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“Tracce” negli occhi ma… “Caproni, chi era costui? “

Fin dalle prime luci dell’alba,  Torino è  un fiorire di zainetti e dizionari: e’ l’annuncio di una nuova maturità  alle porte. Trentamila? Chi lo sa. Molti,  tanti,  pero’. Carta di identità,  biro,  occhi stropicciati per una notte insonne o a singhiozzi, in tutti i sensi;  eccoli pronti, i “maturandi” con un passo fuori dalla scuola e uno ancora dentro,  in ogni caso,  in piedi, “davanti al cancello” prima dell’appello,  prima della busta,  prima del tema o saggio,  cellulare alla porta,  ovviamente,  prima di tutto. Un viaggio,  per loro,  di 5 anni che va esaurendosi, lentamente,  ma che ricorderanno,  per sempre. Nei discorsi,  nelle sere d’estate che verranno,  negli incontri che faranno,  porteranno sempre “tracce negli occhi”. Ne parleranno,  se ne parlera’ e riparlerà,  per molto… ancora molto. Tutta una vita davanti.  A buste aperte provo a leggere. Quella sul miracolo economico l’avrei svolta subito,  immediatamente,  con tutti quei ricordi universitari…miei;  il movimento studentesco,  quello operaio,  Palazzo Campana,  le contestazioni,  il triangolo industriale,  l’Italia che è  una Repubblica fondata sul lavoro,  ma che a Marcinelle (Belgio,  accordo governo italiano-belga,  minatori in cambio di operai minatori)morirono tantissimi italiani… e la politica,  gli accordi,  le ferie,  il ritorno al Sud,  le Ferrovie dello Stato e le industrie di stato… Ma anche il progresso materiale,  morale (che dire? abusivismo,  condoni,  sanatorie,  ne scriviamo?) e poi  la tecnologia, il lavoro…   erano belle e interessanti tracce. Nelle aule,  una domanda: “Caproni,  chi era costui? “

Santa Caterina

“Tempo di libri” non è  terminato.  Certo,  quello “sdoppiato” l’anno scorso,  sfilandosi da Torino,  con strascichi di polemiche,  si,  che è  terminato. E forse in “riduzione”. Aspettando ora,  Torino.  “A ciascuno il suo”,  (che poi e’ un libro!)di libro,  di tempo,  nel tempo,  di luogo,  dove leggerlo,  e con chi. Tempo di mare,  di “teli racconto” e sabbia e matite per sottolineare e scrivere storie e muovere personaggi. Oggi ricorre la festa di Santa Caterina da Siena e cosi, ricordando di avere tomi su tema, riprendo a sfogliare alcune pagine di uno di quelli,  dedicato alla Santa ma lasciato a meta’.  Il libro,  come scritto, in un precedente articolo del blog,  mi piace ed è  utile per la scuola,  per i ragazzi. Ne riporto alcuni passi intrecciando fatti salienti di storia e nozioni di psicologia. E poi mi ricorda un posto dove vorrei tornare. Presto. Siena. Quella piazza a “conchiglia”… Da gustare lentamente. Forse perche’ effettivamente come sostiene l’amico di un altro amico che poi e’ uno che scrive “un libro e’ come la lasagna cge e’ compista da tanti strati”. E poi c’è  l’altro libro (e quindi,  tanti altri strati e una lasagna ! ) “Rinascimento privato” (Maria Bellonci,  Oscar Mondadori) che appena  iniziato lo avevo deposto da qualche parte,  abbandonandolo in giro,  per la casa. Poverino,  senza colpe! Forse era in attesa,  ma la dove si attende c” anche la speranza! ). Correva il termine (come ultimi spiccioli) dell’estate… Una foto,  di mare,  telo,  la coperta-ina di un libro,  individuato,  ricercato,  ordinato. Dalle prime pagine capi’ che mi sarebbe riuscito difficile leggerlo, possibile  colpa di un nome fra i tanti che si intrecciavano lungo le pagine  fra le corti di Mantova,  Ferrara,  Urbino. Da poco,  l’ ho ripreso  tra le mani e, lesto e  spedito,  pagina dopo pagina, finalmente ho  comincio a sentirlo mio. È  veramente bello,  storie sul finire del 1400 e iniziò 1500. Tempi interessanti,  da vivere.  I Borgia,  Giulio II (… “gigantesca presenza fisica… “…. “torreggiava sulla politica d’Italia e d’Europa incalzando duramente il nemico del momento facendo fronte a tutti”…. pag. 165), i figli Lucrezia e  Cesare, e poi Francesco,  Isabella,  Federico, Eleonora. La bellezza,  (e le bellezze) i capelli d’oro,  trecce,  amori,  vissuti,  preparati. Passioni. Ragazzi che Storia!  Pagina dopo pagina rientro fantasticando in quel di Urbino,  Mantova,  Ferrara… e corro col pensiero a chi me lo ha suggerito. Bello! E pazienza per un nome,  tutto il resto fila…Ecco,  un altro posto dove assolutamente vorrei ritornare… Urbino.  E ripensare a “quel mostro della natura che lascia il sigillo del suo pennello divino”,  pag. 159). E mangiare un buon piatto. Magari lasagna?

