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A Porto Cesareo: sotto la pioggia

Porto Cesareo, Le. 11 8 2015 foto Borrelli Romano    Come gia’ scritto altre volte un senso di romanticismo coglie buona parte dei turisti, nei posti di mare, quando i tuoni annunciano pioggia e il cielo e le nuvole sospingono carichi d’acqua che chissa’ dove saranno “rovesciati” come secchi d’acqua. Il tutto mentre tutti, turisti e indigeni si domandano se sia meglio chiudere tutto, infilarsi in macchina e riprendere la via del ritorno o se sara’ soltanto un capriccio “temporale”, uno di quelli estivi, veloci e passeggeri come certi amori adolescenziali. E mentre tutt* recuperano le idee sul da farsi il mio incedere, infradito ai piedi,  si imbatte in un grande personaggio del luogo, gran “ricamatore” storico di “pelle” come di storie di questo magnifico posto. Dove puo’ succedere che di tanto in tanto uno si faccia male. “Dottore buongiorno”, e mentre lo dico allungo prima un ginocchio e poi l’altro, esibendoli come trofei.”Questo è il mondiale del 1982 e l’altro del 1986″. Si china con occhi attenti perizia e diligenza. Gli butta un occhio e dalla sapienza e saggezza dei suoi 80 scruta le ginocchia e mima le mani e le dita e pare stia ancora disinfettando  e fasciando. Sono due piccolissimi “punti” ma con occhio “clinico” li riconosce. “Basta così”, gli dico. Il ricordo fa ancora male. E lui attacca: “In quei giorni…” e pare un predicatore della domenica o una donna che proprio  in quei giorni…Poi, esce di casa la figlia. Mi presento: “sono uno dei tanti “ricamati” dal dottore: a becco di rondine, a punti, fasce, h 24 festivi compresi. Ovviamente, mi capitava, tanto per rovinarmi le vacanze” .Lei si presenta. Un cervello in fuga, zona centro settentrionale, settore medicina. Adora il dialetto leccese, mi dice, anche se parla italiano. “Ormai sono anni che risiedo su”. Il dottore addenta una puccia, qualche tarallo nell’altra mano.E’ seduto. Allunga il tutto con gentilezza e garbo salentino.”Vuole favorire?” Tutte le mattine lo si puo’ trovare li, estate e inverno, autunno e primavera. Scruta il mare, il porticciolo e saluta quanti corrono verso un riparo, oggi,  prima che il diluvio si faccia strada, fra me e mio padre  e noi due non saremo mai Mosè. Sembra un marinaio, e forse a suo modo lo e’ stato. Guardo nei suoi occhi e penso quanta “storia” avranno ricamato le sue mani, prima e dopo di me. E quanti figli avra’ fatto nascere e a quanti avra’ fatto da padrino. I suoi occhi scrutano oltre, il mare. Poi, come risvegliatosi di colpo, mi chiede:”Tu, sei sempre del Toro?” Mi stupisce, parecchio, ma lo stupore aggiunge stupore quando mi domanda dell’altra cicatrice. “Quale?” Domando. Lui mi guarda dritto negli occhi e sorridendomi dice:”Quella che tutti quando passano mi nascondono. Quella del cuore”. Sono in macchina, sulla via del ritorno. Traffico impazzito, tutti che ritornano verso i paesi e le case. Diluvia.Tuoni e lampi e campi che inghiottono campi. Gli ulivi sono uno spettacolo nello spettacolo.

Non era un temporale estivo e così pensando poso la mano sul cuore. L’altra sui ricami delle ginocchia. Cioè, delle storie.

Porto Cesareo, Le. 11 8 2015 foto Borrelli Romano.Porto Cesareo, Le. Foto Borrelli Romano.11 8 2015

