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A proposito di caffè (e tazzina)

Costo ďi un caffè. All’anno. “Ma mi faccia il piacere”, diceva Totò. Caffè nel thermos. Mi è sempre piaciuto. Conserva sempre un pochino di “casa”, quando questa è lontana da noi, messa tra parentesi,  e versarne un goccio, nel tappo-bicchiere, dopo aver separato il tappo sughero, sprigiona le nostre sicurezze, certezze, agi. Poi, diciamocelo, sembriamo , nell’atto di versare, “La lattaia”,  del famoso olio su tela, di Jan Veermer. Il caffe, nel thermos,  si conserva, caldo, trattiene l’aroma. Mi piaceva sorseggiarlo in treno, quando nello scompartimento si era in 6 o in 8 in un viaggio infinito, Treno “espresso” Torino-Lecce. Buono, sia nei viaggi estivi che invernali. Il viaggio dell’andata, indifferentemente  versione caldo, freddo, era sempre piu dolce, piu “nenia”,  cullato e quando le prime luci dell’alba spegnevano quelle dello scompartimento e accendevano quelle dell’umanità, il sole penetrava nello scompartimento e “allagava” tutto e si appiattiva su di noi che ci stiravamo, con poco sonno alle spalle e schiene a forma di sedili, e con quello “schiaffo” pensavi fossero già le 8 ma in realtà erano le 6, ma eri ad est e non al nord ovest. Ad est, ad est si va. Meglio: Sud, est.  “Il Barletta”, (chiamato cosi perché  originario della cittadina pugliese a pochi km da Bari), chitarrista dell’oratorio Valdocco, incontrato casualmente nello stesso scompartimento del treno che ci avrebbe riportati giu per le vacanze, svegliò  sua sorella, che viaggiava con lui (ma come facesse a dormire, difficile dirlo) dicendole: “sveglia, guarda, guarda, questa alba che  la vedi solo in cartolina. Questo farà  passare tutti gli stress.  Stress era una parola usata spesso in quel periodo, per indicare ogni tipo di stanchezza. E lei e noi invitati da lui a spirgerci oltre il corridoio guardammo fuori e capimmo che era proprio cosi. Sole, terrazze, cani sulle terrazze, anziani in bicicletta. A quell’ora! Quello del ritorno invece era un caffè più forte ma amaro, molto. Mi piaceva anche quello sorseggiato in autostrada, non in autogrill, perché le ristrettezze cominciavano già dalla partenza, bisognava pensare ai 4 pieni di benzina, il casello autostradale, le spese che sarebbero arrivate,ma, era troppo bello andare al mare con le lire, e guardare Vialli e Mancini che sorridevano con le loro sagome di cartone alle pompe della benzina, ma intanto il Mondiale delle notti magiche era terminato e i mondiali li avevamo persi. Ci restavano occhi spiritati e medaglie da terzo posto e stadio Delle Alpi e San Nicola di Bari. Era buono quel caffè, con le auto che andavano verso il mare e qualche zanzara che, finestrini aperti, la faceva franca e, zac! Come erano lontani i condizionatori. Era buono quel caffè oramai, tiepido, divenuto tale dopo ore di viaggio, centellinato nei vari passaggi,  ingoiato quando pensavi di essere giunto a destinazione, ma papà alla guida della vettura, alle 5 del mattino, a 100 km dall’arrivo, si attendeva, annunciando,  “ho sonno, mi fermo”. Era difficile comprendere, per me,che il viaggio, iniziato dopo il loro primo turno in fabbrica, alle 14, sommava la stanchezza cumulata a montare auto in catena di montaggio, a questa del guidare alla chiusura delle fabbriche….per me, che avevo la freschezza degli anni  e la massima stanchezza era lo studio di “ragio”, e mi mancava lo sfruttamento del padrone. Vedevo alberggiare, il mare, la Grecia e l’Albania dall’altra parte del mare, ma noi dovevamo andare dalla parte opposta, lo Jonio. E mi restava un fondo di caffè e la voglia di andare al mare. Ieri e oggi. Buono il caffe del thermos che poi sorseggiai in seguito quando presi il posto, dei miei, in fabbrica e poi quando mi sono “imborghesito” quello della scuola….”caffe….caffè…amico, “quattro e quattro 8….”  per dire che i lavori si fanno. Ora col carrellino, il caffè, in treno è acqua, …ma si è imborghesito anche l’atto o il ritodel caffè…..Poi ho iniziato a pensionare il thermos….e 2, 3, 5 tazzine di caffè e caffè sospesi….E poi con ghiaccio, macchiato, ristretto, lungo, amaro, dolce, espressino…Figuriamoci se risparmio il costo di una tazzina di caffè. All’anno, poi….

