilicata, Campania, Sicilia, Valle d’Aosta) da oggi fino ad inizio marzo “espansione” delle speranze d’affari in tutto il resto d’Italia. Ora noi e loro, tutti pronti. Occasione grande. Per i commercianti, ovviamente. Qualcuno sparge sale. Sulle strade. Altri “spargono” consigli: “fate le fotocopie degli scontrini! Con il tempo la carta potrebbe deteriorarsi e alcune garanzie potrebbero non servire” e ancora “abbiamo guardato fino a ieri, verifichiamo oggi”. Sono consumatori attenti e consapevoli quelli che si muovono e hanno anticipatamente determinato il budget. Duecento-trecento euro. Torino secondo i sondaggi dovrebbe essere la citta’ piemontese dove si spendera’ di piu’. Mai come quest’anno il venduto a saldo sara’ strumento di valutazione economica. Secondo le associazioni dei consumatori (Fismo e Ascom) dall’inizio della crisi economica, quest’anno, le famiglie che aumenteranno la capacita’ di spesa saranno maggiori di quelle che la ridurranno. Turisti i primi in coda e scontrini in linea con quelli di Natale. Code come ogni anno sotto i portici di piazza Statuto da Vestil. “Scusi ma lei cosa vorrebbe comprare in saldo e quanto e’ disposto a spendere?” Domando. ” “Un cappotto color cammello, delle scarpe, un maglione. Un 50 duro in piu’ dell’anno scorso per un tetto massimo di trecento euro”. Queste le risposte piu’ in voga.
3 gennaio 2016: “scacco” allo smartphone
Sull’asfalto delle strade torinesi chicchi di sale per non scivolare e il riflesso delle luci d’Artista che da lassu’ proietta quaggiu’. I miei pensieri mi rendono un “aggettificatore”: tutto bello, bellissimo, stupendo. Ma dovrei operare per sottrazione. Coppie a braccetto insieme a complicita’, amore e tenerezza: teste inclinate sul compagno o compagna. Capelli neri, biondi a tratti lucidi, residui del veglione. Belle facce dai lineamenti delicati che tutti vogliono immortalare “allungando il bastone”: sorrisi, please, click, selfie. “Ciao” da una parte all’altra della via e capelli leggermente mossi e Dante da rimandare a memoria in tutti quei saluti: ” Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta…” Sara’ la grande abbuffata ma a volte certe acconciature sono simili ai tortellini fatti in casa: identiche. Sullo sfondo il tremolare delle luci tra la nebbia che assorbe e ingoia piazza Statuto facendo perdere piacevolmente quanti su avvicinano. Faccio scivolare la mano all’interno della tasca dei pantaloni per coprirla e sentire la compagnia del tintinnio: il suono delle monete assolve splendidamente il suo compito ma l’aria gelida continuamente mi schiaffeggia. Eppure non dovrei esserci, risucchiato da questa nebbia ormai inglobato in piazza Statuto. Sara’…Due particolari nella giornata: una partita di scacchi sotto il portico di Valdocco
e un uomo che da un po’ di giorni lo si puo’ notare nell’attraversamento delle strade, sulle strisce pedonali, accompagnato da una radio a tutto volume.
Nel primo caso, cavalli e regine “sotto portego” in sostituzione, del pallone. Pezzi che si muovono velocemente e ghigno “scintillante” di un dente d’oro di chi “mangia” muovendo a “L” il suo cavallo. “La regina” si copre, traduce l’altro, ma oramai e’ una “lotta” che “spezza” pezzi sulla scacchiera. Nel secondo, abituati come siamo a vedere e sentire musiche smartphone in mano…fa sempre notizia vedere da un po’ di tempo questo signore aggirarsi in circoscrizione munito di radio.Un tempo era “video killed the radio star”, poi fu quello degli smartphone che uccisero la tv e oggi, un momento di gloria con la “resurrezione solitaria della radio”. O come sarebbe giusto dire: da queste parti scacco allo smartphone. Come un tempo, quando comparire poteva essere sinonimo di volgarita’.