Bei tramonti Salentini

Appena sceso dalla “metro” Adriatica-Jonio, l’unico desiderio era fare un bagno al tramonto. E immortalare attimo dopo attimo la sequenza del sole che “porto a dormire” come un bimbo. Cullarlo da una terra a…”Oriente”. Si tuffa, oltre la Toscana.Chissa’ perche’ penso a Grosseto, Marina di Grosseto, Alberese… Una coppia riesce a litigare sui centimetri delle onde: “il mare e’ agitato oppure no?” E litigano al posto di … Che idiozia, penso, litigare per una simile stupidaggine davanti ad una grande bellezza. “Il tramonto in una tazza” e saprei a chi regalarlo. Ho appena riposto la tazza dopo il viaggio. Era con me. Ma concentro l’attenzione sulle piccolissime onde che si infrangono sulla sabbia. A me danno l’idea di tantissime parole che si infrangono si mischiano, si mescolano, per riprodursi e generarne di nuovi, di termini, sinonimi, contrari.Onde che ripetutamente fanno l’amore e generano (e gemono) e giungono a riva come stremate, dopo una lotta, corpo a corpo,  come in un amplesso. Caos primordiale e poi, armonia, pace. Onde che paiono pagine di libri che si sfogliano, pagina dopo pagina, in una storia, come quella di uomini e donne che continua.Peccato quella coppia sia deficitaria di fantasia….questo e’ un mare da amare. E viverlo. 6 8 2015 foto Borrelli Romano.Porto Cesareo, Le6 8 2015 Porto Cesareo, Le.Foto Borrelli Romano6 8 2015 Porto Cesareo  foto Borrelli RomanoPorto Cesareo, Le.6 8 2015 foto Borrelli Romano6 8 2015 Porto Cesareo Le.Foto Borrelli RomanoPorto Cesareo Le.6 8 2015 foto Borrelli Romano5 8 2015 porto cesareo foto romano borrelli

Luce dal…piattino

Foto Borrelli Romano.TorinoDa Caronte a Circe. Afa, acqua, tregua…almeno fino a….lunedi in una buona fetta d‘Italia alle prese con le partenze. E qui? Qui, da noi, Torino, tra Valdocco e …La pioggia ha alzato il calore mentre lo scritto (del blog, di ieri, del piattino) ha sollevato curiosità in molti che a loro volta vorrebbero alzare il “velo” e scoprire se i capelli della giovane sacrista torinese (nascosti da un velo grigio), sono a coda di cavallo, raccolti a chignon o raccolti a treccia o se nulla di tutto cio’ perché frutto solo di una fantasia. Molto probabile che sia così. Insomma, vorrebbero metterci il naso, nella storia, ficcanasi come sono. Come che sia ha acceso in piu’ di qualcuno una lampadina: quella della curiosita’ spicciola e della voglia mai soddisfatta di guardare dal buco della serratura. Curiosita’: accendere le lampadine a zona a seconda degli argomenti o della “funzione” non è un lavoro anche da sacrista? Ma allora e’ o non e’? Immaginiamo il momento esatto in cui dopo aver provato ad immaginare la “funzione” del piattino la giovane sacrista si dedichi ad altro, altra funzione  avvicinandosi sempre con le stesse movenze gentili al tabellone luci della chiesa: “clic” , un gesto e con  questo semplice e umile clic dia forma, da questa “macchina della luce” ad altra luce. Le luci della Chiesa trasformate  in un enorme riflettore da stadio al pari di un microfono generatore di voce per gli ultimi e dal fondo (ovviamente non poteva che essere cosi) dove e’ presente una sola persona comincia a parlare inanellando parole in una sorta di comizio: “Imperiali Gasparri”. Questa e’ una storia di sfruttamento, di emarginazione e di lotta per ottenere un mondo diverso….dove un mondo diverso e’ possibile”. …La funzione ha inizio…..Si parla di una citta’, Torino, ovviamente,  di una via, Varano, di manutenzione, di lavoro, lavori, lavoratori….

Luce, che trasforma tutto.

Ps.Non posso sapere come sono raccolti i capelli sotto il velo così come non posso dire se sia fantasia o realta’

Giugno

Un augurio d’inizio mese tradizionalmente riservato alla chiusura della scuola, agli esami di maturita’, alla liberta’ di viaggiare e muoversi in ogni modo possibile in tutti i mondi  possibili. Tra poco l’ultimo trillo della campanella salutera’ studenti studentesse libri quaderni zaini banchi e altro.  Temi e pensieri di un anno talvolta  tralasciati sui banchi di scuola, lavoro grossolano per grossi bidelli e lavoro empatico per fini bidelli. Foto Borrelli Romano, TORINOFoto Borrelli RomanoSpunti da “bloggare” per un gran finale e poco e tanto da dimenticare sotto l’Arco di un trionfo tanto personale.  Dalle fin

estre aperte ” la migliore gioventu'” scivola via verso strade cittadine, conosciue, ignote o poco battute alla ricerca di una strada personale.” Ah!questa finestra”! Le fontane delle piazze torinesi sono gia’ pronte per accogliere ragazzi stile spiaggia-mare e cosi la carta stampata e giornalisti: manca solo il resoconto finale di quanti saranno e come vestiti. A questi si aggiungeranno cifre numeri e percentuali, promossi, in sospeso e bocciati. Cosi si saluta il termine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo. Ps. In molti han chiesto  informazioni a motivo di questo silenzio…chissa’….forse il termine della scuola. Chissa’. In  ogni caso un augurio per un buon mese di giugno. Buona festa della Repubblica.

