Archivi tag: circoscrizione 7

Lungo il 3

L’atmosfera, a Torino, città dei tre fiumi,  magica, un tempo della Fiat e di tante altre cose, non è  delle migliori, e il clima, neppure. Eppure è  ancora il tempo in cui, uscendo fra la vie ed i mercati cittadini,  riescono a “scontrarsi” le “t-shirt” contro cappottini, cosi come avviene, in spazi ristretti tra le bancarelle dei mercati della 7, (circoscrizione), uva e fichi d’india contro castagne.  Profumi a confronti, tra quel che è  stato e quel che sarà. Dal fondo delle tasche, recupero nebbia, che avvolge personaggi sfumati, come ritagli di pagine di libri, romanzate, perché si sa, chi non legge, non avra vissuto abbastanza e chi legge ne avra vissute mille, di vite, e cosi, capita in quel che era il Borgo del fumo, ora Vanchiglia o Vanchiglietta. Il gazometro mi crea ancora una volta la vaga  illusione di un ciondolare perenne nella grande bellezza di Roma, nel tempo vuoto, mio, da riempire, al suono melodico di Baglioni, Claudio, e dei  suoi racconti trasformati in dolci canzoni e canzoni dolci, distribuite in pasto all’amore. Un tram, arancione, della serie 28, mi riporta qui, lontano dalla capitale, ad osservare quel carrozzone di ferro che carica e scarica la sua umanità, ogni 250 metri circa, per kilometri e kilometri,da corso Tortona fino alle Vallette, zona periferica conosciuta per quel che è  venuto dopo le Nuove. È  quella che avrebbe dovuto essere la metropolitana leggera, inaugurata nell’ottobre del 1987 e generata con la famosa “griglia” del maggio 1982. Dove saranno andati a finire i famosi “trenini” con le tanto strombazzate 8 porte?  Cosi li chiamava mio nonno: “ciao, vado a fare un giro col trenino” e avrei voluto tanto andare con lui mentre ero con la testa china sui mastrini e al suo dire non dicevo e rispondevo  nulla continuando a non capire ancora  nulla di partita doppia, di dare e di avere. A ripensarci, e l’ho fatto proprio tanto, potevo andarci con lui, perché tanto, al suo ritorno, i conti, proprio non mi tornavano mai, e ora, che da  una vita, il nonno non c’è  piu, quei maledetti conti continuano a non tornare, perché in fondo, forse, per non farli tornare, avrei potuto benissimo andarci, ed essere cosi in attivo, almeno in affetto. Del trincerone che “spacca” in due Torino se ne parla ad ogni tornata elettorale con le macchie colorate del giorno dopo: prima rosse, poi rosa, poi gialle, poi verdi, poi chissà. Sono i colori del consenso. Del carico umano e delle periferie, poca cosa, invece, col passare dei giorni. Poi l’Universita, che sembra una nave, o un’astronave, e ogni volta che ci passo, ha il viso di un’estate caldissima, finita troppo tardi e in malo modo, colpa di un albero e di un black out di fine settembre. A pensarci bene, senza quell’albero svizzero, quell’ estate sarebbe ancora continuata fino ad oggi, forse insieme ad un viso di donna. Di quell’ estate però ci restano i condizionatori e le avvisaglie e i figli di un mondo diverso che era possibile. Oggi li trovo in classe, di tanto in tanto parlano di Greta ma non vogliono il voto perche la maggior parte sisente ancora piccola. Altri rispondono:’ma lo abbismo chiesto?” E in sottofondo, altri, senza criterio, vorrebbero sottrarlo, il voto, ai saggi. Ma non è  la sola cosa che alcuni grandi , ma non della terra, e nemmeno di un condominio, vorrebbero sottrarre. Questione di coscienza.

