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Notti bianche-bianche notti

Nei giorni scorsi e ieri pomeriggio, lungo le strade, i vicoli e i corsi del nostro capoluogo, “fioccavano” e ancora fioccano gli auguri di buon Natale.  Mancavano solo i pacchetti nelle mani e le renne.Ovviamente per canzonare  un po’ questo tempo così bizzarro, a suo modo e…tempo. Burian in giro per l’Italia, ha soffiato gelo e  non ha tardato ad annunciarsi e così al suo primo scampanellio,  la strada ferrata è andata letteralmente in tilt: treni in ritardo a Nord come al Sud, per un’incolpevole Orte. Scaldiglie, deviatori, binari, tabelloni,arrivi e partenze,a tre numeri o cancellati. Immagino lo spettacolo fruibile dalla terrazza di Roma Termini. In alcune citta’ molti hanno gustato l’extended play di una dimentica aggiuntiva. “Riposo forzato”. “Tanto domani è domenica”, cantava qualcuno, anni fa. Anche se domenica  non lo è stata. A Roma qualcuno ha rispolverato gli sci al Circo Massimo dopo una nevicata di qualche centimetro e foto a km in ogni dove. Le nevicate non terminano mai e cosi le “notti bianche” ceratamente continueranno come quell’insondabile mistero che è l’amore. Da par mio ho terminato la rilettura di “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia. Federico non ha trovato la sua Laura, ma Lucia, capelli neri e occhi verdi. Un amore a Brancaccio, nel libro e tanto amore per i libri, un po’ come il loro comune denominatoe Padre Puglisi. Leggiamo in classe le frasi migliori e le commentiamo. Una mano si alza e mi dice:”Prof.  ma i personaggi di questo scrittore si innamorano sempre di brune con occhi verdi, altro che Laura”! Ora, in teoria divrei controllare l’affermazione della ragazza e leggere il libro, ma con D’Avenia, ora, “passo…parola”.

 

9 luglio

Domenica 9 luglio… giornata di memoria e storia. Termini sembra in aereoporto:uscita,  entrata,  gate,  lettera. L’attraverso da parte a parte entrando da via Marsala. Sul lato opposto un salto veloce a Santa Maria Maggiore. Cappella “Paolina”  a sinistra e “Sistina” a destra,  il soffito a cassettoni d’oro,  proveniente dal Peru’,  come dono,  ad Alessandro VI,  il Borgia. A sinistra della Basilica,  al suo interno, la cappella ideata da Michelangelo.  Rapidamente cerco di interpretare mosaici e pitture che riproducono l’Antico e il Nuovo Testsmento. Troppo in alto e con occhiali deboli. Mi sforzo. Aguzzo la vista e mi aiuto con un libro. Doppio giro andata e ritorno in “stile olimpionico”. E poi il Presepe, capolavoro di Arnolfo di Cambio visitabile nel museo.  Esco,  “recupero” velocemente un bus direzione Campidoglio. Ai musei capitolini c’è  “Pinturicchio,  pittore dei Borgia” e in altro cortile dello stesso museo, Caravaggio, la sua zingarella che legge la mano al giovanotto e intanto gli sfila l’anello e il San Giovanni, quasi con un ghigno beffardo, poi tanto  Guercino,  Domenichino,  Cola Dell’Amatrice…il  Baglioni,  a destra del grandissimo quadro,  pala d’altare.

Due anni fa si “discuteva” oggi  si osserva,  si analizza,  si studia…Due anni fa si pensava di concludere un ciclo gettando fogli all’aria mentre in realtà  si ricomincia tutto,  ogni giorno.  Una ragazza sfoggia davanti a me una maglietta:” La vita è  a colori: scegli quelli giusti”. Ecco,  questo è  il parametro giusto.

