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Melissano. Punto e… “capo”

foto Borrelli Romano.17 8 2016.SalentoMelissano, Le.17 8 2016 foto Romano BorrelliMelissano, Le.17 8 2016, Borrelli Romano fotoE cosi capita che certe mattine ti svegli  col vento  dei ricordi che ti assale e coinvolge. E basta poco. Una brezza,  una sedia,  un dolce,  un numero. E’ presto ma è  il sole che chiama,  insieme alla fila dei giorni,  mesi,  anni passati. Dei giorni a cavallo di ferragosto,  con un must: il giro dei paesi nel capo leccese. Un caffè,  un controllo all’olio dell’auto,  all’acqua,  la verifica della benzina,  la chiave e… accensione e via.  Voglia di scendere un po’,  oltre Gallipoli, oltre la “sferracavaddi” oltre Taviano,  patria dei fiori,  Melissano,  Racale… Andare alle radici. Che forse,  stando ai ricordi e racconti dovrebbero essere proprio a Melissano.20160817_09471520160817_094628 “Buongiorno sule meu”,  una mano ha scritto su di una cinta muraria. Da piccolo ero affascinato da questi paesini,  cuciti insieme da una ferrovia e dal passare dei treni lentissimi e antichissimi. Chiedevo ai nonni di aspettare quel momento esatto in cui si abbassavano i passaggi a livello per veder passare proprio quei treni,  quelle caffettiere marroni,  ricordo. E ricordo le loro risate. 20160817_101516Paesi cresciuti e divenuti citta’ sul finire degli anni ’90 e inizi 2000,  grazie a qualche Presidente della Repubblica.  Paesi gia’ silenziosi sui quali calava ulteriore silenzio tra le 12 e le 18. Paesi con case dai gradini alle porte un po’ altini.20160817_093200Melissano.Le.17 8 2016 foto Borrelli Romano Ma li ricordavo veramente così oppure il tempo deforma sempre molto? E probabilmente ha deformato anche i gradini facendo ricorrere i proprietari di quelle case ai ripari? E il ricordo del profumo della “cupeta”? Questo si che lo ricordo. E l’ho ritrovata. E mangiata. Ovviamente. Ricordi di scarpe,  calze e donne che lavoravano il tabacco e dita “perforate” di donne al lavoro,  perché  per lavorare quelle foglie,  occorreva essere abili. Tutto qui intorno era un polo calzaturiero affermato. E le lotte e i canti delle tabacchine? Già,  non è  sufficiente ascoltare la canzone,  occore visitare questi posti,  viverlo,  farseli raccontare.Staz Melissano, Le.17 8 2016 foto Borrelli Romano La stazione. Mi piacevano queste stazioni,  così antiche,  con i treni ancora più antichi. Ho rivisto e vedo e vedro’ cose che non ricordavo più. Persone e parenti che non ricordavo perfettamente. Ho visto la terra ancora più rossa. Ho visto paesi che ora sono diventate per decreto città. Lungo la strada,  dopo Gallipoli,  non ho piu’ visto molti ulivi. O meglio,  alberi di ulivi tagliati,  senza rami,  braccia,  foglie,  capelli. Sofferenti. E ho pianto. Mi sembravano persone dagli arti manchi,    mutilate. E la gioia di questo tempo non e’ stata completa.

Melissano, Le.17 8 2016, foto Borrelli RomanoIl viaggio continua sui binari della memoria. Osservo la strada ferrata della Sud-Est e il caseggiato della stazioneMelissano (Le).17 8 2016 foto Borrelli Romano. Riesco ad immaginarla, oggi,  con gli studenti,  le scuole,  che come spugne ricevono e rilasciano… La immagino ieri,  con il viso di anziani nonni sorridenti a guardare il mio entusiasmo al passare di un treno. Allungo lo sguardo,  oltre. Qualche albero si sta riprendendo, è  la rivincita,  lenta. È  la speranza. Che qualcosa di buono rinasca sempre. Melissano, Le.17 8 2016 foto Borrelli RomanoSalento: lu mare,  lu sule,  lu jentu. La strada,  per un amore. Salento: km di strada e d’amore.

