Una cosa che non deve mancare, soprattutto in periodi caldi come questo, è la mazzetta dei giornali, perché la lettura è questione….quotidiana, “la preghiera del mattino dell’uomo moderno”. Poi, a corredo di quelli, anguria (o cocomero), pasticciotto e un buon caffè, di quelli forti, robusti, scuri, come questa terra e il volto abbronzato di molti, cui la protezione non ha alcuna difesa, un caffè Quarta, tanto per intenderci, da queste parti o caldo o con ghiaccio è salutare.
La giornata è lunga, l’antenna tv non riceve e cosi non resta che riannodare i fili del tempo e informarsi con la carta, che a me, personalmente, piace più e molto rispetto a quelle tratte da palmare. Poi, la musica del mare, le onde che si infrangono, fanno il resto. Immaginazione, fantasia e racconti o chiacchiere che a sera paiono sortite dal caminetto, narrazioni domestiche, famigliari, come quelli di Roosvelt lanciate dal 1933, senza radio ma con tanti ascoltatori che faticano a prender sonno per il troppo caldo, non dal caminetto, ma da un sole che fa 40, insistendo tutto il giorno. Radio, discorsi, come quelli di Papà Pio XII. Il sole si ritira, e con permesso o senza queste del tramonto sono le ore piu belle per l’ammollo in acqua. Sulla sabbia trasformata in porte girevole tra chi lascia e chi arriva, ci si contende qualche scampolo di metro per l’ultimo selfie della giornata.
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16 agosto
Quante cose si ricordano il 16 di agosto! Il compleanno di don Bosco, 1815, il padre dei Salesiani e della gioventù abbandonata, relegata ai margini della società, nella Torino di metà ‘800; don Bosco, santo sociale, ideatore di un progetto educativo, il sistema preventivo, continuato dai Salesiani nel corso degli anni e valido ancora oggi. Educazione, lavoro, oratorio, religione, per loro. Per i ragazzi, in particolar modo i bisognosi di cure. “Un sogno che viaggia”, e dura! Oratorio come casa e accoglienza. Sintetizzare tutto in due righe è davvero ingeneroso tanto che anche una tesi specialistica sulla “La formazione al lavoro nell’esperienza di don Bosco e dei Salesiani”” del 2015 risulta una piccola finestra sul mondo salesiano e di don Bosco, ma ricordarlo oggi è un dovere. E rileggere la sua lettera da Roma, anche! Sempre il 16, di agosto, fioccano le ricorrenze di San Rocco, e da queste parti, in Salento, sono tantissimi i paesi che lo ricordano e lo celebrano in moltissimi modi. Sagre, “ville”, luminarie, gente che si ritrova dopo anni costretti a “perdersi” per mancanza di lavoro, da queste parti e in paesi di quello che è il capo leccese.
Il 16 agosto del 1924, inoltre, a Riano in provincia di Roma viene ritrovato il corpo di Giacomo Matteotti.
Apparentemente è una giornata sotto tono, con vento che a tratti diventa perfino fastidioso, con i primi turisti che lasciano il posto ad altri prospettandosi una forma di staffetta e di rientro verso le grandi città. Passato ferragosto….ci avviamo verso il contro esodo.
