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30 Settembre

L’autunno entra prepotentemente sulla scena, mentre dalle finestre una musica risuona ancora, da ieri, “29  Settembre”. E le note “seduto in quel caffè” hanno lo stesso gusto di ieri, di oggi, e lo avranno ancge domani, anche se a cantare sono due capigliature differenti: quella del grande Lucio o quella del Principe Vandelli. Perche le cose buone, sono per sempre. Una delle poche certezze in questo tempo centrifugato. Gia’, perche’ a parlare di cafe’, viene in mente quello Hag, un pochino amaro, per i dipendenti e per una storia di “delocalizzazione”.  Alle “porte” di Chieri. Settembre sta per lasciare la scena, e come un rito di passaggio consegna definitivamente l’estate, il mare, le vacanze, all’album dei ricordi. “Bye bye”. Annalisa, con la sua canzone, ha fatto innamorare e  cantare milioni di italiani, scalzi, sulla sabbia, in riva al mare, in discoteca, in casa, e forse l’estate la ricorderemo anche per questo.  Un’ estate in viaggio. Le giornate, ad ogni “numero” del calendario “strappato”, lentamente si accorciano e viceversa le campanelle della scuola ci consegnano un orario provvisorio, “quasi definitivo”. Piccoli ritocchi in corso d’opera. Molti eventi nella nostra città, alcuni terminati, come Terra Madre e altri, (ancora per  poco), in via di chiusura, come Torino Spiritualità. Con una fetta di torta in mano e due gocce di spumante,e profumo di castagne alle porte, festeggio il compleanno di mio padre. Alle soglie del 1 Ottobre.

La Cappella degli Scrovegni a Torino

20170402_123836Domenica sotto la pioggia,  a tratti battente,  obliqua,  perpendicolare e talvolta  fastidiosa. L’annuncio “anticipato” primaverile-estivo non c’è  stato. Tutto rimandato. Alla prossima. La scelta e’ tra un buon libro,  un film,  mostra. Qualcuno ha sostenuto che da queste parti c’è  un modello della Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto

dal 1 aprile fino al 30. Ma qui non siamo a  Padova. In ogni caso opto per la riproduzione di Giotto. Intorno alle 10 decido di vedere il modello presso l’Istituto Fa a di Bruno,  in via San Donato. I pannelli riproducono in maniera fedele la Cappella degli Scrovegni. Le guide sono preparstissime e pazienti e il giro intorno ai tre registri  dura ’45 minuti circa. Dal modello il pensiero va a Padova (ultima foto). Certo non e’ la Cappella degli Scrovegni ma ne è  valsa davvero la pena. Ho pensato di accompagnare qualche classe. Un’ottima idea mi pare. Come questo Giotto a Torino.

E la pioggia arrivo’… e l’autunno busso’

Torino p.ta Susa 29 8 2016 foto Borrelli RomanoPioggia,  temporale,  grandine. Fulmini,  tuoni. Muri e corpi rinfrescati da una pioggia precedentemente annunciata. “Andremo a letto che e’ ancora estate e ci sveglieremo in autunno”. Ai bordi delle strade e in  prossimita’ delle fermate degli autobus acqua in grandissima quantita’ alzata dal passaggio di auto. Di tanto in tanto la sirena di un’autoambulanza non annuncia nulla di buono. Pochi minuti e via… Non c’e’ bisogno del mattino per il benvenuto all’ autunno: è  entrato di diritto in anticipo sulla previsione. Senza chiedere nulla.28 8 2016.Torino P.ta susa.foto Borrelli Romano