Verso Sud. Un anno dopo.

20191115_195603.jpgMi è sempre piaciuto viaggiare, in ogni tempo, in ogni dove. Col treno però, con più gusto. Di notte poi, ancora meglio, come ai tempi del treno notturno Torino-Napoli per fare colazione sotto la Torre di Pisa. Tempi di libretti universitari e tesi. Poi Roma e prima e poi Adriatica. Certi viaggi sono diversi da altri: alcuni  più lunghi di altri, altri ancora corti ma intensi, di quelli che lasciano il segno. Per sempre. La diretrice Adriatica è  quella che mi piace di più, da sempre, perche il mare di inverno ha qualcosa di particolare. Cosi cantava anche qualcuno. Maestoso, gonfio, impetuoso, con la cornice di case  vuote, sepolte dai ricordi di una estate aspettata col batticuore e benpresto andata. Tutto sembra un sogno mentre il treno sfreccia sui binari lucidi e le luci delle stazioni ne richiamano i posti di città, cuori pulsanti. Le luci di Rimini, e l’eco della gioventu che ancora risuona sui suoi cieli, la Rotonda sul mare ela spiaggia di velluto, la raffineria nei pressi di Falconara, Ancona, il suo Duomo, Pescara, Foggia e giu giu fino al tacco. Una volta giunto a capolinea del viaggio, Lecce, un saluto ed un fiore alle radici, poi, un salto veloce a Torre Lapillo, Porto Cesareo e verificare di persona i lasciti del maltempo dei giorni scorsi. Questo viaggio ha un gusto ed un sapore particolare, un anno dopo…il tempo passa certe ferite si rimarginano ma restano. Come restano per sempre i bei ricordi. Ciao pa.

Lecce, 10 agosto 2019

20190810_144441.jpgUtilizzare il trenino per muoversi in Salento è uno degli aspetti piu divertenti, economici e arricchente di conoscenze storiche economiche sociali del territorio. La sua lentezza è  un elemento aggiuntivo in quanto permette di spaziare con  l’occhio da un punto ad un altro velocemente, “agguantando” masserie di ogni fattura, muretti a secco e contadini al lavoro su campi immensi e ben lavorati, panni stesi che narrano vicende sociali e private, e anche questo ritengo sia un aspetto che vale il viaggio. Per non parlare di “appendici” di case, dal vago aspetto di garage o contenitore di ogni cosa:gomme di auto, caffettiere,  pentole, reti e pomodori stesi a seccare. Lungo questo “nastro ferrato” tutto, ad un occhio attento e vigile, racconta, peccato che ogni tanto si debbano anche vedere  incendi “non governati”.  Il treno rallenta, accenna a fermarsi, tutti noi viaggiatori “tremiamo” a questa possibilità  non preventivate nel prezzo e nel tempo. Fortunatamente, si riparte, tanto, più  a vista di così, impossibile viaggiare.20190810_140227Il viaggio è  una occasione per scambiare due chiacchiere su questa linea, di contratti fra ferrovie e velocità fra poderi, velocità in corrispondenza fra  passaggi a livello ed enti locali, insomma, qua sopra, su questo pezzo storico in movimento,  i miei studenti, a parlare, sentire e approfondire potrebbero preparare un esame di diritto amministrativo e pubblico. Giunto a Lecce recupero  il

