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“Annuncio ritardi”

20190722_094948.jpg“Attenzione. Circolazione fortemente rallentata nei pressi di Firenze”…Non un annuncio ritardo, ma tanti! In arrivo e diretti a…”…Per molti viaggiatori, la giornata, non è  cominciata nel migliore dei modi. Che sia per le vacanze che sia per lavoro i ritardi sulla linea alta velocità sono consistenti  così viaggiatori dislocati a Torino, Milano, Firenze e lungo la dorsale dell’alta velocità  sono “sequestrati” per atti attribuiti ad ignoti nei pressi del nodo di Firenze. Quali saranno questi atti che necessitano l’intervento delle autorità, forze di polizia,  ancora non è   chiaro a molti, qui sotto, nella Torino Porta Susa A.V. Molti passeggeri si stanno recando presso gli uffici al fine di ottenere il bonus, altri invece al fine di ottenere informazioni varie. È  possibile salire sul primo treno che percorre lo stesso tratto ma prestando molta  attenzione. Non tutti i treni fermano per esempio a Reggio Alta Velocità o  Bologna o Firenze. Si potrebbe incappare in un treno non stop e ritrovarsi a Roma che comunque non sarebbe male, ad avere tempo e soldi e pazienza. Ma poi, “quelli prima”, partiranno? Al momento non si sa ancora…e non sono piu aggiornati i ritardi.

Il primo treno, direzione sud, con 165 minuti di ritardo, è  passato.

Lo prendo.

A Firenze, si tocca terra verso le 14, tra il caos di molti: chi arriva, chi parte, chi attende, chi cerca informazioni in una babele di lingue. Cerco il tabellone orari e la mia meta ma oggi tutto è  solo confusione. Cerco quei punti mobili “last minut” e  pazienti e gentili le addette subiscono un assalto di tanti in cerca di informazioni. Sembriamo tanti bimbi delle scuole  materne dove ognuno vuole il suo grembiulino prima di altri. Mi metto in coda, chiedo, mi rispondono garbatamente dandomi risposte certe e numeri del treno. Mi reco verso il binario indicato, inghiottito dalla fiumana di gente che si dirige in direzione opposta alla mia. Lentamente giungo verso il treno. Salgo. Partira` alle 14.30 ma non mi infastidisce la cosa. Lasciando da parte ritardi e cambi, il viaggio  ha sempre il suo  fascino. A Firenze il treno per Spoleto non c’è,  e gli addetti trenitalia riferiscono che un treno per Perugia sarà disponibile utilizzando lo stesso “materiale” proveniente da Arezzo. E difatti, dopo il suo arrivo e aver scaricato un pacco di gente, il treno si muove a ritroso, verso Arezzo. Qui cambierà numero e si dirigerà verso Perugia Spoleto. Dal finestrino l’occasione di vedere o rivedere posti a me cari: Cortona, Passignano sul Trasimeno, che luccica come fosse mare…