“Ora” esatta a Porta Palazzo

20160509_163955Sarebbe ingiusto  ricordare solo alcune figure  per  dimenticarne altre. A Porta Palazzo. Certo l’orologio, la tettoia e maciste sono e fanno numeri. Certo il formaggiaio con lapis dietro l’orecchio i numeri li aveva,  oltre che fornirli, insieme alle giuste misure (etti, kili) e se poi capitava che le misure le squinternava una bella ragazza….allora “ciarea madamina”! Pero’ vorrei aggiungere un breve tributo, sentito e dovuto, ad un ricordo d’infanzia, a Pippi lo spaccone da Brindisi, con le sue angurie, i suoi San Marzano e gli enormi vasconi azzurri, pronti per la salsa. Il tutto stipato su di un enorme camion, Pippi compreso. Pippi aveva gia’ capito allora come funzionavano le regole del mercato: a chiamata. Diciamoci la vetita’: Pippi lavorando il sabato e la domenica aveva anticipato di gran lunga il contratto a chiamata! Un raffinato politico! Era fine agosto inizio settembre  quando il sabato del villaggio e la domenica mattina  erano un  must a Porta Pila e la salsa era da venire. L’estate stava finendo, certo, ma non subito,  poco alla volta. Scampolo dopo scampolo. Come avveniva in altre zone del mercato. O meglio: ballando ballando.  La Puglia e’ lunghissima, diciamo un pieno di benzina tra Santa Maria di Leuca e “Fugggia”…Nahhh!! e cosi la babele   di lingue e dialetti pugliesi  che circondava Pippi era piuttosto vasta, tanto che non ci si capiva quasi niente.  Il tutto inoltre capitava  in un francobollo di alcuni metri quadrati. Poi, una volta comperate le casse di san marzano, tutti a casa, o meglio, nelle “ville” di qualche amico “gianduiotto”, perche’ si sa,  in fondo poi, incatenati tra le catene di montaggio le amicizie fiorivano anche. Poi, terminata la giornata, le bancarelle fluivano verso il ricovero, gli addetti del comune innaffiavano le lastre di pietra e Pippi, dopo aver riposto tutto il rimanente, richiuso il camion e accese le luci della cabina con la scritta “Pippi”, si avviava verso Villanova d’Asti, dove da li avrebbe imboccato l’autostrada che lo avrebbe riportato a Brindisi. Per un nuovo carico.

L’estate nel “cuore” d’autunno

Torino. Estate nel cuore d’autunno. Torino 13 11 2015 foto Borrelli RomanoBraccia che si aprono e accolgono. Torino, piazza Statuto, 13 11 2015.Romano BorrelliCome i portici della nostra citta’ che abbracciano e avviluppano. Non si riesce a comprendere in quale stagione siamo immersi. Fa caldo. Il sole scalda le case e le ossa, nell’estate di San Martino. Qualcuno ha scritto e molti ne parlano dell’effetto “biscotto” , smog che sovrasta la nostra citta’ vista collina. Effetto collaterale. E non solo. Non fa freddo, almeno come dovrebbe. Ho voglia di mare, vorrei fare un bagno, a mare, in Salento. Ho sete. Parecchio. Di molte cose, talune inespresse. Forse ho la febbre ed il tepore e’ ancora piu’ intenso. Al Valentino, il parco degli innamorati di Torino al cui interno si custodiscono segreti oltre che una bellissima riproduzione medioevale, scoiattoli corrono e si avvicinano all’uomo alla ricerca di cibo mentre i cani rincorrono i primi in un circolo vizioso. Foglie mosse dal vento, appena accennato, e una musica intorno del tutto dolce, composta e suonata dal frusciare degli alberi.  Alberi che provano ad indossare abiti dai nuovi colori. Voci e nomi di donne si ricorrono nel tempo: “Stefania, Marta, Laura”, urla impazzite di mamme vigili. Ne accarezzo ricordi e parole. Voglia di gelato, di maniche corte, coperte ma scoperti sui prati del Valentino, a ripassare o preparare una lezione: una storia realmente accaduta, a Torino, una lettera, quella di Diego a Marilisa, una lettera- libro, di Kafka, e lettere di Freud. Il percorso di studio e’ bello, interessante. Cominciamo da una lettera, contestualizzandola, poi, si vedra’. Per ora, godiamoci la bellezza di questa citta’ con uno sfondo poco…autunnale.