Tivoli

Pochi minuti alle 9 sotto l’atrio di Roma Termini. Lascio la capitale con il suo azzurro teso che annuncia solo caldo per tutta la giornata. Solita estete romana. I treni vomitano e ingoiano in continuazione e i giapponesi o orientali i  tutta questa girandola sembrano essefe i piu’ felici. Ho evitato la coda alle biglietterie acquistando direttamente dal giornalaio i biglietti A/R per Tivoli. Si,  ci sarebbe stato anche il bus da Tiburtina,  a… e’ fastidiosa l’aria condizionata. Quindi,  treno. Binario 11,  per Avezzano. Alcune fermate e di queste ricordo Tor di Nona, Bagni a Tivoli e Guidonia. Dopo un’ora,  ecco Tivoli. Direzione,  Villa d’ Este,  gioiello Rinascimentale. Durante il tragitto, Roma si allontana lentament e Avezzano e Pescara si avvicinano e mi riavvicinano così i ricordi. Il cielo azzurro e’ teso,  e la possibilita’ di una nuvola neanche a pagarla. La prima cosa che mi viene in mente osservando il panorama cullato come un bimbo da questa nenis indotta dal  treno è  “Pane e Vino”,  libro di Ignazio Silone. Che bel libro! Forse l’altura con le sue montagne o forse la maturita’ appena conclusa. Di ricordo in ricordo ecco la cittadina di Tivoli,  la collina,  a destra e su in cima una croce, la fontanella della stazione presa d’assalto,  l’uscita dalla stazione,  a destra,  la curva,  la strada piu’ lunga per arrivarci,  alla villa, (la passerela e’ sconosciuta a chi vi accede per la prima volta), poi Villa gregoriana,  pero”,  no,  io devo andare a Villa d’Este! . Semmai,  poi… Biglietto,  entrata e… spettacolo affascinante! Le stanze,  con tutte quelle pitture,  le storie e le 12 fatiche di Ercole,  gli stemmi,  la mitologia,  la cappella Estense,  dove il figlio di Alfonso d’Este e Lucrezia Borgia,  Ippolito II d’Este intorno al 1550,  dove dal suo convento di Santa Maria Maggiore dove era stato destinato,  si rese subito conto di come erano lontani i fasti della sua Ferrara…fino all’incarico per nuovi giardini e fioriture…

A Roma

4-3-2017-foto-borrelli-romanoDi Roma è  già stato scritto tanto ma è  sempre poco comunque. Ti si apre il cuore. Talvolta lo spacca anche tanto,  che a ricordarsi bene qualcuno (Niccolo’ Fabi) ci fece su una bellissima canzone,  “Lasciarsi un giorno a Roma”. (Pero’ ae ci si lascia,  ci si “acchiappa” pure! ).  L’aria,  appena scesi dal treno,  la riconosci fra tante differenti (si perché  l’aria mica è  unica! ): e’ la stessa di sempre: ti si appiccica addosso,  come una vecchia conoscente giunta a prenderci.  Odore di pioggia e di primavera e vento marzolino che intensifica il suo vociare,  con forza,  impattando sul viso  all’uscita dalle stazioni,  Termini o  metro che siano. Era da un po’ che mancavo dalla città  Eterna e che  non solcavo la periferia romana,  gli inizi della Tuscolana,  la dove si perde la citta’ verso la finzione di  Cinecittà, e il piazzale della metro e dei bus,  Anagnina.. . (era almeno dal tempo delle manifestazioni! quelle oceaniche! ) ed e’ stato un modo per pensare al grande Pasolini. Le piante sono fiorite e qui diversamente da Torino,  sembra aprile.