Primo giorno di scuola

torino-23-6-2016-foto-borrelli-romanoE alla fine,   ma che poi è  l’inizio,  “scuola aperta”. Tutti  dentro. Terminata la lunga pausa estiva,  riappaiono loro,  i protagonisti di questo lungo viaggio che si chiama anno scolastico. Penso che tutte le emozioni base fossero presenti all’interno dell’edificio scolastico,  sulle scale,  prima del suono delle due campanelli,  sull’uscio. Un blocchetto,  visi nuovi e gia’ conosciuti,  mischiati,  confidenze che prendono l’avvio ed esperienze condivise. Una seconda,  una quarta,  una terza,  una seconda. Un blocco,  una penna,  un foglio. In classe una giapponesina si presenta. Si racconta e parla. Pronuncia qualche parola,  incomprensibile,  tra la curiosita’ dei compagni. Che la sollecitano:”e questo come si dice? E il mio nome come si scrive? ” E’ un bell’inizio. Anche trovare le parole,  non è  stato semplice,  poi,  una dopo l’altra hanno trovato il loro corso e hanno cominciato a rimetterle insieme,  a comporre frasi,  musica, a formare ponti. I primi. Ci sarà  tempo,  per altri.  Tra le cose su cui mi piace riflettere è  l’aver trovato in classe i ragazzi con cui siamo stati qui,  in uscita didattica in questa circoscrizione, la sette,  la mia (ma si parla ancora di circoscrizioni? ) in terra di Valdocco.  Il volontariato,  la pastorale migranti,  la formazione al lavoro al tempo di d. Bosco e l’800. La cura e l’assistenza: comunita’,  responsabilita’,  ospitalita’. Alcuni mesi fa,  che era l’altro anno scolastico. Che era una terza e non la quarta di oggi. Forse per via del gioco espresso insieme,  quello stesso gioco su di un campo,  un tempo spelacchiato,  quando avevo la loro eta’,  con la brecciolina, a terra e fra le ginocchia,  quando cadevi,  le buche,  i primi “filarini” nelle partite miste,   quelli banali e quelli piu consistenti, poi,  piu’ grande,  che non avevano mai termine,  come le partite e quelle frasi “smozzicate” in area di rigore,  sul finire del tempo: “Come sorridi tu non sorride nessuno”. Rallenty e gioco fermo,  per noi e tutti gli altri a guardare. Non so se sia stato questo ricordo o quella partita disputata con loro,  insieme a loro, che ha riacceso,  di come e’ stato e cosa e’ stato ed e’ Valdocco,  o il fatto di aver mangiato  un panino con loro,  rendendoci compagni,  a prescindere dalle differenze,  ma questa mattina,  loro,  quei ragazzi,  hanno portato un pochino di luce,  nella luce. La loro. Si,  certo che sono bellissimi. Come dicono in molti che li hanno visti. E allora,  pronti,  via. Fischio d’inizio. Passione,  felicita’,  responsabilita’,  educazione,  ospitalita’: in fila.

Maturita’: confine tra spensieratezza e responsabilita’

