Gelicidio. Chi era costui? Sembra sentir risuonare la voce della professoressa M. intenta nella lettura dei Promessi Sposi. E noi, in classe, muti. Guai a distrarci. Correva l’anno che non si dice. Ma poi, “chi era”, meglio, il gelicidio, cosa è? Acqua ghiacciata con conseguenti cadute e ricadute in giro per l’Italia e di conseguenza pronto soccorso intasati. Alcuni anni fa, di ritorno dalla provincia di Cuneo, in treno, leggevo sulla Stampa, in prima pagina, il ritorno della galaverna. Era il 2008? Probabile. Strani “fenomeni”. Ora di ritorno esiste il freddo e il gelo. E di ritorno c’è stato anche quello sui banchi di scuola e sulla cattedra, anzi, dietro, e numeri alla mano e tabelloni a segnare il confine geografico tra trimestre e pentamestre. Solo pochi giorni fa era la tombola. Fortuna che non e’ il “giudizio finale”. E in una Torino gelata non ci si è fatta mancare una uscita didattica presso la “Piccola casa della divina Provvidenza” (Cottolengo) e Valdocco. Cura e educazione, oratorio, istruzione. Con attenzione al prossimo. Con sottofondo “La cura” di Battiato. La Mole, oltre Porta Palazzo, immersi tra una grandissima umanita’. metto le cuffie e risento la cura… brrrr che bella, e brrrr che freddo…
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Chiusura “Porta”Santa
Torino 13 novembre 2016. Ore 15. 30. Duomo. Affollatissimo. Celebrazione di chiusura dell’anno “giubilare misericordioso “. Della “porta santa”. E ordinazione di due diaconi. L’omelia dell’Arcivescovo Nosiglia e’ efficace. Mi lascia un’ immagine forte: “Gesu’ Cristo crocefisso immobilizzato a fare eppure fa. Salva”. Resto con questa immagine. Penso ad una pittura del Guercino. Croce. Partecipazione. Coinvolgimento. Attenzione. A quanti continuamente pensano di non essere capaci o impossibilitati. Apertura. Roma. Sembrava ieri, ma non lo e’. Era l’8 Dicembre del 2015, l’apertura dell’Anno Santo. Giubileo Straordinario della Misericordia. La Caritas, il volontariato, Roma che si acende, Roma che attende, Roma che si dpiega e ci spiega. Cisa sarà rimasto di un ann o intero? Roma, l’apertura dell’anno giubilare, della Porta Santa, in un percorso che da Colli Albani, fermata metro, osservavo lo “srotolarsi” della citta’ Eterna dal finestrino di un bus che mi portava a san Pietro, io all’interno del 70 e lui, il bus, inghiottito dalle strade romane ancora deserte, in un’ora insolita, a dire il vero. Soffiavo contro il vetro e col dito scrivevo e disegnavo. Sul piazzale dei capolinea un gruppo di “giocatori”di pallone ci salutava felice per aver recuperato metri a quell’insolito campetto “d’assalto” con i giubbotti come porte. “Brum, brum, brum” e il 70 con il suo scarno carico, cioè io, si allontanava e io con i miei ricordi che si accendono e si spengono ogni qual volta “pellegrino” da queste-quelle parti, “Colli Albani” metro. Una metro sfuggita in un metro di sogno. Non era tempo di lampade Osram. Un anno, questo, trascorso all’insegna del fare. Porta chiusa, rito, rituale e molto altro che resta aperto. Torino accende le sue luci d’Artista. Per la diciannovesima volta. E’ tutto bello. Soffio per scrivere nell’aria e un po’ per noia. Fa freddo e mani in tasca ci si perde, un po’ tutti, lungo le strade della citta’, dove a tratti, a gruppi, si parla ancora di elezioni. Americane. Good-morning, America. Good-night, America.
A margine, ieri, un incontro al Cottolengo su salute e poverta’. E qualche riferimento costituzionale.