Buon ferragosto (2019)
Vento, in via del mare, nuvole di ogni fattezza, e “il vento è cambiato”, si sente surrurrare, in un periodo in cui in tanti cercano il mare e anche la politica ha messo il costume e fa parlare di sé. Sulla spiaggia invece continuetanno a far parlare di loro quei quattro che piazzeranno ombrelloni dalle prime luci del mattino per rendere “bene personale” la spiaggia, bene di tuti. Dalla parte opposta della via, che congiunge una frazione ed un paese che in questo periodo si trasformano in una città unica e compatta, strozzata dal caos e dal caldo, una Chiesa dedicata all’Assunta è aperta, per lasciar passare aria e luce. Penso velocemente a tutte le Chiese dedicate all’Assunta, in giro per l’Italia. Sono mentalmente a Orvieto, a Siena e in tutte le regioni e città che mi accompagnano nelle spiegazioni dell’anno scolastico. Torno qui, “ad ora”, e spazio con l’occhio all’interno della Chiesetta dedicata all’Assunta. L’acqua, come pioggia, è solo accennata, nei pronostici, dopo le quattro gocce quattro di ieri pomeriggio. Non punteggia nessun tipo di strada, né asfaltata né di breccia. Un tempo era piccolina, come struttura ed il popolo dei fedeli era obbligato a partecipare alla funzione anche in piedi, anche fuori, tanto la voce del sacerdote, giungeva anche in quella piazzetta che serviva a quattro auto in parcheggio. Oggi, non più. È grande, spaziosa, ed è stata modificata, mi pare, nel corso degli anni, la struttura, così, osservo, incuriosito,da fuori. La gente da`una occhiata veloce, distratta, sul qui ed ora, ma non sul dopo, sul pranzo, borse della spesa in mano e borse frigo appena riempite, e poi, scivola via, tra la confusione che neanche a Natale in via della Conciliazione a Roma….I bar sono aperti dall’alba ed una gran confusione regna sovrana, tra scontrini, caffè pasticciotti, e code diverse da farsi e spazi ugualmente diversi dove servirsi. È giovedì, giornata di mercato, inoltre è ferragosto, e sulla via si parcheggia come capita, come serve, forse, con poca disciplina abituati a calma e leggerezza. Angurie, fichi, uva, pesche, i prodotti più richiesti, ma la domanda è su tutti i fronti, per il pranzo di ferragosto.
È ferragosto e ripenso a quello di Verdone, a Roma. Verso Cracovia? Buon ferragosto a tutte e tutti.
C’era una volta…Sud Est
Bello il trenino, che, proveniente chissà da dove, arriva a Martina, passando da paesi dai nomi profumati e cosi i sedili, da fichi d’india, fichi, pomodori, uva, nera e bianca, prugne di ogni tipo, vino e olio…Guagnano, Novoli, Salice, Campi, San Pancrazio, Manduria…ho provato a immaginarci “piccolini” al tempo dell’infanzia, della scuola, qui, dei muretti a secco, talvolta “sdentati”, la brezza del mare, le strade polverose di breccia, degli “zippi e leune”, dei fichi maturi e secchi…e dell'”ua tifara”, non ancora matura, “rubacchiata” da ragazzini tanto per passare il tempo e giocare a trattenerlo, facendo finta di esser grandi, del circostante che si muove e fa la storia e noi pianeti…;la cosa, il pensiero, il ricordo, permettetemi, mi faceva sorridere, al suono di “ua” perché immaginavo, anziani, di quaggiù, con la fronte scritta dal tempo e dal sole, sorridenti, mani callose, scure, per il lavoro e la terra, il cappello appena levato, per salutare, il bastone, la sapienza e l’offerta di “ua” e…fichi che diventano femminili, quaggiù “le fiche”,vendute “estra” da un signore, a Porto Cesareo, con la scritta, “vietato pubblicare foto alle fiche”e così, pensavo, se al posto di “ua”, nelle aule, a scuola, fosse uscito questo tetmine..inoltre, tutti quaggiù abbiamo avuto una “Mascia tetta” che si è occupata di noi, nell’aggiustarci la vita e gli umori da piccoli, in preda a mali fanciulleschi come gli acetoni, guariti quaggiù con uno spicchio d’aglio, o al tempo delle cadute in bicicletta, con un bel bicchiere di vino o d’aceto per disinfettare le ferite. Per non parlare poi di quando, appena giunti “dal nord”, i nonni, “per aggiustare l’intestino” ci facevano ingoiare un bel bicchierone di acqua di pozzo, salata. È poi, vogliamo mettete la Candida, declinata in Candiduccia o “mazza curta” o “mazza te fierru” o ” li scuasatu” (lo scalzo)….Ecco, il passaggio a livello si alza e devo rimettere in moto, ma è stato un bel tempo, divertente, poter immaginare nell’abitacolo della vettura tutti quei personaggi….