20150602_110632Una corsa in metro, e il ricordo, un pochino influenzato, ad onor del vero, da una strana comunicazione- ricordo che  va a “Zazie nel metro.”Come inizio di corsa ripetuta una infinita’ di volte, non e’male: una corsa in compagnia di mio padre per acciuffare il metro e rendersi conto di aver sbagliato direzione. La discesa, la corsa, l’altra metro, altra direzione, identica felicita’ di quando nel tutto c’era Roma o Milano o Parigi o Berlino o il resto del mondo attraverso gli occhi di una donna.Mani nelle mani tra le braccia di un mondo nel migliore dei mondi possibili. E ci si sbagliava volutamente  per perdersi nel mondo.Erano le “tette de ligne”… Non avevamo orologi, il tempo era tutto nostro. Oggi. Appena fuori dalla pancia una grande impalcatura nell’atrio di questo monumento sorregge  partenze arrivi sogni andati e sogni da venire. “Freud”mi ripeto tra una comunicazione e l’altra. Una musica dolce percettibile si espande nella pancia, nelle viscere della stazione, su mani che si allungano, corpi che si allacciano e labbra che tremano al chiarore  di lampade Osram: Musica e amore, linguaggi universali con la complicita’ di Baglioni. Il pianoforte di Porta Nuova, luogo di incontro e note di vita nuove.Torino Porta Nuova.foto Borrelli Romano. 2 6 2015 La gente si ferma sofferma riparte al suono di nuove speranze. Che bello. Riprendo il cammino. L’impalcatura ormai al termine, la libreria, un caffe’, rigorosamente espresso da queste parti, quando arrivi, parti, transiti. E’ tempo di uscire….l’Hotel Roma e’ sempre li, con le sue camere e la sua camera, di Pavese. Attendo il verde. Le macchine sfrecciano su questo “reale” corso. Un furgone rapisce la mia attenzione: “Porto Recanati Salesiani don Bosco” a due passi da Pavese, quasi mano nella mano…Il pianoforte ha ripreso a suonare, al sapore di mare di Recanati…”e tu”…”chissa dove sei….anima fragile….”…forse impigliati in un sogno freudiano….ancora a Recanati. A casa, provo a domandarmi e a domandare a chi ho al mio fianco:”Ehi, pa’, perche’ non torniamo a giocare e perderci ancora tra la metro?”Torino 1 6 2015.foto Borrelli RomanoTorino P.Susa.1 6 2015.foto Romano BorrelliFoto Borrelli Romano.Torino 21 5 2015

26 Dicembre

Torino, 26 dicembre 2014, via Garibaldi, foto, Romano BorrelliTorino 26 dicembre 2014, piazza Castello, foto, Borrelli RomanoLe ragazze sono brave. La musica è dolce. Le loro penne, un flauto traverso ed un violino. Scrivono melodie nell’aria e suonano dal cuore al cuore di molti. In via Garibaldi e oltre. Melodie natalizie che rimandano ai migliori anni. Molti si soffermano, spostano leggermente il cappello per lasciare libero spazio al libero suono in liberato orecchio. Un biglietto ai miei piedi, lo raccolgo, lo leggo, lo colgo: “Io sono presente al mondo solo tramite il mio corpo. I miei pensieri, i miei sentimenti, non si esprimono o non si rivelano se non tramite il mio corpo”, (sul retro e me ne accorgo solo dopo, “l’insieme degli eventi-avventi, con il loro perpetuo moto costituisce una sorta di ritmo naturale e anche un messaggio da captare per cui la materia e lo spirito si danno in un unico insieme come creato”, Stefano Verdino), lo piego e lo conservo…le ragazze continuano a suonare e allietano passanti e coloro che sono in sosta ormai da un pezzo.  