Tra caldo e calore a Torino
Il caldo e l’afa, a Torino, proprio non vogliono mollare la presa e ce li sentiamo addosso. Sulla pelle. Gli eritemi da sudore non si fanno mancare. E si “gratta”. Mica ci facevamo mancare anche questo no? Vorrei continuare a svelare i sogni, miei (un paio) e dei ragazz* annotati in giro nella scuola,
ma i fogli di questi racconti preferisco srotolato per i giorni che verranno e così preferisco staccare e rimandarne il racconto e la sua traiettoria a data da destinarsi. Parto dal p.m. (pomeriggio). Sul tram, capita di origliare storie, cosi come al mercato, al tempo in cui tutto si smobilita e tutti smobilitano. Cartoline da Torino. È il cuore del pomeriggio e in queste scatole di ferro grigie e blu che si chiamano tram si contavviene al “divieto di parlare al conducente” e “obliterare entro la prima fermata dopo quella iniziale del percorso”: le macchine obliteratrici, almeno di questo tram, non funzionano. Il via vai interno , direzione conducente, è continuo e i discorsi identici: trovare cioè un’annata simile a questa cosi “condizionata” dal caldo. “Quando il peso delle parole”…”Era da 150 anni”, ” no, era dal 2003″ risponde pronto un altro, “ricordo le vacanze a Roseto degli Abruzzi, l’anno della finale di Champions, Juve-Milan, vista in piazza Castello, e sai, c’era ancora lei con le scarpe regalate da lui, che erano nuove simili ad un tappeto da salotto”….”già hai ragione quell’anno che poi lei lasciò lui…””no”, interviene un altro sullo stesso sfondo calcistico, “è dal 1994, quando si disputava Argentina Grecia ai tempi del Mondiale USA. Ricordo che c’era una pizzata di piazza in piazza Statuto, all’aperto…noi, cioè gli artefici del racconto, davanti ad uno….”screen wall”. Questo è il tema dominante. Potrei continuare ma ad “Università'” devo scendere. Una voce metallica femminile dice: “Università” cosi metallica come ho sentito in altri luoghi e piazze, lontane da qui. Devo ritirare dei libri. La copisteria mi rimanda ai ricordi della tesi, l’ultima, ovviamente, con la prima pagina, la sua scrittura dedicata… Entro, pago ritiro. Mi dirigo verso Piazza Castello: fontane sold out.
Il caldo è davvero infernale. Decido di rientrare. La gola è secca. Vorrei un’acqua e menta. Pochi passi e sono alla Sida. Entro.” Acqua e menta, per favore”. Mentre la sorseggio lentamente, in vetrina, in attesa di qualcuno, è in bella mostra una torta
simile alla mia, quella della tesi, di due settimane fa. Saprei a chi regalarla per festeggiare e sfogliare ancora la tesi e brindarci su, su quello e questo di record. Di laurea e di calore. Fa caldo. Nei pressi, una Chiesa. Si sa che oltre ad essere luoghi sacri sono anche luoghi freschi. È quasi buio. Entro, mi siedo. C’è una funzione ma non sono qui per pregare: sono soltanto un accumulatore di fresco. Dalla sacrestia entra ed esce una sacrista: una giovane suorina espleta quelle funzioni che un tempo…accende delle luci ed ha un microfono in mano. È gentile nelle sue movenze. Io intanto vago nel tempo e nella storia “mangiando” del tempo, incurante che allo stesso tempo, una flotta di zanzare ha trovato il loro pasto tra i miei piedi. Esco. Oramai è tardi. Il loro dovere lo hanno fatto. E si gratta. Mica poteva mancare questo.
A Torino. Porte, balconcino e “Gelati ice”
Dalle Porte, Palatine, a
lla porte a di accesso al… balconcino.
Oggi davvero…. sold out. Davvero una grandissima esibizione applauditissima, probabilmente anche i turisti, in giro per Torino, da Valdocco, al Duomo, al centro di Torino ne avranno approfittato complice una giornata che ci ha…”porta-To” alle soglie dell’estate. Cortile affollato e cosi via Mercanti. Quanto tempo e’ passato da quanto la stampa cittadina ci propose nelle pagine di cronaca questo grande evento che si ripete ogni domenica? Ma la grandissima sorpresa e’ stato…altro….”self”… la… gelateria self service…
sotto i portici, tra piazza Statuto e via Garibaldi, la’ dove un tempo era il regno della carta, della cartolibreria, con la sua scala e i regni sotterranei dei calendari, delle agende, racchiuse nelle vetrinette, e carta, tantissima… ora una gelateria con macchinari anni ’50, stile America
. Entro, mi aggiro incuriosito in questo nuovo regno. Le maniglie alle porte ricordano chi c’era prima:”f”.
