Oggi la liturgia ci ricorda S.Stefano, primo martire del Cristianesimo. Un tempo, avremmo trovato neve, uscendo dalle nostre dimore, o dalla Chiesa, dopo la santa Messa, oggi, invece, solo foglie, secche, mucchi di residui trascinate e ordinate dal vento dei giorni scorsi. Un tempo, infilando le lunghe lingue d’asfalto della nostra città, nastri lucidi, bianchi di neve, liberate, meglio, alleggerite dal traffico cittadino, avremmo trovato il piacevole freddo contro il nostro viso. Oggi, non è cosi. Uscendo, la temperatura si aggirava sui 7 gradi. Resta il senso della festa, come interruzione del quotidiano per accedere nello straordinario, tempo di Natale, fino al 6 di gennaio. Poi, sarà “ordinario”. Lungo le strade si contano anche i “resti”, dicono pari al 20 % del cibo comprato, non consumato, o avanzato. Vero spreco e vero peccato, grande, dato i tempi (di crisi economica) che corrono. In giro qualcuno, scarpette da corsa ai piedi, fin dalle prime luci dell’alba, ci prova, correndo, a smaltire qualcosa, delle calorie in eccesso, accumulate da maratone di cibo che non hanno ancora fine. Provarci però è ben diverso dal riuscirci. Giornata un tempo dedicata al cinema, dopo pranzo, e a lunghe “vasche” nei centri cittadini. Cosi ci raccontano i tg e cosi stamperanno le pagine dei quotidiani, domani, dopo la breve parentesi di riposo per rotative ed edicolanti.
Questa è la mia opzione, passeggiatina, dopo i mercatini di piazza Solferino, la pista di pattinaggio, con lettura finale, non di un libro, ma di pensierini, scritti su carta qualsiasi, riciclata per l’occasione, per i pensierini lasciati sull’albero di Natale, ai torinesi e non, una magia che si rinnova ogni anno. Il pensiero corre veloce ad una coppia che fece notizia qualche anno fa, un amore lasciato “al cancello”, meglio “di una rosa al cancello”: Diego ricordera’ ancora la sua Marilisa lasciando una ulteriore rosa al cancello Rai di Torino, a suggellare il suo lontano incontro d’amore? Almeno per una settimana circa, Torino, meglio, i lettori, de La Stampa, rilessero e vissero uno spirito olimpico nuovo con “Le notti bianche” di Dostoevskij.
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Gli auguri di Natale sotto l’albero
Nei primi anni di scuola, li accompagnavo, “i miei”, nella pancia di Porta Nuova, nell’atrio, ad un tiro di schioppo dal cartello luminoso, partenze, arrivi. Sbucati dalla metro era gia un festa. Un’ora di liberta e di “incontro” con l’Altro. Cinque o sei passi e ci confondevamo tra il caos umano la voce metallica degli annunci. Ai piedi dell’albero leggevano tutti insieme “Gli altri siamo noi”, gli auguri degli altri, le aspettative, i conti, gli incontri, le storie, su biglietti del tram, treno, pizzeria, ristorante, fogli di quaderno…Come stava la nostra città con una fotografia dell’albero quell’albero intorno ad esso. Noi la siepe, la citta e oltre la sopra. C’era del romanticismo in quelle storie e noi, come tutti, ce ne appropriavamo. Un pochino come una cacciatrice di orsetti, quali giochi di infanzia. Mi spiegava, la compratrice, che non era all’orsetto che fosse interessata quanto alla sua storia. Un orso come documento storico. Poi, tra un centimetro di ramo e l’altro dell’albero, noi, frequentanti, mettevamo i nostri, di auguri, preparati accuratamente prima, nelle ore precedenti, magari sui foglietti della tipografia salesiana don Bosco. Con l’incentivo di fare bene, chissa se qualche giornalista de La Stampa lo avrebbe in seguito fotografato….E al termine di tutto, lo scompiglio: il panettone o pandoro tagliato sotto altri sguardi e gli auguri, per noi, ai passanti. Ora, quest’anno, niente di tutto questo. L’albero è lì come tutti gli anni, forse nuovo, ma niente scompiglio, niente panettone. Ma per gli auguri ai torinesi sotto l’albero da parte dei ragazzi ci ho pensato io.
Mandato, consegna, ritiro, chiusura del registro, badge, metro, pancia di Porta Nuova, albero, biglietti col cuore. Appena terminata scuola, ho apposto i desideri dei ragazzi. Con i loro migliori auguri di buon Natale. Di cuore. Col cuore.