Ferrara

Ho seguito kilometro dopo kilometro la linea ferroviaria che da Bologna procede verso Ferrara immaginando di rileggere riga dopo riga uno dei libri di Giorgio Bassani, “Gli occhiali d’oro”. I due palazzi, grattacieli, adiacenti la stazione, sono visibili in lontananza, dal treno stesso, e ne annunciano,  al viaggiatore, l’arrivo nella cittadina estense. Con un pizzico di fortuna sono riuscito nell’intento di raggiungere la meta prefissata, nonostante lo sciopero ferroviario, proclamato da una organizzazione sindacale. Appena sceso dal treno sono immerso e attanagliato  da  un misto di foschia e da una morsa di gelo. Attraverso il corso facendomi strada tra persone in attesa di qualche bus.  Accelero il passo, da percepire cosi facendo,  il minor freddo possibile. Passo tra due palazzi, uno spiazzo aperto, come fosse un cortile. Lo oltrepasso. Riflettori e transenne mi annunciano che sono sul terreno della Spal (squadra di calcio ferrarese); costeggio lo stadio e cammino sempre diritto:Ferrara 17 12 2017.Romano Borrelli foto nel giro di 5 o 6 minuti  giungo al Castello EstenseFerrara.17 12 2017, Borrelli Romano foto. Le cose da rivedere sono molte, dal castello stesso, al Ferrara.17 12 2017,Borrelli Romano fotoDuomo (il Guercino, sfuggitomi a giugno!), al Palazzo Costabili, detto di Ludovic(in particolar modo la Sala del Tesoro e la rappresentazione delle due sorelle, Beatrice e Isabella, affacciate al balcone) ancora, Schifanoia (e qui la fortuna è doppia).  Al palazzo Schifanoia,  una guida davvero competente, gentile, ben preparata, spiega il Salone dei Mesi, cosa ne e’ rimasto, la suddivisione dei registri, dei personaggi, della vita di corte, e non solo, di Ferrara, del buon governo, di Borso d’Este, raffigurati da Francesco Del Cossa, Cosme’ Tura, Ercole De’ Roberti. Poi, è la volta  della visita presso il  convento del Corpus Domini (e un ringraziamento alle suore che ne hanno permesso la visita fuori orario) dove sono collocate le tombe degli Estensi e quella di Lucrezia Borgia. Infine, il complesso che ospita la mostra sugli ebrei. Tutto veloce, compatto, ma ora che sono di ritorno, in treno, penso ne sia valsa davvero la pena. Ferrara, merita davvero. Tanta dolcezza…un pochino è con me. Vassoi di doci caratteristici sono al mio seguito. Ben conservati. Ancora per poco.

 

 

Contrasti

Torino 17 ottobre 2015. E’ identico il luogo, stazione, citta’ ma sembra di essere altrove a spostarsi di banchina: Torino Porta Susa.20151017_074620 In attesa. Come un articolo del blog o di una telefonata mai arricata ma tanto sospirata. Nonostante i passaggi. Attesa. Che il treno passi, come il tempo, quando e’ l’unico rimedio ad un malessere e intanto perdura l’attesa. “Non scrivere tanto, il lettore si potrebbe stancare. Le foto dicono molto. Di piu’. Dicono tutto. I ragazzi sono per le immagini”. Cosi mi andava ripetendo un amico quando discutevamo di blog, social network, esame di comunicazione, scuola e ragazzi. Gia’, ma le immagini seducono e riescono con l’immediatezza delle loro rappresentazioni. Il treno arriva, si posiziona. Binario 2. Carrozza 6 posto 11, lato corridoio. Salgo, mi sistemo. Ho i libri, i giornali, i miei pensieri di una nuova professione e delle molte cose da imparare da una “sconosciuta” lavagna elettronica e da uno sconosciuto registro elettronico. Mi perseguitano. Devono farsi conoscere eppure hanno l’abilita’ di nascondersi dietro centinaia di finestre a tratti chiuse, inaccessibili. Dietro loro si nascondono volti e storie, misteriosi. So che quando si manifestano possono assumere forme varie, cavalloni impazziti o mare calmo e tranquillo. Altre volte, col tempo, spugne assetate di un’acqua che si chiama sapere. Il carrettino dei giornali passa:”Giornali, signori”, e nomina l’Italia dei quotidiani. Io opto.Il mio vicino, ormai grandicello, rifiuta garbatamente anche quello sportivo: “Grazie, non leggo mai”. Forse non e’ neanche per le immagini. E mi verrebbe da dirgli:”ma vaffanviaggio!” Intanto, il viaggio continua. Una giovane donna di trenitalia, tablet in mano mi chiede di porgere il biglietto. La sua mano curata, ingioiellata al punto giusto, curata e liscia fa scivolare dolcemente le sue dita sullo schermo aprendo finestre  che vusualizzano poltrone e numeri: e’ la disposizione dei posti sui vagoni. Tante storie che si illuminano con un tocco. Provo a leggerne il nome sul suo cartellino: Laura Marina, mi pare. Storia. Storie e regina dai contrasti, tradizione e innovazione. Mi restituisce il cartaceo e agli altri lo smartphone. I tre bottoni del polsino luccicano come il suo viso adolescenziale che contrasta con l’autorevolezza della professione. Sono uno dei pochi che resiste e faccio storia.Gli altri sono da immagini!Torinon17 10 2015 foto Borrelli RomanoTorino 17 10 2015.foto Borrelli Romano20151017_074742

