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24 maggio

20200524_092918Per le strade, ora, i bus, in prossimità delle fermate, sbuffano, rallentano, qualcuno, dopo aver gettato furtivamenre una rapida occhiata al suo interno, decide,  sale, e altri scendono. Bus che viaggiano per la verità semi-vuoti, quindi, ampi spazi tra un sedile  e l’altro, garanzia,  tranquillità e comodità, in attesa della voceche fa compagnia tra uno stop e l’altro “prossima fermata, piazza Statuto”. Per strada tunnel e ciclisti, questi, spesso dove non dovrebbero, e sfrecciano. Da ieri, a dire la verità sfrecciano anche carro attrezzi sempre sul “pezzo e frequenze” e sempre da ieri, profumi di caffè e rumore di tazzine, che indicano qualcosa di nuovo  nell’aria e nell'”aroma”. Lentamente, parvenze di  normalità. Devo dire che ho fatto un giro anche presso una libreria del centro, munito di tutto punto, dalla mascherina ai guanti, al gel, per la verità, posizionata all’interno. In centro, un gruppo nutrito di genitori e figli protestano, per la dad, per un rientro a scuola.

Oggi è  giornata di festa, per la famiglia salesiana sparsa per il mondo. 20200524_093032È  la festa di Maria Ausiliatrice, così cara a don Bosco, al punto da erigere la Basilica attaccata al primo oratorio dedicato al Santo sociale. Da corso Regina Margherita, volontari, vigili, salesiani, polizia, aiutano la confluenza dei fedeli nel rispetto delle norme: si scende giù, verso la Basilica, rasentando la statua di don Bosco, ( basilicache per la prima domenica, in questo periodo di emergenza, vede  nelle celebrazioni eucaristiche la partecipazione del popolo dei fedeli) scegliendo una delle due corsie a disposizione ben segnalate dal nastro rosso e bianco: la prima, per entrare in Basilica, e partecipare alla messa, la seconda, per il cortile, dove è  posizionata la statua della Madonnina. All’interno  del cortile, sedie ben distanziate, per poter partecipare a momenti di preghiera individuale e collettiva. Per un saluto alla statua e una preghiera veloce, occorre mettersi religiosamente in fila. Per l’uscita, si accede al cortile, un tempo saturo di bus di fedeli provenienti da molte città,  che da su piazza Sassari.

Alle 17.00 celebrazione con il Rettor Maggiore.

Anche per quest’anno, come l’anno scorso (Era per maltempo) non si procederà  con la Processione per le vie del quartiere.

Riapertura

20200518_082934Questa mattina, qualcosa di nuovo, nell’aria, e non era solo qualche macchina in piu a movimentare il traffico cittadino. E non solo quell’aria che esce dalle marmitte e che ci eravamo tanto dimenticati. Piu leggeri, però.  Profumo di caffe, e rumore di cucchiaini, tanto dimenticati. Leggerezza. E forse per  un certificato in meno, in tasca, di quelli che avevamo con noi, stretti, nelle mani, per evitare che qualcuno ci gridare dietro perché andavamo a fare la spesa. Più leggeri, forse, complice anche l’aria, il tempo che anticipa e chiama giugno, anche se, l’acconciatura è  lunga, richiama periodi invernali e anni ’70, e a tratti, come il fratello di casa d’Este uscito di prigione anni dopo, con i vestiti e la capigliatura, o capigliatura di quando entrò  nel castello, in prigione. Aria nuova, di riapertura, e grande festa, per le celebrazioni eucaristiche col popolo. Nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, due adesivi sono posti ai lati estremi delle panche. Finalmente. Fedeli ben disposti,dopo aver ascoltato le corrette procedure, oggi è  il giorno dell’applicazione, sotto lo sguardo vigile della Madonnina, che chissà se il 24 di maggio uscirà  in Processione per le strade di Torino. Negozi con saracinesche giu e molte su, e qualche studente per le strade che fa festa con amici per il tablet o device giunto a deztinazione. Finalmente le lezioni. Interessante il punto di vista e racconto su La Stampa di oggi.