Buonanotte

Fa caldo, qui a Torino. Dove e’ la novita’? Acqua. C’e’ bisogno di acqua. Scendo. I gradini a due a due mi avvicinano la meta. Torino e’ piena di fontane.Di Toret. Torino luglio 2015 foto borrelli romanoMa non e’ solo questo il motivo per cui decido di scendere. Si fa fatica a dormire in queste serate da anticiclone africano. A due passi da qui un supermercato aperto h 24. 20150727_194559Non mi piace molto l’idea, ma e’ un modo per curiosare e raccontare. “Una tantum”. “Mi piacerebbe vedere fuori come va”, mi dico. I pantaloncini, la maglietta e le scarpette e sono fuori. Penso: “Magari un libro, che non mi annoi nel mio non dormire; una lettura con la profondita’ di uno sguardo sul mondo. ” A dire il vero non mi mancano, pero’…Entro. Sliding doors.  “Scrocco”o “accumulo” un po’di fresco condizionato h 24. Mi aggiro tra le corsie e i carrelli sembrano tante macchinine. Gente che entra che è già dentro e altra che, buste alla mano, recupera l’uscita: è una ragnatela di vite che si incrociano.Torino 29 luglio 2015 foto Borrelli RomanoTorino luglio 2015 foto Romano BorrelliTrasformazioni, TorinonParco Dora 28 7 2015 borrelli romanocome la tristezza e la solitudine si trasformano in felicità o qualche incontro e la magia di questi le trasforma  in amore spalancando  porte aperte verso nuove percezioni di se e del mondo. 20150728_144840Senza nascondere il male ma senza mai dimenticare il bene ricevuto e incontrato. Tantissimo. Mai dimenticato. Valorizzato. “Ed è forese questo il vero motivo per cui si dedica uno scritto, una canzone, a lei, o per lei (Vasco Rossi) e forse è per questo che la luna si sfilerebbe ancora i collant per fare l’amore e si resta abbracciati una estate intera, davanti al mare, per vedere un’alba o un tramonto“. E l’effetto che fa. E la luna continua a fare l’amore anche senza calze per una vita intera. La vita è una ragnatela, con i nostri incontri fatti e da fare. Decisioni, destini nei quali “impastarci” oppure no. Souplesse. Tramonti e albe. Bevo. Mi disseto. Porto un libro a casa. La luna è piena. Sarà più dolce la lettura. Sarà miele e latte il risveglio.

Buonanotte.

Estate, ad ottobre

Torino 18 ottobre 2014. Foto, Romano BorrelliComincero’ col scrivere  dicendo che a Torino, oggi, sembrava cominciata l’estate. Anche tempo fa , lo era. Per scrivere una storia. Via garibaldi. Maniche corte, calzoncini corti e gelati di ogni dimensione.  Introducendosi in un discorso da bar, si poteva benissimo affermare  di aver espletato le ultime faccende, accuratamente chiuso  il rubinetto dell’acqua, il gas e spento la luce, aver bagnato ancora una volta le piante, lasciato le chiavi alla vicina, aver fatto il cambio dell’olio e il pieno di benzina, caricato la macchina ed esser pronti per partire in ferie. Direzione, Matera e poi, ovviamente, Salento. Solo il calendario dice che siamo ad ottobre, che la scuola è cominciata da un pezzo, le interrogazioni pure, e i compiti, in Italia, svolti. Versando lacrime amare…O verseremo, amare lacrime.  Autunno-estate-autunno. In qualche posto, ma davvero, una mano anonima ha scritto di fare attenzione alle zanzare. Torino, scritto in via Giulio, scuola Materna. Sembrava davvero fatta. A pensarci, noi, di essere  in luglio o ad agosto. E le chiavi, pure quelle, sono state consegnate.  Anche il “caldarrostaio” Carmelo ha chiuso i battenti e riposto la carbonella in valigia. Oggi poche castagne. Ne approfitto per  dare un’occhiata a quei fogli di giornale che avrebbero dovuto diventare un cono, un contenitore per castagne. Notizie vecchie ma sempre nuove per chi non le ha mai lette. La Stampa… Strane abitudini: capita anche al mercato dei contadini di Porta Palazzo. Lettura di fogli sparsi. “2012, 2013…” Briciole di notizie sparse. Mai lette o dimenticate troppo in fretta. Come accade talvolta a certe storie. Il caldarrostaio, intanto, gira e rigira quelle poche castagne  che nel giro di poco carbonizzeranno. Suda, come ad agosto. Senza girare. Senza carbonella. Magari andrà meglio domani, alla fiera. I palloncini saranno stretti nelle mani di qualche bimbo, qualcuno sicuramente  volerà in cielo rendendolo ancora piu’ azzurro. Un cuore di cielo. Caldo, si diceva. Anche un topolino ne approfitta per  prendersi una boccata d’aria, uscendo da qualche tombino. Per la felicità di qualche gatto.Torino, 18 ottobre 2014. Foto, Romano Borrelli (2)Non era tempo di castagne, oggi, a Torino, scrivevo. Centro e vie laterali “letteralmente” invase da….torinesi e turisti. Foto di gruppo e messaggi. Da parte mia, il ritrovamento di tasti e testi. Ricoperti di polvere ma ancora bene funzionanti. Una via tradizionale. Di comunicazione. In via Garibaldi  code in molti negozi. E se per la castagna non è tempo, lo è invece per…Torino 18 ottobre 2014. Via Garibaldi, foto, Borrelli RomanoQualche passo e mi dirigo verso piazza CastelloTorino, 18 ottobre 2014. Foto, Romano Borrelli…Torino da qui è davvero bella. La Mole sullo sfondo, con il Museo del cinema, piazza Vittorio da una parte e piazza Castello dall’altra, la collina, il fiume, mani che si intrecciano,  passato e presente, finzione e realtà che si mischiano.  