Verso Sud. Un anno dopo.
Mi è sempre piaciuto viaggiare, in ogni tempo, in ogni dove. Col treno però, con più gusto. Di notte poi, ancora meglio, come ai tempi del treno notturno Torino-Napoli per fare colazione sotto la Torre di Pisa. Tempi di libretti universitari e tesi. Poi Roma e prima e poi Adriatica. Certi viaggi sono diversi da altri: alcuni più lunghi di altri, altri ancora corti ma intensi, di quelli che lasciano il segno. Per sempre. La diretrice Adriatica è quella che mi piace di più, da sempre, perche il mare di inverno ha qualcosa di particolare. Cosi cantava anche qualcuno. Maestoso, gonfio, impetuoso, con la cornice di case vuote, sepolte dai ricordi di una estate aspettata col batticuore e benpresto andata. Tutto sembra un sogno mentre il treno sfreccia sui binari lucidi e le luci delle stazioni ne richiamano i posti di città, cuori pulsanti. Le luci di Rimini, e l’eco della gioventu che ancora risuona sui suoi cieli, la Rotonda sul mare ela spiaggia di velluto, la raffineria nei pressi di Falconara, Ancona, il suo Duomo, Pescara, Foggia e giu giu fino al tacco. Una volta giunto a capolinea del viaggio, Lecce, un saluto ed un fiore alle radici, poi, un salto veloce a Torre Lapillo, Porto Cesareo e verificare di persona i lasciti del maltempo dei giorni scorsi. Questo viaggio ha un gusto ed un sapore particolare, un anno dopo…il tempo passa certe ferite si rimarginano ma restano. Come restano per sempre i bei ricordi. Ciao pa.
Ciao ciao Salento
Come tutte le cose, che possiedono un inizio ed una fine si è giunti cosi al termine delle vacanze salentine 2019, che saranno ricordate al ritmo del mambo salentino. Tre settimane sfilate via, velocemente, con tempi pigri, oziosi, legati al gran caldo, soffocante a tratti, mitigato per altri, dalla brezza marina: classiche domande, mattutine, come dirsi buongiorno al primo incontro, erano, sono, saranno:” oggi è scirocco o tramontana?” Cosi, per capire se il bagno a mare si farà o meno, cosi, come per altro da fare, di legislatura o di transizione. Alcuni frutti sono in ritardo, come i fichi, e chissa` come mai. Enrico, suo fratello e tutti gli stanziali sono al loro solito posto, un cappellino nuovo, il cestello della bicicleta da cambiare e le maglie da comprare. Come sempre pienone e grandissima confusione, sulle strade, sulle spiagge e ovunque, con la speranza che almeno i frutti di questo decennale trend da turismo sfrenato possano essere impiegati al meglio, producendo più servizi e migliorie di lungo respiro per i residenti, fruibili per i restanti mesi oltre quelli estivi. Lunghissime letture di quotidiani, alle prese nel presentarci e raccontarci crisi politiche ed ipotetiche soluzioni, “con maggioranze chiare, solide, durature” dai ccolori poco chiaro. Delegazioni, sala della vetrata del Quirinale, prassi, costituzione, confronti storici. Oggi è Santa Rosa, nome inflazionato, qui, in Salento, e rose senza spine si affacciano tra bancarelle di venditori.
Il mare è una “tavola-favola blu”, e vale, anche se, negli ultimi giorni non era proprio come al solito. Pazienza. Ci rifaremo.
Ciao ciao Salento, ciao Lecce.
Il Freccia rossa è pronto sul primo binario. Partirà alle 12.06 e arriverà a Torino Porta Susa alle 21.30.
6 agosto di…
La prima pagina del Messaggero, quotidiano romano riporta che la giornata odierna è dedicata alla Trasfigurazione. Immediato è il pensiero al grande capolavoro di Raffaello conservato presso la Pinacoteca dei Musei Vaticani. Una “grande bellezza” suddivisa in due registri, la parte superiore, in cui trionfano Cristo e la luce, in basso, il bimbo ossesso, con occhi deformati, tela dai colori bui.
Ma oggi è la giornata in cui si ricorda il lancio della bomba atomica in Giappone e la morte del Mimmo Nazionale, Domenico Modugno, 25 anni con la sua assenza-presenza coi suoi dolci lasciti, primo fra tutti, Volare, l’uomo in frack, nel blu dipinto di blu, la lontananza e tu si ‘na cosa grande e molti ancora.