Torino 22 6 2016.foto Borrelli RomanoDavanti all’attraversamento di corso Principe Oddone (circoscrizione 7)il semaforo scandisce nitidamente i suoi tre colori. In attesa che scatti il verde , che non e’ un “indizio ministeriale” sulle tracce, l’effetto (“siamo tutti politologi” )trascinamento elezioni amministrative mi porta a pensare, (osservando questo posto) a come era e come e’,  ora che si, effettivamente il ‘900 si e’ concluso domenica alle 23, a seggi chiusi e urne aperte. 16 anni dopo l’effettiva conclusione, e in un altro Giubileo. Altra era.  Il trincerone della ferrovia “confine” tra circoscrizioni. La memoria, l’unico luogo in cui le cose si ripetono. Qualcuno ha scritto che il tetmine del 900 sia arrivato 5 anni prima di quanto previsto dal partito guida della nostra citta’. A scuola, in attesa, tra una parola e l’altra, tra lo snocciolare dati e attribuire colpe e responsabilita’ (e perche’ no, irresponsabilita’) ho pensato che le cadute abbiano un’origine temporale precisa, sfuggita a tanti. Una notte d’inverno, gennaio 2011, quando il popolo dei lavoratori davanti Mirafiori venne lasciato in solitudine a decidere di se stesso mediante un referendum. Poteva essere lasciato solo chi non aveva (e non ha ) “dineros ” per mangiare abbracciando invece “il capitale”? No, non stavo pensando a Marx. Pensavo che l’abbandono delle periferie  (descritto in questi giorni, cosi come il tram tre che ciondola da piazza Hermada alle Vallette), abbia origine in quella notte figlia di un’altra notte di fine anni ’90, con leggi annesse alle leggi interinali e liberalizzazioni varie. Periferie abbandonate, solitudine del cittadino, pensioni da fame, case o meglio patrimonio immobiliare lasciato sfitto in attesa di tempi migliori per vendere (o svendere)costruito anche con indebitamento pre -olimpiadi, e triste storia nel venirlo a sapere da quotidiani di informazione, e occupazioni varie senza tenere conto di integrazione diffusa, etnie, ricollocazione, dignita’,  di pensioni da fame e  fine degli ammortizzatori sociali (cassa, mobilita’ e anticamera del licenziamento) in una citta’ che si converte dalla manifattura alla cultura, al terziario. Le politiche, non i politici sono da moduficare.Le politiche: ma come si fa a proprre un’uscita anticipata dal lavoro ad una persona di 60 anni dopo una vita alla catena di montaggio ( un mutuo tetminato per una cada lasciata al figlio disiccupato e referendum Mirafiori si/no alle spalle?). In una Torino ancora…operaia, accendendo un mutuo… a Torino, una citta’ di neanche 900 mila abitanti e di questi 100 mila universitari. Una stanza, un posto letto? Quanto fa?250 euro?Un posto letto?Scherziamo?Ma quando un padre di famiglia con pensione o stipendio ne tira fuori 250 con che cosa vivono ora i due nuovi nuclei? Ma l’istruzione non e’ garantita? Ma dove e’ sta benedetta classe media?Con lo spacchettamento poi del wrlfar: tagli da “su” tagli dal centro, tagli dalle petiferie. Comunicazione: dove fare volantinaggio quando le fabbriche hanno chiuso i battenti per collocarsi altrove? All’uscita dai call center dove fioriscono laureati (quando non escono dall’Italia) a 600 euro al mese spalmati su turni impensabile, cuffie alle orecchie? I circoli o le sezioni poi, che mancano. Italia non ti riconosco, scrive Revelli. Renzi ora  dice di voler ascoltare la gente, bisogna, ma non era lui che “escludeva” col suo “sistema” partiti, sindacati e associazioni varie rivolgendosi direttamente? Bastava partecipare ad un collegio docenti: come si fa a proporre un bonus di 500 euro per alcuni escludendone altri nella stessa comunita’ che si chiama scuola? Ah, con contratto fermo da?8 anni? Il tutto, in un periodo in cui non si puo’ dire nulla perche’ tutti si arrogano patenti varie, mi ha fatto dimenticare la bellezza della giornata odierna: la maturita’, la notte prima degli esami. Il “confine” tra l’eta’della spensieratezza e quella adulta. Pensando al domani. Pensando alle elezioni, di ieri e quelle che verranno. Di quelle del 1946. Della partecipazione, delle donne. E Torino 22 6 2016 foto Borrelli RomanoQualcuno sostiene che ora “sara’ tutta un’altra musica”. Non so. Il popolo e’ sovrano e sceglie.

Si sceglie il Sindaco

Torino 5 6 2016 foto Borrelli RomanoTo 5 7 2016 foto Romano BorrelliTorino si e’ svegliata.  Buongiorno. 696 mila torinesi alle urne. 12 mila eletori in meno rispetto al 2011. Ora la parola ai cittadini. Prima era dei candidati, delle scarpe, bocce, scope, nuotate, mercati e santini distribuiti a piene mani coi giornalisti che ci hanno informato quanti il pensionato X ne ha totalizzati in 2 km di via Garibaldi, da piazza Castello a piazza Statuto.  A ciascuno il suo. Sciascia? No. I candidati sindaci. Tempi e spazi. Dalle 7 di questa mattina alle 23. Poi lo spoglio. Delle comunali. Domani dalle 15 ci sara’ tempo per  le circoscrizioni. Spazi: 919 sezioni contenenti Presidente, vice e scrutatori. E poi uno stuolo di rappresentanti.  Degli scrutatori, alla faccia del bisogno, in 400 hanno rinunciato. I giornali fanno eco: “prontamente rimpiazzati”. Ricordatevi di andare presso l’ufficio elettorale se sulla scheda dovesse mancare spazio per il bollo. E ai Presidenti di non far votare se la scheda fosse sprovvista di spazio. Prima  “cammello poi soldo”. Il tempo non e’ dei migliori anche se non e’ quello desctitto da Calvino Torino 5 6 2016. Romano Borrelli fotonella sua famosa giornata di uno scrutatore ma poco ci manca.

Da segnalare: signora, elettrice, colta da malore in un seggio della 7. Nulla di grave, fortunatamente.