Mi mancano poche pagine per terminare “La peste” di Camus ma chissà  per quale motivo non ne ho voglia di conoscete il finale. Avevo voglia di aria fresca…

Avremo “notti bianche” e “urla alla Tardelli”

20200315_181814Le strade sono vuote, che neanche ad agosto.  Giornalai aperti, e molti ad informarsi, che è  un diritto. Per  le strade, sono i piccioni i veri proprietari delle nostre città, piazze, corsi, vie, che non saprei dire se centro, periferie o tutto insieme, divenute nel giro di poco così piccole, ristrette, come avviene  per un capo di biancheria dopo aver sbagliato candeggio. C’è  qualcosa di nuovo nell’aria, si, e non è solo il virus, ma qualcosa che ha tutta voglia di resistere, fare comunità,  uscire seppur per pochi istanti, sul balcone di casa  e cantare, ballare, suonare, gridare, bebè  alla mano, anzi, in braccio per giovani coppie! Un tempo ci fu a Torino ” il concerto dal balconcino”, e ora spuntano concertini  come fiori. Pentole, piatti, di ogni fattura. Da un balcone all’altro un “Hai bisogno”, “come stai?”, “serve niente”, e poi, giù a cantare, “Azzurro”, “il cielo è  sempre più blu”, “inno di Mameli” , “la gatta”,…se il mondo assomiglia a te….

In tanti si organizzano: forme di solidarietà, volontariato, partecipazione, cultura in streaming, condivisa. “Alzati” direbbe Francesco, che cammina a piedi lungo le vie del Corso per recarsi in Chiesa e affidarci.

Balconcino. E tutti in piedi. A casa,  in piedi, a creare o ricreare comunità nuove e uomini nuovi, non più solo. “C’erano uomini soli” canteremo domani. Dai balconi penzolano striscioni, arcobaleni, con su scritto, “Andrà tutto bene”, con colori e perimetri colorati da bimbi, mani tremolanti, ma sicure allo stesso temlo, che tutto andra bene. Campane ieri, tutte, a mezzogiorno. Quelle stesse che non annunciano piu messa, (da decreto),  dopo aver messo tra parentesi strette di mano, segno di pace, acqua santa. Ma abbiamo voglia. Torneremo piu grandi di prima e ciascuno avrà  la sua notte bianca, alla Dostoevskij, o quelle olimpiche, targate Torino 2006. Immaginiamo l’urlo, liberatorio, alla Tardelli, al Santiago. Immaginiamo Pertini, la sua pipa, le sue braccia sollevate, verso’alto. Sarà bello. Tutto. Andra’ tutto bene.

20200315_175933Nella Basilica di Maria Ausiliatrice, in preghiera, il Rettor maggiore, successore di don Bosco, appena rieletto, prepara il suo pensiero, preghiera, rivolta ai giovani nel mondo.

 

31 gennaio

Poche ore e metteremo “in tasca” anche il mese di gennaio, così lungo, intenso, anche se breve, almeno sulla carta, al rientro dalle vacanze natalizie. Scrutini, consigli, consegna pagelle.  Di neve, neanche a parlarne.  Le temperature annunciano una strana primavera, ma che fretta c’era non è dato saperne. Di Sanremo, al momento, oltre ai ricordi, qualche polemica su di un cantante. Perche si sa, Sanremo è  sempre Sanremo. Per le temperature, invece, febbraio annuncia  marzo, un pochino come il doppio salto del pedone sulla scacchiera. Un tempo avremmo avuto la neve oggi  invece “piovono” mimose. Gennaio chiude come da tradizione con la festa di san Giovanni Bosco, padre e maestro dei giovani. Grande gioia e serenita nei cuori, nei luoghi Salesiani, in particolar modo a  Valdocco, Torino, dove tutto ha avuto origine. “Chi  dice che i giovani non vanno più in Chiesa?” Afferma il Rettor Maggiore, Angel Fernandez Artime, successore di don Bosco, osservando la Basilica del Santo  sociale, piena di giovani, ragazze e ragazze.