Ahahah…
Buongiorno e buonasera mare
Capita, di perdere la concezione del tempo, al far del giorno e
della sera, quando lo scenario, è bello, il palcoscenico, idem, noi spettatori, affacciati e muti a riempirci, di colori, unici, e la necessità di riempirli per farne scorta si rende “urgente e necessario”,
come fosse un decreto legge, da convertire però, prima dei fatidici 60 giorni, perché si sa, l’estate ed i suoi giorni, di luce,sono lunghi ma, le risorse economiche ed il tempo, questi, proprio no, non permettono il prolungamento della “mia legislatura”e allora, è d’obbligo adattarsi come i cammelli, gonfiare gli occhi, di colori, non di lacrime. E cosi, la grande bellezza distrae, sonnecchiando, dopo un “buongiorno mare e buonasera mare” , sul divano, dopo i pasti, mentre in sottofondo la tv rilancia un ripasso forzato di diritto costituzionale, tra chi convoca le Camere, chi gestisce le crisi parlamentari, le fiducie, le sfiducie, le tattiche, le strategie, e qualche zanzara poco stanca e viva ad un’ora insolita è alla ricerca, con ronzio, di qualche millimetro di preda di carne umana, di pelle da pungere, e le pale del ventilatore stancamente rilanciano un pochino di frescura dopo averla acchiappata in qualche meandro della veranda, simile ad una nave stanca o incagliata; intanto, san Lorenzo e le sue stelle, s e santa Chiara, sono alle spalle, con le spiagge sempre aperte 24 h, per nuove magliette fine e canti a squarcia gola. Sul fare della sera nuovi e solito spettatori prendono posto per immortalare il momento esatto in cui il sole va oltre.
Lecce, 10 agosto 2019
Utilizzare il trenino per muoversi in Salento è uno degli aspetti piu divertenti, economici e arricchente di conoscenze storiche economiche sociali del territorio. La sua lentezza è un elemento aggiuntivo in quanto permette di spaziare con l’occhio da un punto ad un altro velocemente, “agguantando” masserie di ogni fattura, muretti a secco e contadini al lavoro su campi immensi e ben lavorati, panni stesi che narrano vicende sociali e private, e anche questo ritengo sia un aspetto che vale il viaggio. Per non parlare di “appendici” di case, dal vago aspetto di garage o contenitore di ogni cosa:gomme di auto, caffettiere, pentole, reti e pomodori stesi a seccare. Lungo questo “nastro ferrato” tutto, ad un occhio attento e vigile, racconta, peccato che ogni tanto si debbano anche vedere incendi “non governati”. Il treno rallenta, accenna a fermarsi, tutti noi viaggiatori “tremiamo” a questa possibilità non preventivate nel prezzo e nel tempo. Fortunatamente, si riparte, tanto, più a vista di così, impossibile viaggiare.
Il viaggio è una occasione per scambiare due chiacchiere su questa linea, di contratti fra ferrovie e velocità fra poderi, velocità in corrispondenza fra passaggi a livello ed enti locali, insomma, qua sopra, su questo pezzo storico in movimento, i miei studenti, a parlare, sentire e approfondire potrebbero preparare un esame di diritto amministrativo e pubblico.
Giunto a Lecce recupero il
centro storico, il Duomo, l’anfiteatro romano, la piazza con le sue luminarie e mi addentro in una sala del
Bar Alvino, così, per accumulare aria condizionata in una giornata caldissima in cui molti operai sono alle prese con i preparativi della festa di S.Oronzo. Una vetrina lunghissima presenta ogni tipo di pasticciotto, anche gelato, e questo deve essere davvero ottimo. Opto per il classico ed un Quarta. Le mie vicine sorseggiando velocemente un caffè con ghiaccio, hanno mappe ed itinerari ma lasciano ben presto sul “campo” al fondo della tazzina i cubetti di ghiaccio. Mi fiondo come per sgusviare via dall’afa a visitare
santa Croce, ora libera dalle impalcature. È davvero molto bella.
