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Con la Fiom. Un altro accordo è possibile

“Il costo di cento lavoratori (quello appunto che si risparmierebbe con l’entrata in vigore dell’accordo ) è circa tre milioni di euro all’anno, cioè meno di un terzo di quanto hanno ricevuto nel 2009 Marchionne e Montezemolo messi insieme. Se Montezemolo si accontentasse di ricevere 10 mila euro al giorno, e Marchionne si accontentasse di riceverne 9100, si potrebbe dare lavoro a cento operai”. O continuare a permettere agli attuali dipendenti di Pomigliano di tirare il fiato per 40 minuti al turno anzicché 30″. (tratto da “Poveri, noi” di Marco Revelli, Capitolo V, Ambivalenze, pagg.105-106).

Oggi, a Torino, in piazza Castello, ennesimo presidio al fianco della Fiom, delle lavoratrici e dei lavoratori. Poco distante, moltitudine distratta, a caccia di saldi. Altri, a caccia di diritti. Per tale motivo la Fiom erige un presidio, un “cordone” a tutela dei diritti indisponibili. Tutela della Costituzione, della legge, del contratto. Il Presidio ha enunciato le ragioni del no.

Il freddo, il gelo, non hanno scoraggiato: Babara della Skf, Fulvio, divisione silenziamento, e tantissimi altri hanno partecipato e spiegato ai passanti questo duro attacco ai diritti.

Da domani, come ci ricordava Airaudo, parliamoci, spieghiamo, in famiglia, tra amici, sul luogo di lavoro, in tram, in treno che questo accordo non fa che stritolare diritti. Perchè mai uno che prende 450 volte un suo sottoposto deve porre condizioni simili come quelle poste dall’accordo di Pomigliano e Mirafiori? Comprimere e peggiorare le condizioni di lavoro per restituire un prestito…

Un altro contratto è possibile.

Care amiche, cari amici, parliamoci. Torniamo a parlarci.

Arrivederci al 28 gennaio.

Dal bus 91, in lotta insieme a Barbara.

Come d’abitudine prendo posto in fondo al solito bus. Tra le mani, alcuni quotidiani. Li sfoglio, soffermo l’attenzione su alcuni. Non mi dilunghero’ molto nella lettura. Focalizzo solo l’attenzione su alcuni articoli.Una distrazione, una frenata brusca e mi risuonano le parole dell’amica Barbara. Ed il suo scritto. Grazie amica, per le cose che scrivi, per la tua testimonianza e per il coraggio.  Raccolgo la concentrazione e torno alla lettura dei quotidiani. Quello che personalmente disgusta è un’intervista al candidato sindaco della nostra città. Afferma, il candidato sindacto, di conoscere le fabbriche. Giusto. E’ così, dal momento che anni fa ricopriva un importante incarico. Forse pero’ non conosce a sufficienze le persone. La fatica di vivere o meglio, di sopravvivere. Economicamente, e fisicamente. Le famiglie incapaci di fronteggiare spese impreviste sono in aumento. Famiglie fisicamente distrutte già ora; perchè chi lavora in catena di montaggio non potrà reggere ritmi di lavoro da dieci ore, con pause ridotte, con la decurtazione economica del primo e poi del secondo giorno di malattia, vite famigliari distrutte, da questa continua flessibilità richiesta. In nome del dio mercato. No alla malattia, no allo sciopero, la mensa poi, diventa un optional, a discrezione. Per fare cosa? Per costruire auto…”scudettate” ma…americane o per “chi vuol fare l’americano”, dove i motori saranno di provenienza d’ Oltreoceano. Dove verranno commercializzate poi. La cosa piu’ triste, accennavo, è la dichiarazione di Fassino su la Repubblica: “Ai lavoratori sono richieste condizioni onerose, compensate pero’ dalla sicurezza del lavoro. In America i sindacati Chrysler hanno sottoscritto un accordo che prevede per i neoassunti la riduzione del salario da 28 a 14 dollari l’ora e 5 anni di conflittualità”. Come dire, siamo stati fortunati, poteva andare anche peggio. Aggiungo: meglio morire o farsi tagliare le gambe? E poi, non si era mai visto un sindacato che apponendo la propria firma ad un accordo esclude un altro sindacato. Bell’esempio. Un esempio che non passerà molto e verrà seguito da altre aziende. Una delocalizzazione “senza muoversi da casa”. Sempre globalizzazione, bellezza! Una globalizzazione, un pensiero unico che cercano una rivincita su questo bel paese. Rivincita, poi, mi pare una parola esagerata. Visto che sono trent’anni che, grazie alle classi dirigenti e sindacali continuano a genuflettersi davanti alla supermazia del mercato. Insomma, a modo di vedere di molti politici e sindacalisti, oltre che dal grande direttore d’orchestra, Mirafiori, per poter sopravvivere deve essere molto simile, in fatto di diritti, garanzie e retribuzione, ai paesi emergenti. Una “zona franca”. Penso che il 28 gennaio sia una buona occasione per ribadire un secco no a chi propina quese assurdità. Dal fondo del bus ripongo i quotidiani e continuo la lettura di ottimo libro, “Oltre la cenere” di Monica Dogliani e Andrea Ronchetti. La mia attenzione si sofferma su una frase, di Elie Wiesel. Mi piace e penso piaccia anche all’amica Barbara. Sono convinto che la ripeteremo, sempre, e faremo di tutto per portarla a conoscenza di molti. La ricreazione è finita. ” Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato”.