20190810_150727centro storico, il Duomo, l’anfiteatro romano, la piazza con le sue luminarie e mi addentro in una sala del 20190810_152644Bar Alvino, così, per accumulare aria condizionata in una giornata caldissima in cui molti operai sono alle prese con i preparativi della festa di S.Oronzo.  Una vetrina lunghissima presenta ogni tipo di pasticciotto, anche  gelato, e questo deve essere davvero ottimo. Opto per il classico ed un Quarta. Le mie vicine sorseggiando velocemente un caffè con ghiaccio, hanno mappe ed itinerari ma lasciano ben presto sul “campo”  al fondo della tazzina i cubetti di ghiaccio. Mi fiondo come per sgusviare via dall’afa a visitare santa Croce, ora libera dalle impalcature. È  davvero molto bella. Al suo interno si sta per celebrare un matrimonio e quindi non sara possibile “osservare” con cura e attenzione il suo  interno. Velocemente, mentalmente,  ripasso Riforma e Controriforma, perché siamo più o meno in quegli anni. Anche Santa Irene mi piace e non ci avevo mai fatto cado a quante somiglianze con altra basilica romana, santa’Andrea Dellavalle. Tra una basilica e l’altra, ragazze salentine, carine, munite di trecce e no, offrono ai passanti taralli di ogni specie. Unico neo, personale,  è  il pagamento di un obolo per entrare in Duomo. Il viaggio e la sua bellezza insomma consistono nel viaggio stesso e la sua imponderabilta. È  sufficiente avere a disposizione tempo e pazienza.   È  ora di riprendere il trenino.

Vasco e Sally

Ieri sera la tv commerciale ha riproposto i recenti concerti di Vasco, a Milano. Immediato il ricordo di Milano, luglio ’90, stadio esaurito, impensabile, maturità alle spalle per tanti e caldo e zanzare sulla pelle, l’estate entrata di diritto nelle vite di tanti. Poi, i ricordi accelerano con la musica, i mesi pasano e l’anno pure, giungendo cosi, (un anno) dopo, al  Delle Alpi, il tram 3 per raggiungere la Continassa, il prato già  pieno di fans da “dirlo alla luna”,  il telo a coprire il prato di uno stadio nuovo di zecca. Il primo concerto di una lunga serie di tram e treni e metro  tra Torino e Milano, eppure, tra le canzoni ascoltate ieri, una, Sally aveva un pochino il gusto della pioggia, la nicchia di una Madonnina in corso Vercelli, un bus, il 46,  l’odore dei libri di una signora  Marchesa biblioteca,  il freddo “riparato” da un abbraccio, il caldo dell’estate di Barriera, l’urlo di San  Siro ed il cielo lasciato ai passeri. Mentre noi, stavamo con i piedi per terra. “Da da dan….senti che fuori piove…senti che bel rumore….da da dan…..”

Cracovia-Torino

cracovis-15-2-2017-foto-borrelli-romanocracovia-foto-borrelli-romano-15-2-2017E  così,  dopo 15 ore di treno,  da Cracovia al Brennero e 7 di bus da questo a Torino,  siamo giunti al finale di questo viaggio “della memoria”e a questa pagina di storia appena scritta. Lasciate libere le camere verso le 10,  lo “sciamare” dei 700 lungo le strade di Cracovia era continuo e vario: chi verso le ultime compere,  chi verso il castello,  chi diretto alla “dama con ermellino”.  Il draghetto di Cracovia è  stato il più “battuto”, il piu ricercato,  quello desiderato e comperato e   ovviamente,  anche dal sottoscritto, in “triplice copia”,   sotto il mercatino coperto in piazza centrale. Poi,  un salto verso la Basilica appena davanti la piazza centrale. Chiesa al cui interno troviamo un polittico veramente favoloso. In seguito,  il ritorno presso la Cattedrale,  dalle parti del Castelloo. Alle 14,  partenza verso la stazione. torino-16-2-2017-foto-romano-borrelliAlle 16 partenza. “Capo Martino” ci da il benvenuto a bordo e ci augura buon viaggio. Repubblica Ceca,  Austria e montagne ci faranno compagnia tutta la sera e la notte,  fino a quando alle 6 di mattina capo Martino ci sveglia dicendoci di essere quasigiunti a destinazione.  Dopo 35 minuti “capo Martino” ci ringrazia  e ci chiede di “salutare tanto tanto tanto Italia”. Al Brennero i bus erano gia pronti. Alcuni verso Torino,  altri verso Cesena,  altri ancora verso Milano per il volo verso la Sicilia. Il nostro bus si muove e si incolonna lungo l’autostrada verso le 8.  Due soste e qualcuno è  già  malinconico: si guarda dietro! Al  freddo,  appena lasciato e alla compagnia formata e che tra poco,  inevitabilmente,  si sciogliera’. Alle 15 l’arrivo la’ da dove di era partiti: Lungo Dora Siena. Alle 16,  ” tutti  a casa”. Che dire? Cosa lascia questo viaggio in ciascuno di noi? Sicuramente un grande bagaglio di emozioni e conoscenze ma anche amicizie rafforzate o instaurate. Poi,  una volta scesi dal bus la ricerca affannosa dei bus appena aperto lo sportello-porta bagagli. I saluti,  le promesse,  le telefonate,  i gruppi,  su whatsapp. Si parte piccoli,  si torna un pochino piu grandi. Poi le responsabilità si diluiscono e resta il pensiero ad Auschwitz -Birkenau. Che ci accompagnera’ sempre.

