Ferragosto: festa dell’estate. Tutto esaurito, in questa zona della Puglia che si chiama Salento, “lu sule, lu mare, lu jentu”. E lu jentu e’ davvero l’unico padrone in questi ultimi giorni.
Dei rari posti dove era possibile rifornirsi dei quotidiani ne e’ rimasto solo piu’ uno: occorre quindi percorrere e velocemente, un km, corteggiare il bacino, entrare in spiaggia, raggiungere il parcheggio dove l’uomo col carretto grida giornali. E sperare che ci siano, ovviamente. La spiaggia e’ pulita, ben tenuta, quella a pagamento, ovviamente, anche se noto un signore, che non so se stipendiato o volontario, raccogliere le poche cartacce o bicchieri in plastica abbandonati da chissa’ chi, chissà quando. Appena mi affaccio sulla spiaggia, dopo aver scavalcato una delle ultime dunette che resistono, l’amara sorpresa e’ scoprire che al mattino sono gia’ presenti, come sempre, ombrelloni abusivi “segna posto”, lasciati dalla notte precedente. Probabilmente da chi ha costruito a ridosso delle dune. Che c’erano! E questi ombrelloni e maleducati non mancano mai, come i soliti “furbetti” da spiaggia. Resistono giocatori di racchettoni che dispiegano tutta la loro forza nel rilanciare la pallina scambiando quei residui di spiaggia in campi da tennis. E resistono i giocatori di pallone scambiando fazzoletti di sabbia in Stadi Olimpici. Dubito qualcuno abbia avuto coraggio, voglia e forza di fare il bagno a mezzanotte, come d’abitudine accade. Il vento dei giorni precedenti ha contribuito ad abbassare le temperature e penso almeno 10 gradi. Lucifero e’ stato spazzato via con un forte colpo di tosse dal Maestrale. Come sempre il traffico anche quest’anno “imbottiglia” parecchio, residenti, turisti e provenienti dai “mille” paesini limitrofi. È una zona questa, tra le torri, Lapillo, Chianca, Cesarei, che fa fatica ad assorbire così tanta gente e le strade sono davvero lunghi nastri d’asfalto trasformati in colonne di lamiera d’auto. Ai loro interni bimbi festosi, esaltanti, palette alla mano. Adulti invece. .. Il tutto per un posto in spiaggia o scogliera. Sold out. Borsa frigo, infradito e compagnia! E’ ferragosto bellezza! Tanti auguri.
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12 Agosto 2017
Sciabordio dell’acqua sospinta dal vento che picchia la sabbia. Giorni che si inseguono uno dopo l’altro, dilatati, senza tempo e confine, innumerati e innumerevoli, senza sveglia, compiti e lezioni;
vento che schiaffeggia, capelli, magliette e compagnia bella; bava marina rilasciata sugli scogli dal mare in piccole bacinella, onde che si stirano e si allargano in un continuo movimento mentre stropicciano castelli, scritte, cuori e merletti di sabbia. “Ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento o il tempo… a poco a poco… ” Marosi che restano, morosi che vanno, il maestrale saluta e cosi abbasso il cappello; l’odore di pioggia, umidita’ e sughero si avvicinano e si fanno sentire, Lucifero si allontana… dileguandomi lascio le impronte e lentanente apro l’ombrello.
Ho terminato l’ennesimo libro. Cosa resta? Che i protagonisti sono privi di nome, ma “La strada”, è un bel libro. Da consigliare a scuola. Per i risvolti psicologici, per il rapporto padre-figlio, per essere un viaggio, un cammino, una ricerca, riflessione, un testo di formazione. “Portare il fuoco”, o l’amore e’ uns bellissima espressione: portarlo dove, a chi? La strada, e sulla strada, a San Pancrazio Salentino, due personaggi, di paglia, annunciano, imminente, “La sagra dei sapori”. Un inno all’amore. Per una terra, il buon cibo, i saperi, i sapori.
4 Agosto 2017
La Torre e’ al suo solito posto e così
“l’Arcuri”, un pochino sfiorita nella sua bellezza, col passare delle stagioni: il “trucco” passatole sul viso presumibilmente da qualche gelosa di troppo è evidente da un po’ di tempo a questa parte.