Indisponibili

A Torino è cominciato l’autunno. Caldo? Non si sa. Minuscole goccioline, di tanto in tanto, ci bagnavano. Torino, una città con circa 76 mila studenti e con 12.400 borse di studio erogate nell’anno accademico (con un importo da 2mila a 4.500 euro l’anno: borse ora a rischio?). In Piazza Arbarello, luogo storico per le partenze delle manifestazioni studentesche, sono già in tantissime e tantissimi per la manifestazione indetta dalla Rete degli Studenti, per dire no. Studenti e lavoratori della scuola, insieme, per dire no “alle politiche della scuola del governo”. Un’ora di sciopero, invece, promosso dalla Flc-Cgil e un’intera giornata promossa da Unicobas. Chiedo a Igor Piotto, Segretario Provinciale Flc di Torino, perchè un’ora soltanto. “Abbiamo programmato pacchetti di sciopero da un’ora cadenzati ogni 15-20 giorni, per tenere alta alta la mobilitazione. Nelle precedenti assemblee non vi è stata un’ attenzione alta per uno sciopero da indire per un’intera giornata,e questo sicuramente spiegabile con la crisi economica e la conseguente perdita di salario che dallo sciopero deriverebbe. Penso che con oggi si sia aperta una possibilità. Esiste un movimento in piazza e noi ragioneremo su questo. Se cambia il contesto nelle assemblee, noi siamo pronti. Il problema, ripeto, è di capire se vi è un movimento. E cosa ci chiedono i lavoratori nelle assemblee”. E la crisi economica, in città, picchia duro. Un mercato del lavoro che ondeggia sulla e nella crisi: diminuiscono gli avviamenti, aumentano i contratti precari, diminuiscono anche le famiglie che ricorrono “alla badante”. E nella crisi chiedo al professor di sociologia del lavoro, Luciano Gallino, se, negli ultimi mesi, qualcosa è cambiato, magari con un approccio diverso. Magari ipotizzando una riappropriazione del nostro futuro. “Rispetto ad un po’ di mesi fa, esiste un sintomo in piu’ che consiste nella partecipazione. Le varie facce della crisi spingono le diverse parti e componenti di lavoratori e studenti a trovare un accordo. Alla fine degli anni ‘70 l’ideologia legava il movimento; vi era una sorta di rappresentazione della necessità di cambiare, di “sbloccare la società”, come sostenevano i tedeschi. La crisi in atto è davvero forte; potrebbe avere sviluppi, imprevisti, sia a destra, sia a sinistra. Ricordiamoci della crisi degli anni ‘30. In ogni caso, ripeto, rispetto ad alcuni mesi fa, vi è piu’ partecipazione”. Personalmente ho optato per lo sciopero di sei ore. Pensando ad Ilaria studentessa di scienze politiche, specialistica, a Torino, che vorrebbe “vivessimo in un mondo migliore”. Con il sogno di un futuro, ma sembra che ci stiano lentamente togliendo perfino la capacità di sognare; ad Alberto, studente lavoratore di Scienze Politiche, lavoratore presso un grande centro commerciale, (“tasse universitarie elevate”)che non saprà se e quali corsi seguire, ai fratelli gemelli, Simone e Mattia Ciabattoni, bravi, meritevoli, ma forse, senza borsa di studio? Pensando a chi mi chiede di scrivere per denunciare con la penna, o la tastiera,una ingiustizia, perchè scritti nel nome della Pace.