La città, nella giornata tradizionalmente dedicata al cinema è stupenda. Dopo le poltrone rosse e il maxi-schermo, una camminata, su questo porfido liscio che sembra un puzzle. I discorsi, il vociare sono una cascata di cibo e di ricette. A raccoglierle ci verrebbe fuori un libro da far concorrenza a suor Germana. L’Italia del pranzo di Natale è servita. (il pranzo di Natale, anche. La tv, per la cronaca,  ha restituito immagini del Vescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che serve il pranzo ad una decina di persone in difficolta’. Con tanti auguri “a mille”). La città, e’ squadrata. Il suo mantello, disteso al nostro passaggio sembra una scacchiera ed ogni suo pezzo in perenne movimento.  L’alfiere posto dinanzi alla torre prova ad infilzare la luna.Torino 26 dicembre 2014, piazza Castello, Foto, Romano Borrelli I cavalli ancora ai loro posti, aspettano un cenno, per essere mossi, sull’enorme scacchiera. Una “L”, la mossa del cavallo, nel cuore di Torino, nella piazza preferita, una fuga, ed uno scacco.  I pedoni si ergono a difesa del palazzo, d’inverno, in attesa di Jvan, previsto nelle prossime ore notturne. Atteso, come la neve. Le luci abbagliano e assumono forme diverse…Non avevo granchè voglia di scrivere, onestamente, solo di immaginare questa enorme tavolata torinese. Su di essa, torinesi e turisti si muovono a loro agio, ado occhi chiusi, un po’ per sognare un po’ per forza d’abitudine, molto per amore e sognarsi e trovarsi ancora innamorati. Cioccolata alla mano occhi posati un po’ qua un po’ la, oltre le vetrine, alcune “accese” and “open” in questa appendice natalizia. I sorrisi si allargano e si donano, a …piene mani. I piedi, di tanto in tanto, quelli battono il ritmo sul selciato. Un po’ per scacciare il freddo un po’ per darsi il ritmo.  Un gesto democratico, “orizzontale”, al apri di quelli sulla rete. Alcuni tra le mani i doni di ieri, da cambiare. Altri, i doni di ieri, per cambiare. Altri ancora provenienti dallo shopping center di Porta Nuova, aperti per le feste.  Ad ogni modo, il luogo migliore delle mani e’ quello di ritrovarsele tra altra mano, a patto, come scriveva una scrittrice, che non sia la propria. Il caldo delle tasche era un luogo sicuro per le mani…….levarle da quel tepore, un affronto poco carino, e poi, c’era questa partita immaginaria su di una scacchiera tutta torinese…con tanta voglia di giocare. Torino 26 dicembre 2014, foto, Romano BorrelliTorino 26 dicembre 2014, foto, Romano Borrelli (2)Torino 26 dicembre 2014, piazza Castello, Palazzo Madama,foto, Borrelli Romano