Primo giorno di scuola
E alla fine, ma che poi è l’inizio, “scuola aperta”. Tutti dentro. Terminata la lunga pausa estiva, riappaiono loro, i protagonisti di questo lungo viaggio che si chiama anno scolastico. Penso che tutte le emozioni base fossero presenti all’interno dell’edificio scolastico, sulle scale, prima del suono delle due campanelli, sull’uscio. Un blocchetto, visi nuovi e gia’ conosciuti, mischiati, confidenze che prendono l’avvio ed esperienze condivise. Una seconda, una quarta, una terza, una seconda. Un blocco, una penna, un foglio. In classe una giapponesina si presenta. Si racconta e parla. Pronuncia qualche parola, incomprensibile, tra la curiosita’ dei compagni. Che la sollecitano:”e questo come si dice? E il mio nome come si scrive? ” E’ un bell’inizio. Anche trovare le parole, non è stato semplice, poi, una dopo l’altra hanno trovato il loro corso e hanno cominciato a rimetterle insieme, a comporre frasi, musica, a formare ponti. I primi. Ci sarà tempo, per altri. Tra le cose su cui mi piace riflettere è l’aver trovato in classe i ragazzi con cui siamo stati qui, in uscita didattica in questa circoscrizione, la sette, la mia (ma si parla ancora di circoscrizioni? ) in terra di Valdocco. Il volontariato, la pastorale migranti, la formazione al lavoro al tempo di d. Bosco e l’800. La cura e l’assistenza: comunita’, responsabilita’, ospitalita’. Alcuni mesi fa, che era l’altro anno scolastico. Che era una terza e non la quarta di oggi. Forse per via del gioco espresso insieme, quello stesso gioco su di un campo, un tempo spelacchiato, quando avevo la loro eta’, con la brecciolina, a terra e fra le ginocchia, quando cadevi, le buche, i primi “filarini” nelle partite miste, quelli banali e quelli piu consistenti, poi, piu’ grande, che non avevano mai termine, come le partite e quelle frasi “smozzicate” in area di rigore, sul finire del tempo: “Come sorridi tu non sorride nessuno”. Rallenty e gioco fermo, per noi e tutti gli altri a guardare. Non so se sia stato questo ricordo o quella partita disputata con loro, insieme a loro, che ha riacceso, di come e’ stato e cosa e’ stato ed e’ Valdocco, o il fatto di aver mangiato un panino con loro, rendendoci compagni, a prescindere dalle differenze, ma questa mattina, loro, quei ragazzi, hanno portato un pochino di luce, nella luce. La loro. Si, certo che sono bellissimi. Come dicono in molti che li hanno visti. E allora, pronti, via. Fischio d’inizio. Passione, felicita’, responsabilita’, educazione, ospitalita’: in fila.
Tesina e prova finale
Dopo essermi lasciato alle spalle km di strada ferrata e mare (e che mare) , sole, vento, scusate “mare, sule, jentu” eccomi qui dove ci eravamo lasciati. A scuola. Edificio, rampe di scala, cattedra, prima dell’aula 23. Aula. Cattedra, banchi, sedia. Presidente, commissari, interni, esterni, pubblico e io mescolato in questo. Tho’ chi si rivede: “la sedia della maturita’”. “Gli esami orali sono viciiiiniii e tu sei molto lontana dalla mia stanza…”, bando alle canzoni in tutti i sensi eccomi qui ad accompagnare, interrogare, ascoltare, gioire, soffrire, ridere, commentare tesine e vedere questo ultimissimo viaggio d’amore nella scuola, tra spine, petali, rose. Prima. Mazzo no, onestamente. Dopo. Per nessuno. Tutto e’ andato in maniera serena. “Il volontariato e le leggi che lo regolano: un caso specifico, quello del Cottolengo”; “La gravidanza” e “Animali pelosi”. Quest’ultimo avrebbe meritato uno spazio sulla rubrica de La Stampa dedicata a cani e gatti. Una bella carellata storica sul tema. Belle, ricche di studio e fantasia. E allora domandiamo. Nel mezzo, Calvino, Montale, D’Annunzio, socialisti, interventisti, pacifisti, prima e seconda guerra mondiale, guerra di posizione, trincea, 1943, 1945, i russi, bolscevichi, il socialismo, il comunismo, il contratto, nullo, annullabile, imprenditore, impresa, ditta, azienda, insegna, funzioni, Freud, e molta emozione dopo, dopo averle spiegate, ovviamente.. “Signorina, cosa pensa di voler fare da domani?” Tante risposte: scienze della formazione, ostetricia, psicologia, volontariato. E’ andata. Bravissime. Avete scritto una bellissima pagina di storia indimenticabile.Qualcuno la sognera’ ancora, ma non fa nulla. Servira’ a restare sempre giovani. Buone vacanze. Ah: “goodnight”.