Si fa un gran parlare di banchi sponsorizzati da privati e pubblicità che entra nelle scuole. Ma di loro, cioè delle persone che ho visto durante la manifestazione e ricordato ora? Del loro futuro? Oggi, e sempre, con voi, domani, con la Fiom, con Barbara e gli amici della Skf. Poi, voi con noi, perchè in ogni scuola, potrebbe nascondersi una Pomigliano.

Movimentiamoci”, con lo spirito di Genova.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI TORINO SOLIDALE CON I LAVORATORI DELLA FIOM CGIL PERCHE’ I LAVORATORI POSSANO DECIDERE CON LA DEMOCRAZIA SU ACCORDI E CONTRATTI

Riceviamo da Barbara Chiappetta:

IL CONSIGLIO COMUNALE DI TORINO
SOLIDALE CON I LAVORATORI DELLA FIOM CGIL
PERCHE’ I LAVORATORI POSSANO DECIDERE CON
LA DEMOCRAZIA SU ACCORDI E CONTRATTI
Consiglio Comunale 2009 07012/002
C I T T À D I T O R I N O
PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO

OGGETTO: “SOSTEGNO ALLA FIOM PER IL CONTRATTO NAZIONALE, IL SALARIO, LA DEMOCRAZIA NEI LUOGHI DI LAVORO” PRESENTATA DAI
CONSIGLIERI FERRANTE ED ALTRI IN DATA 27 OTTOBRE 2009.

Il Consiglio Comunale di Torino,
PREMESSO CHE
– la Fim-Cisl e la Uilm-Uil hanno firmato da sole, senza la FIOM, un accordo separato che disdetta il CCNL firmato unitariamente a
gennaio 2008 ed in vigore fino al 2011;
– tale accordo separato recepisce integralmente le nuove regole sulla contrattazione, imposte da Governo e Confindustria con
l’accordo separato del 15 aprile non firmato dalla CGIL;
CONSIDERATO CHE
con tale accordo Fim-Cisl e Uilm-Uil accettano le possibilità di deroga al CCNL, i vincoli all’autonomia della contrattazione aziendale
e l’istituzione dell’Ente Bilaterale;
viene inoltre svalutato il salario, con una vera e propria programmazione della riduzione del suo valore reale, senza dare alcuna
risposta alla crisi;
– la FIOM è organizzazione maggioritaria nelle fabbriche italiane;
RITENUTO CHE
l’accordo separato di Fim-Cisl e Uilm-Uil nega la democrazia nei luoghi di lavoro, aumenta la precarietà e la flessibilità degli orari,
diminuisce il potere di acquisto dei salari ed i diritti del lavoro;
sia invece necessario in questo momento di crisi introdurre misure di sostegno al lavoro, in particolare, come proposto dalla FIOM
bloccare i licenziamenti per due anni ed estendere a tutte/i gli ammortizzatori sociali;
VERIFICATO
che in molte fabbriche metalmeccaniche, dopo l’accordo separato, le/i lavoratrici/ori, nonostante la crisi, hanno messo in atto iniziative di
lotta a fianco della FIOM, che rifiuta l’ipotesi di accordo separato e chiede che sia sottoposto tramite referendum al voto di tutte/i le
metalmeccaniche e i metalmeccanici per ripristinare la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro;
CONVINTO
che il CCNL non possa essere disdettato da un accordo separato con solo alcune organizzazioni sindacali, e che, per superare la crisi, sia
necessario sostenere i salari, sospendere i licenziamenti, contrastare la precarietà del lavoro, estendere gli ammortizzatori sociali,
garantire la democrazia sui luoghi di lavoro;
ESPRIME
il proprio sostegno e solidarietà alla FIOM ed alle sue proposte di referendum e di contrasto alla crisi.
Firmato dai Consiglieri Comunali:
Antonio Ferrante, Maria Teresa Silvestrini, Luca Cassano, Giuseppe Castronovo, Domenico Gallo, Monica Cerutti,
Vincenzo Cugusi, Raffaele Petrarulo, Francesco Salinas, Marco Grimaldi, Claudio Trombini, Salvatore Cutuli
Piera Levi Montalcini, Giulio Cesare Rattazzi
ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE IL 9 FEBBRAIO 2010 A LARGA MAGGIORANZA