Salento… miracoloso

Torre Lapillo, Torre Chianca, 10 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliTorre Lapillo, Lecce. Salento. Estate 2014. Foto, Romano BorrelliIn attesa della luna  e della connessione migliore … la condivisione di un cammino…sull’acqua. Al mattino, ad ombrelloni ancora chiusi, giochi di luce ed ombre, su di una spiaggia che, vellutata è dire davvero poco.  Con il passare delle ore, il manto sabbioso si appresta a diventare sala lettura, con libri e giornali aperti  su ogni centimetro disponibile. Luogo di cultura e piazza, stile bar sport. Ombrelloni adagiati che lentamente si aprono cosi come i legittimi proprietari. Sul fare della sera, poi, l’apoteosi. Lidi che si trasformano in discoteche, e mare trasformato in pista da ballo, e nello stesso tempo, bar dove sorseggiare un aperitivo.Torre Lapillo, Lecce. Salento. 9 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (3) Il luogo, oltre ad avere connotati paradisiaci è connotato anche dal carattere della democraticità, dove non si nega un bagno neanche ad un cane. Le alternative alla mobilità e agli sport, non si fanno mancare.  Alcuni cercano di emulare Brumotti. Difficile ma non impossibile. E anche per chi risente della crisi economica che morde continuamente, un posto in prima fila non lo si nega di certo. La vita in tenda, è davvero interessante. Qualche ora in tenda per potersi assicurarsi  l’alba,  la luce, il tramonto, ne valgono davvero la pena.  Le spiagge poi, sono ben tenute. Una radio rimanda l’eco di “Baby I don’t know, just i love you so”.Torre Lapillo, Lecce. Salento.  9 agosto 2014. Foto Romano BorrelliTorre Chianca, Torre Lapillo, Lecce. 10 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli Torre Chianca, Torre Lapillo, Lecce. 10 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)Torre Lapillo, Torre Chianca. 10 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (3)Torre Lapillo, Torre Chianca. 10 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)Torre Lapillo. 10 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliTorre Lapillo, Lecce. Salento. 9 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliTorre Lapillo, Torre Chianca. 10 Agosto 2014. Foto, Romano BorrelliTorre Lapillo, Torre Chianca. Lido Belvedere. 10 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli E’ giunta l’ora del…pasticciotto.20140811_113109Torre Lapillo, Lecce. Salento. 9 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)20140811_11360820140811_174216Colgo l’occasione per documentare un albero di ulivo. Purtoppo, in alcune zone,non godono di ottima salute. Un virus, da un nome particolare, “xyilella”, sta causando seri problemi all’ agricoltura. Si parla di abbattimento, per alcuni alberi, ripeto, in alcune zone, e di “zone cuscinetto” per evitare il contagio tra un albero e l’altro. Ampie discussioni, e competenze articolate, fra Europa, Regione e Italia. Speriamo almeno che si possa porre termine al contagio. In ogni caso, l’ulivo resta sempre  simbolo di offerta di  pace. Ramoscello di ulivo, la domenica delle Palme. “La pace sia con voi”. Forse bisognerebbe davvero averne di più, di questi ulivi, in buona salute. La terra è rossa. Salento. Terra rossa. Foto, Romano BorrelliDura, compatta. Arida ma mai avida. Sempre generosa e accogliente. Anche dopo lunghe assenze. Di piogge, di acqua, di passaggi umani.  Una terra che non tradisce mai. Accogliente. Il vento poi rende il quadro meraviglioso. Di tanto in tanto, su questi alberi, pettinati come bambole, una bottiglia posta su qualche ramo, gli dona un aspetto diverso. Una cornice, un’aggiunta. Una sorta di colore, anche senza il bisogno.Un ferma capelli. Un fermaglio. Un segnalibro. Suggeriscono qualcosa. Forse il passaggio di qualcuno. Chissà. Forse una medicina. Osservi i giri sui tronchi, il passare degli anni. La saggezza. Quando il tempo del raccolto sarà arrivato, il tempo si manifesterà con la sua mitezza. Le giornate autunnali, quando dopo una giornata di lavoro o di aule universitarie si ha ancora voglia, prima di rimettersi in macchina verso il focolare domestico, di lasciarsi sanare dagli ultimi raggi di sole, a ricordo di un’estate, andata. Un colpo di vento, d’aria. Una carezza, mancata e che arriva con l’immaginazione. Forse un po’ di nostalgia, per l’estate20140813_193521. Forse. O forse il “Niente”, come recita una di quelle T-Shirt così in voga quest’anno. Niente. N iente emozioni, come invece alcuni filosofi sostengono, per barcamenarsi qua e là nei viaggiare in qualche treno della vergogna.Mentre in questa terra gentile e sabbia vellutata si disegnano strade, cuori, vite. Estate.20140813_10342220140813_192218. Zero ricordi per al tri. Simone Weil affermava che solo con la sofferenza ci si avviava nella conoscenza. Vero.20140811_174407 Pianta di ulivo.