Lo specchio d’acqua, questo mare che luccica ad est e “bolle”, riflette barche, scoglio e “Lo Scoglio” e mentre qualcuna, riposando li nei pressi, osserva lo sciabordio e misura le distanze ,
tra Torre Chianca e Torre Lapillo; Enrico C., riconoscibilissimo dal suo cappellino dai colori vivaci e dalla sua canottiera blu, agita le mani e le braccia, immerso fino alle ginocchia, nel mare gia caldissimo da quando l’alba si è distesa e allungata su questa parte di cielo. Cerca le “corse”, specie di granchi conosciute solo da lui, o probabilmente si illude di trovarle, un espediente per fermare il tempo in cui quell’ attività era redditizia e i clienti facevano a gara per accapparrarsele. Un modo come un altro per nascondere i suoi 85. Accenno un saluto, un piccolo cenno con la mano, ma resto dubbioso che mi abbia effettivamente riconosciuto. Fin dall’alba dei suoi 80, l’occhio “semi chiuso” o “semi-aperto”, il che è lo stesso, lo rende assai simile al bel don Giulio di Ferrara. Anche li, una Torre. Lascio ricadere mano e braccia lungo il corpo e prendendo fiato faccio partire un : “Enricooooo”. Rialza il suo pesante corpo da ciclista consumato, porta la sua mano a tetto o a visiera tra occhi e fronte cercando di capire qualcosa in piu, di quel mio grudo, già consumato… ma… Mi giro, mi infilo nel corso del paese, alla ricerca dei quotidiani, di un caffè forte e di un pasticciotto, prima che “Lucifero” cominci la sua “cattiva” opera. Solo i ragazzi non si accorgono di lui: loro, felici, tra un tuffo e l’altro, riempiono il tempo: non è piu’ alla ragazza di Veglie, che dedicano i tuffi, ma a nomi propri dolcissimi. Non conoscono stagioni o mezze stagioni, il caldo o il freddo. Perché è la felicità dei loro anni che vuole così. E così sia.
Buona domenica
Buona domenica. Iniziata a leggere giornali. Il Quotidiano di Lecce, Il Messaggero, che vanno sempre in coppia e la Stampa. Peccato (per questa) che lo spazio dedicato ai fatti di cronaca cittadina sia davvero risicato come un capo messo a lavare, male, in lavatrice. Ma che è? Teletrasmessa da moltissime ore prima? Teletrasmessa… gia’, ricordo questa dicitura stampata in prima pagina quando la prendeva il nonno, insieme alla Gazzetta del Mezzogiorno. Forse, in quel periodo, il Quotidiano non “usciva” ancora. Domenica 21 agosto 2016, scrivevo. Di mare o riposo che sia. Di treccia, bionda, scura, medioevale, moderna o contemporanea che sia. E’ il ritorno. Di molto. Che poi, ritorno o rientro pari sono. Nonostante in milioni siano ancora in vacanza.
Il quotidiano afferma che a settembre arriveranno da queste parti gli stranieri. Bene. Che la musica continui e tramonti infuocati per tantissimi ancora. Intanto oggi è domenica 21 agosto e mancano ancora giorni e ore, a settembre e al primo suono della campanella, e quindi prima ancora, al mio ritorno, quindi godiamoci sole, sabbia, mare, “lu mare, lu sule, lu jentu”. Sole e sabbia: dal tramonto o alba che sia. Che poi un tramonto non è forse un nuovo giorno, e una nuova alba? In fondo l’estate allunga le sue luci, al resto poi, ci pensiamo noi. E poi, quest’anno tutti, ma proprio tutti sono “tormentati” e “vorrebbero comandare”. Bhe’, ora, mi permetto: qualche fico di produzione propria, (a casa sua ognuno è ficarolo a modo suo) e il “quotidiano” pasticciotto, che induce in tentazione. E cosi sia. E’ andato. Anzi, sono andati. Zuccheri a go-go. E pazienza. Nell’anno del Giubileo della Misericordia. Qualche ” strappo” alla regola, capita, no?