Roma  ormai non sorprende piu’,  frizzantina come è. Ti avvolge e non puoi farci più niente.  Lasci che sia. Un cartello informa sul meteo di domani20170304_081838. Un altro che siamo a Roma. Un altro ancora i minuti a San Giovanni,  qui,  dalla Tuscolana. Quella cosa,  “Roma” a sfondo bianco, a dire il vero,  fa molto Lucio Battisti a cavallo con Mogol,  mentre entravano nella capitale,  anche se,  la data odierna fa tanto Lucio,  l’altro, il  Dalla.  Quanto mancate entrambi! In ogni caso,  poche cose da scrivere. Cerco Palazzo Barberini,  ecco su cosa cade la scelta odierna del cosa vedere. Un palazzo che sa di storia,  politica e arte. Tante cose da vedere ma a me interessano alcuni autori su tutti: Raffaello,  Caravaggio,  Guercino,  Guido Reni. La Fornarina di Raffaelloraffaello-fornarina-roma-borrelli-romano-foto e la Giuditta di Caravaggio20170304_155946. La meta,  seconda,  dopo l’impegno di facolta’,  in realtà  era visitare altro ma poi la voglia di vedere quelle  opere e’stata davvero determinante, decisiva,  impellente. E cosi e’ stato. Due soggetti femminili davveto belli. A starci ore a guardarli e studiarli. Probabilmente ci si potrebbe innamorare.  E cosi il pomeriggio è  trascorso in compagnia di queste bellezze.  Poi,  ancora un ripasso al San Luigi dei Francesi,  ancora per Caravaggio e…. Quirinale e roma-quirinale-4-3-2017-foto-borrelli-romanoFontana di Trevi.

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Conero-Ravenna-verso Roma

Causa mal funzionamento pc ho dovuto interrompere la descrizione del viaggio che si e’ concluso a Ravenna dopo una breve puntata a Pesaro. A Ravenna un veloce “ripasso”dei mosaici presso s. Vitale e S. Apollinare Nuova e una lustrata alle vetrine e ai dolci del bar-psticceria Ferrari. Ravenna.Ferrari.5 7 2016 foto Borrelli RomanoRavenna.Bar Ferrari.Foto Borrelli Romano20160708_075931

Ravenna 5 7 2016.foto Borrelli Romano.  Una visita al mare e un’altra tra le dolcezze infinitedel bar pasticceria Ferrari. Questa mattina il viaggio riprende e continua la bella estate.

20160708_122346Roma Termini. Ore 12. 15.  Un pochino di ritardo ma riesco a tollerare e a perdonarlo. Binario 2,  carrozza 11 che diventa prima,  testa treno. Via Marsala,  qualche passo per la chiave e mi butto dentro.  Ma, solo il tempo  di lasciare lo zaino e poi perdermi nella citta’ eterna.  Piazza della Repubblica,  un’occhiata come sempre a Santa Maria degli Angeli per contemplare il capolavoro di Michelangelo. Starei ore ad ammirare questa notevole struttura.  Via Cavour e la prima cosa che cerco e’ il Mose’ in San Pietro in Vincoli. Chiusa. Riapertura per le 15.  Opto allora per il Colosseo,  appena restaurato. E’ stupendo. Poi via Claudia e sono al Celio. Lavori per la metro fervono. Non c’e’ che l’imbarazzo della scelta.