Quell’odore di carta e quaderni e’ evaporato. Uno nuovo e’ pronto ad accoglierci. Oggi si trova la gelateria di Erika e Federico, i proprietari, moglue e marit,
mentre nel momento in cui entro, al “self” tra i macchinari, si aggira Daniele, il dipendente. Uno entra, si accinge ad uno dei tre distributori, sceglie, aziona la levetta, si serv, confezioba il suo cono, o coppetta e si avvicina alla cassa, per pagare la sua buona scelta, dove ad attenderlo ci sono i “nuovi proprietari”di questa gelateria (secondo punto vendita in Italia. “Gelati Ice”, Gelati e Ghiottonerie (Andreana Guariso, punto vendit, Busto Arsizio). Le bilance decurtano la tara e… il resto e’ davvero un regno da provare. Ognuno puo’fare la “cornicetta”al proprio gelato come crede. Provare per credere e gustare. Dove? Sotto i portici di piazza Statuto a Torino, in via Garibaldi 46. Là dove un temoo c’era Faita. Da lunedi lo diro’ ai ragazzi a scuola. Le macchinette sono il loro regno e gia’ me li vedo. Davvero bello. Davvero belli. ps. Le condizioni per scrivere non sono ottimali in fatto di liberta’, ma ottimali per il gusto. Sto difatti gustando un ottimo gelato…
Effetti Primaverili
Colori primaverili. Profumi che ricordano e aiutano ricordare. Una porta,
di una casa, di una stazione, una piazza.
Piove. Pioggerella? Cielo grigio e grandi speranze. Il rumore della pioggia entra dalle finestre. Immagino la bellezza dei colori, e dell’acqua scivolare su fiori e piante che ornano i giardini di aprile, appena sotto casa. Le panchine, le grida gioise dei bambini. I profumo…del mosto selvatico. Colori e loro bellezza che paiono dire che a volte l’universo ha solo voglia di essere contemplato. Un tantino prevenuto rispetto alla consapevolezza… ma poi quando ci si sofferma ad osservarlo e con lui la sua eleganza, bhe allora l’universo pare contento di ciò. Forse un premio alla riflessione. O all’intelligenza. Un inchino. Alla poesia. Una poesia (con “Hanka”). Dopo la pioggia, il sole pare essere un pochino pigro, oggi. Fa i capricci. E’ un biricchino. Come un bambino che ha solo voglia di continuare a giocare e di rientrare proprio pare non averne voglia. Ed e’ bene sia così.Che illumini vita e vite. “Che luce che c’e'”. E allora si canta. “In amore vince solo chi aspetta/l’ho impararo sulla mia pelle/e mentre ammetto alzo le spalle/rassegnato come il sole/dopo l’ennesimo temporale.” Ma siamo qui. Ora. Aquiloni in cielo reclamano il proprio “Diritto di volare”. Come in un colouring book, un cielo primaverile. E allora… “share the love, share the love… ” Logico, no? In natesa di domani. Dell’Ostensione con nuovi eventi alle porte di Torino.
L’attesa di “un amore più grande”, (Antonello Venditti: “l’amore piu più grande è nell’attesa”) un nuovo vecchio tram, il 6,
di una via Roma chiusa definitivamente alle macchine e tanto altro ancora.
In tram con papà
Dal tram storico
una panoramica veloce su piazza Statuto
. Con mio padre asserragliato al posto del bigliettaio immagginando, lui, i suoi anni “alla Fiat”. “La vecchina””, luogo di incontro per molti dove si era soliti comprare giornali e biglietti del tram ha lasciato il posto ad altra attivita’ gestita da Federica.