odg Fiom Comune Torino

rassegna stampa odg comune fiom

Concorsi: trasparenza, in nome di una battaglia solitaria, quella di Mario Contu

“Una questione nuova, non apocalittica”. Questa era la frase ricorrente ascoltata in una trasmissione televisiva. Famiglie che consumano risparmi accumulati da una vita; genitori che mantengono in ogni modo i figli; posti di lavoro persi per sempre; precarietà alle stelle. Gesti simbolici che funzionano con modalità nuove rispetto ai classici scioperi. Questione nuova, mica tanto. Quante risorse sono state spostate dai salari ai profitti e alle rendite? Quanti accordi al ribasso sono stati firmati perché han continuato a dire che “di più non era possibile ottenere, dati i tempi”? Ma questi tempi, da quanto durano? Compromessi. Soluzioni al ribasso. Precarietà. Flessibilità. Fine della storia. Fine del comunismo. Fine del liberismo lo sosterrà mai qualcuno? Però, intanto, questa “nuova situazione” la si poteva immaginare. Ancora ieri, per tutta la giornata, ad Ivrea, in molti rischiavano e rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro. Rischio per l’Alcoa, rischio per la Fiat-Alfa Romeo (“trasferimento dei lavoratori a Torino”). Penso allo stabilimento SKF di Torino, che chiude.  Penso ai lavoratori di Ivrea, gli ultimi residui di quello che era la Olivetti. Lavoratori. Invisibili. Penso a tutte quelle compagne e compagni conosciuti durante le manifestazioni, per rivendicare un diritto. Resistere. Per esistere. Penso alle preoccupazioni di Barbara e compagni. Penso ai sette milioni di operai. Che esistono.  Nel disinteresse di molti. Penso al 1969, alle conquiste. Ai diritti. Potrei continuare. Solidarietà per tutti.  Anche ai precari, della scuola, del pubblico impiego. Gesti forti. Saliamo sui tetti, per diventare visibili.  Solidarietà per tutti quelli che si trovano “nella situazione nuova”.  Non apocalittica. Però, la povertà è questione antica. Lo sfruttamento anche. Richiesta di giustizia, di eguaglianza. Da gridare. Con forza. Da ottenere. Ad ogni costo. Come coloro che pongono domande sui concorsi: perché qualcuno deve essere immesso in corsie preferenziali? E la regione, come ha intenzione di comportarsi a tale proposito? Fortunatamente l’amico Juri Bossuto mi rassicura che i funzionari dei gruppi hanno chiesto un concorso aperto a tutti, molto diverso da cinque anni fa. Quando Mario Contu ne fece una battaglia solitaria.

“La ricerca è appesa ad un filo, non tagliate la corda”

In treno, a qualsiasi ora, i temi fondamentali sono sempre gli stessi: calcio, grande fratello, amici …. attualità? politica? Macché!!! Colgo l’occasione per leggere qualcosa. “Carta”, un buon settimanale, che da pagina 36  in avanti dedica un bell’articolo “all’assemblea dei 5 mila”,  assemblea riunitasi a Bologna il 30  ottobre. Un’assemblea di delegate e delegati Fiom. Un pensiero che va subito a Barbara, a Palazzo e molti altri ancora. Per fortuna ci sono loro. E hanno bisogno di molta solidarietà per contrastare “il colpo di stato sindacale”:  a questo si oppone, la Fiom, facendone una questione di democrazia. E la Fiom ha ragione: per la prima volta, si assiste ad una compressione salariale. 110 euro di aumento in tre anni: contratto firmato dagli altri (Fim, Uilm, Federmeccanica). A volte penso che non ci sia la volontà di “denunciare”, di “informare”, anche sui luoghi di lavoro. Ho provato a guardare nella bacheca sindacale, per vedere se i lavoratori  pubblici erano stati informati dei “nuovi arresti domiciliari” in caso di malattia (reperibilità passata da 4 a sette ore:  dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00). Niente. Sul fronte della denuncia, cari professori, che oggi stesso vi siete lamentati per la mancanza di un collaboratore capace di coadiuvare il vostro lavoro, scioperate quando è ora! Lamentarsi tardivamente non serve. Oggi la mancanza non riguardava voi, ma magari, domani ….. Quando si indice uno sciopero, guardate il merito e aderite. Oggi non tocca voi, domani potrebbe  però toccarvi. Il viaggio conosce una stazione intermedia, una fermata che  mi concede la possibilità di osservare un treno, fermo,  più in là, in  attesa di poter ripartire in direzione opposta: è pieno, con la gente in piedi. Eppure siamo in tempi di Freccia Rossa… Guardo il tabellone dell’orario che indica “solo cinque minuti di ritardo”; come in seguito  ho saputo , nelle stazioni intermedie, il ritardo non conterebbe sulla tabella di marcia. del treno ai fini del calcolo del ritardo finale. Peccato che per me si, però. Il treno riparte, cambio giornale e scopro quanta è meravigliosa “questa globalizzazione”: “Licenziati e senza casa la crisi degli immigrati” (La Stampa 4 novembre, articolo di Andrea Rossi). Immigrati costretti ora a chiedere soldi là dove fino a poco tempo fa li avevano spediti. “E’ il liberismo, bellezza, che ti spreme fino alla fine, in una lotta continua fra poveri contro poveri”. Una “guerra” che continua anche sul versante docenti: sta infatti partendo la nuova “olimpiade scolastica dei master”: come nella raccolta punti del mulino bianco, un master fa  tot punti.  Master, tutti a pagamento, ovviamente. Più ne fai, più punti maturi. Chi ha soldi, va avanti, chi non ne ha, resta indietro. Nella graduatoria. Alzo gli occhi al cielo e dico, “no, cara Stellina, non siamo una minoranza. Non mi meriti.” E come scritto su uno striscione, “La ricerca è appesa ad un filo, non tagliate la corda“.