Porta Susa: Mercato Metropolitano

Foto Borrelli Romano.To Porta Susa.12 12 2015Questa sera avevo voglia di farmi un giro, (era da tempo, in realta’) e per un po’, nel tempo. Ho deciso cosi che mi sarei recato a Porta Susa, dove ero solito prendere il treno e imbucare la lettera, prima di andare a scuola e che da oggi e’ “Mercato Metropolitano” 2.500 metri quadrati all’insegna del buon cibo e della filiera corta. A km zero proprio da qui dove di km se ne facevano, eccome.  Da quella buca, (scrivevo) che poi in realta’ erano due, rosse, le lettere arrivavano sempre prima a destinazione. E difatti era cosi. La “levata” della posta, come si chiamava, avveniva prima che dalle altre cassette, (o cosi si pensava) adagiate al muro. Se andavano verso Est, cioe’ a Venezia, un treno serale, intorno alle 24 avrebbe caricato su di se’, cioe’sul postale. Verso le 5 del mattino, quella stessa lettera poteva essere in un ufficio postale di Venezia come di Trieste o Pordenone. Era cosi che nel giro inverso, della lettera di risposta mi ritrovavo, biglietto alla mano,  a Pordenone o a Venezia, o Triedte. Citta’ che spesso avevano  capelli biondi, occhi chiari e dotate di una certa eleganza insieme ad una passione  per l’arte e la storia dell’arte. E anche delle lingue, ad essere onesti, perche’ da quelle parti, quell’Universita’ era parecchio quotata e da queste, invece,  le biondine. Col tempo cominciai a pensare che da qui, dalle cassette rosse di Porta Susa, potevano partire, dopo la levata, lettere verso “la rossa” dell’Adriatico. Da queste parti, le citta’ avevano capelli scuri (sporadicamente rossi) e talvolta occhi chiari, (verde mare) ma il piu’ delle volte, neri o al piu’, nocciola. Anche in questo caso, alla lettera  del ritorno si accompagnava sempre, nell’ordine, una rapida occhiata al tabellone degli orari, quelli gialli, righe e colonne: una occhiata prima a questi e  qualche deca allungato al bigliettaio, poi, direzione per quei lidi li. Perche’ da Porta Susa?  Perche da qui si raggiungeva Milano  con il regionale e da li, tanti inter-city erano pronti per abbracciare la riviera adriatica: Rimini, Ravenna, Ferrara. Questo almeno anni prima della Freccia, e dell’amore per la Pentapoli meridionale, famosa per un Papa, una rotonda sul mare  e gli anni’50. A dire il vero, ricordo anche i libri che mi accompagnarono in quei viaggi: Hesse verso est, la Morante verso il lido. Poi, ricordo le occhiate al tabellone e quei pochi soldi che tintinnavano nelle tasche del giubbotto di jeans: li pescavo, li estraevo per un espresso ristretto che all’epoca  era sempre in orario: davvero  piacevole il caffe’ alla stazione di Porta Susa. Cosi come la lettura dei giornali sulla panchina al passaggio dei treni…Ma di questo e molto altro, a Porta Susa, nulla e’ rimasto oggi. Nuovi locali e insegne a ricoprire una buona fetta di ricordi. Sempre vivi nel cuore di tanti. E quanta emozione vedere in quei locali, oggi, l’apertura di un mercato…metropolitano. Pizze, dolci, pane, formaggi. Vapore, di caffe’, quando un tempo era nebbia o qualche trenino che faceva le sue prove di partenza.Appena fuori, c’erano infatti due binari tronchi, con i vagoni “legati”, un pezzo per Rivarolo, un pezzo pe Castellamonte. Nei pressi c’erano alcune panchine e una fontanella. C’era anche chi si sedeva, blocco e penna, e ci scriveva. Storie che iniziavano e si dipanavano lungo le strade di Torino.To Porta Susa. Foto Borrelli Romano.12 12 2015proprio la’ dove si facevano biglietti. To Pta Susa.Foto Borrelli Romano.12 12 2015Vino la’ dove era la sala d’attesaTo Pta Susa.12 12 2015 foto Romano Borrelli e tavolini da barTo pta Susa.12 12 2015 foto Borrelli Romano dove in molti stazionavamo in attesa che capitasse qualcosa…a Porta Susa vecchia ci si incontrava, si partiva, si arrivava, si amava. E spesso ci si perdeva. Dalla sala d’attesa il rumore discreto di alcuni “viaggiatori”- avventori si confonde con i ricordi.  Alle spalle  la fontanella e’  al suo solito posto, mai stanca di emettere quel suono poetico alla Palazzeschi. Davanti all’atrio un’insegna sopra l’albergo: le sue finestre, i suoi balconi, tantissimi occhi curiosi che scrutano. Al di sopra di questi un cielo stellato; una coperta ben distesa, l’interno di quelli e sopra di quello. Tirata, ben distesa, da due mani femminili, forti e gentili allo stesso tempo. Senza una piega, per una storia liscia senza smussi. Il cielo e’ diverso, se lo assaporo ha un retrogusto dolce un po’amaro. Provo a ricordarne il gusto e a trattenerne il ricordo: dolce miele. Un attimo,  prima di perdermi nel ricordo. Da una delle tante cabine telefoniche sparse per l’atrio un uomo implora una donna: vieni, ti prego, per favore”. A due passi dalla cabina e da lui, senti’ risuonare  dal suo torace una dolce speranza. Come era bella Porta Susa, con la sua storia, le sue storie, le persone, i suoi personaggi, nella loro prima volta a Torino.To pta Susa.12 12 2015,foto Romano Borrelli