Primo settembre

12 8 2015 Ferrovie Sud Est foto Romano BorrelliAppena terminata la lettura di un libro, una bella storia d’amore “a distanza” tra Marta Cordero e Michele Torre. Una storia che scorre lungo due binari parralleli. Osservando il mondo che”scorre”. Scritta da Margherita Oggero, ed.Mondadori.

Penso ai binari appena lasciati alle spalle, quelli della Sud Est e della strada, fatta e che faro’. Binari: loro ci sono sempre come i ponti che congiungono due citta’ e due storie diverse. Una bella storia “a distanza”, spaziale e non “social”. Mi piace molto, pare un bel vestito che potrei indossare. Tra le tante riflessioni, quella sul tempo e su come trasforma o non trasforma le persone.

Ma esiste davvero questo fildiferro magari contorto, ripiegato che tiene insieme il nostro crescere e mutare oppure si cresce a sbalzi e rotture? Si penso che esista il primo come il secondo anche se il primo e’ quello che sento mio.  Il pensiero di mio nonno, con quel suo fildiferro curvato all’estremità, contorto per raccogliere fichi all’estremità dell’albero….il suo cappello di paglia, il nostro stare insieme sotto l’albero…poi lo passava a me e lo imitavo per i rami più bassi…piedi immersi nella terra rossa. Un caffè, un’occhiata di fronte, le ultime pagine di un bellissimo libro conservate per il primo giorno, di scuola, di lavoro, di una storia, che continua come un fildiferro magari contorto e ripiegato ma che tiene insieme la stessa storia. Mi porto con me i personaggi della storia appena letta (“che bella la ragazza di fronte”!)…quella di Margherita Oggero.

Primo settembre. Si comincia. Si ricomincia.Meglio. Lasciati alle spalle esperienze di anni  e di nomi di paesi e cittadine della provincia di Torino, imbriglio, l’esperienza e cerco di plasmarla, in qualche modo, insieme al titolo, recentemente ottenuto, in qualche forma, unitaria, organica, da prestare ai “vari incontri” classe dopo classe. E cosi, dopo aver firmato i vari fogli, nella scuola che mi accoglie, la segretaria amministrativa, collaudata da anni nel suo agire e protocollare, “timbra” il mio arrivo, mi rivolge il benvenuto e mi indica la strada per l’aula magna: “Professore, il collegio docenti e’ sotto. E’appena cominciato. “.Un brivido mi corre lungo la schiena, nel momento in cui mi chiama con il titolo.  Un pensiero mi invade: “ho cambiato professione: devo rifare la carta di identita’?” Ma poi la felicita’ prende il largo. E’ la gioia piu grande che chiede di manifestarsi. Piu’ grande del giorno della laurea.

Finalmente a casa.Tra i miei libri riviste e quodiani e pagine. Rimuginavo sui personaggi del libro appena terminato. Da qualche ora: “La ragazza di fronte” di Margherita Oggero.

Michele e Marta. Si guardavano, da piccoli. Si osservano in modo divetso e speciale da grandi. Come? Non lo rivelero’. Michele e Marta si danno il tempo. Crescono e vivono, si allontano, per caso, e questo da grandi li avvicina riservando loro un grande….Michele e’ il riscatto, l’orgoglio del Sud che arriva a fare quello che gli piace con grandi rinunce, compresa la fam. “Adottato ” dal nonno, il maschio che avrebbe voluto e che invece aveva una femmina. Michele e il nonno Peppino, barbiere, sempre attento e presente. 25 8 2015.barbiere S.Donaci Br.Borrelli Romano fotOttenuta la laurea percorre, alla guida della sua “gazzella” (frecciarossa) l’Italia in lungo e largoFoto Borrelli Romano.26 8 2015.freccia.... E’ una freccia. In tutti i sensi. Attraversa storie che aspettano sulle banchine . Storie di chi staziona in attesa di tutto. Mi sono ritrovato in partenza in attesa a sognare…mare estate addosso…Marta e’ una archivista e anche lei “fruga” nelle storie degli altri. Marta mi piace. E parecchio. Lara la pasticcera e’ una “cerniera” che cuce due storie che si erano disperse nel tempo…insomma, ci mette una pezza. Dolce. In una dolce Torino. Ora ci vorrrbbe un bicerin.Per festeggiare la mia. Ora, sotto il cappello, una cattedra. Mia.