8-12-2019

20191207_154558Fermate dei bus vuote, per aumentare, dicono, la velocita commerciale dei mezzi pubblici. “Che ne faranno, ora, della fermata come struttura, palina, pensilina, cabina telefonica, cestino, mappa stradale e “griglia” e qualche scritta col pennarello indelebile, tipo, “noi e l’amo-re delle nostre vite”? Già,  questa la domanda che insiste nella testa, ad immaginare le migliaia di storie che si potrebbero narrare e che hanno preso vita  qui sotto, in tutte le stagioni della vita di torinesi e non? Che avranno detto gli occhi attenti, dolci, curiosi, di Superga e la stella della mole tra una “spiata” e l’altra a quanti attendevano qui sotto che succedesse qualcosa? Servirà e serviva davvero, a qualche cosa, questa, queste soppressioni delle fermate? O forse servirebbe altro? Intanto, oramai luci, alberi e presepi sono già presenti e fanno la loro parte, nella nostra vita quotidiana, e ci faranno compagnia almeno fino al 6 di gennaio.  Oggi, anche nelle case private, e non solo lungo le strade, tra le varie circoscrizioni torinesi, come da tradizione, alberi e presepi verranno montati. Il panettone ed il pandoro ai piedi ed i primi bigliettini ad incorniciare il tutto.  Manca solo la neve. 20191208_110538A Valdocco si ricorda la nascita dell’oratorio, l’incontro, di don Bosco e Garelli, gli incontri, passati e futuri, e nel presente, è visitabile la mostra sui Presepi.  Bellissimo il primo: un don Bosco con Mamma Margherita ed una culla con un bimbo, nella ricostruzione della casa del Colle.

Santi

Giornata dedicata ai Santi, e nella nostra città, Torino,  in particolar modo a quelli sociali. Sulla loro tradizione (don Bosco) in tutti gli oratori, si cuociono castagne e così, a Valdocco emana ancora , oggi  il profumo delle caldarroste, di ieri e di oggi, niente a che vedere con quelle che si vendono in alcuni punti della nostra città. Care, poche, in cartoccio, da passeggio, che hanno sostituito il gelato, archiviata la stagione estiva con relativa appendice. Qui c’è  qualcosa in più, la  storia, le storie, il cortile, l’attrezzo per cuocere, la carbonella, la scelta del cortile, perché in tutti gli oratori salesiani, i cortili sono sempre piu di uno.  E non resta che la scelta, a seconda del tempo. E poi, la figura indimenticabile, quella di Zagato, salesiano, col viso apparentemente burbero ma buono, maniche corte e castagne a go go. Da molti anni non c’è  più ma tutti lo ricordano con affetto, soprattutto i suoi modi di chiamare  chiunque si trovasse a passare oltre la scritta, “Primo Oratorio Salesiano”, “trumbun”, “badola”, “napuli” distribuiti in quantità industriali a ragazzini un pochino discoli e pronti a distoglierlo dalla sua “impresa sociale”. Dopo l’oratorio, da grandi, poi, tutti noi abbiamo avuto una zia, Mariuccia, nostra o della ragazza o fidanzata, o adottata,  o altro, che davanti ad una stufa in ghisa, tra un mistero del Rosario e l’altro, un che ore sono? e racconti di vita passati, senza tv, internet, smartphone, si sbucciavano castagne bruciandoci polpastrelli, ripetendo il classico rito. Altri tempi.

16 agosto

Quante cose si ricordano il 16 di agosto! Il compleanno di don Bosco, 1815, il padre dei Salesiani e della gioventù abbandonata,  relegata ai margini della società, nella Torino di metà  ‘800; don Bosco, santo sociale, ideatore di un progetto educativo, il sistema preventivo, continuato dai Salesiani nel corso degli anni e valido ancora oggi. Educazione, lavoro, oratorio, religione, per  loro. Per i ragazzi, in particolar modo i bisognosi di cure. “Un sogno che viaggia”, e dura! Oratorio come casa e accoglienza. Sintetizzare tutto in due righe è  davvero ingeneroso tanto che anche una tesi specialistica sulla “La formazione al lavoro nell’esperienza di don Bosco e dei Salesiani””  del 2015 risulta  una piccola  finestra sul  mondo salesiano e di don Bosco,  ma ricordarlo oggi è  un dovere. E rileggere la sua lettera da Roma, anche! Sempre il 16, di agosto, fioccano le ricorrenze di San Rocco, e da queste parti, in Salento, sono tantissimi i paesi che lo ricordano e lo celebrano in moltissimi modi.   Sagre, “ville”, luminarie, gente che si ritrova dopo anni  costretti a “perdersi” per mancanza di lavoro, da queste parti e  in paesi di quello che è  il capo leccese.