Torino 8 7 2016 foto Borrelli Romano

La Storia

20160208_185827Non ho molte cose da scrivere se non pensieri da offrire. Tra ostacoli di varia natura, finalmente son riuscito ad andare “app-asseggio” sulle orme de “La Storia” di Elsa Morante. E’ stato un tour emozionante, tra le strade e le case dello Scalo San Lorenzo. Il libro in mano, La Storia, coi passi gia’ segnati, un ombrello nell’altra. La geografia della capitale, della citta’ eterna, di un quartiere si distende davanti a me e sotto i miei piedi. Marciapiedi, vie, svolte, le mura in fondo a via dei Volsci e un treno in manovra sopra la massicciata che tossisce.   La vita delle botteghe, in questo fazzoletto da vita col suo linguaggio, colori, odori di botteghe varie.  Roma e’ bella quando pioviggina. Roma e’ bella quando c’e’ vento. Roma e’ bella quando i treni rasentano quel “torrione” sulla massicciata e io …la Storia, mia e di…Ida, Nino, Bliz me la coccolo.20160208_093806 Che bella. Due ore, da via dei Volsci20160208_093849, il 15, 20160208_094845la scala D, il cortile, “sfogliando” vie del libro. Il mio preferito. Entro, chiedo, nessuno sa rispondermi:” aho’ che hai mai sentito de la Morante? Qua ce sta uno…..”. Peccato penso. Le insegne degli alberghi oltre il tunnel, un’altra storia, con inizio e fine. Nomi di donne. Roma, Roma, Roma. Roma 8 2 2016  foto Borrelli RomanoRoma e’ bella quando il fiume compie il suo cammino, lentamente, come un pellegrinaggio,  ed io inconsapevolmente, quando il giorno cede il passo al tramonto, partecipo al sorgere di un nuovo amore. Due ragazze si tengono per manoRoma.foto Borrelli Romano8 2 2016, parlano in inglese, ma uno, linguaggio,  e’ maccheronico. Sul ponte, isola alle spalle, si fermano, mi chiedono di farle una foto. Si abbracciano, si baciano. La foto e’ stata scattata,  ma loro continuano a baciarsi.  Si son dimenticati che ho il loro I-phone. Non disturbo il “neonato” e per far passare tempo,  attivo il “video”. “It’s the first kiss”, mi dice quella “maccheronica” smettendo di baciare l’altra, tenendole i capelli.  Una mano compare e scompare tra quella masssa di capelli. Poi mi guarda e quando capisce che sono italiano mi informa che la loro, o la sua passione e’ appena nata. “Sto bruciando”, mi sussurra. E’ avvinghiata, mi manifesta l’amore per l’altra. Ha l’aria di chi vorrebbe dirlo al mondo intero. Si giustifica. “I miei non lo sanno” mi dice…si avvicinano entrambe. Sono bellissime. Due more, capelli lunghi, lisci una, crespi l’altra. Occhi scuri. La straniera ha un piercing e mi guarda quando parlo. Vorrebbe che la sua”fiamma”traducesse….porgo il cellulare e bacio ad entrambe le mani. Si dicono parole dolci, scrivendole nel marmo di una citta’ eterna: Roma, Amor, permutazioni matematiche. La fontana di Trilussa, Testaccio il corsodegli amori.

Ciao ciao Roma

9 12 2015 Roma,foto Borrelli RomanoCiao ciao Roma. Presumibilmente, per un po’ non ci vedremo. Ho gia’ dato. Delle tue bellezze (ma anche no) ne ho fatto la scorta. Capita. Caspita. Riesci sempre a far si che certe storie finiscano proprio qui, da te, nel tuo seno. E a questo termine aggiungo una riflessione. Chissa’ perche’ ma continuo a pensarti e a pensare alla Pieta’ di Michelangelo: Gesu’, un corpo di ragazzo, Maria, giovane e bellissima, con poca sofferenza, che accoglie un corpo, morto, dilaniato dalle sofferenze nel mentre lo offre in dono.  A noi. Maria sempre giovane. Ho rivolto a quell’opera un lungo periodo di attenzioni e meditazione,  e di tempo come non avevo mai fatto prima. Storie che terminano, a Roma, sostenevo. Vero, e altre cominciano pure. Mentre attendo “un sorriso” lungo il viaggio (e ti assicuro che ne avrei bisogno!) osservo il tabellone, treni in arrivo e partenza. Niccolo’ Fabi canta “lasciarsi un giorno a Roma”. Un treno in arrivo da Grosseto scarica pendolari e studenti. Per uno scherzo del destino il tabellone, “in un momento” segna 1997. Quel treno “vomita”  passeggeri come fossero un fiume, come certi ricordi che si attaccano e si “incrostano” sulla pelle, nel cervello che come spugna restituisce quando non vorresti e non vuoi,  non terminano mai e “ingolfano” il presente caricandolo di passato .”Via, via, gridi tu, ” il pizzardone del momento avendo solo voglia di riportarti e rapportarti alla realta’. Torno sui miei passi, al presente la’ dove il treno e’ arrivato e scarica passeggeri. Ne osservo un paio per l’esercizio che svolgo da un po’ di tempo a questa parte. Una ragazza mi pare americana. Avra’ una trentina d’anni. Mi piace il cappotto, color cammello, aperto, pantaloni scuri, a sigaretta,  la camicia a fiori, i capelli legati, castano chiaro e viso roseo. Nessuna riga sul suo viso. Gli occhi, nocciola, non sono smarriti, anzi. Due perline gentili sui lobi delle orecchie, una borsa, lucida, rossiccia, di quelle femminili e un piccolo trolley. L’altra ragazza ha fattezze orientali e un sacco colorato, peruviano al cui interno un sacco di cose da raccontare. Mi incuriosisce. Non ne indovino la sua eta’, ma e’ cosi per tutti i visi da orientali. Mi incuriosiscono entrambe. Intanto il tabellone segnala il mio treno, binario e ora. Il treno si avvia al rientro, alla quotidianita’. Prima pero’, ancora un sorriso. Per favore.