Mentre consumo anche le briciole, la bellezza della giornata mi consente di individuare punti e riconoscere posti compresi lungo le torri, Colimena, Lapillo, Chianca, Cesareo. Azzurro blu del mare, verde delle canne e bianco delle prime case. Prima di che? Prima che gli anni ’80 e il turismo di massa inghiottissero anno dopo anno terreno e territorio. Porto Cesareo, per sentito dire (ma si vede) è un agglomerato di 5 mila persone (forse 4 vigili) e in questi due mesi ne accoglie tra Cento mila e centocinquanta mila. Voi provate a immaginare il traffico tra il sabato e la domenica.
ps. Come ultima domenica ho deciso di non recarmi sulla solita spiaggia per non farmi venire male allo stomaco e vedere ancora una volta ombrelloni piazzati a “quintali”ore prima e sprovvisti della presenza dei “proprietari” (ricordo che è in opera il sequestro degli oggetti da parte delle autorità competenti in caso di accertamento. E’ la maleducazione che va sradicata. Eppure da queste parti c’erano solo pochi pugni di cade e a vigilare il tutto file di pomodori pronti per le friselle. E la conserva poi.
ps2. Ho trovato anche un accesso alla spiaggia sbarrato… incredibile ma vero.
Ps. Auguro per i 60 della Laura Morante e per la finale olimpica di pallavolo. Ogni tanto si sogna “d’oro”. Anche senza camomilla.
Cose nascoste
Cose nascoste e ritrovate. Nascoste e ben conservate.Prima di un tuffo, di un bagno.Talvolta perse e poi ritrovate. Il sole va e viene, un cortocircuito continuo.Si nasconde dietro le nuvole, si ritira dopo aver inghiottito tutti e tutto e tutto vendemmiato. Il cielo piange ma solo per alcuni istanti. Una nuova carezza, gentile, di grazia ci cogliera’. Solo una breve attesa e poi ancora estate sulla pelle sara’.
Saluti, con l’estate sulla pelle.
P.m.Nel pomeriggio, il vento guasta mare e tempo.Alcuni aquiloni sorvolano il cielo, 4 tra accenti e apostrofi compongono un tema insieme a pensieri e parole. Il cielo e’ un foglio, talvolta coperto. Nomi su pietre indicano chi e quando.
Bei tramonti Salentini
Appena sceso dalla “metro” Adriatica-Jonio, l’unico desiderio era fare un bagno al tramonto. E immortalare attimo dopo attimo la sequenza del sole che “porto a dormire” come un bimbo. Cullarlo da una terra a…”Oriente”. Si tuffa, oltre la Toscana.Chissa’ perche’ penso a Grosseto, Marina di Grosseto, Alberese… Una coppia riesce a litigare sui centimetri delle onde: “il mare e’ agitato oppure no?” E litigano al posto di … Che idiozia, penso, litigare per una simile stupidaggine davanti ad una grande bellezza. “Il tramonto in una tazza” e saprei a chi regalarlo. Ho appena riposto la tazza dopo il viaggio. Era con me. Ma concentro l’attenzione sulle piccolissime onde che si infrangono sulla sabbia. A me danno l’idea di tantissime parole che si infrangono si mischiano, si mescolano, per riprodursi e generarne di nuovi, di termini, sinonimi, contrari.Onde che ripetutamente fanno l’amore e generano (e gemono) e giungono a riva come stremate, dopo una lotta, corpo a corpo, come in un amplesso. Caos primordiale e poi, armonia, pace. Onde che paiono pagine di libri che si sfogliano, pagina dopo pagina, in una storia, come quella di uomini e donne che continua.Peccato quella coppia sia deficitaria di fantasia….questo e’ un mare da amare. E viverlo.