Il 16 agosto del 1924, inoltre, a Riano in provincia di Roma viene ritrovato il corpo di Giacomo Matteotti.

Apparentemente è  una giornata sotto tono, con vento che a tratti diventa   perfino fastidioso, con i primi turisti che lasciano il posto ad altri prospettandosi una forma di staffetta e  di rientro verso le grandi città.  Passato ferragosto….ci avviamo verso il contro esodo.

Il ricordo di certi odori

Chissà a quanti sarà capitato di sentire o immaginare un odore e sentirsi catapultato ad una specifica fase della propria vita, infanzia, adolescenza o quale che sia. Le suole o  corde delle espadrillas, per esempio,  appena tolte o tenute a mo’ di ciabatta dopo aver camminato sull’asfalto cittadino  bollente. Ecco, questo ricordo in particolare  mi proietta  al  rompete le righe con la scuola, la ricerca affannosa di un negozio, se non ricordo male, al convergere tra corso Vercelli, via Vigna e Lauro Rossi. Era Bata?  Perché  d’obbligo era avere le espadrillas, nei fine ’80. E una volta in mano, i km macinati su nastri d’assalto cittadini e non solo le rendevano più calde dell’asfalto. O quasi. Quelle scarpe poi, rimandano alle piazzole di sosta di altro nastro “d’assalto”(strade e autostrade prese d’assalto per le tanto desiderate ferie), lunghissimo e a più corsie quale l’autostrada e l’inizio di una lunghissima estate calda all’insegna di avcenture. Ma “Quando tramonta il sole, come on ragazza…” o “una storia importante” e dietro le dune, certi che  “lei verrà “. Però  è  bene non montanari troppo dal fiocus iniziale, il ricordo di un odore,  intrecciato ad altri ricordi. Bhe’ le espadrillas oltre che essere calde avevano anche il profumo della promozione e della cauzione “vuoto a perdere”:come andava, andava. Poi, intrecciato a quella corda c’era l’odore del ghiacciolo alla menta, di quella carta sempre appiccicaticcia e che incollava anche le dita, e quel legnetto cosi particolare alla fine. Da non dimenticate  l’odore della benzina e dei cartelloni che raffiguravano Schillaci, Baggio, Baresi, sempre sorridenti e in punta di partenza per i mondiali anche quando questi erano già terminati e l’Italia, di rigore, tra le prime quattro.  L’odore del sughero bagnato, umido, quando si riapriva la casa del mare, dieci mesi dopo. I materasini al sole, ad asciugate, l’erba secca e le piante bruciate dal sole. L’odore dei  libri letti e vissuti l’estate prima, con le pagine incollate, ma con il ricordo del finale ben impresso; i copertoni delle bici, puntualmente sgonfi, e…”dove saranno il mastice e le pezze?”I ricordi, gli odori, e questi che rimandano a quelli sarebbero TANTISSIMI e ci si potrebbe scrivete un libro, ma oggi il ricordo dell’orrore e del sapore è  quello di un libro di tesi e di una torta alla frutta. Un libro diventato poi pratica, al professiinale. Quattro anni vissuti intensamente, a scuola, in cattedra. Con un pensiero a mio padre, che era con me e  che allo studio ci teneva. Purché  lo studio è  il vero ascensore sociale…

