Un bus incrociato lungo il cammino: SKF. Probabilmente riportava indietro qualche lavoratore. Ieri. Un pensiero è così rivolto alle fatiche di molti lavoratori, lavoratrici e rappresentanti sindacali: Barbara, Massimo, Sebastiano e tutti i loro colleghi e non. Amici conosciuti sui treni, per chiedere “di più”, per chiedere “il giusto”. E mentre penso ciò, vengo ridestato dal suono delle parole di alcuni passanti: “buone ferie, buone vacanze”. Mi domando che vacanze possano essere quelle in cui, quotidianamente, per la maggior parte delle persone il pensiero è rivolto alla mancanza di prospettiva. Il loro futuro sarà ancora Cig? Sarà un contratto a termine? Sarà prorogato o sarà chiuso con un “cartellino rosso”? Lo spettro della povertà. Che avanza. Vacanza: “Periodo di interruzione delle normali attività lavorative di enti, assemblee, privati cittadini, per motivi generali o particolari…” (Zingarelli). Interruzione, il che presuppone, dovrebbe presupporre, una ripresa. Vacanza in povertà. Vacanza di povertà. Già, la povertà. Oggi ho provato a comprare alcuni giornali, al fine di comprendere meglio l’argomento trattato, quello relativo al tema “povertà. “Fratelli d’Italia, i poveri sono otto milioni” era il titolo de La Stampa, di Giulia Palmieri a pagina sette. “La drammatica fotografia scattata dall’Istat”. Italia Oggi, a pagina otto, titolava “Povertà assoluta, è allarme Sud. Oltre otto milioni di italiani nella fascia di indigenza relativa”. La Repubblica, a pagina 5 titolava “Un italiano su venti è superpovero. Mezzo milione in più nel Meridione. Cresce il disagio nel 2008, colpite le giovani coppie con figli”, articolo di Giovanni Parente. Infine, Liberazione, che a pagina cinque titolava “Povertà per otto milioni di italiani. Vittime: il Sud, famiglie di 4 persone e monoreddito da lavoro autonomo”, di Anita Cenci. Ma già in prima pagina il titolo era rivolto a noi, gente in difficoltà, che qualcuno vorrebbe oscurare, obbligandoci a sorridere per forza, a furia di “iniezioni di ottimismo”: “Se otto milioni vi sembran pochi”. Titolo a tutta pagina. E con l’edicolante, proprio di informazione si discuteva. Ma perché lasciar parlare numeri e cifre relativi ai dati sulla povertà? Perché aspettare che l’inchiostro prenda forma su fogli di carta e non ascoltare, a tempo debito, le voci dei tanti “che sono coloro che vivono in uno stato di povertà relativa o assoluta” (Liberazione). Gente povera, povera gente. Da mesi, da anni. Gente che chiede il dovuto: un aumento contrattuale per recuperare quanto perso in termini monetari (che quantunque si dica, si, la perdita si vede nelle tasche della gente); un rinnovo di un contratto, lecito, legittimo, dovuto, dopo tanta “spremitura”; infine, gente che chiede la possibilità di avere una prospettiva, a settembre. Mica si chiede la luna! Chiediamo un contratto che ci ridia dignità e prospettiva. Contratto: dai metalmeccanici al pubblico impiego. Penso a quel bus, “SKF”, penso agli amici della Denso, agli amici dell’Antibioticos, dei loro sforzi, delle loro richieste, dei loro sacrifici. Degli scioperi, che alcuni hanno fatto e altri no. Sforzi e sacrifici nostri, di tutti, anche miei, di noi, povera gente. Eppure qualcuno, cerca sempre di dividere chi e che cosa. Storia delle regioni, era il l’argomento trattato da molti nei giorni scorsi. Forse bisognerebbe dire che le regioni sono entità amministrative, “relativamente giovani”; forse qualcuno non sa che la storia potrebbe essere delle città, delle municipalità. E si colpisce e si discrimina: ora nuovamente il Sud, dove la condizione è drammatica. Tre giornali su quattro accostavano il termine “Sud “o “Meridione” collegandolo ad un altro: termine: povertà. Eppure, ora, si torna a “martellare” la “questione meridionale” in questo modo: “basta professori che si trasferiscono dal Sud al Nord,”, così, per sport, per far uscire aria dai denti. Esami di dialetto (per fortuna “qualcuno è stato capito male”) per altri. Ecco, dal centralismo al federalismo.
Si sta per avvicinare il 150 dall’Unità d’Italia e questi sono i presupposti. Impossibile un paragone con la Spagna.
Ritornando alla notizia di oggi, mi pare interessante un pezzo di Liberazione: “Come negli anni scorsi, anche nel 2008 il fenomeno interessa soprattutto il Mezzogiorno (23,8%), dove si registra un’incidenza della povertà relativa quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 6,7% nel Centro). Due milioni e 737 mila le famiglie italiane indigenti, cioè l’11,3% del totale. E insieme a questi ci sono i “poveri relativi”, ovvero coloro che non raggiungono “la soglia” (999,67 euro), ma ci sono vicini: un totale di quasi nove milioni. Eppure, dobbiamo essere ottimisti. E spendere.
Vorrei augurare solo un meritato riposo a tutti/e le amiche e amici, compagne e compagni che si sono spesi per il prossimo, esprimendo solidarietà e atti concreti. Dal gruppo di Rifondazione Comunista che ha presentato interrogazioni (ultima quella di Sergio Dalmasso sui pendolari della linea ferroviaria Torino-Bra), alla Fiom, agli amici, tutti della Skf, Denso, Antibioticos e tutto il movimento operaio. E, a tutti coloro che hanno scritto e letto il blog.
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