In una sezione di corso V. Scrutatrice sostituta della sostituta per malessere.

Percentuale di votanti nelle sezioni “visitate” 12 per cento.

A Torino a mezzogiorno 14, 05 per cento.

Alle ore 16.50.:viaggiamo” intorno al 25 per cento.

Ds segnalare in una sezione il lutto di una scrutatrice che nella giornata di oggi, giustificata, ha abbandonato il suo lavoro. Unica nota dolente e’ che non sara’ sostituita (cosi dicono i componenti della sezione: 65 e qualcosache non dico).

Ora entro in quello che e’ stato “il mio”…

Sono uscito dopo aver siglato pacchi di fogli e la direzione e’ Torino Nord: da quanto tempo e che strane sensazioni. Un gruppo fi “saggi” all”uscita dalla disco aggancia “sagge” e si scambiano numeri. “Sei su fb dice lei a lui”.Rido da morire…bella “gioventu”. Il concessionario ex e’ un delirio ela ex Stazione Dora idem. Peccato. Oramai ci sono quasi: le “torri” che segnalano a quanti arrivano da Milano l’inizio della nostra citta’ davanti e il grattacielo,  dietro,  e in mezzo tante cicatrici. Stradali. O sulla strada o la strada. J.K.e L. scriveva e leggeva.

Alle 20.25 dell’ora dell’orologio scolastico entro e chiedo. Soltanto una sezione ha raggiunto il 50 per cento tra tutte quelle da me “visitate”.

Le porte stanno per chiudersi e tra poco dagli scatoloni uscira’ il responso. Una domanda: ma se domani all 15 si riprendera’ lo spoglio per le circoscrizioni non si poteva votare in due giorni? Cioe’ spiegatemi una cosa: dove e’ il risparmio. Incredibili. Buonanotte. Italia.

 


.

Le storie che non conosci

20160528_080605Era da un po’ che non mi muovevo a cavallo tra circoscrizioni. Tra festa dei vicini (San Donato), “los cantineros” e il “maggio in oratorio” (Vanchiglia) e i ‘cantieris’ dalle parti del Lingotto.  Ovviamente come d’abitudine mi faccio “accompagnare” dalla metro. Ciondolando ciondolando come quotidiamente avviene. Da un quartiere all’altro. E qui, all’interno della metro,  si, che le scoperte non terminano. Un ragazzo, cipolla bionda ai capelli, pantaloni giu’ e boxer su, racconta al cellulare il suo lascito nell’essere lasciato. E fin qui nulla di particolare da registrare e scrivere  tranne che gli e’ capitato quel che capita a tanti. Prima o poi. Insomma, fine della storia. La sua. La notizia sta che nel raccontarsi l’ex accoppiato e single di zecca piangeva. A dirotto. Insomma, il ragazzo “Anvedi comma sto’ ” quello con la cipolla, per intenderci,  raccontava storie, in pubblico, (o storia pubblicizzandola) dopo che a lui l’avevano raccontata e fatta bella grossa.  Eccome. Altra notizia: pervenute lettrici accanite dalla prima all’ultima fermata del percorso a salone del libro con battenti oramai chiusi. Ecco il lascito. O una “implementazione” di una abitudine. Lettrici in via di estinzione come il libro, oggetto appena rinvenuto. Leggono storie. Storie. Sono prese, nelle loro camicette a fiori mezze maniche e qualche soffio per spostare i capelli, neri e lisci. Non per sbuffare perche’ legge. Una delle due legge “elogio della bellezza” ma il titolo e’ stampato a mano sulla copertina. Sara’ vero? E’ carina. Esprime bellezza e tutti la possediamo. Tutte lo sono, belle, e tutte possono esprimerla, la bellezza. E tutti possiamo diventare migliori, grazie alla bellezza. Le sue mani, ferme, stoppano  (non strappano!) pagine  e poi  ne girano  e rigirano tante altre.  Signore e signori va ora in onda in Me-Torino, il festival della storia. Ah! penso! Quanto mi piacerebbe ascoltare ora Bersani mentre canta “Le storie che non conosci non sono mai di seconda mano”. Elogio della bellezza e della verita’.

Scendo dalla metro e riprendo “la strada che porta in citta’” ripensando a “Tutti i nostri ieri” (davanti alla Casa del Quartiere una targa commemorativa ricorda Natalia Ginzburg).