Contrasti

Torino 17 ottobre 2015. E’ identico il luogo, stazione, citta’ ma sembra di essere altrove a spostarsi di banchina: Torino Porta Susa.20151017_074620 In attesa. Come un articolo del blog o di una telefonata mai arricata ma tanto sospirata. Nonostante i passaggi. Attesa. Che il treno passi, come il tempo, quando e’ l’unico rimedio ad un malessere e intanto perdura l’attesa. “Non scrivere tanto, il lettore si potrebbe stancare. Le foto dicono molto. Di piu’. Dicono tutto. I ragazzi sono per le immagini”. Cosi mi andava ripetendo un amico quando discutevamo di blog, social network, esame di comunicazione, scuola e ragazzi. Gia’, ma le immagini seducono e riescono con l’immediatezza delle loro rappresentazioni. Il treno arriva, si posiziona. Binario 2. Carrozza 6 posto 11, lato corridoio. Salgo, mi sistemo. Ho i libri, i giornali, i miei pensieri di una nuova professione e delle molte cose da imparare da una “sconosciuta” lavagna elettronica e da uno sconosciuto registro elettronico. Mi perseguitano. Devono farsi conoscere eppure hanno l’abilita’ di nascondersi dietro centinaia di finestre a tratti chiuse, inaccessibili. Dietro loro si nascondono volti e storie, misteriosi. So che quando si manifestano possono assumere forme varie, cavalloni impazziti o mare calmo e tranquillo. Altre volte, col tempo, spugne assetate di un’acqua che si chiama sapere. Il carrettino dei giornali passa:”Giornali, signori”, e nomina l’Italia dei quotidiani. Io opto.Il mio vicino, ormai grandicello, rifiuta garbatamente anche quello sportivo: “Grazie, non leggo mai”. Forse non e’ neanche per le immagini. E mi verrebbe da dirgli:”ma vaffanviaggio!” Intanto, il viaggio continua. Una giovane donna di trenitalia, tablet in mano mi chiede di porgere il biglietto. La sua mano curata, ingioiellata al punto giusto, curata e liscia fa scivolare dolcemente le sue dita sullo schermo aprendo finestre  che vusualizzano poltrone e numeri: e’ la disposizione dei posti sui vagoni. Tante storie che si illuminano con un tocco. Provo a leggerne il nome sul suo cartellino: Laura Marina, mi pare. Storia. Storie e regina dai contrasti, tradizione e innovazione. Mi restituisce il cartaceo e agli altri lo smartphone. I tre bottoni del polsino luccicano come il suo viso adolescenziale che contrasta con l’autorevolezza della professione. Sono uno dei pochi che resiste e faccio storia.Gli altri sono da immagini!Torinon17 10 2015 foto Borrelli RomanoTorino 17 10 2015.foto Borrelli Romano20151017_074742