Europei di calcio 2016
Sotto la tettoia di Porta Palazzo si contano piu’ etti piu’ che kg. un po’ come le diete quando si cominciano e quando di kg la bilancia manco a parlarne. Un’alba cortissima ha dato origine ad una bellissima mattinata. Il 4 scarica i suoi passeggeri dalle mani vuote e carica quelli dalle mani piene: la spesa e’ stata fatta. Il jumbo tram e’ una porta girevole ad ogni fermata, da sud a nord e viceversa. Chissa’ quanto avranno da raccontare quegli ortaggi e quella frutta e chissa’ quanto ascolteranno quando saranno adagiate su di una tavola o depositate al fresco di un frigo. Ora non resta che preparare, dopo la corsa al tram e su questo. I profumi di frutta e verdura non si fanno mai mancare sotto la tettoia. Ortaggi sempre a buon mercato. Basta solo attraversare tra il coperto e lo scoperto, due scalini e una lingua di pietra che divide i banchi. L’orologio, fuori, batte la sua ora da cento anni. Senza alcuna stanchezza. Un’occhiata qua e una la e vissero tutti felici e contenti. Un saluto al Cottolengo et voila’ siamo davanti la tv in Francia. L’ultima volta furono 4 gol incassati e molto altro ancora. Fu la fine dell’ Europeo 2012. E dell’Italia calcistica. Ora pero’ e’ tempo di marsigliese. E’ cominciato l’europeo della Francia dice il tele-cronista. E io…scrivero’.
E cosi e’ stato. La serata era fresca, l’ideale per uscire di casa, fare 4 passi senza avere nesdun appuntamento o incontro programmato. Cosi, per sentire il rumore dei propri passi in una di quelle sere che fanno d’anticamera alll’estate. Le persone si lasciano le storie non terminano. Quasi mai. Pezzi di vetro risuona in una di quelle stanze lasciate aperte e affacciate sulla piazza mercatale piu’ grande d’Europa. Una musica gradevole. Mi lascio cullare mentre ne capto il senso. Le persone si lasciano le storie non terminano mai. Talune piacevoli da ascoltare anche senza il sonoro.
Tempo Elezioni. A meta’
Archiviato il primo turno ci siamo svegliati lunedi mattina a…meta’ strada. Meta’ come il tempo a meta’ decisione. Caldo, pioggia, fresco, temporale. Si va al ballottaggio. Naturalmente per i politici “tutti vincono e tutti perdono”. Ora e’ tempo di apparentamenti anche se nessuno li vuole. Almeno cosi dicono. Si va al ballottaggio: o Fassino o Appendino. Anche le circoscrizioni sono state “spogliate” oramai gia’ da un giorno ma tanta era la stanchezza per scriverne. Non posso e non voglio. E poi, ora le forze servono per altri scrutini. Bellissima esperienza nella sezione C. con numerosi incontri e storie raccolte. Emozioni allo stato pure. Un anno scolastico che volge al termine. Si chiude un anno. Tra poco sara’ archiviato a parte un’appendice: la sedia della maturita’ e la penna che fara’ “clap clap”. Ma non sono le mani a farlo? Intanto piovono gli invite per pizze e cene. Ma saro’ coerente. Pet il resto….ho iniziato 4 libri ma non riesco a concentrarmi su uno. Rientro dal lavoro sotto un’afa (altra meta’) e il benzinaio innaffia le piante. Ecco, un gesto che contiene voglia di mare. L’estate sta arrivando. A meta’.
Si sceglie il Sindaco
Torino si e’ svegliata. Buongiorno. 696 mila torinesi alle urne. 12 mila eletori in meno rispetto al 2011. Ora la parola ai cittadini. Prima era dei candidati, delle scarpe, bocce, scope, nuotate, mercati e santini distribuiti a piene mani coi giornalisti che ci hanno informato quanti il pensionato X ne ha totalizzati in 2 km di via Garibaldi, da piazza Castello a piazza Statuto. A ciascuno il suo. Sciascia? No. I candidati sindaci. Tempi e spazi. Dalle 7 di questa mattina alle 23. Poi lo spoglio. Delle comunali. Domani dalle 15 ci sara’ tempo per le circoscrizioni. Spazi: 919 sezioni contenenti Presidente, vice e scrutatori. E poi uno stuolo di rappresentanti. Degli scrutatori, alla faccia del bisogno, in 400 hanno rinunciato. I giornali fanno eco: “prontamente rimpiazzati”. Ricordatevi di andare presso l’ufficio elettorale se sulla scheda dovesse mancare spazio per il bollo. E ai Presidenti di non far votare se la scheda fosse sprovvista di spazio. Prima “cammello poi soldo”. Il tempo non e’ dei migliori anche se non e’ quello desctitto da Calvino
nella sua famosa giornata di uno scrutatore ma poco ci manca.
Da segnalare: signora, elettrice, colta da malore in un seggio della 7. Nulla di grave, fortunatamente.
In una sezione di corso V. Scrutatrice sostituta della sostituta per malessere.