Ritornare in treno a Ravenna

 

Torino Porta Susa. foto, Romano Borrelli

 

 

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Riprendere il viaggio…fiondarsi nella stazione vetro-acciaio di Torino Porta Susa; incontrare lungo il cammino che separa casa dalla stazione solo poche anime. Anime “vagabonde”, in giro per la nostra città, al mattino presto, quando la metropoli dorme ancora e l’estate non vuole ancora bussare alle porte torinesi. Direzione stazione, per poter salire su di  uno dei primi treni mattutini e dirigersi verso Sud. Al mare. Pensare di potersi dedicare a buone letture e sorbirsi invece gli influssi e gli effetti della nuova tecnologia e cellulari ultimo grido con  cartoni animati incorporati per distrarre i bebè al seguito. Scoprire  così che in un’epoca in cui il lavoro scarseggia  per molti il treno diviene  un’appendice dell’ufficio, trasformando il ripiano posto davanti al sedile in una scrivania tipo Presidente del Consiglio (evidenziatori, penne e blocchi in ogni dove, con tablet e cellulari ultima generazione) e parlare ore e ore di finanza, condomini, polizze assicurative incuranti se tutto questo parlare ad alta voce con persone dall’altro capo del telefono possa dare o meno fastidio al vicino. Una voce di Trenitalia chiede gentilmente di abbassare la suoneria del cellulare ma in realtà, a mio modo di vedere, dovrebbe invitare molti  viaggiatori a frequentare corsi di buona educazione, di bon ton. E un mio suggerimento potrebbe essere quello di suddividere questo eccesso di lavoro con chi ancora non lo ha.  Un nonno anziano fa la spola, dal sud al nord per accompagnare i nipoti al mare.  Da anni in pensione conosce a memoria gallerie, scambi, stazioni, fermate, coincidenze. Vedo passare velocemente Reggio Emilia,  Bologna tante cittadine a me amiche. Faenza, Imola, Rimini, Cattolica, abbinando a quest’ultima  un ritardo di fine estate con continuazione del viaggio in macchina, lungo l’autostrada per uno di quei viaggi che non si dimenticano, direzione Sud, verso Ascoli. E poi ancora  Pesaro! Rimini, Ancona, la sala d’aspetto, prima, dopo, durante, persone silenziose e meno, manovratori, uomini di fatica e guastatori. Lettere scritte, consegnate e consegnate al volo su di un treno in partenza. Un giro del mare per arrivare  a Ravenna. Il pensionato ferroviere comincia il suo  racconto di una Italia che fu coinvolgendo quante più persone: di quando c’era il vagone postale  incorporato  nel treno e dentro si lavorava (conoscendo esattamente la composizione di ogni treno, classi, cuccette, vagone lette, postale) eccome se si lavora. Delle “balille”  ( brutto nome, ma le chiama così, contenitori in ferro) in attesa alle stazioni, lungo le banchine, suddivise in posta in arrivo e posta in partenza. Il suo racconto ci ricorda che il ferroviere, quello posto nel vagone “buttava” giù  i sacchi e un altro ferroviere, sotto, lungo la banchina, “tirava” su, e poi, su, quando il treno ripartiva, si smistava.  Una catena di montaggio. Solo che a muoversi era il treno. E il pensiero correva a tutti quei pacchi, e non tanto al contenuto, che non si saprà mai, quanto elle emozioni che potevano contenere tutti quei contenitori che emanavano profumi, di montagna e di mare, di pizza e di torta, e di mille altre cose. Le attese, le speranze, l’arrivo. E poi scartarlo. Il pacco.   Chiedere al telefono se era arrivato o meno, se si faceva in tempo a prenderlo o no, prima che la posta chiudesse. E le emozioni all’atto dell’apertura di quell’oggetto che avrebbe sostituito così una relazione non a distanza. Tutto questo fino a quando non arrivo’ il pacco celere a rovinare tutto quel piccolo mondo antico…insieme ai cellulari, ovviamente. “Ci sarebbe da distruggerli sotto i piedi”. E difatti, qualcuno lo fa, o lo ha fatto. Racconta, racconta, racconta…..quanta gente ha visto viaggiare e attendere l’alba per il primo treno.  E’ un “Pozzo orario” vivente questo signore.  E’ coinvolgente, e con lui si riesce ad essere pazienti. Tutti. Racconta di quando il personale era in abbondanza e “i ferrovieri erano ferrovieri” , quando formavano una classe, fino a quando…Il mercato non impose i suoi tagli e un modo nuovo di viaggiare. “Ma chi è il mercato, domanda?” Pero’ conosce il periodo delle lenzuola d’oro e degli scandali.  Poi passa una signorina, giovane, carina, capelli ricci e rossiccia, efelidi sul viso, a controllare i biglietti, pinzarli e augurare buon viaggio a tutti. Lui le mostra la sua tessera da ex ferroviere e quindi, viaggio gratuito ma meritato. E’ raggiante. Si dichiara suo collega, nonostante abbia 80 anni. Le ricorda di come si era assunti una volta, mentre ora le signorine  sembrano tutte assunte,  appena terminato il concorso Miss Italia, direttamente da Salsomaggiore.  “Sa, signorina, lei è proprio bella, come le sue colleghe”, le dice.  Attira simpatia e pazienza e, pazienza se ripete le stesse cose. Non fa nulla. Addirittura riesce a strappare un applauso. Per aver fatto un pezzo. In questo Paese. Un pezzo importante sui binari della vita. Al riparo da massicciate. Il suo racconto per un po’ di tempo mi aveva indotto a dimenticare per quale motivo stessi tornando a Ravenna…C’era una cassettiera e una scultura che….Foto Romano Borrelli (2)

Foto Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna. Foto, Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (3)Ravenna. Strele di  defunto Caio Cassio Seneca, in vita centurione già congedato. Foto, Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna, biglietti. Foto, Romano Borrelli