San Donaci-Cellino San Marco

S.Donaci,Br.12 8 2016 foto Borrelli Romano.Buongiorno e buon pasticciotto a tutti. Oggi proviamo quello mix: nutella e crema! Niente male anche se continuando così… di dolce in dolce di pasticciotto in pasticciotto… si finirà  per “lievitare”.  Ma la crema e’ sempre la crema. In ogni cosa. Non si dice forse “e’ la crema” per indicare qualcosa di meraviglioso? S.Donaci, Br.12 8 2016 foto Borrelli RomanoA San Donaci (Br)le luci della festa (Santa Maria) del 5 agosto  sono ancora da smontare. E in Salento,  in questo periodo,  feste,  sagre e bande musicali di certo non di fanno mancare. È  possibile trovarne una per ciascun paese. L’aria è  satura dei buoni profumi di una volta. Fioriscono bancarelle,  giochi e dolciumi e i nonni,  quelli della “paca” da poco riscossa alla posta,  fanno il giro dei vari nipoti per “depositare” qualche soldino tra le mani di ciascun nipotino. La festa è festa così da sempre. E i nonni,  danno sempre e da sempre una mano come possono. Fioriscono ricordi,  barbiere,  luogo di discussione politica saturo anche da chi un colpo ai capelli proprio non deve darlo. Il circolo di un tempo,  oggi sezione: “avra’ tesserati?” Mi domando. Le terrazze,  ricche di storia e di passato,  remoto e prossimo sono esposte al sole e a qualche metro sotto di loro bagagli di ricordi sprigionano profumi che resistono. Anziani seduti dulle panchine a sorbirsi qualche raggio di sole mai caldo abbastanza,  per loro. Sono le 9 e  fa caldo come fosse mezzogiorno. Decido di muovermi utilizzando l’auto. Cellino San Marco è  davvero ad una manciata di km da qui. La tenuta Carrisi, Carrisiland,  anche. Salgo in macchina e oltre il torrino qualche curva di strada asfaltata e costeggiata da file interminabili di ulivi. Una rotatoria mi indica la strada per Carrisiland12 8 2016.Cellino s.M.(Br).foto Borrelli Romano. La prima entrata, poi  la seconda e parcheggio. 10 8 2016.Cellino S.Marco.foto Borrelli RomanoSta per uscire Albano. Lo saluto,  ci salutiamo,  così come fa con tutti da sempre. Poi,  20160812_091235piscina,  bar,  enoteca,  Cellino San Marco, Br.12 8 2016 . Borrelli Romano“piazze”e residenze, 20160812_092203 ristorante…12 8 2016 Cellino S.Marco Br.foto Borrelli RomanoOperai gia’ al lavoro a Carrisiland,  indaffarati e affacendati su piu’ fronti. Mi guardo in giroCellino san Marco.foto Borrelli Romano.12 8 2016,  tra ricordi di una vita,  la sua,  di un artista di fama mondiale. Cellino S.Marco, Br.12 8 2016 foto Romano Borrelli

8 agosto 2016

Bacino Grande, Le.8 8 2016 foto Borrelli RomanoLungo la statale che congiunge L. con L. il grande macchinario che produce energia a buon mercato sfruttando il vento dei due mari,  l’Adriatico e lo Jonio,  allunga in continuazione le sue tre lunghe braccia e mani. Sembra chiedere aiuto,  o pare in  lotta da sempre contro qualcosa. Braccia forti,  potenti,  muscolose,  d’acciaio. La sua presenza si segnala da una decina di km dal mare in questa via che rasenta la francigena,  che non si ferma a Brindisi,  ma continua. Piu’ in giu’. Una luce intermittente,  rossa, è posta alla sommità  del suo corpo d’acciaio;  una massa d’acciaio che si protende verso il cielo per una quindicina di metri e che  lo fa somigliare ad un Polifemo bonario dei tempi moderni. Produce energia. Chissà  per chi. E’ un ventilatore per “cristiane e cristiani”e non solo. Allargano le loro braccia ulivi e vitigni di qualunque specie quasi a ringraziarlo  di quel fresco ricevuto gratis e il continuo roteare silenzioso delle sue braccia ha l’effetto aggiuntivo di tenere lontane mosche e zanzare.  Poche auto verso il mare,  oggi:  le condizioni atmosferiche non sono delle migliori mentre il mare si che lo è,  eccome. Colori cristallini, come non mai. Esauriti i dieci km di questo nastro d’asfalto che congiunge L. a Porto Cesareo  deposito la macchina in garage e mi addentro per un po’ verso l’interno,  affondando i piedi in una terra resa appena morbida dalle recenti piogge. Solo qualche passo tra mare e collina per una panoramica veloce.  Bacino Grande, Le.8 8 2016 fito Borrelli RomanoUna casa d’altri tempi compare agli occhi solo in queste occasioni: andare a zonzo a casaccio.  E’ bassa e piccolissima rifugio negli anni per chissà  quanti e quanto. “Cade la terra” scriverebbe una “abbandonologa” e bravissima scrittrice,  Carmen Pellegrino. Mi avvicino e sento risuonare le voci di qualche madre intenta a richiamare una decina di figli che da queste parti hanno nomi usuali e che si ripropongono con il passare del tempo: Uccio, Pippi, Ciccillo, Mino, Mimino, Nino,  Ernesto,  Enrico,   Giuanni,  Nino,  Mela,  Maria,  Marina,  Nina, Tina, Lea,  Alba,  ‘Ntunietta… divenuti col passare del tempo,  “nunna,  nunno,  Tata… “Provo ad entrare. È  minuscola e mi domando davvero come abbiano fatto a starci qui dentro e giocare,  dormire,  mangiare e magari farci l’amore. Intanto sento profumo di parmigiana,  pasta al forno,  pitta, purpette e pittule… Sara’ che è  ora di pranzo…e le cose che si sentono sono molte.