9 12 2015 Roma,foto Borrelli Romano
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Roma 9 12 2015 foto Borrelli RomanoHo scrutato talmente tanti volti che mi e’ venuta voglia di ripetere gli esercizi per…scriverci un racconto. E’ bello vedere l’alba distendersi e avere voglia ancora di “ubriacarsi” di poesia e virtu’ e altro ancora. Dimenticavo: quando scorrono i titoli di coda ci sono sempre i ringraziamenti da fare. Anche se sono stati giorni di “lavoro” (sere, in realta’, meglio, frazioni di sere, dedicate al prossimo) i ringraziamenti sono dovuti. Ero, eravamo, siamo stati ospiti e quando si e’ in questa condizione bisogna sempre rispettarne le regole che la comunita’ si e’ data. La Caritas di Roma che ha permesso il “progetto” (pilota. Per quanto mi riguarda, ora mi tiro fuori.La scuola se vorra’ , se riterra’ opportuno, organizzera’. La Caritas mette a disposizione una foresteria per chiviene da fuori) nel seguire, coordinare e vigilare un paio di studenti nel servizio di volontariato presso la mensa di via Casilina e i Salesiani di Torino Maria Ausiliatrice e Roma che mi hanno incoraggiato nel portare a termine questo compito.  Provare ad uscire dall’autoreferenzialita’ era l’obiettivo. La tendenza e’ lasciarsi avviluppare da un individualismo troppo esasperante, dimenticandoci presto dei bisogni. Spero che gli appunti di viaggio, di tutto questo viaggio, possano essere raccolti nella Rivista di Maria Ausiliatrice  di Torino. Prima di tornare a scuola (alle 12:17 avro’ lezione), un sorriso, per favore. Almeno lungo un viaggio.

Alle 11: 40 il viaggio e’ tetminato.Mi infilo nel sottosuolo alla ricerca della metro, direzione Lingotto.Alle 12: 17 avro’ lezione. Fino a questa sera. Cosi avviene tutti i mercoledi. Ho un sacco di materiale, foto, libri e opuscoli e devo ammettere di aver camminato tanto quanto ho visitato, studiato, letto e lavorato. Ma tutto questo e’ avvenuto con un sorriso. Lungo un viaggio.9 12 2015 Roma foto Borrelli Romano

Verso Roma

20151204_162329Che bella e strana idea. Trascorrere questi giorni di vacanza a Roma. “A fare che?” Mha’, questo lo scrivero’ di volta in volta. L’unica cosa certa e’ che contribuiro’, nel mio piccolo, ad aprire una “porta”. Il tempo e’ grigio, e non so cosa stia per annunciare, se neve o pioggia. Vedremo.  Appena “strisciato” il badge” saluto la scuola per qualche giorno anche se, a dire il vero, non sara’ del tutto cosi. Un pranzo veloce, un saluto a mio padre che mi domanda “Quando torni? Quando torni?” e una occhiata veloce ai lavori di corso Principe Oddone e corso Inghilterra.

Ricordo prima di cominciare il viaggio che nella mia circoscrizione, la 7, Aurora-Rossini- Valdocco inizia oggi il Bazar, un mercatino retto dal volontariato e da volontarie che dedicano energie e tempo al servizio dei piu’ bisognosi. Fateci un salto: sara’ per un’opera a fin di bene: dove?salone parrocchiale Maria Ausiliatrice. Basilica Ausiliatrice,  a Torino. Tempo zero e passa gia’ il controllore. Dovrebbe vidimare, almeno nella mia ottica “ghutenberghiana”. Resisto ancora una volta nel mio fare tradizionale: unico a “sventolare” il biglietto cartaceo nel giro di una decina di posti. In molti infatti allungano lo smartphone come fosse una bandiera. A dopo, allora, per la restante parte del racconto, dall’interno di un treno “ingoiato” che fugge e sfugge dalle e nelle nebbie padane.20151130_174250

Per ora: Torino Porta Susa ore 16:25, lasciata da poco. La Freccia corre verso Roma.