Arrivederci, Salento

20150826_115610Lecce.Il treno i.c.night proveniente da Torino, (notturno), è un pochino in ritardo: un paio di ore. Un po’ invidio chi scende, in tutti i sensi, nonostante la stanchezza e la rabbia mal celata. Più di due ore di ritardo. Motivi? “Guasto alla rete elettrica e motrice”  mi dice chi scende rabbrividendo per il caldo guardando a Sud Est. Consumo velocemente il mio pasticciotto accompagnato da un buon Quarta caffe’ e sfoglio il Quotidiano di Lecce: mi mancherete nell’ordine. Lentamente le porte della Freccia Bianca si aprono. Salgo su e ripongo dove posso trolley e zaino. La voce metallica di trenitalia snocciola tutti i dati possibili lungo i 1200 km circa che legano Capo a capo: città, stazioni, orari. Armaroli  del Tg 5 non informera’ quanta gente, sulle strade e quelle ferrate,  la coda ai caselli e i treni con tutte le sue domande a e su e come e quando,e nessuno sapra’ se ad Ancona si sorridera’ come una volta se sulla Senigallia Marotta Mondolfo pure e se a Bologna…Chissa’ perche’ torno indietro negli anni: piccolo, bambino, i miei, i nonni…Io che guardo fuori, sulle terrazze, sulle “chianche” bianche baciate dal sole, appena catramate ai lati , poco  umide o quasi mai bagnate. Fichi secchi e pomodori spaccati e panni stesi al vento. Sono una meraviglia, a pensarci. Quest’inverno apriro’ i “vasetti” e uscira’ tutto il Salento.  Sara’ la mia lampada e dentro una sorta di mago asciughera’ umor acquei. Fuori e’festa: Sant’Oronzo, il patrono di Lecce. Luminarie si o no ma che importa? Guardate la grande bellezza che avete! Tutto l’anno senza strofinare “du cazzu te vasettu cu bitite nu picca d’estate”. Da voi è sempre estate. E’ il momento dei saluti. Abbraccio forte mio padre e mia madre. Le porte del treno si chiudono.

Poi, il treno comincia a sferragliare. Lentamente. Al suo interno nessuno parla. E chi ne avrebbe voglia? Guardiamo tutti fuori, dal finestrino, come i bamnini, quasi a voler trattenere il tempo

.Tutti indietro, e indietro tutta, solo che non fa ridere e viene voglia di piangere. Penso alla bellezza dei giorni appena trascorsi. Penso a quelli passati, penso ad una sala d’aspetto vuota e una banchina altrettanto vuota. Penso al mare ai miei…un selfie, si, un selfie. 23 8 2015 Porto Cesareo, Le.foto Borrelli RomanoArrivederci, Lecce, arrivederci Salento e salentin*: Voglio ricordarvi così: belli e bellissime.Torre Lapillo, Le, 24 8 2015 Borrelli Romano