16 ottobre 1943

torino-16-10-2016-foto-borrelli-romanoTorino 16 ottobre 2016.  Roma “16 ottobre 1943”.  Non è  solo un libro di Giacomo Debenedetti. È una data,  la deportazione degli ebrei romani. È  il racconto,  con la prefazione di Natalia Ginzburg. Ogni giorno,  sulla strada casa-lavoro e viceversa trovo la casa di Natalia,  il piazzale a lei dedicato e i ricordi che ogni volta mi era stato possibile accompagnare i ragazzi li sotto,  ne leggevo qualche passo. Per non dimenticare,  io,  e per dire loro,  cosa è  stato. Affinché  Non si ripeta. Mai piu’

Il ’68… a Palazzo Nuovo

torino-palazzo-nuovoUn’inflazione di quotidiani,  tra le mani,  sotto le  braccia,  ad inizio autunno in vista dell’estate della maturita’ 2017. Questo il mio corredo  verso scuola, insieme a libri e agenda,  con gli appuntamenti dei consigli di classe e dipartimenti. La Stampa mi induce al ricordo della colazione dai nonni materni quando durante l’estate la trascorrevo in anticipo sui miei e quando i nonni la sfogliavano a 1200 km da dove si stampava. Ma possibile che mio nonno dovesse comprare La Stampa di Torino abitando nel profondo Sud? Dalle parti di Lecce? Lui la preferiva,  come Enrica,  la signora anziana che invece abitava sotto casa,  che pero’ era torinese e abitando a Torino,  alle 14 scendeva sotto casa per comprare l’edizione pomeridiana: “Stampa Sera”. E io puntualmente scendevo a sfogliare il tutto. Ogni pomeriggio. E ogni pagina,  Enrica mi raccontava pagine di Resistenza,  avendo fatto la partigiana,  qui,  a Torino. E le fabbriche,  il biennio rosso,  il ’68… La Repubblica invece mi ricorda una ragazza che anche lei come la Melloni,  ma poi se e’ la stessa non importa,  aveva una frangetta e un piccolissimo neo e la comprava al sabato,  all’uscita da scuola,  quando al liceo,  il sabato era d’obbligo. Pur non vedendola,  quella casa,  ho introiettato talmente alla perfezione i suoi racconti,  che nella casa di suo nonno è  come ci fossi stato pure io,  a sfogliarlo,  quel giornale,  insieme a lei,  a due passi dal mare. E ogni volta che la compero ritorno alla maturita’. La sua. E alle sue letture,  divenute un pochino anche mie. Giocando a nascondino,  tra una riga e l’altra. Non so perché,   ma i ricordi divengono prepotenti e si affermano tra le aule di Palazzo Nuovo,  all’incrocio tra lettere e filosofia,  all’uscita da un’aula dopo un corso sul ’68. Forse perché  Palazzo Nuovo ha segnato la mia storia,  o forse per lettere,  o filosofia,  o per via di questa Repubblica sotto il braccio. O forse per la fame. Di sapere. E di amore. Per il sapere. Che non abbandona mai.

