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Buongiorno e buonasera mare

20190806_090441Capita, di perdere la concezione del tempo, al far del giorno e della sera, quando lo scenario, è  bello, il palcoscenico, idem, noi spettatori, affacciati e muti a riempirci, di   colori, unici, e la necessità di riempirli per farne scorta si rende “urgente e necessario”, come fosse un decreto legge, da convertire però,  prima dei fatidici 60 giorni, perché si sa, l’estate ed i suoi giorni, di luce,sono lunghi ma, le risorse economiche ed il tempo, questi, proprio no, non permettono il prolungamento della “mia legislatura”e allora, è  d’obbligo adattarsi come i cammelli, gonfiare gli occhi, di colori, non di lacrime. E cosi, la grande bellezza distrae, sonnecchiando, dopo un “buongiorno mare e buonasera mare” , sul divano, dopo i pasti, mentre in sottofondo la tv rilancia un ripasso forzato di diritto costituzionale, tra chi convoca le Camere, chi gestisce le crisi parlamentari, le fiducie, le sfiducie, le tattiche, le strategie,  e qualche zanzara poco stanca e viva ad un’ora insolita è alla  ricerca, con ronzio, di  qualche millimetro di preda  di carne umana, di pelle da pungere, e le pale del ventilatore stancamente rilanciano un pochino di frescura dopo averla acchiappata in qualche meandro della veranda, simile ad una nave stanca o incagliata; intanto, san Lorenzo e le sue stelle, s e santa Chiara, sono alle spalle, con le spiagge sempre aperte 24 h, per nuove magliette fine e canti a squarcia gola. Sul fare della sera  nuovi e solito spettatori prendono posto per immortalare il momento esatto in cui il sole va oltre.

Un nuovo farewell alle porte

Pochissime ore e si consumerà anche l’ultima “strisciata” di badge. Un rito che si ripete. Ogni anno. “Gli addi non vanno mai pronunciati. Solo attesi e poi ricordati. Il momento in sé è nulla” (D. Leavitt). E mai come quest’anno la voglia di cambiare è tanta, anche se, cioè che è stato fatto, e bene, resta.  Ma siamo “l’Italia peggiore”, secondo qualcuno e quindi… Pazienza. Il vento sta cambiando. L’aria comincia ad essere diversa. L’esito referendario lo ha confermato. Così come dai discorsi con la gente, che non ne puo’ piu. Di chi afferma quello e degli altri bla, bla, bla.

Gli ultimi giorni di pendolarismo,  ho voluto sperimentare la nuova novità su alcune corse di bus gtt nel torinese, che hanno visto il  ritorno del controllore a bordo unito all’eventuale pagamento del biglietto maggiorato a bordo per chi ne fosse sprovvisto. Un paio di volte il controllo del possesso del biglietto era affidato all’autista, e mi domando se fosse necessario caricare ulteriormente di lavoro l’autista. Erano state prese intese con i sindacati? E’ stata prevista una maggiorazione di compenso per questa mansione aggiuntiva?   Mi ricorda alcuni lavoratori della scuola, che taglia e taglia, hanno visto aumentare le proprie mansioni, con lo stipendio inchiodato ai  tempi che furono. Mansioni maggiorate, zero formazione. La scuola è cambiata e quindi anche le mansioni. Solo la retribuzione è rimasta invariata.  Come quei due milioni di nè-nè, non inseriti in un percorso formativo e senza lavoro.