Al suo interno si sta per celebrare un matrimonio e quindi non sara possibile “osservare” con cura e attenzione il suo interno. Velocemente, mentalmente, ripasso Riforma e Controriforma, perché siamo più o meno in quegli anni. Anche Santa Irene mi piace e non ci avevo mai fatto cado a quante somiglianze con altra basilica romana, santa’Andrea Dellavalle. Tra una basilica e l’altra, ragazze salentine, carine, munite di trecce e no, offrono ai passanti taralli di ogni specie. Unico neo, personale, è il pagamento di un obolo per entrare in Duomo. Il viaggio e la sua bellezza insomma consistono nel viaggio stesso e la sua imponderabilta. È sufficiente avere a disposizione tempo e pazienza.
È ora di riprendere il trenino.
8 agosto 2019
A lavorare con la fantasia e l’immaginazione si potrebbe pensare di estrapolare “Agostino” ed i suoi amici dal testo di Moravia e lasciarlo correre e scappare, da loro e altro, lungo l’arenile, sulla sabbia che scotta, rasentando le cabine, con i giochi, le stuoie, salviette, salvagenti, creme solari di ogni ordine e grado, libri consumati, sgualciti, nuovi, letti di notte e non, il primo chioschetto, la vetrata del ristorante, albergo, e il camminamento in legno che chissa quanti piedi e corpi, in una danza continua per il troppo calore, ha raccolto, intriso di storie personali, posteggi macchine e i tendoni che le ricoprono, creando ombra, allargata a bimbi che giocano, il rivenditore di quotidiani e riviste, sparse tra tavole di legno dal profumo umido, di sughero, ma non siamo in Toscana, bensì in Puglia, zona del Salento. Profumo di mare, caffe, crema, dolce e solare, e distese di corpi sotto gli ombrelloni, blu, dove il cielo è sempre piu blu. Giornalaio volante, metto mano in tasca dei boxer mare, raccolgo gli spiccioli necessari per il quotidiano in accoppiata, Messaggero piu Quotidiano. Come sempre scorre i titoli in prima pagina ed il santo del giorno, San Domenico, e la data in alto. Oggi, 8 agosto si ricorda la tragedia di Marcinelle, in Belgio. Il tempo di ricordarlo e due mail mi raggiungono: “prof. con la tesina dell’anno scorso sul lavoro abbiamo imparato un pezzo di storia, economica, sociale, che non dimenticheremo mai”. Soddisfazioni della scuola, dalla scuola, che non chiude mai.
Dal mare con le Torri Salentine
Il mare è chiaro, limpido, cristallino;
la Torre sempre avvolta nel suo mistero e alla sua ombra, da anni, accumulano fresco una dozzina di persone che si contendono ombra, e staziona pure una fontana che ha dissettato generazioni di autoctoni e turisti, ora a piedi, ora in bici, ora con le taniche custodite in macchina, ad ore precise, quando per bere era necessario passare da qui, o da altre fontane. Tempi andati, mica moderni. Eppure le luci della ribalta passaronno da qui e in milioni di case italiane ai tempi del codino di Fiorello e del suo karaoke, una sera di un gennaio di tantisssssssimi anni fa. Poco distante, “Manuela Arcuri” è ancora fotografata e ricercata, non più come ai vecchi tempi, ma lo è sempre perché nel corso degli anni è riuscita a mantenere intatto il suo fascino.
Eppure si tratta solo di una semplice statua che fece ingelosire mogli di pescatori che a suo tempo la resero oggetto anche di “Stalker”. Povera statua “tagliuzzata”. Pensate un pochino che guaio. Tutto come sempre, o quasi, se non fosse per un calo copioso, affermano alcuni negozianti, di turisti, rintracciabile dagli incassi.