Lecce

20150731_085612Incredibile ma vero.Il treno  “757” che avrebbe dovuto partire alle 20 . 20 da Torino Porta Nuova per Lecce è giunto a destinazione  in orario.Il tempo di scendere, salutare e….si va ancora…Poi, dimenticavo: un caffe’ Quarta e un pasticciotto!!!come da prescrizione medica. Nello stesso posto dove avevo consumato i due (caffe’ e pasticciotto, vedi blog) l’anno scorso mentre promettevo a me stesso che sarebbe stata una storia (la mia) fantastica, unica, irripetibile. Ero qui, su questo stesso binario, a ferragosto, e poi ancora per la notte della Taranta e ora, eccomi ancora qui: sono ritornato.Con la mia valigia: i miei occhi, come sostiene il libro “Gli anni al contrario” e la mia…nuova laurea al posto della…valigia di cartone. Ho sentito il profumo di casa quando ancora mancavano km.Poi il profumo di caffe’ che invadeva binari e il deposito stazione ed entrava (ed entra nello stesso luogo)nel treno e ti sveglia:”oh, guarda che sei arrivato”! Scendi dal treno ti aiuti con gente che non hai mai visto prima ma che condividi il ritorno..A casa. Poi il bar poi…Una cinquantina di passi, il viale, i bus…non so dove andare: e’ tutto bello, tutto meritato. Non sento nulla addosso. A parte tanto calore. Solo un “cambio di vocale”: colori e trecce e code….di cavallo; sembra mezzogiorno ma non importa, tanto e’ lo stesso…330 giorni dopo….ancora il mare. L’estate e’ addosso, un anno e’ passato, l’estate e’ la liberta’….saluti dallo spazio…Lorenzo Cherubini canta e cosi pure il bus “Salento in bus” e tutti balliamo fino a quaando non rimane neanche un posto in piedi; musica nelle orecchie e panama in testa comincio a girare e quella mi duole…”baby I love you..” I cartelli mi indicano varie direzioni: Gallipoli, Porto Cesareo…Non so cosa scegliere.Tutto e’ casa. Sollevo il mio panama e saluto ogni cosa. Gli ulivi. Uno di quelli e’ danneggiato seriamente. Un altro e ancora un altro. Non siamo piu sul binario 10 di qualche anno fa o “al centro” e coda “fago”? PIANGO davanti all’ulivo.Poi decido, scelgo dove andare. A casa-casa. A porto Cesareo il bus prosegue per Gallipoli.Io scendo. Ho la navetta per Bacino Grande. Poi, la grande abbuffata. Sembra il titolo di un film. Nel pomeriggio un tuffo e una salutare nuotata…esattamente e veramente un anno dopo.20150731 Salento foto Borrelli Romano20150731 foto Borrelli Romano20150731 foto Borrelli Romano.Salento31 7 2015 foto Romano Borrelli Salento20150731_090057