“Allora, hai preso tutto, domanda lei?”

Lui, prendendole la mano, stringendola forte, con l’intento di rassicurarla le risponde: “Si, ora ho tutto”.

Lasciarono solo un augurio e andarono…Biglietto d'auguri. Da Senigallia a Torino. Foto, Romano Borrelli

 

Allora… buone ferie.Torino 18 ottobre 2014. Via Garibaldi. Foto, Romano Borrelli

Ritornare in treno a Ravenna

 

Torino Porta Susa. foto, Romano Borrelli

 

 

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Riprendere il viaggio…fiondarsi nella stazione vetro-acciaio di Torino Porta Susa; incontrare lungo il cammino che separa casa dalla stazione solo poche anime. Anime “vagabonde”, in giro per la nostra città, al mattino presto, quando la metropoli dorme ancora e l’estate non vuole ancora bussare alle porte torinesi. Direzione stazione, per poter salire su di  uno dei primi treni mattutini e dirigersi verso Sud. Al mare. Pensare di potersi dedicare a buone letture e sorbirsi invece gli influssi e gli effetti della nuova tecnologia e cellulari ultimo grido con  cartoni animati incorporati per distrarre i bebè al seguito. Scoprire  così che in un’epoca in cui il lavoro scarseggia  per molti il treno diviene  un’appendice dell’ufficio, trasformando il ripiano posto davanti al sedile in una scrivania tipo Presidente del Consiglio (evidenziatori, penne e blocchi in ogni dove, con tablet e cellulari ultima generazione) e parlare ore e ore di finanza, condomini, polizze assicurative incuranti se tutto questo parlare ad alta voce con persone dall’altro capo del telefono possa dare o meno fastidio al vicino. Una voce di Trenitalia chiede gentilmente di abbassare la suoneria del cellulare ma in realtà, a mio modo di vedere, dovrebbe invitare molti  viaggiatori a frequentare corsi di buona educazione, di bon ton. E un mio suggerimento potrebbe essere quello di suddividere questo eccesso di lavoro con chi ancora non lo ha.  Un nonno anziano fa la spola, dal sud al nord per accompagnare i nipoti al mare.  Da anni in pensione conosce a memoria gallerie, scambi, stazioni, fermate, coincidenze. Vedo passare velocemente Reggio Emilia,  Bologna tante cittadine a me amiche. Faenza, Imola, Rimini, Cattolica, abbinando a quest’ultima  un ritardo di fine estate con continuazione del viaggio in macchina, lungo l’autostrada per uno di quei viaggi che non si dimenticano, direzione Sud, verso Ascoli. E poi ancora  Pesaro! Rimini, Ancona, la sala d’aspetto, prima, dopo, durante, persone silenziose e meno, manovratori, uomini di fatica e guastatori. Lettere scritte, consegnate e consegnate al volo su di un treno in partenza. Un giro del mare per arrivare  a Ravenna. Il pensionato ferroviere comincia il suo  racconto di una Italia che fu coinvolgendo quante più persone: di quando c’era il vagone postale  incorporato  nel treno e dentro si lavorava (conoscendo esattamente la composizione di ogni treno, classi, cuccette, vagone lette, postale) eccome se si lavora. Delle “balille”  ( brutto nome, ma le chiama così, contenitori in ferro) in attesa alle stazioni, lungo le banchine, suddivise in posta in arrivo e posta in partenza. Il suo racconto ci ricorda che il ferroviere, quello posto nel vagone “buttava” giù  i sacchi e un altro ferroviere, sotto, lungo la banchina, “tirava” su, e poi, su, quando il treno ripartiva, si smistava.  Una catena di montaggio. Solo che a muoversi era il treno. E il pensiero correva a tutti quei pacchi, e non tanto al contenuto, che non si saprà mai, quanto elle emozioni che potevano contenere tutti quei contenitori che emanavano profumi, di montagna e di mare, di pizza e di torta, e di mille altre cose. Le attese, le speranze, l’arrivo. E poi scartarlo. Il pacco.   Chiedere al telefono se era arrivato o meno, se si faceva in tempo a prenderlo o no, prima che la posta chiudesse. E le emozioni all’atto dell’apertura di quell’oggetto che avrebbe sostituito così una relazione non a distanza. Tutto questo fino a quando non arrivo’ il pacco celere a rovinare tutto quel piccolo mondo antico…insieme ai cellulari, ovviamente. “Ci sarebbe da distruggerli sotto i piedi”. E difatti, qualcuno lo fa, o lo ha fatto. Racconta, racconta, racconta…..quanta gente ha visto viaggiare e attendere l’alba per il primo treno.  E’ un “Pozzo orario” vivente questo signore.  E’ coinvolgente, e con lui si riesce ad essere pazienti. Tutti. Racconta di quando il personale era in abbondanza e “i ferrovieri erano ferrovieri” , quando formavano una classe, fino a quando…Il mercato non impose i suoi tagli e un modo nuovo di viaggiare. “Ma chi è il mercato, domanda?” Pero’ conosce il periodo delle lenzuola d’oro e degli scandali.  Poi passa una signorina, giovane, carina, capelli ricci e rossiccia, efelidi sul viso, a controllare i biglietti, pinzarli e augurare buon viaggio a tutti. Lui le mostra la sua tessera da ex ferroviere e quindi, viaggio gratuito ma meritato. E’ raggiante. Si dichiara suo collega, nonostante abbia 80 anni. Le ricorda di come si era assunti una volta, mentre ora le signorine  sembrano tutte assunte,  appena terminato il concorso Miss Italia, direttamente da Salsomaggiore.  “Sa, signorina, lei è proprio bella, come le sue colleghe”, le dice.  Attira simpatia e pazienza e, pazienza se ripete le stesse cose. Non fa nulla. Addirittura riesce a strappare un applauso. Per aver fatto un pezzo. In questo Paese. Un pezzo importante sui binari della vita. Al riparo da massicciate. Il suo racconto per un po’ di tempo mi aveva indotto a dimenticare per quale motivo stessi tornando a Ravenna…C’era una cassettiera e una scultura che….Foto Romano Borrelli (2)

Foto Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna. Foto, Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (3)Ravenna. Strele di  defunto Caio Cassio Seneca, in vita centurione già congedato. Foto, Romano BorrelliRavenna. Foto, Romano Borrelli (2)Ravenna, biglietti. Foto, Romano Borrelli

Senigallia…a “lume di candela…”