ps: Un ricordo ai caduti di Marcinelle,  l’8 agosto del 1956. Quando in questa terra rossa si coltivavano pomodori e si raccoglievano olive e uva buone per l’olio e il vino. Quando la si lavorava e parecchio. Poi cominciarono a mancare i pomodori e si comincio’ a costruire fino quasi a ridosso del mare e il lavoro continuava a mancare. Esattamente come allora. Forti di una Costituzione dove “l’Italia è  una Repubblica democratica fondata sul lavoro” ma quel lavoro fu possibile solo in seguito ad un accordo col Belgio: tot carbone per tot lavoratori,  sradicati dalla loro terra. Tot carbone ma non “tot diritti”. Poi successe la tragedia di Marcinelle…

Ri-Buongiorno Conero

Loreto.4 7 2016.foto Romano BorrelliBuongiorno mondo!!! Il tempo di una doccia, per lavare e levare via la sabbia di ieri (Porto Recanati Porto Recanati 3 7 2016.foto Borrelli Romanoresta sempre bellissima!)fare colazione, rimontare gli appunti sulla mostra di Sgarbi “studiata” appena  ieri a Osimofoto Borrelli Romano.Osimo. 3 7 2016foto Borrelli Romano.Osimo.Sgarbi mostraOsimo 3 7 2016 foto Borrelli Romano,  (dopo aver “scroccato l’ascolto di una guida di un gruppo! divenendo cosi un accumulatore di storie. Cercavo il Lotto,  come l’ho cercato qui a Loreto) e via, sono gia’ fuori20160704_083037. Non prima di aver depositato accuratamente le chiavi.   Il viale, ora in discesa,  mentre qualcuno mi sfiora nel suo footing quotidiano.  Completata  la discesa, attraverso la strada,  passo sotto l’arco,  svolto a destra,  la via e al fondo mi si apre  la piazza con la sua la BasilicaLoreto 4 7 2016 Borrelli Romano foto e la sua campana Loretina,  20160702_154516, le mura, il piazzale (ne approfitto per studiare ancora una volta i significati delle formelle poste sulle tre porte della Basilica, rappresentanti scene dell’Antico TestamentoLoreto formelle porta Basilica.Borrelli RomanoLoreto 4 7 2016.porta Basilica.Borrelli RomanoLoreto 4 7 2016porta Basilica.Borrelli Romano foto e la sala del PomarancioLoreto.3 7 2016.Pomarancio.foto Borrelli RomanoLoreto.Pomarancio.3 7 2016.foto Borrelli RomanoLoreto.Pomarancio.3 7 2016.foto Romano BorrelliLoreto.Pomarancio.Foto BorrellliRomano.3 7 2016Pomarancio.Loreto.3 7 2016.foto Borrelli Romano), i gradini. Da fare. Le mura,  il piazzale,  gli scalini. Comitive che arrivano.  Andamento lento, gente in preghiera e in contemplazione. Cicale allegre.   Da quassu’, da questa collina, l’autostrada e’ un lungo nastro d’asfalto in andata e in ritorno. 20160704_100339Fa caldo e qualche macchinina si specchiera’ anche sull’afalto. Sembrano tanti giocattolini e chi vi e’ dentro guardera’ quassu’ come sono solito fare io quando sono al loro posto o in treno. E da quassu’ guardo loro e sento il rombo delle macchine che sembrano cavalloni di mare imbizzarrito. Di tanto in tanto passano anzi, corrono le frecce sulla direttrice Bologna Lecce, lasciando, a seconda della provenienza,  nebbia e sole. Da un po’ di giorni corre anche il Frecciarossa, pensa un po’. Mentre scarpino, in discesa Loreto 3 7 2016 foto Borrelli Romanoverso Loreto, qualcuno affronta  la scalinata pregando in quella che e’ chiamata ” Via Crucis”;  il monte e’ felicemente ricoperto da ulivi che sono belli, piccolini e il sole produce colori. Gia’ la luce del giorno sforna colori e piace guardare queste distese di terra bellissime.  Che belli ‘sti colori! !!! Lo so,  non dovrei scrivere cosi ma “lo fago”.  Una bandiera polacca sventola sul riposo di tantissimi: a sinistra infatti si intravede il cimitero polacco20160704_100754.  Le cicale con i loro versi mi  fanno compagnia in questi ultimi gradini e in un men che non si dica li ho terminati. Il mare e’ un pochino piu’ in la’,  coi suoi colori e rumore. Una rotatoria, l’attraversamento, il viale e sono in stazione. Un suora e’ in attesa, per il viaggio inverso. Scruta le indicazioni per giungere al santuario.  O chissa’. Forse, siamo un po’ tutti in attesa di qualcosa o di qualcuno. Per il mio treno dovro’  ancora attendere.  L’attesa di un’oretta per Jesi.  In biglietteria,  nessuno. Ripiego al bar dove allungando qualche euro mi viene erogato il biglietto via Ancona.  Ne approfitto per un caffe’. Mi siedo al tavolino,  penso e scrivo. La bella estate comincio’ e comincia da qui. Amelia e Ginia,  personaggi del Pavese. La bella estate. 20160704_102033. La sorte oggi aveva deciso la destinazione: Jesi. Arriva il treno.  Mi accomodo,  leggo,  di tutto un po’.