A Milano Rogoredo il treno ha 5 minuti di ritardo. La mia vicina lavora al pc come se fisse in  ufficio e continua a telefonare…in ufficio.L’altra davanti e’ immersa nella lettura di un libro giapponese, Murakami, e chi ho davanti, indossa una felpa “North  Sails” e ascolta musica. Un gruppo di ragazze appena salite sfodera cappotti grigi spigati, altre blu avvolte in splendide sciarpe bianche all’ultimo grido con pettinature di fresco. “A Roma, a Roma” urlano felici come ragazze delle superiori in gita. La voce metallica annuncia che la prossima fermata sara’ Reggio A.V. facendo cosi economia sulle parole “non dette”.

Alle 17.55 la voce metallica annuncia “con dispiacere che oggi il servizio bar ristorante non e’ in funzione” mentre e’ disponibile un “bar mobile”.

Alle 18:15 il treno entra nella nuovissima stazione di Reggio Emilia A.V. La mia vicina continua a pigiare tasti al pc e parlare al telefono.Una “dannata” del lavoro. Beata lei che ne ha tanto.

Alle 19: 15 il treno entra a Firenze Santa Maria Novella. Passa il carretto gridando o cantando,( il che e’ lo stesso”) che “vendeva gelati”. In realta’ incontra i 4 viaggiatori della parte opposta alla mia, “lato corridoio”,  che avevano gia’ fatto scorta di birre, da lui poco prima. Ho scoperto cosi chi e’ l’uomo mobile. Si salutano come si conoscessero da una vita. Ordinano altre 4 birre. Sento “16 euro”…e immagino gole secche e….tasche vuote. Affari loro. Anzi, no. Della societa’. I viaggiatori intanto scolano. Ma scopro essere generosi.Offrono e allungano pizzette bianche farcite condividendo il loro pasto.

Il treno si rimette in marcia verso Roma.

Alle 20.30 ci avviciniamo a 250 all’ora verso Roma. Ci siamo. Quasi.

Sono le 20.45 e ci apprestiamo ad entrare nella stazione di Roma Tiburtina.

Alle 21 circa approdo a Roma Termini. Il tempo di lasciare lo zaino e mi aggrego ad una struttura di volontariato che tutti i venerdi distribuisce panini, pizzette e the ai piu’ bisognosi. Ascolto storie, bisogni, necessita’. Dal gruppo di volontariato si stacca qualcuno, borsoni alla mano, e raggiungono alcuni punti di via Marsala, dove in molti si preparano a passare la notte. Un the, un panino , un sorriso e una parola.Poi, la buonanotte. Non fa freddo ma e’ triste e stringe il cuore vedere tanta umanita’in quelle condizioni.20151204_21302820151204_21383720151204_210638.jpg

Je suis “en terrasse”