25 luglio

25 7 2016 Bacino Grande, Le.Borrelli Romano foto25 luglio,  una data che nelle spiegazioni,  a scuola,  è  fondamentale,  così come l’8 settembre. E anche durante l’ultima maturita’ le due date sono state sviscerate dai candidati,  su richiesta del commissario.   Ma oggi e’ 25 luglio 2016. Come sempre Caronte si è  affacciato e ha caratterizzato la giornata rendendola ulteriormente pesante e faticosa. In spiaggia,  chi passeggia e chi sonnecchia e il caldo la fa da padrone. Asciugamani colorati sottolineano ed esaltano ulteriormente la bellezza dell’estate. Tutti in forma e prove costume ampiamente superate. Poi,  se qualcuno no,  “chissene… ” direbbero i miei studenti.  Le conchiglie sulla sabbia e deposte sulla riva inanellano numerose perle,  e certo  anche quelle sotto l’ombrellone cappello in testa non si fanno mancare.  E’ bellissima questa luce che si insinua in ogni dove25 7 2016 Bacino Grande, Le.foto Borrelli Romano.  Sulla spiaggia,  verso l’ora del tramonto,  son riuscito a trovare qualche lettrice,  al riparo dal sole sotto gli ombrelloni,  immersa nella lettura e pagine di qualche bellissimo libroBacino Grande, Le.25 7 2016 foto Borrelli Romano. Oltre che di crema solare. Il mare o le sue onde che si accavallano e ricamano trame bellissime con il filo dell’acqua e della schiuma rimandano ai miei piedi qualche conchiglia proveniente da chissà  dove,  chissà  quali terre. Ne colgo una e la avvicino all’orecchio rimembrando un gioco passato. Dal suo interno si propaga una musica,  “Tu come stai” mentre il mare fa la sua parte. “Gioco con i punti cardinale e immagino la Grecia,  la Calabria,  l’Africa,  il mar Adriatico,  poco più su. E chissà  che la conchiglia non giunga proprio da li. “Qual e’ il più  bello tra lo Jonio e l’Adriatico dal tuo/mio punto di vista?” provo a domandarmi.  Un po’  come chiedere per quale squadra tifi o la classica domanda posta ai  bambini: “vuoi più  bene a mamma o papa’? ”  A me piace tantissimo questo mare  ma Santa Mara di Leuca dove confluiscono i mari creando quegli effetti ottici così particolari non scherza cosi come non scherzano i colori di Otranto. E se dovessi pensare ad un posto dove stare sempre forse direi…. nel faro!!! Come classe,  come scuola,  come cattedra. E forse anche la conchiglia ci starebbe bene,  nella macchina della luce. Qui che e’ Salento dove mare e terra si confondono,  tra ulivi,  viti e muri a secco e masserie.  Bacino Grande 25 7 2016 foto Borrelli RomanoTorno sulla conchiglia che innesca una trama di ricordi e diviene per me una penna per inanellare racconti. Un po’ come aprire una  cassapanca,  coi suoi ricordi…”Cup o tea” direbbero gli inglesi.

Polo del ‘900

3 6 2016.Torino.Polo 900.Borrelli Romano fotoLa meta erano alcune librerie. E cosi e’ stato. Ma a meta’ della meta “un quarto stato delle donne” stava per essere ultimato. Polo 900.Torino.foto Romano Borrelli.3 6 2016E siccome e’ piu’ facile guardare che inventare…mi son fermato e ne ho atteso il termine. Ragazze e ragazzi muniti di pennelli, colori e…tanta voglia di fare bene.Torino c.so Valdocco foto Borrelli Romano

Il Quarto Stato con sole donne che avanzano. Una rappresentazione cominciata ieri, 2 giugno, sotto i portici degli ex Quartieri Militari (San Daniele) di “Juvarriana” memoria e mano. A cavallo tra corso Valdocco e corso Palestro studentesse e studenti del terzo anno del corso di Pittura dell’ Accademia Albertina”rivisirano” il ” Quarto Stato”popolato da sole donne.  E’ bello vederli lavorare proprio dove c’era una scuola professionale, dove le bacheche non erano quelle di facebook ma di vetro dove militanti, appassionati, operai probabilmente del giornale a due passi da qui, esponevano per una lettura attenta e commentata di torinesi e non degli anni ’70-’80. E cosi’leggevano, cosi commentavano e “cosi….ridevano” (chi si ricorda il film? Una visione nel cinema di piazza Sabotino). La storia rappresentata nel quadro che vede protagonisti non solo uomini ma donne. Anzi. Solo donne. Come queste rappresentate in questo Quarto Stato. La rappresentazione di 70 anni di storia a partire dalla conquista del voto.

(Iniziativa Spazio Atelier. L’arte della democrazia).