Per recarmi a Jesi ho preso un treno per Ancona facendo cambio.  Una sosta di un’ora e una breve visita alla cittadina.  Un’altra ora e sono a Jesi. 20160804_064711La cittadina e’ bellissima.  Medioevale,  gradini,  mura. Che bella!! Un locale, ” C’est la vie” e una “trattoria della fortuna” potrebbero essere l’incipit del mio romanzo. Una coppia si vomita addosso parole su una telefonata fuori tempo o fuori luogo.   Qui tutto e’ storia.  La piazza con “Federico II”,  il teatro,  il porticato,  i locali. Le cose da vedere,  descrivere  e raccontare sono davvero varie. Le appunto. Serviranno per le lezioni che verranno. Jesi 4 7 2016, foto Borrelli Romano20160704_133724Jesi 4 7 2016 foto.Borrelli RomanoJesi.4 6 2016 foto Borrelli RomanoJesi.5 7 2016 foto Borrelli RomanoJesi 4 7 2016 foto Borrelli RomanoJesi 4 7 2016; foto Borrelli Romano

“Abbà begnu”

Uscendo di casa, ieri, ho notato le continue trasformazioni lungo la mia circoscrizione, la 7.Torino c.so p.e oddone. borrelli romano.9 1 2016Tra poco, su corso Principe Oddone, (a Torino) trasformato a nuova vita, passeranno bus e auto, la’ dove un tempo correvano i treni. Ho pensato al rientro dal Salento e a quel…”risveglio” del primo giorno dopo le vacanze. Ho sentito la necessita’ di rientrare a casa e fissarli, quei ricordi, con il Salento, da celebrare, ricordandolo attraverso la scrittura di un personaggio. Ripensare al dialetto e alla sua belllezza, il suo suono e a chi di tanto in tanto chiede:” parlami on dialetto”. Un modo per mettermi alla prova e valutarmi o bilanciarmi dai miei 90 e quattro mesi di scuola, al servizio della scuola.8 8 2015 Torre Lapillo, Le, foto Borrelli Romano

 

 

In Salento, in quella zona compresa tra il sud di Ostuni e Santa Maria di Leuca, coloro i quali si chiamano Giuseppe sono meglio conosciuti dalla loro comunità come “Pippi”. E a Pippi, in gran parte dei casi si affibia anche un nomignolo. Il mio vicino di casa, Giuseppe, è conosciuto come Pippi e nomignolo. Non ho mai capito perché, ma Pippi ho imparato fin da piccolo che lo sono tutti i Giuseppe.

E’ un uomo calvo, piuttosto robusto, con un gran melone al posto della pancia. Dovrebbe avere una settantina d’anni anche se ne dimostra “moooolti” di meno. Quando cammina è deciso ma i suoi piedi vanno ora a destra ora a sinistra, con un’ andatura delle gambe un po’ come quella dei pistoleri. Talvolta striscia i piedi, o meglio “li strascina” per cui, avendo laggiù delle strade ancora non asfaltate, il suo intento è quello di produrre rumore.

E’ deciso, nonostante gli anni. Ultimamente soffre parecchio di mal di schiena e cervicalgia per cui la sua andatura è un pochino incrinata. Quel dolore contribuisce talvolta ad  irrigidire il suo viso. Ha un collo taurino, quasi attaccato al viso e la mascella squadrata. Ma è spesso sorridente anche quando non dovrebbe o non avrebbe modo di esserlo. Ha occhi azzurri e denti bianchi, bianchissimi che contrastano con il viso sempre abbronzato.

Il capo è calvo per cui, quando si parla, durante le sere d’estate afose, posa il palmo della mano, aperto, sulla sua cupola lucida.

Quando nelle sere d’estate l’afa non soltanto fa capolino ma diviene opprimente, Pippi posa il palmo della mano, aperto, sulla sua “cupola” lucida. Essendo massiccio occupa una bella porzione di spazio, quale posizione esso assuma: in piedi o da seduto. In piedi perché incurvato, seduto perché ogni sua parola la accompagna sempre con un movimento rotatorio delle braccia e delle mani, quando queste non sono posate sul suo capo. Sa molto di tutto e tutti (ma non è un pettegolo) anche in virtù dei vari lavori che lo hanno accompagnato e accompagnano nella vita di tutti i giorni. E’ un leader, laggiù e sovente quando parla per far risaltare qualche passo batte il pugno sul tavolo in maniera sconsiderata. E’ un modo per accentuare il tono, il discorso, per attirare l’attenzione su di un particolare

In bicicletta è solito accompagnarsi con una mano sola: nell’altra mano ha sempre qualcosa, o la busta dell’immondizia o quella della spesa. Vivendo nei pressi del mare, in gran parte delle case  salentine la vita si volge prevalentemente sotto le verande, in giardino. Pippi, quando passa, non guarda mai all’interno di quelle, così, per salutare. Il suo viso è dritto, il collo sempre contratto e i suoi occhi guardano solo e soltanto diritto. Tuttavia, al  suo ritorno, quando posa la bici, il rumore dei piedi “strascinati” lo annunciano.