Il tempo corre e scorre velocemente nonostante questo tram verde, nonostante il posto del bigliettaio, nonostante quel 7
stampigliato addosso a questo “bel carrozzone” del tempo andato. Mi manca il carrozzone e la sua musica, la sua voce, il suo incedere a volte lento altre veloce altre ancora a strappi. Comunque sia e’ da un anno che non ne ravviva il passaggio.Come che sia la vecchina non ha staccato il dovuto biglietto, Federica e’ al suo posto e con garbo e gentilezza accoglie quanti chiedono informazioni sui prodotti esposti nel duo chiosco per la felicita’e la gioia di tanti bambino. Opto per un caffè sperando di trovare un tramonto in una tazza
. L’insegna sostiene che qui “creano emozioni” e le racchiudono in una tazzina. Nel loro fondo, in fonfo, una poesia. L’arte della parola. La bellezza della parola nel suo cuore. Uno spazio temporale della durata di un battito di ciglia, una mescolata di zucchero lunga 140 caratteri, il tempo di un pensiero. Da blog. Da piazza a piazza. “Basta poco per ritagliarsi un momento di poesia nella giornata. Alzo gli occhi al cielo, lo stesso cielo. Calpesto la stessa terra. E mentre le due mani intrecciate spariscono all’orizzonte in me rimane un retrogusto dolce, di qualcosa che fu, di tutto l’amore divorato, mai assaporato, ….” Non solo Sunday Poets. Life poets. Basta poco per pensare, fare, ricordare una poesia in una tazza, in una tazzina. Sorseggio comunque il mio caffe’, lentamente, sognando in questo cantuccio altri e dolci cantucci.” Scorro”velocemente il tutto, qui dentro, con gli occhi. Un tempo, recente, c’erano postazioni pc ad ogni tavolino. Domando e rispondono, i baristi, che presto i pc torneranno al loro posto. Ottimo luogo per sorseggiare un caffe, fare colazione e per giornalisti di cronaca cittadina costretti a scrivere il pezzo sulla nostra citta’. Poi, riprendo la camminata verso il centro. Prendo stradine con palazzi antichi affacciati su quelle. Dalle finestre giungono voci affaccendate nel far prendere aria a stanze ed oggetti, coperti e ben curati tenuti a debita distanza da intemperie. Di casa in casa immaggino il cuore antico di Torino, salotti oggetti librerie e libri di ogni fattezza, stanza e corridoi che finalmente mi aprono le porte alla piazza. Quella reale. Piazza San Carlo,
la fontana (bevo, al Toret. Uno degli 859 toret in giro per la città. Ah, “I love toret”)
, la stazione,( Porta Nuova), il pianoforte, chi lo suona, chi osserva solo e gente che ascolta certe note di certe notti
. Un giro da Feltrinelli e qualche libro da comprare. E’ sempre bello notare quanta gente trolley alla mano, “annusa” in continuazione libri per una buona compagnia tra Tortona, Stradella, Fidenza e Falconara. Verso il mare…”Te lo ricordi il mare, vero?” Il mare delle Torrette ha avuto sempre un suo fascino intellettuale. Poi, il rientro e un libro come buona compagnia e bei sogni in tasca… Ho sognato tanto. Tantissimo. In 2 o 3 vite. Fa freddo. Ma non troppo. I colori sono comunque un nuovo annuncio. Gli alberi ancora scuri si riempiono di nuovi colori ed emanano nuovi profumi. Il tram rientra. Mio padre felice pensa a come oggi le giornate di lavoro siano più corte delle sue. “Il tram ha fatto in fretta”, considerando solo il tempo del nostro gironzolare “nella storia”. Peccato mancasse tutto il resto. Prendo il libro, i cioccolatini e comincio a sfogliare
. La carta non gira, il ricordo e il suo, quelli si:”il carrozzone… “. La musica gira, continua, il carrozzone porta via. Nuovi giri. Aprile è il mese della poesia.
Tempo
Tempo. Che passa velocemente. Nove anni, la prova per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali. Qui, a Torino. Passion lives here. Tempo, più recente. Mattarella Presidente della Repubblica. Che fa, “Big snow”, neve su Torino (fiocchi che si son fatti strada lentamente tra minuscole goccioline d’acqua), l’influenza che si prende il suo posto affianco al mio e riempie i “pronto soccorso” (o i letti: chi non ha un conoscente in questo periodo che a domanda”come va” ci risponde, “a letto, con l’influenza”), dal petto un colpo, di tosse, nel petto, una passione nel tempo, e tempo di dolce Sida, “dolce, in principio, fin dal mattino” per i 99 di Torre Giuseppe, il più anziano sacrista salesiano, forse d’Italia.
Tempo. Che passa. Di riflessione. Ne rivorrei un pochino indietro. Di tempo. Che sarà. Dolcezza che verrà. Tempo al tempo. Intanto, che tempo fa?