29 maggio

IMG-20160529-WA0006-2Sara’ il tempo che pare domandare  “mi si nota di piu’ se piove a dirotto o se piove a ore alterne?”, o sara’ la finale di coppia (si coppia perche’ certe meritano davvero il trofeo) campioni appena assegnata ieri sera (al Real Madrid) o sara’ quella macchina li, parcheggiata nel controviale del corso che racconta un po’ di se ai passanti, a piedi o in bici, prima del traguardo. Contestualizziamo innanzitutto. Una Renault 5, bianca. No, no. Storia di 5 e Moro non hanno nulla a cge vedere. Forse un pochino di “Gli anni al contratio” ma non troppo. Sul finestrino dell’auto, un pendaglio. Un an uncio. “Vendesi. Radiatore guasto”. Una caffettiera racconta i troppi baci concessi e qualche foro di troppo che  nel corso degli anni e dell’usato l’hanno fatta sbuffare anticipatamente prima della vetta. Un  numero 4 sulla portiera e una foto di un omino che attraversa una stradina di montagna, un masso ” vandalizzato” da una scritta con pennarello”.  Auto. Renault o altro? Un sentiero stretto forse, la risposta.. .Chissa’. Forse di montagna. Gressoney? Bho’. Se cosi fosse non sarebbe male.  Cioccolata calda in ogni tempo e torta slle nocciole sempre. Le pietre raccontano. 29/5… Ma prima dovrebbero narrare  le strade asfaltate. E se fosse stato il radiatore bucato? Ogni quanto bisognava dare da bere alla caffettiera? Mha’…onestamente…non lo ricordo!!!Ah ah ah!!Pero’ ricordo come e quanto era bello camminare nei ruscelli di montagna, scalzi, scarpe alla mano e mano nel’altra mano a mano a mano nell’ascensione. Il verde, le montagne, i pascoli, il latte fresco/caldo, il lago Gabiet e le tre ore e mezza per arrivarci. La vetta conquistata e la febbre con tonsille pure. Al lunedi. Era una finale. Di coppia. Di campioni. Del Piero era un gran signore e “taccava” meravigliosamente. E noi pure taccavamo entrambi. Una 39 l’altro 40. Le tacche del termometro e del mercurio che saliva. Per i festeggiamenti ci sarebbe stato tempo. Nel frattempo, sotto coperta. A taccare di meno. E gia’…vivere come da quassu’ di questa vetta e respirare tutta la vita. Piu’ ti neghi le cose e piu’spegni la vita. Vivere…canterebbe Vasco…

Disegno concesso M.V.

“Pietre di inciampo”

Posate in piazza Castello 161, a Torino, ieri, Torino 15 12 2016.foto Borrelli Romano. .jpgle “Pietre di inciampo”, giusto sotto i portici (e altre in altri luoghi). Che fare se non andarci con i ragazzi e cercare di narrarne vicende e storia? Torino 16 1 2016 foto Borrelli RomanoE allora, pronti? Via. Andiamo. Anche l’ultima studentessa e’ arrivata, trafelata, per non mancare l’appuntamento. Chiudiamo il cancello della scuola alle nostre spalle. La via, destra, sinistra, la seconda a destra e finiamo in bocca alle scale della metro che ci ingoiano in un sol boccone. Ma siamo pulsanti nel cuore pulsante e invisibile della citta’. Due fermate di metro e siamo a Porta Nuova.  Il tempo di sorridere qualche secondo: la mia vicina, una sconosciuta, come io a lei, risponde dal suo mega cellulare a “mamma” che insiste nel suo chiamare: “sto guidando.Chiamero’ dopo”. Guidando? E rido.Forse si accorge. Mi guarda e mi sorride come a chiedere complicita’ che non so dare ma ridere si. Recupero il mio gruppetto. Risaliamo dalle viscere della citta’ che non sono come quelle di New York, dove occorre essere animati da coraggio per sconfiggere certe paure.  La poltrona rossa  e’ li che ci scruta. Saliamo e alziamo gli occhi al cielo: l’atrio e Porta Nuova sono belli nel loro rosso originario. Mi piace. L’albero oramai e’ stato riposto in qualche magazzino della citta’ e le lettere studiate chissa’ dove e da chi. Un piccolo campione sociologico, psicologico, economico.  Le mani di qualcuno fanno il solletico ai tasti bianchi e neri di un pianoforte incatenato. La musica e’ dolce. Usciamo dopo aver orecchiato un paio di note suonate gentilmente da qualche passante. Elvis Presley. Forse oggi avrebbe 80 anni. Recuperiamo un bus per raggiungere il Duomo e unnpo’ di…Misericordia e da li piazza Castello 161. Ci chiniamo, ci genuflettiamo davanti alle pietre e leggiamo quanto in esse scritto. Sono tre. “Qui abitavano i fratelli Benvenuto ed Enrico Colombo con Mario, il figlio di Benvenuto”.  Deportati ad Auschwitz nel dicembre del 1943. Mai tornati. Facciamo una breve riflessione. E poi: cosa sono, a cosa servono e chi le posa e dove. L’autore del progetto i ternazionale e’ l’artista tedesco Gunter Demnig. Cosa sono e a cosa servono: piccole pietre d’ottone (Stolpersteine) e servono ad inciampare nella Storia. Sono piccole pietre poste sui marciapiedi in prossimita’ dell’ultimo luogo, abitazione, residenza, dei deportati.  Entro domenica ne saranno messe una quarantina. Le prime pietre dovrebbero essere state collocate in Germania, a Colonia, lel 1995. Su questo blog avevo registrato quelle dell’anno scorso, una in particolare, via Vicenza. Le nostre mani sono rosse, cone l’atrio di Porta Nuova: e’ il gelo, nessuna ristrutturazione. Soffiamo e le mettiamo in tasca: una caverna per le nostre povere mani.  Ma resistiamo. Siaamo capitani coraggiosi. Recuperiamo la via del ritorno. La stazione, la metro, la scuola. Un paio d’ore e ripeto con altra classe. Il tutto nel tempo “giusto”, quello concesso.  Stesso percorso, stessa strada. Il Duomo, l’interno e le “pietre d’inciampo”. E’ ora di rientrare.  I ragazzi fanno domande come e’ giusto che sia su Ebraismo, Buddismo, Induismo, Islam…Il tutto sfidando un’aria frizzante, gelida che sa di montagna e neve e il “tempo”. Ma al termine posso dire, “Yes, I did”. E ora, gli scrutini.