Lecce

20150731_085612Incredibile ma vero.Il treno  “757” che avrebbe dovuto partire alle 20 . 20 da Torino Porta Nuova per Lecce è giunto a destinazione  in orario.Il tempo di scendere, salutare e….si va ancora…Poi, dimenticavo: un caffe’ Quarta e un pasticciotto!!!come da prescrizione medica. Nello stesso posto dove avevo consumato i due (caffe’ e pasticciotto, vedi blog) l’anno scorso mentre promettevo a me stesso che sarebbe stata una storia (la mia) fantastica, unica, irripetibile. Ero qui, su questo stesso binario, a ferragosto, e poi ancora per la notte della Taranta e ora, eccomi ancora qui: sono ritornato.Con la mia valigia: i miei occhi, come sostiene il libro “Gli anni al contrario” e la mia…nuova laurea al posto della…valigia di cartone. Ho sentito il profumo di casa quando ancora mancavano km.Poi il profumo di caffe’ che invadeva binari e il deposito stazione ed entrava (ed entra nello stesso luogo)nel treno e ti sveglia:”oh, guarda che sei arrivato”! Scendi dal treno ti aiuti con gente che non hai mai visto prima ma che condividi il ritorno..A casa. Poi il bar poi…Una cinquantina di passi, il viale, i bus…non so dove andare: e’ tutto bello, tutto meritato. Non sento nulla addosso. A parte tanto calore. Solo un “cambio di vocale”: colori e trecce e code….di cavallo; sembra mezzogiorno ma non importa, tanto e’ lo stesso…330 giorni dopo….ancora il mare. L’estate e’ addosso, un anno e’ passato, l’estate e’ la liberta’….saluti dallo spazio…Lorenzo Cherubini canta e cosi pure il bus “Salento in bus” e tutti balliamo fino a quaando non rimane neanche un posto in piedi; musica nelle orecchie e panama in testa comincio a girare e quella mi duole…”baby I love you..” I cartelli mi indicano varie direzioni: Gallipoli, Porto Cesareo…Non so cosa scegliere.Tutto e’ casa. Sollevo il mio panama e saluto ogni cosa. Gli ulivi. Uno di quelli e’ danneggiato seriamente. Un altro e ancora un altro. Non siamo piu sul binario 10 di qualche anno fa o “al centro” e coda “fago”? PIANGO davanti all’ulivo.Poi decido, scelgo dove andare. A casa-casa. A porto Cesareo il bus prosegue per Gallipoli.Io scendo. Ho la navetta per Bacino Grande. Poi, la grande abbuffata. Sembra il titolo di un film. Nel pomeriggio un tuffo e una salutare nuotata…esattamente e veramente un anno dopo.20150731 Salento foto Borrelli Romano20150731 foto Borrelli Romano20150731 foto Borrelli Romano.Salento31 7 2015 foto Romano Borrelli Salento20150731_090057

Ciao ciao Torino

20150730_193232Porta Susa sbuffa. Il sistema di refrigerazione rinfresca l’ambiente. A Porta Nuova si ritarda.20150730_19524820150730_204554 20150730_204554Non conosco esattamente i motivi di questo ritardo: un’ora e dieci ma onestamente non mi intetessa molto.Il tempo e’ mio.Il giro e’cominciato. Sul binario 10 una ragazza con mezzelune  nicciola dietro un bel paio di occhiali neri scuta il mio cappello, guarda a terra, si fa forza e mi domanda:”Scusi ma lei non mi ha interrogata di storia con il prof C. qualche anno fa? “. Era vero.Aveva ragione.Ero io.Ora non ricordo se avevo interrogato proprio lei o ero li con il prof. ma mi piaceva quell’essere sulla strada di “cultore della disciplina”, poi, un po’ come stasera qualcosa va sempre diversamente da come avevamo pensato. Sul binario 10  Io pensavo a qualche anno prima, quando munito di biglietto, al saluto dal finestrino qualcuna piangeva e io non mi sentivo di lasciarla sola…e scendevo e questo sali e scendi aveva termine il 31 luglio. E cosi non “scendevo mai”. Si faceva cena insieme, si caricava lo zaino sulla R 5 prima Pegeot poi e si andava a Porta Nuova. E lo zaino saliva e scendeva con me.Il primo di agosto poi ero io che  accompagnavo lei.Lei mi salutava dal finestrino del treno  e non piangeva e pero” piangevo io mentre  lei partiva.E poi cosi ridevamo. E ora al pensiero sorrido.Ciao ciao Torino…Si annuncia che il treno in ritardo fermera’ a Pesaro, Ancona…e la e li poi…così piangevo io…e non so se ha pianto lei. Ma questo e’ avvenuto in altri e piu recenti binari. È la mia vita.”Sei la mia vita”.E si illuminava il display del cellulare mentre le dita della sua mano si univano a forma di cuore e io la osservavo da dietro il finestrino. Aveva due mezzelune color nocciola dietro un paio di occhiali che le incorniciavano il grazioso viso.