Domenica 26 luglio

Atrio Porta Nuova Torino.foto Romano BorrelliTorino,  città a portata di turisti. A Porta Nuova, fin dal mattino presto vanno in onda le partenze con saluti “ripetuti”. L’atrio è colmo di gente in partenza.Giù, al Sud. Angolo molto feeling-home. La banchina del binario 6 si riempie in un attimo. Soffia di tanto in tanto un vento, quello della storia, delle storie. La freccia è quasi pronta. Sta per schioccare. La prova porte, i fischi ripetuti del ferroviere, hanno l’effetto di strozzare di continuo caldi abbracci e tenerezze. Peccato.  No, non è una pubblicità per il Mulino Bianco. Una manciata di minuti per le prove e poi, “Il treno ha fischiato” (un’opera letteraria?) e cosi il ferroviere: il treno lentamente si è fatto strada Porta Nuova Torino.foto, Borrelli Romanoe finalmente tutti si sono salutati. In centro, a Torino, vanno in onda gli arrivi. E per questi ultimi,  Palazzo Madama, Reale, Egizio, le mete più  gettonate dai turisti. Le rilevazioni sui consumi dell’acqua dicono che sono 180 mila i torinesi che hanno lasciato la citta in questo week- end di questa estate considerata la più calda degli ultimi 150 anni. Come dicono i metereologi,  con picchi superiori a 5 gradi rispetto alla media. Un’estate calda ma non come quella del 2003. Almeno per durata.Foto Romano Borrelli.Torino.Tabellone Porta Nuova In ogni caso, da domani afa e temperature bollenti a parte qualche sporadica pioggia, su, al Nord. Questo per quanto riguarda “il collettivo”. Per quanto riguarda le domande poste sul blog ….bhe’, provate ad immaginarvi che molto probabilmente “la giovane suorina” avrà espletato le sue funzioni quotidiane  e riposto in un cassetto il pane avanzato dal pranzo; lo avrà avvolto in un tovagliolo rendendolo adatto al consumo di una cena frugale di comunità, da condividere con Anna e Gioacchino. Il resto, proveremo a raccontarlo strada facendo. Em, scrittura facendo. Poi pomeriggio e tramonto e sera. La notte intanto si avvicina con una gran voglia di sfilarsi di dosso le calze in una “prova d’amore”  senza tempo…restando, così, in attesa di un’alba. Amore: passione che travolge o incontro che permette di esprimere il proprio talento??