20151121_074156Torino, 21 novembre 2015.Ore 7.00. La citta’ ancora assonnata si stropiccia gli occhi, un po’ annebbiati come a tutte le sue ore, del giorno e della notte. Il cielo  di Torino “piange” lentamente e il freddo e’ pungente. Dal soffitto lattiginoso il cielo  piange di dolore. Sono stretto nel mio cappotto: e’ di qualche anno. S. ci lascio’ le sue impronte e il suo odore e un po’ di quell’azzurro-verde dei suoi occhi, uno piu’ verde dell’altro, mi diceva, fino a quando pensai fosse giunta l’ora di vederli da vicino. Trmendamente belli e profondi. E cosi mi avvicinai sempre piu’, a lei, fino a quando, lei, si allontano’. “Si dice che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati. Impronta: segno incavato o in rilievo” (Dora Bruder, Patrick Modiano). Mi stringo nel suo interno (del cappotto) per patire meno il freddo, una borsa arancione con libri e giornali mi accompagna, direzione  Porta Susa. Diciamoci la verita’: ho voglia di poter dire “je suis en terrasse” e godermi la liberta’, per e di questo viaggio. Voglio staccarmi da pagine quotidiane di giornali e tg e vedere un po’ cosa capita al fine di poter rispondere alle numerose domande dei ragazzi,a scuola, (terrorizzati) relativamente a quanto accaduto a Parigi e ilsuo riflesso. Scale mobili, biglietteria. Allungo 109 euro per un biglietto di prima classe a Roma. E il ritorno, a parte. Sono le 8.00 e la freccia 9615 per Roma Termini spunta ed e’ pronta. Semaforo verde. Pronti, via, sfreccia. Arrivo previsto: 11.55. Qualche sedile piu’ avanti una giovane donna estrae libri da una borsa in tela con tante scritte: “Paris”.  Mi piace, l’idea. La osservo e lei si sente osservata nella sua borsa. Mi sorride. Ha uno sguardo alla Laura Morante, “una donna”. Mi piace. Avrei voluto porgerle delle rose. “In un momento”. “Giornali?” la domanda di una signorina  trenitalia che spunta dal fondo del corridoio. E si posiziona col carrello aggiungendo   un “dolce o salato?” Poi lentamente dopo tanta fretta della durata di 45  minuti “infiliamo” sotto le volte di Milano Centrale, poi,  e’ la volta del passaggio veloce da Bologna sotterranea, e Firenze con la sua pioggia obliqua che si stampa sui finestrini. Il finestrino e’ un foglio le gocce una scrittura. 15 minuti di ritardo e…sono a Roma Termini. Scendo dal treno. In  molti attendono oltre i varchi. Sotto le volte di Termini. Militari “corredati” di fucile e forze dell’ordine, pure, posizionati ora qua ora la. Compro due biglietti metro e mi infilo nella pancia direzione Battistini. Ad Ottaviano scendo dalla metro. Avrei voluto fotografare la scritta “Ottaviano” e altro ancora ma alcuni militari mi avvicinano e mi intimano  di mostrare il cellulare dicendomi che “e’ vietato fotografare: “ordinanza”! Mi chiedono di cancellare se ne ho gia’ fatte altre, di foto. Mostro lo smartphone. Ok. Penso: “Divieto di filmare e fotografare. Zona militare”. Un passo cosi identico a quello di pag. 123 del libro “Dora Bruder”. Cosi identico ancora a quello di  pag.128 Dall’alto  della metro stavo osservando le arcate di quella e gente in attesa, coi loro segreti, di perdersi verso i 4 punti cardinali. “Ora posso andare”. Esco su viale Giulio Cesare: due o tre camionette sono disposte lungo l’accesso alla metro. “Divieto di filmare o fotografare”. Piove. Allungo verso la Feltrinelli. Da qui torno indietro e mi dirigo verso San Pietro. Militari e gruppi di fedeli. Piove insistentemente e  la gente fuori mi pare in numero inferiore rispetto al solito. La gente comunque e’ fuori ugualmente. Fossimo a Parigi diremmo “En terrasse”. Velocemente raggiungo Santa Maria Maggiore e forse qui e’come sempre. Un paio di militari che c’erano anche altre volte. Il tempo stringe. 20151121_164102Il tempo e’ brutto. Il tempo e’ poco. Fuori piove e piovono ricordi mentre passano tram: “Marta di qua, Marta di la, questo non si dice e quello non si fa. Marta, Marta..”Il 5 ne  copre le voci e i ricordi. “Si dice  che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati.Impronta: segno incavato o in rilievo” (Patrick Modiano, Dora Bruder).20151121_164013Raggiungo Termini, i varchi di accesso ai binari: incontro alcuni compagni della Fiom di ritorno dalla manifestazione. Sono le 17. Il treno parte. Ho raccolto materiale a sufficienza da raccontare ai ragazzi lunedi a scuola: alla quinta e alla quarta. Mi son fatto una idea.Tutta e solo mia.