Buon Natale

Natale 2018. Basilica stracolma. Presepe a sinistra, in quel che è  l’altare di San Giuseppe, nuova ubicazione rispetto al tradizionale posto; a destra, quello di don bosco, padre e maestro dei giovani. Il coro posto sopra la navata sinistra della Basilica di Maria Ausiliatrice attacca “Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo…” e nel medesimo istante, da uno dei TANTISSIMI banchi di legno, lucidi, profumati di un simil Sidol, (panche ove stazioni,  in religioso silenzio, partecipando ad una “delle  sante messe del Santo Natale ) “parte il nastro dei ricordi, di uno dei tanti Natale della mia infanzia, relegato in un angolo della memoria, depositati per chissà  quanti anni nella memoria locale e lungo le strade di Roma, tra la stazione di Trastevere e la Magliana, dopo una lunghissima  notte insonne, in piedi, ovviamente, “incapsulati” in uno dei treni notturni, “espressi” verso la dorsale tirrenica; correva l’anno…al mattino, viso stropicciato, occhi semi chiusi, stanchezza nelle gambe, ci attendeva  una lunga corsa in bus, di quelli rossi, “biglietto a bordo”, una corsa 100 lire, una salita mitigata dalla mano “possente” di mio padre che conteneva la mia e le parole di quella canzone che lentamente mi faceva ripetere, insistendo nel ripetere, parola dopo parola,   e in affanno,  per insegnarmela, tutta.  Pare leggere un fumetto di Topolino,”puff-puff-pant-pan”,salita.  Canto, ricordo, past-present: “Tu scendi dalle stelle…”per lunghi istanti ho avuto la sensazione di averlo vicino, come guida di quel ieri e di oggi , pronto nello stendere e stirare i suoi, di ricordi, depositati in quella Roma che forse non era piu la sua, di pasoliniana memoria: dito che fende l’aria, come a disegnare e stendere una mappa geografica: “Li il ministero dell’istruzione, dall’altra parte Porta Portese, il Ferrobedo’ (?, ma,ricordo bene?), ecc.ecc. Come che sia, la messa chiude e apre memoria, ed estende i miei migliori auguri di buon Natale a tutti voi.

Fermate poetiche

Mi sono reso conto che la “produzione” del blog ha conosciuto una “fermata” da piu’ giorni. Eppure di cose interessanti che hanno suscitato curiosità e riflessioni ce ne sono state. E quindi, “inchiostro”alla penna. E anche di numerose, oltre che interessanti. Capita. A volte.  Di rilassarsi e dedicarsi ad altro. Per esempio alla lettura. Per non parlare poi dei “buoni consigli” della scuola. E quest’anno sono davvero tantissimi. Ma partiamo dai fatti da accennare. Dalla “sVentura”, alla panchina Ikea, a livello “nazionale”, prodotta virtualmente sui social dopo il fischio finale di Italia-Svezia. “Luci a San Siro” spente, o mai accese. Lacrime di Buffon per un viaggio mancato. Lasciamo pero’ tutto cio’ e dedichiamoci alle bici verdi e arancioni che spopolano  a Torino (grazie ad una app è possibile prendere a noleggio una bici con pochissimi centesimi e lasciarla non necessariamente in stalli o stazioni ben delimitate come accade per le bici gialle”comunali”. L’importante è non intralciare strade, vie, ecc.ecc.). Nello snocciolare gli eventi, non mi sono fatto mancare un’uscita presso l’oratorio della circoscrizione, ora gestito dai Salesiani, e una breve spiegazione sulla validità del sistema pedagogico del Santo sociale torinese. L’oratorio e il cortile come elementi necessari alla costruzione e conduzione della casa e/cosa comune. Ogni casa salesiana possiede un cortile e una sala giochi. Iniziativa apprezzata e lodata tra giubilo di un pallone che entra in rete, come metafora di una buona vita, ed una pallina che entra nella porta di un calcio balilla. Insomma, un’ora buona e dolce di buone pratiche e una fetta di pane e nutella a condire gioia ed entusiasmo adolescenziale. Le curiosità e le novita’, certamente, sul  percorso cittadino, non si fanno certo mancare. Nuove “fermate poetiche”sono state installate in via Pietro Micca.Difficile accorgersene, dato il frastuono e la confusione cittadina che hanno anticipato “la vigilia” di Natale.  Mi fermo, leggo, incuriosito, rifletto..all’ombra della Mole e di mille luci di luci d’artista.