E’ stato un anno davvero intenso, faticoso a tratti, ma con la speranza di essere andati alla radice delle cose, affondando lo sguardo in profondità, nei meccanismi costitutivi dei processi materiali, compiendo un disvelamento dei fatti sociali occultati dalle idee ricevute, dal conformismo. Bisogno di sinistra,  radicale, cioè andare proprio a quella radice. Già, questo bisogna avere il coraggio e la forza di fare. Ancora questa mattina, notavo in una discussione quanto in questa epoca siano così fondamentali per molti, per fortuna non per tutti, la visibilità, la notorietà, il divismo e la spettacolarizzazione. Non conta piu infatti quel che si dice ma quanto e dove si parla e si appare. I rapporti di lavoro e le condizioni di lavoro invece devono essere accettati e subiti al ribasso, “perchè così è”. E non dovrebbe e non deve. Ma già quest’inverno abbiamo ricevuto un assaggio di una riedizione  di un motto pubblicitario in voga in passato: “o così o …”Non si deve continuamente “andare al ribasso”e accettarlo,  ma avere il coraggio di tornare “alla radice”. E mentre molti parlano di riforma costituzionale, di trasferimenti di ministeri al Nord, io penso che la nostra sia la Costituzione piu’ bella al mondo, che andrebbe solo attuata e amata. E attuarla in tutto, a partire dal lavoro. Con una retribuzione digintosa. I precari, un esercito di due milioni: perchè non rendere effettivo il diritto al lavoro? Possiamo avere una forza incredibile: basta andare alla radice.

Poche ore dalle ultime due “strisciate”, e poi, un nuovo farewell mi attende.

“Il cantiere”…

Ricevo e pubblico da Simone Ciabattoni….

TORINO:DIRE E FARE”. E’ IL TITOLO DELL’INIZIATIVA ORGANIZZATA DALLE OFFICINE CORSARE, LO SCORSO SABATO 15 GENNAIO 2011; FORUM TEMATICI PER IL PROGRAMMA DA COSTRUIRE, VERSO LE ELEZIONI PRIMARIE DEL CENTRO SINISTRA: ABITARE, CIRCOLARE, RESPIRARE; CONVIVERE, PARTECIPARE; PRODURRE, DISTRIBUIRE; LEGGERE E SCRIVERE, ERANO LE AREE DI DISCUSSIONE. TANTA LA PARTECIPAZIONE, SOPRATTUTTO DI GIOVANI CHE VOGLIONOUNA CITTA’ SOSTENIBILE, CHE RISPONDA AI VERI PROBLEMI DELLE FAMIGLIE. IMPORTANTI GLI APPROFONDIMENTI CHE SONO STATI FATTI, RIASSUMIBILI IN DIVERSI PUNTI: – WELFARE E SERVIZI PUBBLICI NON PRIVATIZZATI – TUTELA DELL’AMBIENTE E DEI BENI COMUNI – CREARE SPAZI PER IL PROTAGONISMO GIOVANILE – INCENTIVAZIONI DI ECONOMIE LOCALI E FILIERA CORTA – PARTECIPAZIONE RESPONSABILE DEI CITTADINI NEL PROCESSI DECISIONALI NELLA CONDIZIONE DI ECOSOSTENIBILITA’ ASPETTO FONDAMENTALE CHE STA AL CENTRO DI TUTTI I PROGETTI POLITICI, E’ IL TEMA DEL LAVORO. RIBADENDO IL SOSTEGNO ALLA FIOM,E’ IMPENSABILE APPOGGIARE UN CANDIDATO SINDACO COME FASSINO , CHE AVREBBE VOTATO SI AL REFERENDUM SU MIRAFIORI. QUESTA INTERA GIORNATA DI RIFLESSIONE, DURATA DALLE 10 ALLE 19.30 CIRCA, E’ STATA UNA PIATTAFORMA COMUNE TRA LE FORZE POLITICHE DI SINISTRA. PRESENTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE CHE SI E’ TENUTA IN SERATA, ALCUNI ASSESSORI DEL COMUNE TRICARICO E PASSONI, LA CONSIGLIERA REGIONALE DI SEL MONICA CERRUTTI, E DIVERSI MILITANTI DELLA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA. LA GIOVENTU’ MANIFESTA SEGNI DI DISAGIO SEMPRE PIU’ VISTOSI; PROTESTE E RIBELLIONI SI ALTERNANO AD ONDATE DI VIOLENZA URBANA. QUESTA E’ LA RISPOSTA PROGRAMMATICA DEI GIOVANI TORINESI CHE ACCANTO ALLA LOTTA AFFIANCANO LA CONCRETEZZA. SI PERCHE’ TANTISSIMI IN QUELLA SALA HANNO PARTECIPATO AI CORTEI CONTRO IL DDL GELMINI DELLE SCORSE SETTIMANE, E’ UNA RISPOSTA A CHI ACCUSA DI DIRE SEMPRE NO E NON FORMULARE MAI PROPOSTE OGGETTIVE. SONO I RAGAZZI CHE DISCUTONO E SOLIDARIZZANO CON LA FIOM. HANNO SOSTENUTO LA LA LORO BATTAGLIA, VOLANTINATO DAVANTI MIRAFIORI, FATTO ASSEMBLEE, ORGANIZZERANNO I CORTEI PREVISTI PER LO SCIOPERO DEI METALMECCANICI DEL 28 GENNAIO. IL SI, COME TUTTI SAPPIAMO, HA OTTENUTO IL 54% DEI VOTI, MA SOLO GRAZIE AL VOTO DEI QUADRI E IMPIEGATI, CHE NON SARANNO NEMMENO SFIORATO DAI PROVVEDIMENTI DELL’ACCORDO. E ALLORA COME HA SCRITTO PAOLO FLORES D’ARCAIS SUL FATTO QUOTIDIANO DEL 16 GENNAIO “SE LE OPPOSIZIONI RICONOSCERANNO NELLA FIOM LA PUNTA DI DIAMANTE DELL’ITALIA CHE PUÒ RISORGERE DALLE MACERIE CUI L’HA RIDOTTA IL BERLUSCONISMO, LA “VITTORIA PIÙ CHE DIMEZZATA DI MARCHIONNE POTREBBE INAUGURARE LA CAPORETTO ANCHE DI BERLUSCONI. ECCO PERCHÉ SAREBBE AUSPICABILE, E ANZI NECESSARIO, CHE UN SINDACALISTA FIOM SI CANDIDASSE ALLE PRIMARIE DI TORINO CONTRO LO SPENTO E SUBALTERNO FASSINO, PER SCONFIGGERE POI IL BERLUSCONIAN-LEGHISTA D’ORDINANZA. IL NOME, SOTTO LA MOLE, LO CONOSCONO TUTTI”.