Senigallia. 19 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli

Senigallia. Sabato 19 luglio 2014. Foto, Romano BorrelliIl mare è calmo, la spiaggia è bella, anzi, “vellutata”,  l’accoglienza idem. Senigallia a…lume di candela, ci puo’ stare. Per un paio di volte…perdoniamo tutto, dopo “le ferite”. In fondo, vedere un “mare” di cellulari accesi nello stesso istante per “farsi strada“, o per farsi mare,  utilizzati come fossero torce, è stato uno spettacolo nello spettacolo. Centinaia o migliaia di cellulari, mani alzate e danze lente imposte dall’occasione. Zero panico, per la cronaca. Solo spettacolo. E nonostante questo variegato mondo danzante, appendice umana, quasi una terza mano, nella danza di luci pare in fondo che  qualcosa manchi sempre.  Per quanto ci si sforzi di riempire i “buchi” qualcosa manca.Senigallia. 19 luglio 2014. Foto, Romano Borrelli (2)E siamo continuamente alla ricerca di Luce nella luce. Ad ogni modo, questo agitarsi di cellulari  non era uno spot, ma una esigenza…”Le Marche non abbandonano mai“.  Anche in questo momento mentre scrivo, un altro black out. “Ma che succede stasera co sta luce?” in una cadenza marchigiana. Un altro dice: “e mo che fago?”. Non aveva il cellulare e aveva già perso di suo…anche la comunicazione sincopata…(ORE 23 10).

Senigallia. Una cittadina che meritava e merita la visita. Un imperativo categorico esserci, dopo il fango e le tante lacrime versate. Bisognava esserci, testimoniare anche a distanza che un altro mondo e ‘possibile, che lentamente si puo’ ricostruire. Un atto di stima e di fiducia. Per una delle più belle spiagge italiane. Di velluto. Un segno piccolo, il mio, ma importante. Esserci. Per una stetta di mano, a chi ha patito l’alluvione e fatica, in silenzio, con compostezza. In questa cittadina, dove i nomi degli alberghi rimandano  a cose e luoghi particolari e nazioni oltre confine. Un saluto, una stretta di mano a chi, in fondo, si è trovato a vivere una calamità come l’alluvione di maggio. Alluvioni capitati anche nella nostra città, Torino. Nel 1994 e nel 2000. Acqua alta, tutto da rifare. Nel racconto di chi l’ha vissuto qualcosa di simile in chi lo ricorda nella nostra città. Solidali con la nostra città, con il nostro Borgo, dove la Dora esondo’ generando disastri. E allora, se si puo’, nonostante la crisi che morde, un passaggio lo merita. Insieme ad una stretta di mano al sig. Rocco e famiglia. Spiaggia e mare meritano davvero. E l’accoglienza proverbiale. Una cittadina, che, come detto altre volte su questo blog, un biglietto lo merita davvero.DSC01254