Percentuale di votanti nelle sezioni “visitate” 12 per cento.
A Torino a mezzogiorno 14, 05 per cento.
Alle ore 16.50.:viaggiamo” intorno al 25 per cento.
Ds segnalare in una sezione il lutto di una scrutatrice che nella giornata di oggi, giustificata, ha abbandonato il suo lavoro. Unica nota dolente e’ che non sara’ sostituita (cosi dicono i componenti della sezione: 65 e qualcosache non dico).
Ora entro in quello che e’ stato “il mio”…
Sono uscito dopo aver siglato pacchi di fogli e la direzione e’ Torino Nord: da quanto tempo e che strane sensazioni. Un gruppo fi “saggi” all”uscita dalla disco aggancia “sagge” e si scambiano numeri. “Sei su fb dice lei a lui”.Rido da morire…bella “gioventu”. Il concessionario ex e’ un delirio ela ex Stazione Dora idem. Peccato. Oramai ci sono quasi: le “torri” che segnalano a quanti arrivano da Milano l’inizio della nostra citta’ davanti e il grattacielo, dietro, e in mezzo tante cicatrici. Stradali. O sulla strada o la strada. J.K.e L. scriveva e leggeva.
Alle 20.25 dell’ora dell’orologio scolastico entro e chiedo. Soltanto una sezione ha raggiunto il 50 per cento tra tutte quelle da me “visitate”.
Le porte stanno per chiudersi e tra poco dagli scatoloni uscira’ il responso. Una domanda: ma se domani all 15 si riprendera’ lo spoglio per le circoscrizioni non si poteva votare in due giorni? Cioe’ spiegatemi una cosa: dove e’ il risparmio. Incredibili. Buonanotte. Italia.
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Processione
La processione si e’ appena conclusa. Eppure qualcosa resta. Addosso. Appiccicato. Come la cera delle candele sull’asfalto di una strada in costruzione. Come il sudore dopo una lunga camminata. Sotto le suole delle scarpe, che poi, quando rientri a casa, ti butti sul divano, sciogli i “lacci” e scopri quanta umanita’ ti sei portato appresso. Pensa che pensi: i bus, i tram, autisti che aspettano che il solito percorso venga al piu’ presto ripristinato. E ancora lenzuola e coperte, le migliori sui balconi, applausi. Passa il carro. Applausi. Un tempo c’erano “quelli del Cottolengo” a guardarci e gli ammalati forse eravamo noi. E davvero quello era un miracolo. Eravamo noi a esporci. Oggi il percorso e’ modificato. Sulle finestre dei post it di ogni colore richiamano gli impegni. Di oggi e domani. Che ci sara’ da fare in quella casa?Sara’ maschio? Femmina? Ragazze e ragazzi che si trovano in questa “mini autostrada” e cartelli di appartenenza. Giornate giovanili, oratori, citta’, regioni, anni, mesi, tutto si mischia tutto si tiene. Ricordi che hanno fatto storia da ricordare a scuola domani, racchiusi in pochi giorni: il compleanno di Diego, il caro “vecchio sindaco di Torino, il compleanno dello statuto dei lavoratori, e poi Peppino, il film da vedere, Falcone, Borsellino… domani. Oggi e’ questa umanita’ che cammina, prega, chiede, pensa. In cammino, ai lati delle vie, quasi per non farsi vedere. Joseph Conrad, il quotidiano. Che dice? “E’ impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verita’, la sua sottile e puntuale esistenza”. Ci sono “gas” che provano a stare insieme. Temperatura e pressione sono al punto giusto. Si combinano bene, come l’azoto, l’idrogeno per fare l’ammoniaca. La temperatura e’ costante cosi come la pressione. Dovessero mutare…amici come prima. Ognuno per la propria strada. Qui, no. Non provarci e’ peggio della solitudine, provarci e’ aiutare se’ e gli altri. E’ forte questo odore di cera mischiato al profumo dei fiori bianchi. Stordisce parecchio. L’orologio segna le 23 circa. Il percorso ultimato. Il carro sulla piazza.