Questa crisi, complotto di banche e industriali, sta ammazzando Torino: la città degli operai

di Barbara Chiappetta

L’altro giorno al Tg3 Regione un giornalista intervistava dei turisti che per la prima volta visitavano Torino e tutti gli interpellati dicevano pressoché la stessa cosa, Torino signorile, elegante, curata (?), una dama di classe. Nessuno se l’aspettava così bella.
Bella l’opulenza del centro, che piacere fare una passeggiata, osservare le vetrine, prendersi un caffè in un bar storico, finire in uno dei tanti musei…ma Torino la sta pagando amara questa crisi, la dama di classe, la Signora, agli occhi degli addetti ai lavori, è una vecchia stanca e diseredata, a cui è rimasto solo un vecchio vestito per bene e uno sguardo aristocratico. Ma è malata.
Questa crisi, complotto di banche e industriali, sta ammazzando la città degli operai, delle tante storie di immigrazione e di difficile ma talvolta riuscita integrazione. Il sistema capitalistico ha deciso. Risparmiare. Ridurre ai minimi termini il costo della mano d’opera, dislocare, ridurre il numero degli stabilimenti di uno stesso gruppo là dove i costi energetici e di trasporto siano più convenienti, alimentare l’idea che fusioni tra grandi colossi portano lavoro, ma invece lo tolgono in tutti i sensi, perchè spesso si portano proprio via i macchinari di lavorazione. Collocano una grande sede e chiudono, chiudono, chiudono le reti capillari ma anche spesso le uniche risorse di un territorio, tolgono aziende storiche per rinnovare la geografia del lavoro…dà quel tocco di freschezza, quasi di morte. Gli operai sperano solo più in qualche incentivo da parte del governo, se ci saranno porteranno lavoro altrove però (vero Marchionne del “mio stivale”?), ma almeno, forse, chi lo sa, il gruppo non deve tagliare sul mio stabilimento. Mors tua vita mea, sta bene a molti, soprattutto a chi sta passeggiando per saldi.
Non ancora tutto il sistema è in crisi. Questa per il momento è soprattutto la crisi delle famiglie degli operai tagliati, l’effetto domino deve ancora arrivare.
Noi operai così disuniti e per anni educati alla “non reazione”, ora siamo il nuovo fenomeno da baraccone italiano, non ci calcolano se non in preda a qualche gesto disperato (vedi tetti, gru, occupazioni, ecc.). Addirittura, per parlare di noi in certe trasmissioni televisive che ancora qualche volta, tra travestiti e veline, parlano di noi, invitano la torinese Alba Parietti, si chiama spettacolarizzazione e denigrazione di un sistema, come il circo per gli animali, loro hanno Moira, noi abbiamo Alba.
Portiamola la compagna Alba a casa delle famiglie disperate. Portiamola anche in certi quartieri di Torino dove tra poco succederà qualcosa in stile “Rosarno”, perchè il gesto più forte della disperazione deve ancora arrivare: è la ribellione e io, perdonami Romano, non vedo l’ora.