Torino ieri e oggi

Torino corso Regina Margherita, corso Principe Oddone. La Sida li vicino....da loro a Borrelli RomanoTorino, Porta Palazzo. gennaio 2015, foto Romano Borrelli.Torino…………nella sua dimensione…attenta. Ieri, 1926, oggi, 2015.  Oggi, davanti ad una buona merenda, un the, pasticcini, nell’identica pasticceria di ieri, seduto, alla Sida. Sono intento ad osservare questa bellissima fotografia, della famiglia Mangiardi, ( e nella fotografia, ci sono davvero tutti, a mio modo di vedere) che ritrae una Torino del  1926. Da fare, da farsi. Prospettive e futuro. Mi concentro sulla locomotiva che apre la strada al futuro. Non solo una foto. Un progetto. Una locomotiva che “taglia” Torino.  E allo stesso tempo la apre. Al futuro. Riconosco Corso Umbria. Operai al lavoro. O forse persone lungo i binari. Strada ferrata verso est che ora non esiste più.  O meglio, esistono, ma sono interrati e da qui, dagli interni “dolce” e “dolci”  è  possibile are. Li sotto,  dove transita l’alta e la bassa velocità , l’affaccio è sul pc mica dal finestrino, come accadeva quando qui c’era…il treno. “Eh, quando passavano i treni da qui….” mi sussurra una persona “saggia”  intenta a gustarsi il  suo the (“senza zucchero”, dice a se stesso) e alla vetrina dei pasticcini di ogni tipo e fattezza. Un “vorrei ma non posso” è  interpretabile dalle sue dolci, lente movenze.  ” Mi si nota di piu’ se mi alzo e li prendo o se resto a guardarli e fissarli di continuo, quei pasticcini”? Sussurra….”Ma  secondo lei“, mi domanda, “ci sarà ancora della gente che vuol stare seduta vicino il finestrino?” Bho…chissà. Pero’ ha ragione. In questo tratto, eravamo in molti, appena qualche anno addietro, a stare attaccati al finestrino del treno, “interregionale” Torino- Milano, cadenzato ad ogni ora esatta. E proprio questo angolo di Torino, appena spuntati dal breve tratto di tunnel ti si presentava agli occhi per primo, con la pasticceria la farmacia Ausiliatrice, la cupola della Basilica, corso Regina Margherita e Principe Oddone erano un po’ il segnalibro  di questo dolce libro che si chiama Torino. Se andavi verso Milano, ti gustavi la citta’ con i suoi primi cambiamenti. E la storia. Il sacrista salesiano più anziano di Italia, e la sua storia, una missione nella missione ( manca poco e saranno “99”), la pasticceria Sida, tra “tradizione e innovazione” che resiste e “surfa” sulle onde della globalizzazione della rete, e vince perche” fa rete con la tradizione e l’innovazione,  e insieme a questo luogo e quelli ricordati,  la panetteria Corgiat, un ex internato militare, Gherardi Natale e il suo scatolificio e le scatole che lui le fabbricava, mica le rompeva ‘ne’. Sulla stessa via, l’oratorio…e ancora la scuola materna dove ora i bambini suonano il violino…E quanta storia….bamboline russe….Se viceversa andavi verso Porta Susa, cominciavi ad alzarti. L’arrivo e la discesa erano prossimi. Ha ragione, la saggezza.  Un tempo, quel posto ce lo si contendeva. Stare alla finestra di un finestrino. Anche a me, “Piace”molto. Ora, sotto il tunnel, nessun interesse. Una galleria, fino quasi a Stura. Chi vorrebbe stare al finestrino senza vedere nulla? “Vorrei ma non posso”, ripete la saggezza.  Pero’, torna a sussurrarmi, ” vedere e non gustare, e’ una cosa un po’ brutta da provare“. Ha ragione. Si alza e ordina. “Ci pensero’ domani. Oggi proprio no. Voglio coccolarmi”.  E addenta una pasta. Ritorno con lo sguardo sulla foto.

Gente. In attesa del  treno, o di un treno, già in quel periodo. Binari, dove ora, all’ora di pranzo, da qui, si vedono la rotonda e qualcuno pure il mare. Già. Il mare. Lungo i binari, a passi lenti. Verso domani. A passi lenti, come dalle parti di Porta Palazzo, poco distante da qui.  Un giro per Torino e scopri che Costantino ha trovato casa, meglio, un letto. Una buona notizia. Ora, la panchina in ferro posta  sotto la pensilina del bus (vedere articoli precedenti) Costantino la usa solo per sedersi e contare in un passatempo i bus che lentamente passano e si avviano al loro capolinea. Legge il numero di serie, quante persone scendono e quante restano.  Di tanto in tanto allunga la mano, per una sigaretta. Spiaccica solo qualche parola  ma si fa capire. I bus stancamente ripassano, dopo il loro lungo percorso.  Costantino da una rapida occhiata all’orologio elettronico, sopra le piante, oltre le siepi,  posto sopra il palazzo, forse di un albergo. Conta, Costantino. Conta i minuti in più o in meno rispetto al precedente  giro del bus. Per un attimo è come si salutassero. Chissà quante volte nell’arco di una giornata, Costantino e bus si scambieranno un saluto e una risata che poi, altro non è lo stridore delle gomme. Pochi minuti per la sosta. Poi, tutto riprende. Come prima. Con qualche accelerata che nella vita ci sta sempre. Ragazze che non sanno cosa sia facebook e usano la macchinetta per le fototessere. All’uscita di quei quattro francobolli li osservano, si guardano e si  abbracciano. Un abbraccio  condiviso. Alcune  smorfie, sorrisi. Entusiasmo. Mi piace.  Finalmente qualcosa di concreto. Guardando oltre.