Da Porto Cesareo a Lecce
Qualche km a piedi, attraversando tre Torri. Profumi e odori si appiccicano addosso insieme al sudore disperso sull’asfalto mai trattenuto fino in fondo, gocciolante,io, in grande quantitativo. Odore di legno bagnato, umido, bottiglie di birra e vino consumate a meta’, disperse sul muretto, fino a qualche ora prima compagnia per compagnie e compagni per anime sole. Ma qui e’ davvero difficile attraversare tale condizione. Ancora sudore, altrui, di chi lavora la terra, amara e rossa, generosa e sudore di gente che mi corre vicino, di mare, alghe e fazzoletti appena stirati, con quel tepore che rimanda al calore umano, di certe notti. Il capolinea di Salento in bus e’ stato spostato.Passa quello “ordinario” 4 stagioni, come la pizza. Ci monto su, ho voglia di vedere la strada che percorre d’inverno e immaginare un po’ l’umanita’ che ci sale su. Mi diverte ascoltare il dialetto parlato tra ragazzi e pensare a Pavese e le sue considerazioni in proposito, sull’uso cioe’ del dialetto. Mi diverte il pensiero dei ragazzi a scuola, nel loro comunicare. Un’oretta e mezza e sono a Lecce. Stazione. “E una stazione la faremo a piedi/e quell’altra cammineremo” ricordando Dino Campana, “Questo viaggio chiamavamo amore” (Laura Pariani, Einaudi). E cosa non si fa per un amore…Poi, Il centro storico, il campanile
,
il Duomo, p.zza s.Oronzo
,
le bandiere un po’ sbiadite che la “invitavano” ad essere capitale della cultura europea per il 2019 ormai Matera incoronata.L’anfiteatro e il jazz al suo interno e nella storia. Le terrazze
, turist*, stranier* e del luogo, bar, caffe’ pasticciotto Quotidiano…e questo profumo buono di fazzoletti appena stirati che mi pervade ogni poro della pelle…
Porto Cesareo (Lecce)
Porto Cesareo
(Lecce). Al mattino presto non vi e’ che l’imbarazzo della scelta, ove cercare “rifugio” in qualche bar, per una colazione in attesa di osservare il risveglio del mondo. Ci vuole il classico caffe’ Quarta
, quello che ti sveglia all’inizio “del viaggio”. Anche quando il viaggio e’ quello effettuato non in una “scatola” di lamiera posizionato su binari ma quello svolto con gli occhi, tra il verde, l’azzurro, il blu, il bianco di questo mare. Una girandola di emozioni tra saperi sapori ed emozioni. E il caffe’ ti conferisce la carica giusta per affrontare meglio “il peso” del dolce far niente. Affondi il cucchiaino nella tazzina e mescoli e intorno tutto si allarga in un silenzio che rilassa. Il cielo presenta colori stupendi. E’ la perfezione. Quaggiu’ invece siamo in perenne affanno nel farla nostra. Punto verso la Torre. Qualche bicicletta scampanella; qalcuno in coda per l’acqua, con taniche bottiglie e bottiglioni: per molti e’ancora”oro”, l’acqua.I ricordi si riavvolgono come un nastro, ma non e’ un film. I negozi si animano e qualche ciabatta da mare o infradito si trascina verso la spiaggia. Chi verso quella ricordata da “antiche cartoline”
chi verso l’isola o lo “scoglio”. Le barche rientrano. A me piace molto la visuale dallo scoglio, dalla statua di Manuela Arcuri
dove l’insenatura e’ magnifica e ti permette di raccogliere conchiglie e allo stesso tempo il recupero di frammenti di bei ricordi: sensazione stupenda, da Torre a Torre. Un intreccio volto al recupero dei momenti piu’ preziosi e inserirli negli altri, che si reputano fastidiosi. Non esiste e non potrebbe esistere una estate senza Salento. Una breve camminata e siamo a Torre Chianca, altra Torre, dalle parti di Lido Belvedere. Una manciata di ragazzi con divise arancioni attendono il loro turno davanti ad un buon pasticciotto. E’ davvero un “Belvedere” questa storia condivisa.
Il mare del Salento e’ servito….2
Alcune istantanee di ultimi istanti…
e amori da difendere. Gli ulivi devono vivere, senza se e senza ma. Speriamo si adoperino al massimo ad ogni livello istituzionale. Storia, radici, territorio, economia da difendere, xyilella da debellare. In queste ore, anche da queste parti, la pioggia ha contribuito a far scappare quei bagnanti rimasti. La spiaggia, il mare, hanno qualcosa di romantico, dopo la pioggia.