Suona il campanello e chiede sempre se c’è bisogno di qualcosa. “Abbà begnu”, che in dialetto Salentino leccese significa, vado e vengo per indicare “tempo zero” anche quando una sua visita qualsiasi potrebbe essere a cinquanta km da Porto Cesareo, Porto Cesareo, Le. 11 8 2015 foto Borrelli Romano.cioè dalle nostre abitazioni. “Abbà begnu”, vado e torno, è un motto che gli è rimasto di quando svolgeva l’attività di camionista. O forse da prima. Moooooolto prima.

Diciamo la verità. Pippi  possiede molte terre e serre. Coltiva di tutto. Da una vita, e proprio per questo lo accompagnano dolori terrificanti alla schiena. “Ma nu’ be’ solitu cu se lamenta, né moi, né prima”. Quando era ora del raccolto, Pippi caricava sul camion e trasportava i suoi prodotti, frutto di dura fatica, in giro per la Puglia, talvolta fino in Campania, nei mercati generali, gran parte del suo raccolto. “Abbà begnu” era il modo per dire, vado, scarico e torno, tutto in giornata. Per cui, la frase vado e torno indica un’azione veloce, un compiere non solo la commissione ma anche il suo lavoro. “Abbà begnu, na fumata te sigaretta”.

A vederlo, nella sua stazza, ancora oggi da l’idea di essere super veloce. Ma non è solo l’idea. Se per caso ti dovesse capitare di restare a terra per una batteria dell’auto scarica, lui non prende i morsetti. Ti dice: “mena, sciamu e binumu” e con la sua macchina è capace di portarti in giro per tutti i rivenditori autorizzati del Salento. Tempo zero, ovviamente. Appena seduto in macchina, una Palio super famigliare azzurrina, lascia il braccio sinistro fuori dal finestrino, esattamente come faceva quando si metteva alla guida del suo camion, un leoncino, in giro per la Puglia. Quando ancora oggi scarica dalla macchina le cassette di pomodori, melanzane o zucchine i suoi movimenti sono veloci e sembra non sentire mai fatica alcuna. Al pomeriggio, dopo la siesta, i suoi piedi strisciano verso casa mia. E’ ancora un po’ assonnato, ciondolante, ma alla domanda se gradisce un caffè, talvolta risponde si, ma preferibilmente con ghiaccio, alla leccese. Il suo collo è ulteriormente contratto: la cervicalgia si acuisce perché dorme con il ventilatore acceso. Il che è motivo per la moglie di riprenderlo. La sera, invece, quando  la comunella è ora a casa di quello, ora a casa sua, spesso si toglie la maglia e la posa sulla spalla, restando a torso nudo. Quando ci si saluta, per la buonanotte, lui, torso nudo, ci ricorda la bellezza del Salento, del suo mare, delle sue spiagge, delle vigne  e degli ulivi, dei pasticciotti e “te le frisedde e prummitori”,  del lido Belvedere, orecchiette e pizzarieddi, del caffè Quarta, forte e robusto e del Quotidiano, dei giorni e delle notti, corte, cortissime,  le stelle e il carro, in cielo, il rumore del mare, a due passi e la notte che saluta tutti, dicendoci: “Abbà begnu“. Proprio come Pippi.Porto Cesareo, Le. 11 8 2015 foto Borrelli Romano

 

Otranto

Otranto 21 8 2015 foto Romano BorrelliNon si può non venire, a Otranto.  E cosi decidi e parti e vai. A Porto Cesareo e’ un sali e scendi continuo, un incrocio umano  fra un bus che va verso Gallipoli ed un altro che va verso Lecce: sembra Milano, stazione centrale: sliding doors. Qui puoi davvero incontrare tutta l’ Italia o quasi nel loro-nostro sali-scendi. Ragazzi,  ragazze, donne, uomini…muniti di tutto punto: code, trecce, cappelli e storie. E’ tutto stupendo e le piccole cose scomode le scrolli di dosso con una spallata, o, per meglio  dire, con una scrollata di spalle. Poi arrivi a Lecce e sali sul bus Lecce-Otranto per  un’ora circa di “tangenziale”. Concentro l’attenzione sugli ulivi e altre bellezze. Da Maglie (Lecce) ne cominci gia’ a sentire il profumo, di bellezza che aspetta. Hai solo un pensiero tra la testa: la voglia di goderti Otranto, l’aria e il panorama. Poi, quando cominci a vederla, con la Cattedrale i mosaici, faro di cultura, i suoi segreti e il mare e i suoi colori, i suoi meandri, tutto sembra sia rimasto tale e quale alla volta prima. La citta’ e’ bellissima cosi come ogni persona che si incontra anche quando non le conosci. Anche quando incontri giovani sposi, sorridi e ti sorridono. E capisci che e’ una bellissima storia, nell’anno del cappello.Loro lo sanno e vogliono dire a questo e altri scatti “per sempre” proprio sotto “il cappello”. Gli avvicini porgi loro gli auguri e dici:”una foto, vi porto a Torino, in viaggio”. E sorridono. E io pure. E allora dico: “Tanto di cappello”. Spero si vedano o si rivedano in queste foto. Lei è bella. Poca storia. Per gli altri.Per lui, una, tutta bellissima. Auguri! Vi Porto a Torino e….oltre.