“Saldi, ma per pochi”

Torino 5 gennaio 2010. Il tabellone luminoso, alle 11 di questa mattina segnalava a chi fuoriusciva dalle viscere della metropolitana di Torino, 5 gradi. Oggi giornata di saldi. Poco credibile il dato sulla temperatura. Gelo, almeno per questa mattina, in molti negozi: pochi acquisti, a mio giudizio. A guardare bene le mani di chi affolla le vie del centro, soltanto alcune erano impegnate nel sopportare pesi. La maggior parte di quelle erano “ben riposte” in stupendi guanti o profonde tasche. Magari, queste ultime, vuote. Magari piene di pagherò poi”. Con la cassa integrazione e la mobilità che naviga a gonfie vele, di pieno, in un periodo di crisi, mai terminata, nonostante l’ottimismo ostentato di pochi, troviamo solo il bilancio famigliare oberato dai debiti; o ritroviamo uno stipendio, per chi lo percepisce, almeno sulla carta “ ancora intero,” sottoposto a forti trattenute. Lungo via Garibaldi ho contato pochi negozi affollati di gente. Alcuni curiosavano. Altri esibivano foglietti per un attento confronto fra i prezzi di ieri e quelli di oggi. Gente “esperta” con le idee chiare su cosa acquistare. “Cacciatrice” di saldi . Sulla reale utilità del capo, magari un po’ meno, come un gruppo di ragazzi che mi precede: borse con oggetti solo griffati. “L’importante è che siano firmati”. Chissà se anche loro possiedono una carta di credito rateale, una delle ultimissime mode, insieme ai tanti telefonini a loro disposizione: con l’alto costo che comporta l’eccesso del loro utilizzo. Una carta di credito con 5 mila euro da spendere come e dove. Da rimborsare, chissà. Passivi famigliari che incrementano sempre più. Otto anni fa i passivi famigliari erano circa 310 euro su 1000 disponibili; oggi, molto di più. Ormai, da tempo, dipendenti e pensionati hanno serie difficoltà ad arrivare a fine mese con l’esile introito.

Figurarsi nella corsa ai saldi. Lungo il mio breve percorso, durato all’incirca un paio d’ore, non ho affatto incontrato soggetti “affamati” e ansiosi di accaparrarsi capi di abbigliamento “scontati fino al 50%”. Anzi. In molti sono costretti a “tappare buchi”, un po’ come successo ieri per le strade di Torino. Una buca stradale prontamente rattoppata in Piazza Statuto. Oggi purtroppo, l’oggetto che va per la maggiore, per una fetta non trascurabile di cittadini, sembra essere un materasso, quello che una volta serviva a custodire il denaro dei nostri nonni, e oggi, invece, come giaciglio per molti sventurati.

Questo articolo è stato pubblicato sulla Repubblica edizione di Torino del 10 Gennaio 2010

Repubblica-Torino-10-01-10

APPELLO Solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori Agile-ex Eutelia

*APPELLO
Solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori Agile-ex Eutelia*

Siamo 2000 lavoratrici e lavoratori dell’azienda AGILE-ex Eutelia sparsi sul territorio nazionale e da oltre cinque mesi non percepiamo lo stipendio.
La ragione non è la mancanza di contratti, ma la colpevole scelta del manageriato che ha trasformato in “business” la rottamazione delle aziende e dei dipendenti.