XX Settembre

20150920_111723Il calendario e l’orario dei treni in arrivo e in partenza da Torino Porta Susa20150920_111233 mi ricorda che oggi è il 20 Settembre 2015. Una data che è stata ed è una “porta” (e breccia). Una data che ha fatto Storia ed è stata “via” ( in un paio di sensi) per una storia. Piccolina, personale, ma storia. E che storia. “Mi piace”. Perche’ l’ho scritta io. “Buongiorno Prof“.  Sembra il titolo di un libro e lo e’ come quello ricevuto in dono dal prof. Giovanni Carpinelli, nel mio primo giorno di scuola. Da prof. Ma quel “buongiorno” è stato, oggi, il saluto di una studentessa che ha colto l’occasione per presentarmi  la sua famiglia.  Ero appena “sbucato” dalla “balena” spiaggiata, in vetro, che è Porta Susa quando sono stato “investito” dal suo divenuto più largo, saluto. Su uno dei tavolini del bar di quella avevo raccolto idee per una breve riflessione. “Comunità e prossimo”. Una riflessione. Riflettere su se stessi, sulla comunità e di cambiare mediante l’empatia. Quale comunità? Domani proveremo a dargli corpo, con la riflessione e la scrittura. Con “la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo…” (ricordando Italo Calvino).

LaStampa_t2_20150918_018Pagine estratte_2

 

 

 

 

 

 

 

 

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Da Torino…Genova

Torino 19 luglio 2015. foto Borrelli Romano. Dai CappucciniMi piace. Molto. Salire e risalire o scarpinare fin qui sopra. I Cappuccini. Meglio di un caffè, troppo caro, rispetto ad altri luoghi o città. Così dicono. Battutaccia a parte, da quassù Torino è ben visibile e riconoscibile in ogni suo luogo, piazza, monumento, nonostante i lavori “Torino non sta mai ferma“,  nonostante il calore, il risveglio di certi colori e ricordi e nonostante certa musica resti ancora nell’aria, nonostante il tempo:  ne vale davvero la pena impregnarsi di sudore e avere Torino tra le proprie mani. Il Valentino, i Murazzi, la Mole, fino in cima alla sua stella appena sotto la stella, dentro la sua pancia, dal 2000 come in un museo, l’ascensore, il terrazzo panoramico e la stella sopra, il museo del cinema,  le sue poltrone rosse, la Gran Madre, il tram storico, con l’idea che il tempo sia sospeso, come una storia d’amore, sospesa, e ancora Superga, il terzo Botellon  nella nostra città, l’ultimo appena concluso per festeggiare il termine della sessione estiva, degli appelli universitari, l’avvio verso il mare, le vacanze, la libertà: tutti e tutto avvolti in questo luglio afoso.

Da quassù si rilegge volentieri la storia, anche la propria, con Palazzo Nuovo sullo sfondo, il quarto piano, le aule di storia, le discussioni e le tesi. E si ricorda Genova per noi. Genova 2001. Genova e il G8.  Genova e i no-global. Un altro mondo era possibile.  Un altro mondo è possibile. Correva il 19 luglio 2001 quando il tutto aveva inizio. Si poteva scrivere …Poi…il termine. Degli studi, il prof. Carpinelli, una tesi, la sua discussione. Genova. Per noi. Per sempre. Poi, col tempo, un blog…Torino dai Cappuccini, 19 luglio 2015. Foto, Borrelli Romano