Poco prima che andasse via la luce, anzi, La luce, osservavo  qualche libro depositato qua durante la giornata piuttosto afosa. Proprio là, su quei  lettini che di li a poco sarebbero serviti a tanti, per riposare le stanche membra, fino al sorgere del sole. Quel “deposito” di pagine scritte mi induceva a pensare come possono essere considerate  le letture estive;  forse migliori, più spensierate, meno esigenti rispetto a quelle invernali, che obbligano a tornare indietro, riflettere, ripensare su di un passo appena letto e magari non colto. L’inverno esprime una esigenza. Siamo intolleranti. Permalosi. Puntigliosi. D’estate le pagine del libro si bagnano e  dalla carta, al tatto con le dita, si sprigionano odori particolari, misti al dolce di crema solare. Sono odori pregnanti. Ecco, nella brutta stagione, sarebbe davvero un guaio, avere un libro bagnato. Guai se qualche goccia d’acqua, fiocco di neve, o altro si lascia cadere sulle pagine del libro. Lo proteggiamo fino alla fine. Lo foderiamo e cerchiamo di preservarne la sua dignità. Guai a chi lo tocca. D’inverno è più probabile che i neuroni specchio si facciano sentire maggiormente. Puo’ essere che le gocce arrivino a contatto con la carta. Ma di quali gocce stiamo parlando? Forse la solitudine e il mare reso deserto, le folate di vento che ti aggrediscono e senti sul viso quell’umor acqueo che ti spieghi con gocce marine, ma in realtà sai benissimo che è la commozione, l’empatia, per una storia che diventa grande, che si intreccia e si dipana in una d’inizio, a metà, e il finale. E forse il finale e’ quello che si capisce meglio d’inverno, quello che risveglia i neuroni specchio. Addentri, aderisci al personaggio perfettamente. Una storia d’amore che si deposita in un clima d’angoscia e d’attesa. D’estate invece le pagine corrono via velocemente. Forse partecipiamo meno alle vicende, alla storia. Si ha forse voglia di concludere in fretta il libro. D’inverno si ha come l’impressione che emergano tutti insieme gli stati femminili presenti e che emergono  nei personaggi raccontati…solarità, mistero, fragilità. Almeno cosi’ mi pare, cosi’ sembra. E mentre cosi sembra si prova a mettere insieme libro e vita , cose lasciate indietro  e che continuano a stare  a vivere “accanto a noi”. Cose che camminano su strade parallele alla nostra, appena qualche metro piu’ indietro. Questo credo per causa di quello che tra me e me da anni chiamo il 49%” (Maria Perosino, “Le scelte che non hai fatto“). Cosa resta di quel 49% rimasto in panchina? Cosa resta di una scritta sulla sabbia mesi prima, di una citta’ che no si vedeva da tempo e che abbiamo lasciato, magari a malincuore, mentre una porta dopo l’ altra si chiudevano, a partire da quella di un bar, di una sala d’ attesa, di un treno e  che inizia il suo lento veloce movimento nel viaggio del ritorno? Resta in panchina…. quel 49%, avvolto da una eterna giovinezza. Lo si incontra,  spesso, magari nella malinconia, solitudine, nel rispolverare un album di foto, qualche scontrino, un foglio scritto sul bancone di un treno, o un biglietto dello stesso. Si incontra, come si incontra una persona speciale. Basta poco e la ritroviamo davanti. Pensieri…a cavallo tra l’inverno e l’estate. Pensieri in viaggio tra disegni, di vita e mosaici.. Il bicchierino di caffè, stretto tra le mani, recita, “un sorriso lungo un viaggio”. Un viaggio nel viaggio. Estate. Luce nella luce.Foto, Romano Borrelli.