Giusto per la cronaca. Il controllore passa e riconsegna a ciascuno il biglietto ritirato la sera prima. Il sistema ricorda le camere d’albergo con le apposite registrazioni con tablet e carta di identita’. Poi a ciascuno un giornale e un succo di frutta.Quasi sul finire del viaggio, a Bari, il treno’…è …in anticipo! Ma l’apoteosi la raggiungeremo alle ore 9:.13 ore dopo….Lecce, Lecce, stazione di Lecce.E cosi ridevamo e sorridevamo tutti. Ho proposto un battimani al fettoviere che ci ha traghettati recuperando il ritardo.Un plauso stile comandante d’aereo.31 7 2015 foto Borrelli Romano

Dalla cabina per…fototessera

Torino gennaio 2015, foto, Borrelli RomanoDal metro della cabina telefonica al metro della cabina…fototessera. Chi la ricorda? Eppure anch’essa conserva qualcosa di così ….romantico oltre che essere stata oggetto di una certa utilità pratica. Entravi li dentro, dopo aver fatto scivolare una banconota da 5 mila lire (oggi, euro) e in  pochi minuti  4 mini foto erano pronte per l’abbonamento del tram.  O per il posto di lavoro. Appena uscite, sentivi il rumore dell’asciuga-capelli. Ma non bastava. Le sventolavi e ci alitavi su. Era cosa sacra. Guai a rovinarle.Torino, interno fototessera. Foto, Romano Borrelli. Gennaio 2015.

La cabina telefonica, prima. La cabina per fototessera, poi.Capitava di usarla, anzi, di fiondarti dentro, al rientro da una passeggiata, in dolce compagnia, nelle serate invernali, quando il calore non è mai abbastanza. La ricerca della cabina, per foto,  era un’appendice, un’aggiunta di miele, di calore, la possibilità di un abbraccio un pochino più stretto, serrato, a quelli mai abbastanza scambiati come si vorrebbe, diversi da quelli dati…precedentemente. Insomma, era la macchina per giovani studenti appiedati e senza soldi. Entravi e continuavi a condividere. Dopo la serata, la cena, l’amore. Un sedile, bianco, in due. Torino, gennaio 2015.  Fototessera. Foto, Romano BorrelliStretti-stretti. Sembrava una vite, quel sedile. Giravi, giravi, giravi. Nello specchio cominciavi a rifletterti, a fare smorfie, a trovare la posa più adatta. E ridere. Quella voce metallica ti diceva quanto mancava allo scatto, cosa inserire, se accettavi o meno quelle che potevano essere le foto “stampate” (mica pubblicate) e il formato desiderato. Ma onestamente, chi se ne importava di tutte queste  disposizioni? E poi, la tendina. La mitica tendina. Una frontiera. Noi e il mondo. E chi se ne fregava, del mondo fuori. Il mondo era li dentro, in quel metro, in quella cabina. La tendina così simile a quella dei treni, a separare lo scompartimento dal resto del corridoio. Un po’ di intimità. Che… “relazione” tra tendina di treno e tendina di cabina. Sognare. Occhi chiusi, occhi aperti, nessuno ti doveva, deve, vedere. Nessuno deve sapere. Anche per una fotografia. Era così lontano il tempo dei social. La condivisione era per due. In un minuto c’erano una sommatoria di minuti indeterminati da custodire gelosamente in un futuro indeterminato, nel portafogli. Nei portafogli. Non solo un minuto. In un minuto, tutto. Ho passato notti a stendere la tendina in un treno, immaginandomi al mattino di tendere la tendina della cabina. Al mattino, non riuscivo mai a trovarne una. I cellulari  sono diventati ottime macchinette fotografiche, ma anche una moltiplicazione dei pani e dei pesci. Colpa dei social, una cabina senza confine. Selfie all’aperto, senza tendina. Talvolta, quella tendina, riparava da certe intemperie. Almeno per un minuto.   Oggi un minuto è pure troppo. L’affaccio è istantaneo.