Dagli occhi di…

Foto Borrelli RomanoIn giro per Torino  l’aria e’ di quelle da “liberi tutti”.  I numeri del calendario sono scivolati in basso. A due cifre molto prossime al trenta. Con l’avvicinarsi del termine della scuola i ragazzi si “sbracciano”  e si “scalzano”. Nel primo caso il riferimento e’ non solo alle t-schirt ma anche ad una richiesta d’aiuto: una, due, tre materie…recuperi da sostenere. Aiuto!!  E cosi sono, i ragazzi,  ma anche allegri e con la gioia nel cuore. La giornata di oggi e’ stata diversa dalle solite ma uguale a poche altre gia’ collaudate. Direzione Porta Palazzo, il 4 che apre le porte e l’onda dei profumi della frutta e verdura ci assale. Giusto: chi? Bhe’, noi, una classe in viaggio, nel tempo, passato e presente, che per molti tratti e’ cosi identico e nelli spazio, torinese. Dalla 8 alla sette. Direzione:  visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, l’ambulatorio Camminare Insieme e i luoghi di don Bosco. I loro lasciti. L’Umanita’ e tra i piu’ grandi serbatoi di volontariato  della nostra citta’. Una cartellina trasparente, l’elenco della classe in duplice copia, i permessi, il programma e un quadernetto con suggerimenti finali. Analisi e riflessioni: coi vostri occhi. Poi, un tema “come mi vedo” ipotizzando la data luglio 2018, tetmine della loro maturita’ e infine alla luce del termine casa e di quel che di e’ visto oggi “io vivo con…”.  Incipit. Fatto sta che tra una cosa e l’altra ho dimenticato il tutto. Cartellina e mandato. Me ne ricordo dopo un’ora buona. Ritorno. Lo trovo nello stesso identico posto in cui lo avevo lasciato incustodito. Lo apro e trovo una riflessione scritta. Da chi non lo sapro’ mai.
DAGLI OCCHI DI UN’ALUNNA…

Oggi siamo andati a visitare il Cottolengo: un piccolo quartiere, immerso nella grande città di Torino che fa dimenticare a chiunque ci entri il Mondo che esiste all’esterno.
La visita è stata guidata da una suora con uno spirito immensamente fedele, che a me personalmente ha passato tanto, e la passione con la quale raccontava la meravigliosa storia di quel magico quartiere…faceva venire i brividi!
È un po’ indescrivibile la visita che è stata fatta oggi…sia a livello emotivo che spirituale…
E specialmente vedere Angela: la donna cieca, sorda e muta che comunica attraverso una mano. Quella di una suora…
È stato meraviglioso poter vedere anche quanto l’essere umano pur di comunicare faccia qualsiasi cosa… e ci riesce sempre! Da uno sguardo, ad un sorriso, ad un gesto oppure…come in questo caso attraverso una mano…
E concludo la mia riflessione con una frase che mi ha toccato particolarmente e che mi sono sentita dire oggi:
‘La vita è troppo preziosa per sciuparla.’

Il viaggio di questo anno scolastico 2015/2016 volge al tetmine. Che storia. Ci siamo trovati, cosi per caso. Ci siamo incontrati, raccontati, arricchiti, contestati a volte e risi addosso in altre e rispettati sempre. Ora e’ arrivato il momento di scendere. La stazione ci dividera’ per chissa’ quali e quante strade ma continueremo a raccontarci sempre grazie alla foftuna del nostro incontrarsi…