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Quando “la porta nel cuore”

Cuore di Torino. La porta nel cuore. Foto Romano BorrelliOgni città possiede una, cinque, dieci porte. Forse più. Di ogni tipo. Dal monumento, al mercato, alla stazione ferroviaria. Porta Palazzo, Porte Palatine, Porta Nuova, Porta Susa. Porta Portese, Porta Garibaldi… Ma diciamoci la verità: la bellezza di quando “la porta nel cuore” è davvero una sensazione unica, personale, indescrivibile per quanto la si gridi e la si esterni. Identica cosa, per la par condicio, quando “lo porta nel cuore.”  Forse complice  il fatto che siamo alle porte dell’estate tutto “calza” a pennello per scrivere, descrive, disegnare nel migliore dei modi la situazione.  Espadrillas ai piedi e “la porta” nel cuore ovunque. Tra pochi giorni il rompete le righe nelle scuole sarà quasi totale. Con l’eccezione dell’appendice esami. Una piccola coda. Un’altra “porta” d’accesso, per l’università. ”  A proposito di scuola. Qui, “La porta nel cuore” è più  evidente. Una certa complicità e qualche abbondante risata descrive la grande opera d’arte fin dal suo fiorire. Via vai continuo, al pari di via Roma o via Garibaldi. Il corridoio, il cuore del cuore. Corta o lunga, la strada da fare, basterà lasciarlo camminare, il cuore. E’ la grande  “questione” del cuore. E anche di scarpe, quando la strada è lunga.  L’estate è alle porte. Quando “la porta nel cuore” è sempre estate.

 

Ps. Quando “la porta nel cuore”  non e’ il mansionario che impone di portare-accompagnare la puoooooortaaaa, ma e’ il cuore che “sente di portare la puoooooorta”. A scuola quando “la puoooorta nel cuore entra  “e’davvero di classe. Qualche professoressa bisbiglia:”e’ proprio tanto carino. Stanno bene insieme”.Speriamo non la chiudano, in questo caso, e che di qui al termine delle lezioni portino un bel po’ di sole in classe”. Mani nelle mano e capelli che rimbalzano sulle spalle ad ogni incedere”. Anche dovesse dirlo il mansionario qualcuno vigilera’ ugualmente “la puooooooortaaaa”. Lasciamola aperta, questa volta.

Scarpe Espadrillas. Benetton. Torino. Foto Romano Borrelli