Quando plana la poesia

Torino 24 giugno 2014-Ai piedi della Mole-poesia. Foto-R-BorrelliTorino 24 giugno 2014. Una sola direzione, sembrava esistere lungo le vie del centro storico:  Piazza Vittorio, dove era sistemato il maxi-schermo per la partita Italia Uruguay. Ai piedi della Mole Antonelliana, dove ero diretto, la poesia, di lì a poco, sarebbe  calata dall’alto. Alle 17.15, minuto più. minuto meno, alcuni, dal balcone della Mole, davano l’ok. Gli aereoplanini-poesia erano pronti a congiungersi a noi. Un centinaio di fogli, trasformati in modellini, avrebbero percorso gli 80 metri che distanziano il balconcino” dal suolo.  O meglio, noi. Un volo tra le nostre braccia. Se ricchi o poveri di poesia, non importa. Ne avremo sempre bisogno. Da condividere, una volta letta. O conservata, piegata, riposta tra le nostre cose. O posizionata sulla scrivania, al lavoro come a casa. Col pensiero a chi donarla. Col pensiero che sappiano conservarla.  Occhi e ansi all’insù. Tanti “volti” ad intercettare una poesia, emozioni, sensazioni,  che, una volta tanto, ci venivano addosso, insieme a qualche goccia d’acqua, dato che il tempo, minacciava temporale. Corpi protesi, braccia che cercavano di accaparrarsi quegli scritti. La sensazione era quella di “scartare” uno di quei baci al cioccolato, all’interno dei quali, trovi una poesia, una riga, un augurio, sull’amore, sull’amicizia.  Una sorta di oroscopo. Ma questa che calava dall’alto era una vera e propria pagina di poesia. Poesia come pane, perché di entrambi abbiamo bisogno.  Attesa e desiderio di averla tra le nostre braccia, pardon, mani, accompagnati dagli “artisti del balconcino”, per una volta trasferitisi anche loro ai piedi della Mole.dal-balcone-della-mole-ai-protagonisti-del-balconcino-torinese-foto-romano-borrelli Un gruppo stazionavano lì nei pressi già da un pezzo e altri, cartina alla mano, erano alla ricerca di questa iniziativa mondiale. In una città che si appresta a celebrare la festa del suo patrono, San Giovanni, forse il paragone dell’attesa, dell’incontro con la poesia come pane, ci sta tutta. Una città che farà fuochi e una poesia che contribuirà ad accendere quanti la riceveranno. Sulla via del ritorno bar, pub e strade con gente incollata al televisore. Un grande cinema dalle dimensioni imponenti. Tram storici in piazza Castello. Nessuno sulla strada del ritorno.  Alcuni ambulatori posti sulla strada, vuoti. Per fortuna, pensavi. Sulla strada. Il titolo di un libro. Io e la poesia tra le mani. Con la sensazione di non essere solo.

Un pensiero ai ragazzi della scuola che domani cominceranno gli esami della maturità.

Autori di Poesie Aeree: Franco Idda e Valerie Blanc Mian.  Me ne scuso se non li ho menzionati prima.

 

Torino 24-6-2014-Piazza Vittorio, durante-partita-Foto, R-Borrelli

Torino 24-6-204-Piazza Vittorio-partita dell'Italia-Foto, Romano Borrelli
Torino 24-6-2014. Ai piedi della Mole-una poesia-Foto, Romano Borrelli

Torino 24-6-2014. Durante la partita dell'Italia-selfie P-Vittorio-Foto, R-Borrelli

Torino 24-6-2014-Ai piedi della Mole-con la poesia-Foto-R-B

Torino 24-6-2014. Via Po-Turista-Mole-piazza Vittorio. Foto, R-Borrelli
Torino 24-6-2014-Piazza Castello-tram Foto-R-B

Tra Mondiali e Cibali

DSC00799“Alcuni ricordi non sbiadiscono mai…….”e un grandissimo attore, dopo una lunga camminata “storica” apre “la porta” ai ricordi e agli odori,  di un pallone che di rete in rete ha regalato notti magiche nel 1990 e cieli blu sopra Berlino nel 2006. E prima ancora, Zoff, Rossi, Tardelli nel 1982 con Pertini esultante. Esami mondiali. Esami di “maturità” alle porte. Tra le porte. Poche ore, per uno spettacolo che sia vissuto con spirito di vera fraternità. Come suggerisce Papa Francesco.  Estate e tempi di frutta sugli alberi con relativa raccolta  frutti dei maturandi. In ogni scuola.  La tv, le radio e ogni altro mezzo di informazione ci propinano il mondiale. In tutte le sfaccettature e contraddizioni. “Comunque andrà a finire sarà un successo, (per alcuni),  anche in Brasile”. Intanto  le proteste si intensificano…Un disco con i rispettivi lati.

Tentativi di provare coi pronostici si moltiplicano  per gli esami mondiali e quelli della matura. Dai corridoi, dagli atri, usciranno voci che scriveranno storia e storie. Abbracci e pianti probabilmente si mischieranno come in questo periodo molto si confonde, fra dentro e fuori e molto sembra ravvicinato, privo di distanze. Abbracci e pianti saranno la sommatoria di ricordi che  non sbiadiranno mai………

Da domani altri pronostici diventeranno realtà.  Scritti, nero su bianco. Alcuni in rosso. Ammessi e non ammessi saranno affissi sui tabelloni delle scuole. Si raccoglieranno i frutti. Presumibilmente. Voti, approvati, non approvati e bocciati, un ritmo anche politico con un “governo che va sotto”. Con ogni probabilità da una radiolina, dimenticata e lasciata accesa,  la voce di un grande, entrerà negli atri e nei corridoi e  dirà ancora una volta… “clamoroso al Cibali…”

DSC00376Curioso  di conoscere gli esiti dalla cronaca cittadina….