Processione

La processione si e’ appena conclusa. Eppure qualcosa resta. Addosso. Appiccicato. Come la cera delle candele sull’asfalto di una strada in costruzione. Come il sudore dopo una lunga camminata. Sotto le suole delle scarpe, che poi, quando rientri a casa, ti butti sul divano, sciogli i “lacci” e scopri quanta umanita’ ti sei portato appresso. Pensa che pensi: i bus, i tram, autisti che aspettano che il solito percorso venga al piu’ presto ripristinato. E ancora lenzuola e coperte, le migliori sui balconi, applausi. Passa il carro. Applausi. Un tempo c’erano “quelli del Cottolengo” a guardarci e gli ammalati forse eravamo noi. E davvero quello era un miracolo. Eravamo noi a esporci. Oggi il percorso e’ modificato. Sulle finestre dei post it di ogni colore richiamano gli impegni. Di oggi e domani. Che ci sara’ da fare in quella casa?Sara’ maschio? Femmina? Ragazze e ragazzi che si trovano in questa “mini autostrada” e cartelli di appartenenza. Giornate giovanili, oratori, citta’, regioni, anni, mesi, tutto si mischia tutto si tiene.  Ricordi che hanno fatto storia  da ricordare a scuola domani, racchiusi in pochi giorni: il compleanno di Diego, il caro “vecchio sindaco di Torino, il compleanno dello statuto dei lavoratori, e poi Peppino, il film da vedere, Falcone, Borsellino… domani. Oggi e’ questa umanita’ che cammina, prega, chiede, pensa. In cammino, ai lati delle vie, quasi per non farsi vedere. Joseph Conrad, il quotidiano. Che dice? “E’ impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verita’, la sua sottile e puntuale esistenza”.  Ci sono “gas” che provano a stare insieme. Temperatura e pressione sono al punto giusto. Si combinano bene, come l’azoto, l’idrogeno per fare l’ammoniaca. La temperatura e’ costante cosi come la pressione. Dovessero mutare…amici come prima. Ognuno per la propria strada. Qui, no.  Non provarci e’ peggio della solitudine, provarci e’ aiutare se’ e gli altri. E’ forte questo odore di cera mischiato al profumo dei fiori bianchi. Stordisce parecchio. L’orologio segna le 23 circa. Il percorso ultimato. Il carro sulla piazza.

“Ti leggo nel pensiero”

Torino 15 5 2016. P.Palazzo.Romano Borrelli fotoInvischiato tra “i contadini” e i loro ortaggi, frutta, uova appena “raccolte” dal pollaio di Bandito, elisir di lunga vita e pillole per arrivare a cento e oltre,  e intrappolate le mie orecchie tra i “venghino,  venghino, madamine, abbiamo le primizie” dimentico di accorciare  la strada e incrociare le meno gridate e le meno “strusciate”. “Avrei potuto tagliare all’ interno del reparto coperto, tra formaggi, insaccati e fettine, lasciandomi alle spalle  il Duomo, per incrociare la fontana e il passaggio pedonale…e invece…”… Ma si sa che  i pensieri…E invece talvolta non si sceglie. Sono gli altri a scegliere per noi. La confusione che ti viene incontro, il caos che fa al caso mio, tu. “Solo tu” cantavano i Matia Bazar. Nella tasca un paio di biglietti, uno del treno, l’altro, il titolo di una canzone. Torino salone libro foto Borrelli Romano.14 5 2016Tutto quello che apparentemente puo’sembrare distante in realta’ non lo e’ mai. Il caos, cosi mi hai portato a credere, e ora dell’ordine mi importa poco. E cosi non lo sono i due biglietti, ripiegati nel fondo della tasca. Il treno, il caso, e cio’ che unisce, due persone, le chiacchiere, cosa fai, cosa ti piace, cosa leggi e visiti e che lavoro svolgi e poi, ” buonasera signorina, ma lo sa che lei e’ molto carina?Anzi, e’ carina da morire…Ma questo poi, era Baglioni.  E poi la stazione, cio’ che divide.  Prima un sorriso lungo una vita e poi il sale di una lacrima. E qui,  cio’ che unisce sono centinaia di migliaia di parole, sparse al vento, cosi, dettate dal caso, da una postura, da una mimica facciale, come queste centinaia di persone che si incontrano, cosi, per caso, con visi di ogni colore. E pensieri, voltati e rivoltati come questi oggetti, abiti, scarpe, dall’altra parte dei contadini, dove gli occhi a mandorla sono le bandiere puntate: “signole, signole, complate. Legalo, legalo”.  Mani che toccano, mani che si sfiorano, mani che si toccano, scrivono e comunicano. Mani che  sfiorano, che leggono e interpretano. E …”ti leggo nel pensiero”. Eccolo il post che avrei dovuto appiccicare su una pila di libri. Ma di Pila, “ora” non mi resta che questa, una porta. Per quanto bella e antica, come “l’ora”. Anzi, Porta. “Ti leggo nel pensiero” e ogni pensiero di quella, di lei,  la porta a me. Avrei voluto che me la portassi, tra le mie mani, e me la cantassi, addosso, affinche’ ne sentissi da te, il suono e le parole. “Venghino signole venghino, complate abbiamo anche i legali”.  Bella Porta Palazzo, bella la 7. “Bella prof” come dicono gli studenti quando mi incrociano porgendo le mani. Bella che? E tu che mi leggi, dopo che ho scritto, canta ancora, “ti plego”:  “Ti leggo nel pensiero”.