Precari in piazza, operai sul tetto, “entrambi in mutande”

Oggi pomeriggio sono stato in piazza Carlo Alberto,  a Torino, presso il presidio Flc-Cgil; obiettivo del presidio esprimere sostegno ai precari della scuola lasciati senza lavoro, o divenuti più deboli, grazie ai tagli di questo governo di destra. Una serie di sagome bianche, impresse sul suolo della piazza, attribuiscono un nome, un’età a chi ne è stato privato, grazie alla nuova disoccupazione, ormai non più alle porte, ma entrata con prepotenza in molte case.

presidio 1Sagome bianche, ombre, per terra. Persone in carne ed ossa in  piazza e sui tetti. Grazie a Barbara e a Rosina che, emblematicamente, rendono trasversale questo movimento, questa alleanza tra operai e lavoratori della scuola. Perché ogni operaia, operaio, ha, in molti casi, figli che frequentano la scuola, e  quindi, mai come in questo momento, il movimento e le lotte devono essere trasversali fra categorie. Alleanza e solidarietà tra i lavoratori della Ilmas (azienda del settore aeronautico di Rivoli). “Ilmas la protesta sale sul tetto”, la Stampa, 8 settembre 2009, articolo di Patrizio Romano.  Alleanza e solidarietà ai lavoratori Ribes di Ivrea. “Ribes in ginocchio, addio al sogno della nuova Ivrea. Solo in un anno cento licenziamenti. E’ una strage“, la Stampa, 8 settembre 2009. Alla Ribes, si legge nell’articolo di Alessandro Ballesio, “in un anno, i posti di lavoro, si sono ridotti da 250 a 150”. E proprio un lavoratore della scuola, diretto quotidianamente a Ivrea, mi faceva notare, che per pagare l’abbonamento mensile del treno, deve lavorare tre giorni. Circa 14 per l’affitto di casa. E senza contare la spesa per il cibo, perché, lavorare presso una scuola, non vuol dire avere una mensa, non vuol dire avere un trattamento di favore, magari in convenzione con bar o ristoranti. Come spesso si affermava, “un anno in una scuola, un anno in un’altra”… Il tutto per un contratto annuale che non contempla nulla….. Il tutto per circa 1030 euro.  Proprio vero: “precari in mutande”. E i rulli compressori, continuano l’opera del taglio. Oggi, ho chiesto un favore ad un amico: di recarsi presso la distribuzione delle nomine ATA, a Torino. Ho chiesto di descrivermi, ancora una volta, la complessità della situazione: stati d’animo, emozioni, numeri. Peggio dell’altra settimana, mi ha comunicato. Finalmente, trovo su Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista, articoli che mi soddisfano. In prima pagina, “La scuola sul tetto per resistere”, di Loredana Fraleone, e a pagina 6, “Gli insegnanti s’accampano“. E’ come se la mia “strigliata sfogo” nel blog fosse pervenuta in redazione!