Ma, e non lo ricorderà nessun quotidiano ma solo la memoria personale di qualcuno dei partecipanti, un lunghissimo viaggio, ad est, Cecoslovacchia e Polonia, con tappe a Praga, Varsavia, Cracovia. Partiti il 5 di agosto alle ore 15 dalla stazione di Torino Pota Nuova, la mattina successiva, affaccciatomi al finestrino del treno, potevo, meravigliato, ammirare campi immensi, di grano appena falciato, contadini al lavoro con uno sguardo tutto nuovo. Un ricordo indelebile, di cori, e di volti, di compagne e compagni di viaggio, occhi a me ancora sconosciuti, (ma senza la diffidenza del giorno prima), usciti anche loro dagli scompartimenti, occhi stropicciati, e raggiuntomi nel corridoio di un treno lunghissimo, tutti a cantare, a squarciagola,Volare, Nel blu dipinto di blu, bandiere, fuori, ad ascoltare,capelli biondi, occhi chiari, gioia, sorrisi; in seguito, nei giorni successivi, la prima commozione e lacrime amare e indimenticabili nel campo di concentramento ad Auschwitz-Birkenau. Certe date davvero non le dimentichi mai.
A porta Susa c’era …”l’almanacco del giorno dopo”
E’ stato un po’ una bussola per molti torinesi. Quell’ enorme orologio al quarzo posizionato su di un albergo cittadino che ne ha scandito tempi, tempo, arrivi, partenze, incontri, stagioni. Era un po’ la parrucca di un edificio torinese che si affacciava su una delle piazze cittadine più importanti. Si puo’ dire che e’ stato un punto di riferimento essenziale. Per molti. La “lampada Osram” per tanti torinesi. “Dove ci troviamo?” era la domanda, quando la giornata o la serata erano combinate na a mancare era il “gancio”.A Porta Susa, sotto l’orologio, vicino al Gorilla (rinomato venditore di libri sotto il porticato di via Cernaia). Si poteva dire “ai capolinea” del 46 o 49, che per anni cosi e’ stato, ma si preferiva dire “sotto l’orologio”. Datario o “termometro” torinese. Punto di ritrovo e raccolta di molti occhi, puntati sopra l’albergo: ora, giorni, mesi, gradi, un cellulare di tutti, “bene comune”. Un faro. Quando le scale mobili della metro lentamente sortivano il loro effetto sabbie mobili, e lentamente ne eravamo risucchiati, tutti noi, mano destra posata sulla gomma, si buttava un’ultima volta l’occhio, lassù, in cima, come per pronunciare una promessa a noi stessi: ” a tra poco” , quando sarà buio come ora, se la promessa era in pieno inverno. A tratti quell’ enorme datario rimembrava un tabellone da stadio comunale, ma il vero richiamo, in realtà, erano i soldi e il nome di una banca. Ma questo in fondo non importava molto. Era l’incontro quotidiano, il fatto importante . Era l’almanacco del giorno dopo. Peccato, toglierlo proprio a ridosso delle festività natalizie.
Ma una domanda sorge spontanea: per sempre o…”ritornera’”, come il testo di una canzone? A proposito di festivita’: e’ iniziato il pellegrinaggio sotto l’albero di Torino Porta Nuova. E sopra di esso spuntano laiche preghiere. Soldi, promozioni, voti, amore, salute.Insomma, cose classiche. Ovviamente, classi al seguito, e un bigliettino lo “installero'”pure io.