Verso mezzogiorno qualche lacrima dal cielo e nuvole oltre. Non qui. Forse anche il cielo riconosce che è ora di rifare il trolley e piange qualche lacrima, come due amanti che stanno per lasciarsi, fino alla prossima. Mi fermo in un ristorante, “Da Fernanda”: ottimo, da dieci. Un primo, secondo, caffe’. Ci tornero’. Esco, un giro, una visita alla Cattedrale, i mosaici, qualche competenza in piu’ su di loro, i vicoli, le stradine.

Osservi, respiri, ti innamori del posto, del mare. Gli occhi non li staccheresti mai…di dosso da quel vestito ondulato, un mantello, una copertina, lievemente, mossa. Verde, azzurro, blu….ti stordisce. E ti viene da pensare: quasi quasi ci rimango, qui. Ad Otranto: tanto di cappello.  Otranto, sposi, 21 8 2015 foto Romano BorrelliOtranto 218 2015 foto Borrelli RomanoOtranto 21 8 2015,foto Borrelli Romano20150821_131744Otranto 21 8 2015 foto Borrelli21 8 2015 sposi Otranto foto Romano Borrelli21 8 2015.Otranto.foto Borrelli RomanoOtranto 21 8 2015 foto Borrelli RomanoOtranto, 21 8 2015, foto Borrelli RomanoOtranto.21 8 2015 foto Borrelli RomanoOtranto, 21 8 2015 foto Borrelli Romano21 8 2015 Otranto, foto Borrelli Romano20150821_134845Otranto.Sposi.21 8 2015 foto Borrelli RomanoOtranto 21 8 2015 sposi.foto Borrelli RomanoOtranto.Sposi.21 8 2015 foto Borrelli Romano21 8 2015, Otranto foto Borrelli Romano

Da Santa Maria Di Leuca a Gagliano (Lecce)

Lasciatomi alle spalle il piazzale di Santa Maria Di Leuca con il suo santuarioSanta M.Di Leuca(Le)14 8 2015 foto Romano Borrelli, le sedie ordinate per giorni di festa (la Madonna dell’Assunta)i due mari i loro colori14 8 2015Santa Maria Di Leuca,foto Romano Borrelli, il faro,20150814_132206 questa “fabbrica” di luce, che continua ad esercitare il suo fascino, mi dirigo verso la fermata del bus con il seguente pensiero: Terra e mare. Inizio e termine. Approdo, transito. Gagliano-Leuca(Le) 14 8 2015 foto Romano BorrelliTerre Estreme. Sono venuto a conoscenza che nel periodo estivo e’ attivo il bus Santa Maria Di Leuca -Otranto e che transita da Gagliano. E’ un piccolo bus, poca gente a bordo, cosi almeno sostengono, lo utilizza in questo periodo.”Scusi, quante fermate per Gagliano?” L’autista mi risponde: “Due. La prima e’ per il campeggio, la seconda, per  la stazione”.  Rispondo: “Un biglietto per la stazione”. Un euro per 4 km circa. Gagliano. Questo nome ha avuto sempre un fascino per alcune motivi.Li elenco: il suo nome sulla carta geografica plasticità, posto ad inizio vagone del treno, (un richiamo continuo, sfuggendo alla vigilanza dei genitori) che segnava il primo o ultimo puntino ferrato a seconda di come lo si guardava (quando c’erano le cartine sui treni lo scorrere del dito su di esse ne anticipava l’arrivo); per il campeggio, che ha sempre orientato la fantasia di mondi differenti; per averlo sentito evocare indirettamente, da un amico di un’amica.20150814_144603 La stazione Ferrovie Sud-Est e’ un pochino distante da dove è posta la “palina” stagionale  del bus. 14 8 2015 Gagliano, Le,foto Borrelli RomanoPasso davanti ad un edificio che un tempo era un ospedale, (ora presumo presidio sanitario) probabilmente, con la guardiola sguarnita. Una Chiesa, un’altra e forse  queste sono piu’ delle anime in giro per il paese. Qualcuno è concentrato sulla banchina del binario uno. Focalizzo l’attenzione su di una bandiera rossa e delle campanelle che insistentemente suonano e annunciano l’arrivo. Molti bisbigliano e giocano su quale modello toccherà loro, anzi, noi. Se saremo costretti ad un cambio oppure no, se ci sara’ l’aria condizionata oppure no. Io sorrido divertito perché cerco proprio il fascino della littorina diesel.Capisco le loro angosce, 365 giorni per h 24. Scambio qualche parola con una fornaia del posto e mi faccio raccontare qualcosa di questo paese e di cosa si fa in inverno. Poi osservo la terra, i muri a secco gli olivi, le pietre, il treno che si anima, prima della sua partenza. La luce che penetra dai finestrini e si stende e spande e avvolge tutto e tutti lasciando poco scampo a noi e alle tende, rosso sbiadito dal sole, che nulla possono per ripararci dai raggi intensi, sole che ci vendemmia e ci rende, ognuno a suo modo, felici, come “certe famiglie”, come certe letture ci introducono. La luce si riflette, nei capelli, su qualche bel viso, rendendolo ancora più bello anche quando la natura regala anticipatamente qualche segno ai lati della bocca, di quelle che a volte si chiamano rughe. Mi godo questo panorama, seduto, comodamente su queste poltroncine14 8 2015, ferrovie sud est,foto Borrelli Romano.Ci affonFoto Borrelli Romano, arcobaleno,Salento,16 8 2015do e vedo passare tanta vita. In molti di questi paesi si festeggia San Rocco: profumi di carne, “marretti” rustuti, mustazzoli, cupeta,frisedde e pane e “mieru” e sogni di bambino fatti anni fa tra un giro di parenti e l’altro. Per concludere: dopo una grandissima pioggia un bellissimo arcobaleno che pare prendere in braccio i due mari, Jonio e Adriatico per calmarli, cullarli e renderli coi colori migliori per i nostri occhi. Questa luce e’ un gesto digrazia, di gentilezza, che mi coglie.Piove ma so che dopo questa attesa, dopo, mi cogliera’.  Gagliano ormai è alle spalle, con la cartina, il camping e un po’ di invidia per l’amico della mia amica.