Il primo settembre, una nuova disoccupazione alle porte, una parola fuori dalla porta: “ormai”

Grazie Barbara. Hai lasciato un commento che è uno “spaccato” di un’Italia con tantissime difficoltà; una società sempre più’ polarizzata: tantissimi che attraversano condizioni economiche critiche e pochissimi, che concentrano grandissime ricchezze nelle loro mani. Ho conosciuto la disperazione in questi giorni. L’ho vista in faccia. La conosco con nome e cognome. L’ho incontrata in un edificio, in una scuola, dove venivano conferiti incarichi, nomine, annuali o di fatto ai lavoratori della scuola. “Una nuova disoccupazione è alle porte,” titolavo un paio di mesi fa un articolo apparso sul blog.

In questa nuova disoccupazione ci sono le tante maestre che potrebbero essere le maestre dei tuoi figli. Ci sono tecnici che hanno dato una mano nelle tesine dei ragazzi maturati soltanto a luglio. Ci sono collaboratori scolastici che con le loro cure amorevoli si sono presi cure dei ragazzi diversamente abili, e di tutti i ragazzi e le ragazze con tanti bisogni, anche soltanto di un ascolto. Nei giorni scorsi l’ho quantificata, quella disoccupazione alle porte. Ho visto gente disperarsi, piangere, svenire. Qualcuno ha scioperato quando era stato indetto lo sciopero. Altri, no, perché egoisticamente non hanno voluto rinunciare ai trenta o quaranta euro. Gente che diceva, tanto “ormai”. Erano molti che dicevano e dicono, “tanto ormai”.

Non è bastato, non è stato sufficiente, il nostro impegno, il nostro sciopero davanti a certa gente che si comporta come “rulli compressori”. “Non hanno pietà di noi”, affermava Barbara in una bellissima mail. Hai ragione, Barbara: non ne hanno. Ma noi, che abbiamo riempito quel treno, quei due treni, diretti a Roma, che abbiamo invaso Piazza Vittorio a Torino, non diremo mai: “ormai”.

Lotteremo, daremo una prospettiva, indicheremo una via, anche a chi ha il morale a terra e “viaggia” con il freno a mano tirato. Indicheremo, denunceremo, ci incateneremo se sarà necessario (come hanno fatto oggi i docenti in Calabria), faremo vertenze, scenderemo ancora in piazza, e diremo che “certe sacche” d’Italia non ci vanno bene.

Così come, a me, non va aver visto nell’insenatura di Torre Lapillo tantissimi stabilimenti balneari che pezzo dopo pezzo sottraggono (pagando il dovuto) spiaggia libera a tantissimi che non hanno risorse sufficienti per “affittare” un ombrellone, una sdraio. La spiaggia è libera, il mare è di tutti. Vedevo negli stabilimenti gente che ballava, che beveva aperitivi; e , viceversa, gente con chilometri e chilometri sulle spalle contendersi un pezzettino di spiaggia. Libera. Non lo accettiamo un mondo così, Barbara; e, la parola “ormai” non fa parte del nostro vocabolario.

“92 volte Palazzo”. Fiom Denso: buon risultato

Buon risultato raggiunto dal pluri delegato Fiom, Claudio Palazzo. 92 consensi, i suoi. La Fiom “porta a casa” 5 delegati. Finalmente un’altra buona notizia. Il sostegno espresso da questo blog a  candidati Fiom, nelle ultime elezioni sindacali alla Skf e alla Denso, ha portato bene. Prima Barbara, ora Claudio.  Notizie positive che purtroppo fanno il paio con notizie negative. Proprio nei giorni passati, sia la Repubblica, sia la Stampa, riportavano notizie poco entusiasmanti.  “Antonio, a casa dopo 20 anni di posto fisso. Ho perso il futuro senza avere colpe” (di Roberto Mania, pag. 13 del 3 luglio 2009), la Repubblica. “Termini, operai Fiat in piazza. Cortei, blocchi e picchetti contro la decisione di non produrre più auto dal 2012″ (di Francesco Grignetti, pag. 8 del 30 giugno 2009), la Stampa.  Orgoglio operaio, citava quest’ultimo articolo. A questo bisogna far ritorno. Ritornare al mito della lotta di classe, alla lotta contro  la flessibilità, precarietà  e tutte le forme di sfruttamento e oppressione. Luglio, un mese particolare nella storia del movimento operaio. Torino e “i fatti di Piazza Statuto” del luglio 1962. Una data che è una svolta, una data che era stata la fine degli accordi separati. Era il 1962…..Oggi? Qualcuno la ricorda ancora? …. Ora godiamoci il buon risultato di Palazzo, e della Fiom Denso di Poirino.