Dolce…”Geyser” a Porta Palazzo

20160516_180755L’acqua lava via ogni impurita’. La piazza e’ lucida, pulita, svuotata. Eppure si offre ai miei passi come una conchiglia, ricca di centinaia di migliaia di passi. La tettoia Torino P.Palazzo. 16 5 2016 foto Romano Borrellisullo sfondo ha le sembianze di una madre che apre il suo enorme mantello per contenere tutti i suoi figli. E da lontano tutto il resto e’ in ombra, semplicemente perche’ il posto si caratterizza. Sara’ che questa e’ la zona dei santi sociali, qui, a due passi, appena svoltata la via,  ma a quest’ora tutto qui ha un certo compimento o una certa consacrazione. Forme regolari, della piazza, della tettoia, una finestra attraverso la quale guardare Torino, oltre. L’orologio, il toro, la tettoia. Pensavo di dare un’occhiata al negozio di dolciumi, DamarcoTorino 16 5 2016 foto Romano Borrelli. Damarco tutto attaccato, aperto ai gusti di tutti. Pensavo di comprare qualcosa e subito  il ricordo e’ andato agli anziani con il loro comodino ricco di ogni cosa che scandisce i loro e i nostri tempi. Pastiglie di ogni tipo, quelle dolci, ovviamente. Per loro e per noi pillole di saggezza. Se mi permettete, badate bene a non “rottamare”. Ma la bellezza e le sorprese in questo post, scusate, posto, Porta Palas, Torino, Turin,  non si fanno mai mancare. Basta saper cogliere gli attimi. In un momento, e non sto pensando certo alle rose di Dino Campana ma in un preciso istante …un “geyser” si apre agli occhi del visitatore o del passante occasionale. In un momento mollo tutto e comincio a cantare. Torino 16 5 2016 P. Palazzo foto Borrelli RomanoSi, cantare, che in fondo “la vita le’bela le’ bela….basta avere l’umbrela l’umbrela per ripararsi la testa”…

Porta Palazzo:racchiude molte cose ed esiste in altre ore

Torino24 9 2015 Porta Palazzo.Foto Borrelli RomanoNel cuore di Porta Palazzo il cuore batte. Forte. E i cuori pulsano. Di vita. Sarebbe un peccato caratterizzare qualcosa o qualcuno e lasciare nel sonno della nemoria altri. Porta Palazzo e’ da sempre un tripudio di immagini: tutte belle. Visi concavi, mai convessi. Essere spugne e accoglienza. Tutti, ma proprio tutti rendono bello questo posto.  Tra l’altro, l’unico posto di Torino ad avere un tram circolare,  destra e sinistra con un unico capolinea (il 16, a piazza Sabotino, pero’). Vista da quassu’, (la piazza o il mercato), del “metro e 88 della memoria”,  (ma anche da lassu’ della Mole o dalla mongolfiera) non si puo’ certo dimenticare che in questa piazza la dolcezza e l’amore hanno trovato sempre la loro sorgente e il loro sbocco naturale. Non ho mai compreso fino al fondo delle loro cose se “Damarco” o “Da Marco”  fosse la denominazione giusta o un complemento per specificare da chi. Fatto sta che una moltitudine di anziani sceglieva proprio quel luogo o quella  persona per “impasticcarsi” dai loro risvegli pomeridiani. Un carosello di caramelle esposte in vetrina  non hanno mai fatto venir meno il loro dolce lavoro: valda, al miele, mou, alla menta e una infinita’ di altre pronte da riversare e “stazionare” nelle numerose tasche che solo i saggi sanno avere:profonde e senza fine. Sia chiaro: a loro ne basterebbe una soltanto ma e’ agli altri che pensano e penseranno. Sempre. E certo per non far torto ai ragazzi, alle loro emozioni e ai loro giovani amori, da queste parti esisteva anche la caserma dei vigili del fuoco, agenti sempre pronti a salire sui loro mezzi, ad accendere la sirena e raffreddare facili entusiasmi nel caso di ormoni difficili da gestire ospesso impazziti. Manicotti alla mano…il resto era solo tutto caos al caso di qualcuno…Ah…Porta Pila…Equazione da risolvere.