Gagliano-Leuca (Le) foto Borrelli Romano 14 8 2015Gagliano, Le.agosto 2015 foto Borrelli Romano14 8 2015, Salento campagne foto Borrelli RomanoLecce 14 8 2015 campagne.foto Borrelli Romano

Buon Ferragosto 2015

Buon ferragosto 2015. Terra d'Arneo, Le, foto Borrelli Romano, 10 8 2015Quest’ anno nel mio girovagare salentino non produrro’ istantanee da mare ma pensieri a tempo “indeterminato” a quanti lavorano per noi, per un caffe’, con ghiaccio o senza, a chi trova riposo su di una panchina, dopo una giornata di lavoro, alle donne (un sorso al caffe’ e un oggetto rosso, contro la violenza) e a quanti cercano la propria strada.Lecce, Quarta caffe',14 8 2015 fotoBorrelli RomanoSpongano (Le), agosto 2015 foto Borrelli Romano12 8 2015. Ferrovie Sud Est.Foto Borrelli Romano.Lecce 14 8 2015 caffe' Quarta.foto Borrelli Romano

Palme tra le “palme” e vita agli Ulivi Salentini

Foto, Borrelli Romano. Ulivi, SalentoAvremo Palme tra le mani da consegnare e donare ad amici e parenti. Mani piene e piene mani e palme delle mani aperte, strette di mano in segno di pace che non saranno mai abbastanza perché avremmo dimenticato sempre qualcuno con cui vederci, sentirci, riconciliarci. Palme.Foto Romano Borrelli.marzo 2015Sappiamo sempre come fare per essere in deficit di pace, interiore. Felicità a metà, tirocinio quasi ultimato e relazioni da scrivere. Ma la felicità non può essere per intera e goduta fino in fondo, nonostante questo viaggio, questo percorso, pare non abbia mai termine. Eppure, l’ arrivo, senza scorciatoie, è li, a due passi dall’arrivo. Passaggi, di funzioni.Ad ore alterne, nella stessa scuola. Passaggi, Biennale Democrazia, viaggi. L’infinito viaggiare, ma non e’ il libro, suo, estivo, mio, loro, della maturita’, ma e’ Claudio Magris, con un “passaggio” tra i Passaggi d’apertura. Torniamo ai nostri, al mio, di passaggio. Il processo Di Bologna, senza fasce. Quali nubi oltre le nubi, oltre la pioggia si addensano nel cielo? Lentamente ci avviciniamo alla domenica delle Palme. Le palme mi riportano laggiù, in Salento. Il trenino, la Sud Est, l’immensa distesa di ulivi tra Santa Maria di Leuca, Otranto, Gallipoli…”Vivi, vivi…” grida un mercatale a Porta Palazzo, mercato torinese (dove da sempre e’ terra di Passaggi) volendo dire “olive, olive”, e io recepisco e rilancio:” vivi, vivi, gli olivi”. Un ritorno, per un girotondo, intorno agli alberi e poi un altro, intorno a quel palazzo che già troppo ha preso, violentemente, but, Not in my name. “Xylella” o sputacchina, e politica insieme.Quel palazzo non si prenderà anche il Salento e i suoi alberi, i nostri alberi. Not in my name Quando di qui a poco avremo le palme tra le palme, ricordiamoci del Salento. Alziamoci in piedi e scuotiamole, in un grido all’unisono. Centinaia di anni, di storie, di lavoro, di sudore, di fatiche non devono morire per i capricci di qualcuno. Avro’ le palme tra le mani e il Salento nel cuore, ma non avro’ pace in quello fino a quando la politica, o i burocrati del Nord Europa non si arresteranno davanti alle loro….politiche.