Giro d’Italia. Dei saldi

DSC00007DSC00008Al via i saldi, e via i soldi, pochi, rimasti, messi da parte, per questo evento. Pioggia battente  verso metà mattina, a Torino. Ombrelli aperti e chissà i cordoni della borsa. Chissà, magari, saldi bagnati, saldi fortunati. Budget, per chi può, 300 euro, in media. Di spesa. In giro per l’Italia, qualcuno ha avviato una promozione particolare: i primi cento, in attesa, nudi, sarebbero stati rivestiti.

Chissà….in attesa che si sappia di piu’… In attesa. Sempre in attesa. Per ora “la corsa è appena partita”. Sotto la pioggia, invernale, che entra dappertutto. Anche nel cuore. Come quella parigina. La pioggia batte insistente in questo giro circolare seduto all’interno di un treno. Poco distante, la nuova stazione, pare una balena spiaggiata. Pulsa vita. Al suo interno.  Continua ad inghiottire persone trasformate in “consumatori”, venuti in città appositamente per i saldi. Pacchi in mano. Gente che si fotografa immortalata in una specie di Grande Fratello all’aperto. Personalmente ho optato per qualche buon  libro. La cultura non è mai in saldo.  Un libro in particolare, mi accompagna nel  breve viaggio. E nell’attesa che questo treno termini il suo giro.  “L’amore è tutto“, di Michela Marzano, suggerito dal mio parlamento interiore in seguito dalle vicende di cronaca cittadina, “quell’amore legato al cancello”. Sfogliando le pagine, resto seduto, ora all'”opposizione parlamentare”, della storia di Diego e Marilisa, ora al centro,  e ora “mi astengo,prenoto la discesa, mi alzo, e alla prossima stazione scendo”.  Tornando all’ “amore non fa rumore”. Non dovrebbe farne, almeno. Quindi, scelgo l’astensione.  Il libro è illuminante, per la storia relativa a Diego e Marilisa. Per i dispensatori di consigli. Per noi. Un salvagente.  Da leggere. E rilegggere. Alcune frasi, sottolineate. Più volte. Letto e riletto. Un ferroviere, controllore, mi distoglie dalla lettura. Chiede il “biglietto”. Lo vidima. A modo suo. E allora, un pezzettino cade a terra. Un biglietto “mutilato”, nel contenuto, privato della sua metà. Come la storia, in alcune interpretazioni. Una storia dolce, quella dell’amore rimasto al cancello. O del biglietto al cancello. Come le storie altrui che a volte piacciono più delle proprie,  e che solo quelle, solo loro sanno comprendere, anche quando si socializzano e paiono le migliori del mondo. Osserva la pagina de La Stampa spiegazzata, riposta nel libro, in corso di lettura. In corsa. Commenta e interviene. Si sdoppia, e nel suo sdoppiarsi il suo parlamentare lo materializza, gli da voce. Lo fantastica. Pare un Salgari prestato alla fantasia, più che alla poesia. Un viaggiotre fasullo che non ha mai viaggiato. Forse solo nel suo io. Non è più la stessa storia. Storie banali, sostiene pensando di fare filosofia. Ma l’amore non è mai banale.  Non è più lo stesso viaggiare.  Piu’ o meno, alcune osservazioni sono di questo tenore.  “La vita ci ferisce”. E allora mi rituffo nella lettura del libro. Osservo alcuni passi appena sottolineati.

“L’amore è fatto di cose piccole piccole. Cose che sono niente, e che nonostante il niente, sono  più forti di tutto il resto”.  Vetri appannati, in questo scompartimento.  Provi a scrivere qualcosa, poi, inevitabilmente, qualcuno o qualcosa cancellerà il fumetto. Riprendo la lettura. Qualcuno ha scritto: “Ti amo”. Ma chi ama chi? Quali dei tanti io che ci portiamo dentro ama quel tu? Ascoltare e ascoltarsi. Perchè solo quando si ascolta il rumore che ci si porta dentro si può  poi esser pronti ad  accogliere la parola altrui.  La vittoria di chi ama è nell’accettare la possibilità della perdita.” “Non si ama una persona perchè arriva al primo appuntamento con il mantello azzurro o il cavallo bianco, ma forse perchè sotto quel mantello si nasconde un segreto che ci commuove. Qualcosa di indefinibile”.  “Domanda d’amore, che resta insoddisfatta”. Ancora. “La vita ha bisogno di verità. Quando si è prigionieri delle menzogne, si soffoca e si muore”.

“L’amore, la chiave, la risposta”. E allora, Diego e Marilisa, riprovateci, rivedetevi, parlatevi. Perchè, Passion lives here, per un amore olimpico.

L’amore, un dettaglio.  L’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore. Emily Dichinson.

Il viaggio sta per terminare. Anzi, il viaggio è terminato.

Il libro è un capolavoro.