Roma e’…

Roma. Roma, ottobre 2015. Foto, Borrelli RomanoPer molti giungere a Roma Termini e muoversi è un po’ come giocare a perdersi, nel trovare l’uscita o un taxi. Dalle parti di Via Marsala il cantiere è ancora li. “Misericordia”. Roma, ottobre 2015. Foto, Borrelli Romano (2)A me piacciono i messaggi che nei pressi si elargiscono ad un occhio attento: “Chi mi ama mi segua”Roma 17 10 2015 foto Romano Borrelli, “Io e lei”Roma Termini 17 10 2015 foto Borrelli Romano. “Roma e’…” a ricordare che “l’amore e’…” o era. A Roma. Ad esempio. Mi trasformo cosi in un raccoglitore di storie. In attesa del bus 70, che tarda (secondo alcuni utenti, per altri e’ un dato certo: la velocità media dei bus a Roma e’ di 12 km all’ora) molti vanno all’ “Atac” lanciando strali e stracci. Poco fuori la stazione, stretto tra Colli Albani e altri colli allungati in attesa di vedere lo spuntare del bus, mi passa davanti il passato. Centocelle, Cinecitta’, Torre Maura, via Togliatti, la fine dei ’90 e “le fughe vigliacche“, il 2003 e il 2004, le manifestazioni “Not in my name”, il partito, il sindacato, la scuola. Il 70 arriva: saliamo: piazza della Repubblica, Corso Vittorio Emanuele, le Istituzioni e i suoi palazzi, l’Altare della Patria e il suo ascensore panoramico, nuovo di zecca, i Fori Imperiali e la loro “passeggiata nella storia”. Una storia nella Storia, l’alfa e l’omega della parabola di un primo cittadino. Roma, davvero, è una grande bellezza. Roma 7 10 2015 foto Romano BorrelliRoma 17 10 2015 foto Borrelli  RomanoRoma 17 10 2015 foto Borrelli Romano17 10 2015 Roma foto Romano BorrelliRoma.17 10 2015 foto Romano BorrelliFotografa: situazioni, emozioni, sentimenti, semplici incontri, amori e canzoni…”lasciarsi, un giorno, a Roma”. E si lascia fotografare. Se non ci fosse Roma, in molti. scenografi, sceneggiatori, gente comune, sarebbero depressi. Non solo gli sceneggiatori di fiction. E’ davvero una grande bellezza. Oltre che una lupa che allattaRoma 17 10 2015.Borrelli Romano foto. L’estate sembra non terminare mai, da queste parti. Il cielo sopra piazza Navona è una tavola di colori17 10 2015 Piazza Navona foto Borrelli Romano. Roma 17 10 2015 piazza Navona foto Borrelli RomanoRoma 17 10 2015 piazza Navona.Foto Romano BorrelliLe macchine fotografiche sono state sostituite da smartphone e tablet ma gli artisti della piazza, loro resistono. Compio il giro del mondo almeno un paio di volte, intorno alla piazza. Individuo l’identico punto di una serie infinita di foto racchiuse in una parentedi: la gita, l’85, l’87, un amore un altro perso uno trovato e un altro ritrovato. Una parentesi di riflessioni, ricordi, attese. Parentesi immutabili come alcune nubi di passaggio che altrove annuncerebbero temporale. Ma non qui. Una ragazza e’ seduta. Indossa un maglione con trecce, color vinaccia. Ha occhiali neri, calati sul naso. Capelli neri, qua’ e la’ un colpo di sole, su di loro, su di lei, quando le nubi, quelle del cielo e quelle dell’umore si allontanano oltre l’orizzonte e raggi di sole ci si appiccicano addosso in un giorno d’autunno che sa d’estate. Le nubi, quelle del cielo e quelle dell’umore si prendono sotto braccio. “Non vi preoccupate, ora ce ne andiamo” sembrano dire. E il disturbo, lo levano. La ragazza è assorta e contempla la mano della statua. L’artista pure, è assorto ma non si capisce in chi e cosa.  E’ il suo mestiere. Sono certo che siamo davanti ad un capolavoro. Di grande bellezza. Lo custodisco tra le mani. Questa sera la rivedrò. E’ un bel cd.20151018_201759