“Tracce” negli occhi ma… “Caproni, chi era costui? “
Fin dalle prime luci dell’alba, Torino è un fiorire di zainetti e dizionari: e’ l’annuncio di una nuova maturità alle porte. Trentamila? Chi lo sa. Molti, tanti, pero’. Carta di identità, biro, occhi stropicciati per una notte insonne o a singhiozzi, in tutti i sensi; eccoli pronti, i “maturandi” con un passo fuori dalla scuola e uno ancora dentro, in ogni caso, in piedi, “davanti al cancello” prima dell’appello, prima della busta, prima del tema o saggio, cellulare alla porta, ovviamente, prima di tutto. Un viaggio, per loro, di 5 anni che va esaurendosi, lentamente, ma che ricorderanno, per sempre. Nei discorsi, nelle sere d’estate che verranno, negli incontri che faranno, porteranno sempre “tracce negli occhi”. Ne parleranno, se ne parlera’ e riparlerà, per molto… ancora molto. Tutta una vita davanti. A buste aperte provo a leggere. Quella sul miracolo economico l’avrei svolta subito, immediatamente, con tutti quei ricordi universitari…miei; il movimento studentesco, quello operaio, Palazzo Campana, le contestazioni, il triangolo industriale, l’Italia che è una Repubblica fondata sul lavoro, ma che a Marcinelle (Belgio, accordo governo italiano-belga, minatori in cambio di operai minatori)morirono tantissimi italiani… e la politica, gli accordi, le ferie, il ritorno al Sud, le Ferrovie dello Stato e le industrie di stato… Ma anche il progresso materiale, morale (che dire? abusivismo, condoni, sanatorie, ne scriviamo?) e poi la tecnologia, il lavoro… erano belle e interessanti tracce. Nelle aule, una domanda: “Caproni, chi era costui? “
News alle porte
Giornata di lettura. La mia (lettura) consiste in un duplice tomo su Santa Caterina da Siena: lungo le pagine dei testi, uno spaccato storico-sociale prettamente “centrale” che intreccia tantissima storia, storico sociale e di devozione. Giorni di lettura che confluiscono in “Sant Jordi”. La Biblioteca civica torinese, per esempio, quella in via della Cittadella, dona una rosa al pubblico femminile che si reca al bancone per prestito libro. Bella iniziativa, come le numerose librerie che espongono libri e rose. Mattine, pomeriggi, sere e notti in un girotondo di carta. Notte “rosa”, sembra esplosa. Ma questo era Umberto Tozzi alcune “rose” fa, per i 40 di “Ti amo”, proprio qui, a Torino, una “Gloria” unica della canzone italiana, anni ’70. Altri tempi. Di storia “gloriosa” quando grigio e nero delle fabbriche si sprigionavano sul cielo cittadino.
La città si presenta oggi nella nuova veste, “quotidiana” turistica “sold out”. Grigio e neto alle spalle e quasi azzerato, almeno quello delle fabbriche. Belle presenze, in giro, nel cuore cittadino; tutta bella gente davvero.
Le cronache a dire il vero non sono molto rosa, tra la Korea del Nord e gli Usa che scaldano i muscoli diversamente dal tempo che non scalda affatto. (“Benvenuti in inverno”). Senza dimenticare i bimbi della Siria, un Paese che lentamente sta scomparendo sotto le bombe. In attesa di notizie da Parigi con le elezioni di primo turno ormai verso la chiusura. Giorni che scivolano via, lentamente, verso il 25 di aprile, festa della Liberazione ormai alle porte con strascichi quest’anno si chi “puo’ partecipare, chi no, chi ammesso, chi no”. Nelle distribuzioni di “patenti” a tutto siamo sempre ben messi. A proposito, è uscito il libro su Gramsci del prof. Angelo D’Orsi. E a proposito di porte…. un tizio regala la sua, in via Cibrario, per chi fosse interessato.
Riprendo la strada canticchiando “Si puo’ dare di piu'”. Dopo aver visto la porta “accasciata” in omaggio, cantarla è d’uopo.
8 12 2016
Torino 8 12 2016. Dalle parti di Valdocco, un cortile, un pallone, allegria e che la festa cominci, come piu di cento e “fischia” anni fa anni fa quando bastava un solo. .. fischio. Senza competenze.
. E si: oggi per il mondo salesiano e’ festa. Si ricorda infatti la nascita del primo oratorio di don Bosco, a Torino, in via Salerno 12. Che poi realmente è incastonato fra le vie Cigna, Sassari, Maria Ausiliatrice e la perpendicolare, Ravenna. Sul campo in erba sintetica in molti ci hanno giocato e “palla al centro” incontrati e innamorati. All’oratorio, il “primo”, recita una targa entrando in una casa che è di tutti. Ma proprio tutti. In reata’ non è il primo in assoluto data l’esistenza, a Torino (1822 circa) di quello di don Cocchi, creato un ventennio prima dalle parti di quella che oggi e’ Barriera di Milano; le personalita’ dei due fondatori erano differenti e don Bosco come si sa, lancio’ anche un suo sistema pedagogico. E da qui, dall’oratorio salesiano, la nascita di temi quali lavoro, educazione, scuola, “pane”. (temi descritti nella mia tesi insieme al nuovo “lavoro”.
Oggi, in centro è cominciata la corsa (meglio sarebbe, la maratona ) o la caccia al regalo. Questo, in pubblico come nelle case private.