I colori del mare sono ancora piu belli, aiutati nell’esprimere il loro splendore da raggi di sole rispuntati ancora con piu forza, meglio e piu di prima. Come nulla fosse successo. Il mare ha restituito una infinita’ di conchiglie e la loro raccolta pare essere lo sport, il passatempo di molti. Urla, sbatte e si dispera, il mare, qui, ora, per quanto qui ed ora possa assumere questi caratteri, , qui, su questa spiaggia, veranda del mar Jonio. Ombrelloni chiusi su questa terrazza, visuale del Presidente della regione. Forse una fila ritirata, o in ritirata, magari gia’ con il pensiero all’anno prossimo. Di tanto in tanto si affaccia sulla duna qualche ragazza a controllare lo stato dimavanzamento, o arretramento del mare. E cosi, di tanto in tanto, i raggi del sole. Una nuvola, a mo’di tendina li nasconde, ma loro conoscono il modo di abbaiarle contro e abbagliare occhi dai mille colori. Se non fosse per il caldo, oserei paragonare questa giornata a Pasquetta, per gli enormi spazi liberi lasciati. La torre e’ sempre li, sia che si chiami Chianca
sia che si chiami Lapillo, in un rituale che si ripete da sempre.Talvolta si specchiano in lei un re ed una regina. Rigorosamente, di cuori. Cambiano le torri
ma non il cuore. Magia del Salento. Un Salento per tutte le stagioni. Anzi, Salento 4 stagioni. Salento da amare.
Buon ferragosto
Porto Cesareo, Torre Chianca (in ristrutturazione), Torre Lapillo (Lecce). Puglia, Salento.
15 agosto 2013.
Nell’epoca digitale, di digitali nativi, di fine dei rullini e delle cartoline, ovviamente delle penne, lapis, blocchi, e abbecedari inclusi, che non si trovano più, o quelli reperibili datati e desueti, due bellissime fotografie sostitutive , da questa insenatura di Torre Lapillo, con alle spalle Torre Chianca e Porto Cesareo (che ovviamente non si vedono), con l’augurio di un buon ferragosto a tutte, tutti.
Tempo un pochino nuvolo con vento. Incerto, instabile. Come il tempo sentimentale. Come l’occupazione. Come le retribuzioni. Come tantissimi valori. Avvolti nella nebbia o vacillanti e liquidi. Già dalle primissime ore dell‘alba, i primi vacanzieri, si sono accaparrati quei piccoli fazzoletti di sabbia lasciati liberi, a nostro uso e consumo, dalla concessione selvaggia. A volte, nei tratti liberi, al posto delle persone e dei manichini, molti vacanzieri egoisti han lasciato sedie a delimitare il territorio. Come fosse loro. Non bastava loro aver costruito quasi a ridosso della sabbia. Sabia che avanza e pazientemente si ritira, lentamente, instancabilmente. Un orologio fragile. Tic, tac, come un pendolo. Come lo spazio, come il tempo, come il cuore. Tempo e spazio si contraggono e possono essere breve o corto a seconda di cosa siamo propensi a riempire. Di tanto in tanto qualche cicatrice umana, deturpa questo paesaggio. Pazienza. Ovviamente per lo spazio occupato in anticipo, non per le cicatrici che deturpano il paesaggio. Un elicottero continuamente sorvola mare e spiaggia. Pare una mosca fastidiosa. Di tanto in tanto alza vento, qualche goccia d’acqua (di mare) e qualche granello di sabbia. Turisti con ampie colorazioni su parti del corpo, merito di qualche gioco effettuato in uno degli stabilimenti balneari situati nei pressi. In un altro è in corso una gara di opere d’arte: materiale da costruzione: la sabbia. Sabbia che si ritrae, si espande, e nel continuo flusso non lascia segni, cicatrici. Cronometro alla mano e giudici ai bordi due squade si contendono il premio. E portano senso di festa in ognuno. Altri si preparano al “don” del “Do the Harlem Shake”, e così, pronti a ballare e scatenarsi senza freni inibitori. Buoni profumi, buoni sapori, tanti saperi. Ricordi e pensieri.