Un gruppo gioca a carte con una finestra aperta sul mare, un pochino in collera, mentre i primi, una carta giu l’altraa su, sono davvero presi dal loro gioco. Un caffè, un pasticciotto, “crema 1,20, nutelli,pistacchio, amarena, 1,50”. Sorseggio e mangio, ma non hanno, per me, lo stesso identoco gusto. Personalmente non so che dire, tranne che una assenza, questa si, la sento, la vivo, la soffro.
Lecce
Le luci della città, Lecce, lentamente si accendono e quelle del giorno lasciano il posto ad una notte brontolona, a tratti rabbiosa, umida, e una pioggia fine, con “magliette idem”, e ragazze chissà, con su scritto su bianco vivo “stau nervosa”, “sto nervosa”, magliette e che non lasciano presagire “tempo” buono. E da perdere. Il mare a due passi da qui, lo immagino che chissà come brontola, lasciandomi pensare ad una gara di rumori e di guerra in un duello intenso ma breve, col temporale che incede, un pochino come una lotta tra due innamorati lontani da tutto e tutti. Sciami di turisti corrono tra corti, viuzze, case, barocco; schivano, si defilano, declinano o accettano ben volentieri taralli di ogni tipo da tre ragazze salentine. Una grande bellezza. Altri, naso all’insù, prroccupati del tempo, alzano il passo introfulandosi in qualche bar, me compreso. Pasticciotto salentino, un must, con rustici e caffè Quarta. È passato molto dall’ultima volta che sono stato qui e riconosco ogni cosa e sembra che parli, racconti qualcosa che è statoe che puntualmente aspetta, attende; per distogliere pensieri e farne subentrare di nuovo provo ad immaginare il bar dove Michela Marzano potrebbe aver fatto gustare qualcosa ai suoi personaggi. E rileggo mentalmente alcune pagine di “”Idda”. Mi posiziono per una foto, e penso a come sia tutto uguale, al solito posto, il campanile, oltre, l’anfiteatro, alle spalle, i bar davanti, come una vecchia foto che mi ritrae sorridente, con la magliettina, “Salento, lu sule, lu mare, lu jentu”; tutto uguale ma anche tutto diverso, almeno dentro di me. Passo il palmo della mano sul viso e non percepisco se sia acqua o magone strizzato per qualcuno, che manca, una assenza di un grande come può essere un padre. Gli ulivi parlano come la vite, di memoria e di radici, come le mie. Molti bruciano, sono secchi, sembrano con poca vita, ma vedo e sento un verde che mi porta a pensare che in qualche e in ogni modo resistano.
Ikea
Temperature folli, da 2003, che per durata e intensità le ricorderemo per sempre, come il finale, di quell’ estate, un black out che sistemo` l’Italia intera, fermando treni, coppie e compagnie a settembre. Faceva caldo ovunque, in Barriera come in Abruzzo e Salento. Che fare allora, dove andare ad accumulare fresco e raccattare storie a centinaia come mozziconi di… matite? Da Ikea, il luogo ideale per chi ha “ikea” di montare la casa a casa propria. Da Ikea, che idea! Cucine, camere da letto, soggiorni, vivai, e via-vai continui gia dalle prime ore del mattino. E scrivanie, pensando a quei poveri maturandi in attesa di essere esaminati dopo aver visto e interpretato una immagine. È il mese del tuo comepleanno? Ikea ti offre fetta di torta e caffe prima di andare incontro alla tua casa ideale. E poi, manciate di storie, pronte per essere accolte e raccolte, in ogni rappresentazione a alla cassa. Tutti architetti quasi come allenatori della nazionale, di calcio, trasformati per un giorno davvero caldo. Oltre le vetrate del grande complesso le macchine corrono su nastri d’asfalto che congiungono Torino e periferia, a due passi dalla metro. In attesa della tregua, prevista per sabato.