Ps. E’ comunque bello vedere queste due quasi solitudini che resistono e attendono e forse nell’attesa esiste il grande amore. Una cabina telefonica, una per le foto. Al riparo da un porticato. Un posto che non è solo un capolinea ma un inizio di corsa, le chiamate, le risposte, il treno che arriva, il treno che parte, il sottopasso e la linea che va giù. Riprendi la cornetta, inserisci le monete e il tempo passa…l’università, la biblioteca, il posto da cercare…il posto al lavoro, il posto nel mondo e qualcuno che ti tiene sempre un posto. Dove, ognuno lo sa.

Torino…Porta Nuova della felicità

Torino 8 dicembre 2014. Dopo aver assistito “all’abbassamento” della casella in Piazza Castello mi muovo, a bassa velocità.Torino 8 dicembre 2014, Piazza Castello, Presepe, foto, Romano Borrelli  Atrio della Stazione di Torino Porta Nuova. Mi pare appropriato dare il titolo, Torino, Porta Nuova della felicità. Ho raccolto qualche biglietto (dopo aver “depositato il mio”), i più significativi, almeno per me, esposti sull’albero, da torinesi di passaggio, che vivono questo “non luogo”, anche se a me, lo sembra eccome. Ne raccolgo e condivido uno, che profuma di attesa, come l’Avvento (ne ho letti un po’ e prometto prima o poi di condividerli, ma questa sera, voglio lasciare aperta la porta, anzi, la Porta alla felicità. Meglio, una Porta Nuova, della felicità). Ha il profumo di strada ferrata che accorcia e avvicina le distanze, di sentimento, affetto e di una storia. Forse sa di mare, di Sud. Chi lo sa. Più di mille km ci dicono qualcosa. Ci narrano, probabilmente, libera interpretazione, una storia grande.Torino 8 dicembre 2014, Porta Nuova, albero. Foto, Romano Borrelli Molto, per chi vuole.  Che sa di eroi, di magia, di amore. Che attraversa una Porta, e da una delle porte di Porta Nuova, ti fa vedere un mondo, dopo avertelo fatto sognare. Attraversata la strada, anzi, il corso, Vittorio Emanuele II (tutte le grandi città hanno un corso con tale nome) intravedi le luci di via Roma, verso piazza San Carlo. Immagini i suoi caffè, i suoi negozi, le luci, altre luci. D’Artista, e artisti nella vita che progettano e mettono in cantiere un grande incontro. Sulla facciata della stazione, un stella, le luci, una panchina, e seduta, la felicità. Non attende. Ha un nome, “Noi”. Non più, io, o tu, ma, noi.  Puo’ permettersi di lasciare andare il tram. Su quello della vita si è già saliti.  Forse sono gli stessi del biglietto. Passa un tram, verde. La Torino degli anni ’70. Frugo nelle tasche, alla ricerca di 100 lire. Sono ancora in tempo. Per la notturna non è ancora ora. Porta Nuova. Che bella sei , quando “dentro”  porti tanta felicità.Torino 8 dicembre 2014, Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli (2)Torino 8 dicembre 2014, Porta Nuova, foto, Romano BorrelliTorino 8 dicembre 2014, Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli (3)Torino 8 dicembre 2014, Atrio Porta Nuova, foto, Romano BorrelliTorino 8 dicembre 2014, Porta Nuova, foto Borrelli RomanoTorino 8 dicembre 2014, Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli

Torino Porta Nuova. L’albero e i sogni

Foto Borrelli Romano. Porta Nuova, albero. 2014Albero Porta Nuova, foto Borrelli Romano, 2014Albero Porta Nuova, foto Borrelli Romano. 2014Albero Porta Nuova, foto Borrelli Romano, 2014.Albero Porta Nuova.foto Borrelli Romano, 2014.20141206_191005Foto Borrelli Romano, albero staz. P. Nuova 2014Porta Nuova albero, foto Borrelli Romano, 201420141206_190658Porta Nuova, albero, foto Romano BorrelliAlbero Porta Nuova, foto Borrelli Romano.2014In attesa della metro, in una delle due stazioni torinesi, nuova astronave, identificata ormai da lunga pezza come una balena spiaggiata, rilanciata tra le pieghe dei quotidiani cittadini come “pancia da riempire” e “segnalare“. In attesa, in una delle due stazioni della stazione, direzione la Grande Stazione, ancora con il trucco da sistemare. Siamo in tanti, quaggiù, anzi, nel sottosuolo, con le nostre memorie, nelle suole, nei piedi, fotografie di mappe, cartine stradali, cittadine, di ieri, di oggi e domani da farsi. Siamo in tanti e sembriamo tutti diretti verso lo stesso luogo. Molti decisi ad uscire, dalla trincea dello shopping, o rientrare, da quella. Gran caos di borse, zainetti, all’interno di uno dei due vagoncini che si trascinano da Fermi a Lingotto e viceversa. Davanti i bambini, alle prese con una finta guida di questo Val. Un salto veloce a Porta Nuova. Penna e foglio tra le mani, per molti, alla fiera dell’agenda torinese anche di non torinesi, di transito. Per la lettura di un libro che appartiene a tutti.  Che ci racconta questa grande agenda aperta che si chiama Albero di Natale di Porta Nuova, così magro ma pronto per una cura ricostituente grazie a questi speciali addobbi, di sogni, auspici, desideri? Saluti alla mamma (che la mamma e’ sempre la mamma), un primo Natale insieme di una coppia che scrive a 4 mani la felicita’,  una 2 A del Berti che si propone di classe e ripropone e rilancia una solidarietà di classe (fortunatamente qualcuno ci pensa ancora, anche se non ho ben capito perche'”Casamento no”. Ma chi e’ Casamento?Se qualcuno del Berti e’ in ascolto, anzi, in lettura….fatecelo sapere!), una critica, o meglio, un auspicio per treni più puntuali, Cecilia e Luca che provano a scrivere l’amore con un linguaggio universale, quello della musica, e provare a cantarlo oltre i due mesi, con “più” musica per tutti“, ovviamente, magari come la cantano e l’ascoltano loro; un biglietto di sola andata, per Roma, di chi non vorrebbe più viaggiare in “solitarietà” e che apprezza tutto quello che si nasconde dietro un biglietto.  (eccolo ritrovato, un biglietto, di sola andata………….ma non era quello dell’anno scorso. Difatti, una sfilza di biglietti ferroviari incollati sul paginone de La Stampa (24 dicembre 2013) faceva  sfoggio sull’ albero, e, come capita su certi libretti universitari, una “lode sul giornale“. (Meglio, una menzione), un fine week-end scritto in carattere cirillico su foglio Hotel Urbani, in via Saluzzo, a Torino, (ah, se così fosse…….magari una paginetta del grande Dostoevskji…le notti….bianche) e richiesta di lavoro, di turni, con la rinuncia dei regali. Margi di Bra vuole passare l’ anno integra e tutti gli esami. La richiesta di aiuto per un’ottima scuola da scegliere,  un  grazie, bellissimo, dolcissimo, di una ragazza, che provava commozione, l’anno scorso, nel leggere i biglietti, e che ora, quest’anno…forse in “solitarietà”, ringrazia amiche e amici per averle dato la forza necessaria a rivitalizzare. Infine, una ragazza, apre la borsetta, estrae un rossetto e su di un foglio, scrive velocemente, pensando di non essere vista, la sua richiesta: “Voglio essere felice”.

Infine…un blog sopra l’albero.Atrio Stazione Torino P. N. Foto Romano Borrelli