Gli alberi di Natale compaiono in ogni dove mentre scompaiono le “casette” con salumi, provole e dolciumi di ogni tipo da alcune piazze torinesi. Il rispetto dello stile architettonico delle piazze sabaude è fondamentale. E mentre compaiono “addobbi” di carta con gli auguri di passeggeri e passanti nel “non luogo” dello scalo ferroviario torinese (nell’atrio) scompare il mio primo augurio
, in assoluto. Un augurio postato solo due giorni fa su questo blog dopo averlo posizionato su carta stampata “tipografia salesiana” tra rami ancora “spogli” di carta ed emozioni. Pazienza.
Mi godo Porta Nuova che è bellissima, con il trucco rifatto a nuovo
. E’ una bella signorina, dal trucco rifatto. Arcate, due conchiglie e la bandiera italiana. Il suo atrio, come una bocca, ingoia e restituisce passegferi e passanti a tutte le ore.
Il viaggio: Tra Chieuti e Termoli e oltre
Se il volto e’ sorridente allora vuol dire che hai appena viaggiato con le frecce. Ma spesso nello scagliarle, le frecce, qualcuno ci mette sempre la coda, lo zampino o…e cosi, nel bel mezzo di due cittadine capita che si verifichi un incendio
e cosi tutti i treni in circolo su questa tratta si fermino. Sapremo scendere dal treno felici e contenti? Chissa’ molto dipendera’ dal ritardo…che al momento e’ di trenta minuti. L’incendio appena scorto e’ in localita’ vicino Campomarino. Il viaggio e’ ripreso e il convoglio viaggia ancora con circa 30 minuti di ritardo. Non la meta ma il viaggio stesso offre spunti per la riflessione: che sia una scritta “Noi siamo infinito”, che sia un qualche viaggiatore particolare con i suoi tic, giocare e compulsare sul cellulare, che siano ricordi, la vecchia stazione di Pescara, o un amore consumato ad Atri Pineto o Roseto non importa. Di la’ la strada verso Roma, di qua Roseto e Italia fra tante pensioni, piu’ su Ancona. Mi accartoccio e mi lascio cullare fa questa nenia: tempo e spazio sono in abbondanza. Ecstra, come scrivono a qualche km da qui.
- Civitanova Marche mi fa pensare alle scarpe. Di tutti i tipi. La collina e’ stupenda e fronteggia il mare. In mezzo centinaia di persone che si raccontano chiuse in questa scatola di latta. Io, col mio libro in una sorta di apri e chiudi. Porto Recanati e’ un tripudio di case colorate e aquiloni nel cielo. La casetta di Leopardi a due passi.
- Loreto con la sua Chiesa e’ maestosa: l’una e l’altra.
- E Porto Recanati con le dur case colorate e la sua torre? Oh come adoro Porto Recanati!E Recanati che stara’ preparando il compleanno di Giacomo Leopardi?Ovviamente se…
- Ascoli nel mio immagginario e’ una bellissima piazza e buonissime olive ascolane di fine settembre. Uno stadio, il Conero e l’autostrada dall’alto dei suoi metri e viadotti osserva il mare. I girasoli non si fanno mancare.
- Ancona e’ ormai vicina. Con 35 minuti di ritardo arriviamo ad Ancona. La collina, il porto, la sala d’attesa, il binario uno, carta, penna, biglietti e tachipirina per chi ha la tosse, Moretti che corre e Irene nella “stanza del figlio”che gioca a Osimo perche’ “quel campo e’ migliore e fa un suono…” e si porta un dito in bocca. Il resto e’ rimandato a memoria. Giunge l’acqua per rinfrescare visi sudati e tamponati da fazzoletti bianchi sempre a portata di mano: l’aria condizionata non funziona. Bottigliette d’acqua posate a terra, sul corridoio del treno. Ancona. Forte: chi e’ forte? Colui che resiste o desiste sapendo che certe cose non si possono imbrigliare, impedire. Il mare oramai non e’ piu’ limpido,azzurro, trasparente. Il mare non brilla piu’ di luce chiara ma voglio scrutarlo ugualmente. Il viaggio via via continua; Rimini, Bologna, Piacenza e l’arrivo finalmente a Torino con 60 minuti di ritardo sulla tabella prevista. In tempi di maturita’ e di orali sarebbe utile rispolverare “L’infinito viaggiare” di Claudio Magris.
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