Per tale motivo da mesi presidiamo giorno e notte le nostre sedi per combattere un modello d.imprenditoria criminale che si sta diffondendo in modo preoccupante.

“Chiediamo che nuove leggi e la giustizia fermino questi imprenditori del malaffare e che si adottino nuovi strumenti di sostegno al reddito per chi si trova nelle nostre condizioni.”

Lanciamo un grido d’allarme e di richiesta d’aiuto per soccorrere i colleghi, sempre più numerosi che, senza soldi da mesi, hanno seri problemi economici nella vita quotidiana e nel mantenimento delle famiglie.
Non lasciateci soli in questa lotta contro chi lucra rubando il nostro lavoro, il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Sosteneteci con le sottoscrizioni, acquistate le nostre arance solidali, portateci la vostra solidarietà e la vostra amicizia.

Vi aspettiamo mercoledì 6 gennaio 2010 in piazza Castello a Torino.

Per info e adesioni: lavoratoriagiletorino@gmail.com***

Torino, 30 dicembre 2009
Le lavoratrici e i lavoratori del Presidio AGILE-ex Eutelia di Torino


Silvia Iracà
Segreteria PRC Torino
Stampa e Comunicazione
3289264348
silviairaca@gmail.com
http://www.prctorino.it

Concorsi: trasparenza, in nome di una battaglia solitaria, quella di Mario Contu

“Una questione nuova, non apocalittica”. Questa era la frase ricorrente ascoltata in una trasmissione televisiva. Famiglie che consumano risparmi accumulati da una vita; genitori che mantengono in ogni modo i figli; posti di lavoro persi per sempre; precarietà alle stelle. Gesti simbolici che funzionano con modalità nuove rispetto ai classici scioperi. Questione nuova, mica tanto. Quante risorse sono state spostate dai salari ai profitti e alle rendite? Quanti accordi al ribasso sono stati firmati perché han continuato a dire che “di più non era possibile ottenere, dati i tempi”? Ma questi tempi, da quanto durano? Compromessi. Soluzioni al ribasso. Precarietà. Flessibilità. Fine della storia. Fine del comunismo. Fine del liberismo lo sosterrà mai qualcuno? Però, intanto, questa “nuova situazione” la si poteva immaginare. Ancora ieri, per tutta la giornata, ad Ivrea, in molti rischiavano e rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro. Rischio per l’Alcoa, rischio per la Fiat-Alfa Romeo (“trasferimento dei lavoratori a Torino”). Penso allo stabilimento SKF di Torino, che chiude.  Penso ai lavoratori di Ivrea, gli ultimi residui di quello che era la Olivetti. Lavoratori. Invisibili. Penso a tutte quelle compagne e compagni conosciuti durante le manifestazioni, per rivendicare un diritto. Resistere. Per esistere. Penso alle preoccupazioni di Barbara e compagni. Penso ai sette milioni di operai. Che esistono.  Nel disinteresse di molti. Penso al 1969, alle conquiste. Ai diritti. Potrei continuare. Solidarietà per tutti.  Anche ai precari, della scuola, del pubblico impiego. Gesti forti. Saliamo sui tetti, per diventare visibili.  Solidarietà per tutti quelli che si trovano “nella situazione nuova”.  Non apocalittica. Però, la povertà è questione antica. Lo sfruttamento anche. Richiesta di giustizia, di eguaglianza. Da gridare. Con forza. Da ottenere. Ad ogni costo. Come coloro che pongono domande sui concorsi: perché qualcuno deve essere immesso in corsie preferenziali? E la regione, come ha intenzione di comportarsi a tale proposito? Fortunatamente l’amico Juri Bossuto mi rassicura che i funzionari dei gruppi hanno chiesto un concorso aperto a tutti, molto diverso da cinque anni fa. Quando Mario Contu ne fece una battaglia solitaria.