Una mano
Una stretta di mano, dalle parti di Porta Palazzo e’ tutto. Un affare concluso, un saluto, la ricerca nella borsa, la mano che afferra il sacco della spesa, prima del lavoro, una bilancia, il resto da dare, i libri in mano e il blocco degli appunti stretti per l’ultimo ripasso, perche’ si sa, l’Universita’ e’ qui a due passi. Oltre il fiume Dora. Dopo Moiso, altra celebrita’ del gusto buono -buono torinese. Sarebbe cosi bello scrivere di un incontro, un uomo, una donna, la portiera dell’auto appena aperta da una mano e una gamba fuori, e gli occhi volti velocemente verso l’alto, per vedere lo stato del tempo, e un po’ verso lei, i suoi occhi, cosce coperte da un vestitino a fiori, camicetta bianca e… Proprio li, dove c’erano le rotaie del tram, ci sono loro. La luce che lentamente lascia spazio alla sera, e un tram che prende congedo dalla citta’ direzione “deposito”. Un appuntamento incombe, la scuola che chiama ancora anche quando termina e vorresti staccare un po’ la spina. E io che decido cosi di spostarmi oltre l’edicola, verso quel mezzo porticato di un palazzone anni ’50, il balon sulla destra, la prima, via Cottolengo, la seconda. Imbocco questa, la seconda. Un incontro, un’intervista, dopo “la giornata di uno scrutatore”, anni ’50, la “giornata di un rappresentante di lista” anno 2016. Entro, il mondo di Calvino, il cortile, la Chiesa e le scuole. Una stretta di mano, cerchi concentici, il mondo, il profumo, il tempo, le distanze, le emozioni. Tutto in una mano. Mediata da una suora. Una meningite contratta da piccola ha isolato per sempre una donna dai rumori, colori, voce, ma non dai contenuti, dalle emoziini e vita. Mi raccontera’ nel ncorso del nostro incontro 50 anni di vita sua e storia attraverso una mano. Una mano. La sua e quella della suora. Il mondo, suo, interno, ed esterno, comunicato attraverso una mano.
“Ti leggo nel pensiero”
Invischiato tra “i contadini” e i loro ortaggi, frutta, uova appena “raccolte” dal pollaio di Bandito, elisir di lunga vita e pillole per arrivare a cento e oltre, e intrappolate le mie orecchie tra i “venghino, venghino, madamine, abbiamo le primizie” dimentico di accorciare la strada e incrociare le meno gridate e le meno “strusciate”. “Avrei potuto tagliare all’ interno del reparto coperto, tra formaggi, insaccati e fettine, lasciandomi alle spalle il Duomo, per incrociare la fontana e il passaggio pedonale…e invece…”… Ma si sa che i pensieri…E invece talvolta non si sceglie. Sono gli altri a scegliere per noi. La confusione che ti viene incontro, il caos che fa al caso mio, tu. “Solo tu” cantavano i Matia Bazar. Nella tasca un paio di biglietti, uno del treno, l’altro, il titolo di una canzone.
Tutto quello che apparentemente puo’sembrare distante in realta’ non lo e’ mai. Il caos, cosi mi hai portato a credere, e ora dell’ordine mi importa poco. E cosi non lo sono i due biglietti, ripiegati nel fondo della tasca. Il treno, il caso, e cio’ che unisce, due persone, le chiacchiere, cosa fai, cosa ti piace, cosa leggi e visiti e che lavoro svolgi e poi, ” buonasera signorina, ma lo sa che lei e’ molto carina?Anzi, e’ carina da morire…Ma questo poi, era Baglioni. E poi la stazione, cio’ che divide. Prima un sorriso lungo una vita e poi il sale di una lacrima. E qui, cio’ che unisce sono centinaia di migliaia di parole, sparse al vento, cosi, dettate dal caso, da una postura, da una mimica facciale, come queste centinaia di persone che si incontrano, cosi, per caso, con visi di ogni colore. E pensieri, voltati e rivoltati come questi oggetti, abiti, scarpe, dall’altra parte dei contadini, dove gli occhi a mandorla sono le bandiere puntate: “signole, signole, complate. Legalo, legalo”. Mani che toccano, mani che si sfiorano, mani che si toccano, scrivono e comunicano. Mani che sfiorano, che leggono e interpretano. E …”ti leggo nel pensiero”. Eccolo il post che avrei dovuto appiccicare su una pila di libri. Ma di Pila, “ora” non mi resta che questa, una porta. Per quanto bella e antica, come “l’ora”. Anzi, Porta. “Ti leggo nel pensiero” e ogni pensiero di quella, di lei, la porta a me. Avrei voluto che me la portassi, tra le mie mani, e me la cantassi, addosso, affinche’ ne sentissi da te, il suono e le parole. “Venghino signole venghino, complate abbiamo anche i legali”. Bella Porta Palazzo, bella la 7. “Bella prof” come dicono gli studenti quando mi incrociano porgendo le mani. Bella che? E tu che mi leggi, dopo che ho scritto, canta ancora, “ti plego”: “Ti leggo nel pensiero”.