Not in my name.

ps. Ancora un passaggio nel mio passaggio: i mondimdi Primo Levi con la classe.Foto Borrelli.Romano.Torino. i mondi di Primo LeviI mondi di Primo.Levi.foto Borrelli Romano

“Ciao come vai?”

20140917_142631Aria fresca mattutina.

Aria fresca, qualcosa che resta sullo sfondo e che ora “niente”, come le tante magliettine bianche  (Moschino) incrociate  nel mio girovagare nella “fabbrica dei colori”.  Come quella scuola che si intravede oltre il fiume, che mi ha concesso gentile compagnia.  Meglio, lo scheletro, della scuola. Il contenuto, invece, “molto“. Tutto. Cuori pulsanti e speranze. Sogni che si rincorrono. Uno via l’altro, uno migliore dell’altro. Sogni al galoppo. Finestre che per mesi diventeranno occhi per vedere e guardare  il mondo, oltre,  e provare a domandarsi, e domandare, “ciao come vai?”  E con fantasia alla Salgari  “ispezionare” e viaggiare il mondo o ripelustrare strade e spiagge estive e ricordi personali.. Classi piene, verifiche dei presenti e verifiche dei compiti. Estivi. Fuori, qualcuno prova a vendere libri usati, un gruppetto e’ in attesa di incontrare i compagni di classe lasciati alcuni mesi fa. Attendono il suono della campana, l’uscita.  Libri che si sfogliano e ti vengono incontro e ti fanno andare. Volare. Avanti. Oltre. Piovono libri. “Ciao, come vai? “. Mi domanda, meglio sarebbe dire, domanda a quanti attivano i sensi,  un portoncino, una vetrata. Vado, (forse andiamo) “con  Pessoa o come Pessoa. Viaggiando viaggiando, come canta  Ligabue. Come ha appena cantato a Torino e altrove.  Oltre.  Strade a me conosciute e che ora sono piste. Ciclabili. Il fiume, gli alberi, la doppia corsia.  La memoria degli alberi, la memoria, il ricordo, il pensiero agli ulivi Salentini. Un libro. L’albero, con i vestiti, a sinistra. Il Serming, a destra.  Un monumento che resta a qualcosa che è successo. Anche la terra è un monumento. Il fiume, scorre. Tutto scorre. Per un attimo ti coglie il freddo. Vestiti come foglie sugli alberi, altrove Cosimo di Calvino. Un libro, “Il barone Rampante”.  Sempre di sogni si parla. Quei vestiti sono sogni. O forse lo erano. Ecco il perché del freddo. Forse qualche sogno è stato limato, col tempo. Ci si sente un pochino piu’ spogli come questi alberi che lentamente “perdono i loro capelli“. Foglie di un autunno di una estate che non e’ mai stata. E così non “siamo stati vendemmiati”.  Foglie gialle venate e bagnate da qualche lacrima di rugiada. Vibrazione.  Ma è un brivido. Solo un attimo. Restano le parole. Talvolta si perdono. Le parole sono importanti. Le parole sono tutto. Pochino? non penso.”Ciao, come vai?” Gia’, come va? “Noi non siamo cosa ci e’ successo, ma cosa decidiamo di essere”, far, immaginare. Anche se cosa ci e’ successo e’ determinante e ci portiamo addosso i segni, i lividi.  Decidiamo di essere, meglio. Cosi mi diceva anche una ragazza tempo fa, immersi nelle nostre chiacchiere e riflessioni di un libro, forse due: sulla strada e un altro cui ricordo poco se non le mie vedute.  Forse si parlava di volare. E’ paura o era paura?  Erano idee su di un paio di  libri, riflessioni. Idee che non saranno  mai positive o negative.  Restano idee, grandi  o piccole. Punto. Onestamente, se è come vai, anche a piedi. “Io me ne andrei….”…nella fabbrica dei colori. Ci ritornerei, nella fabbrica dei coloriPorto Cesareo-Torre Lapillo, Lecce. Estate 2014. Foto, Romano BorrelliAndare.  Dove? Bho. Crescere e’ un po’ smarrirsi, anche se preferiamo talvolta credere il contrario. Ad ognuno la sua…trama (trame)  ad ognuno il suo treno…Stazione di Torino Porta Nuova. Foto, Romano Borrelli