Stazione di Torino Porta Susa. 19 gennaio 2010. Ore 6.20 circa. Pronto, come molti, ad affrontare una nuova giornata “precaria”. Cominciata, tanto per cambiare, in maniera precaria. Non so quale sarebbe il titolo piu’ idoneo per un treno, due, “canc” e molti altri in ritardo. Treno della vergona? Bassa velocità? Tbv? Trenini lima… Questi fatti che capitano ormai con una certa frequenza (anche ieri abbiamo scontato un certo ritardo) mi ricordano Mago Merlino. Dall’alta velocità con la bacchetta magica si finisce alla “canc”. Treni soppressi. Non se ne conosce il motivo. Uno scambio? Nei pressi della nuova stazione Rebaudengo? Della nuova stazione Stura? L’unica certezza è che sono partito ora. In questo momento mi trovo nei pressi di una cittadina alle porte di Torino: Settimo. Ancora solito ritmo: stipendi decurtati, ritardi da recuperare, e ancora oggi a sentire tutti a gridare viva la Tav. Senza rendersi conto dove viviamo. E come.
Archivi tag: Treno Torino Aosta
Non concordo con S.L. de La Stampa. Un laureato, dopo i trent’anni, non guadagna il 43% in più”.
Al mattino solito viaggio, solito treno: minuetto. Si riuscirà a ridurlo ancora quel treno per Aosta? Ma è possibile che i lavoratori pendolari a qualsiasi ora debbano essere tartassati in ogni modo? Magari un modo per vedere quanti riescono a stare in piedi? E se di tanto in tanto si configurasse un problema di ordine pubblico? E che dire del cesso di treno che Trenitalia riserva per la tratta Torino Aosta in altri orari? E se questa penna diventasse pugno magari con una class-action? Finirebbe? E se si chiedessero le dimissioni dell’Amministratore Delegato, super pagato, di Trenitalia? SVEGLIA ITALIA!! Riesco a trovare in ogni caso un posto. Dare una occhiata alla mazzetta dei quotidiani. In giro, molti leggono Metro, Leggo; giornali gratis in cambio della pubblicità e del “lavaggio di cervello” polically correct. Che rabbia, vedere l’informazione, scopiazzata dai maggiori quotidiani, in quel modo. In quale modo! Come se la cosa più importante fosse vedere in prima pagina cosa succede in quel programma spazzatura chiamato Grande Fratello. SVEGLIA ITALIA!! Ho con me i quotidiani Liberazione e La Stampa. In particolare, su quest’ultimo, a pagina 11, il titolo è lampante: “Giovani, il futuro che non c’è“. Divario Nord-Sud, donne svantaggiate, classi di età, agenzie interinali che non tirano più, e via dicendo. Una “fotografia” ci racconta questa Italia che “non va”, e, non erano “menagrami” chi lo affermava e lo afferma. Abbiamo visto, poche soluzioni politiche che non vanno, che non ci sono. Famiglie che attingono ai risparmi personali assistendo al dilapidarsi del proprio patrimonio personale. Ma una notizia mi ha colpito. “Investire nella scuola paga meglio della Borsa”. Penso trattarsi di uno scherzo, che dall’insediamento del nuovo direttore, Calabresi, sono soventi su La Stampa. Lo studio è della Banca d’Italia secondo l’articolista firmato S.L.. L’articolo riporta che “chi si laurea troverà lavoro più facilmente e riceverà una paga migliore”…continua “i soldi spesi per studiare renderanno nel tempo quasi il 9%”. Ma il pezzo forte viene dopo; “I vantaggi della laurea vengono fuori con il tempo. Dopo i trent’anni, un laureato guadagna il 43% in più“. Ma, in più rispetto a cosa, mi chiedo? Di quali laureati sta parlando questo giornalista “riempi-pagina”? Perché molti laureati “fuggono all’estero”? Personalmente, nel mondo della scuola, dove ho possibilità di incontrare gente, ho conosciuto insegnanti “tagliati”, fuori dalle loro classi di concorso. Dopo anni e anni, di “trafila”. Per cui, non vedo rispetto a cosa e a quando, il loro guadagno è maggiore e questo anche rispetto a chi. Questo governo continua a tagliare laureati e non solo, e forse il 43% in più è giustificato dal fatto che, gli anni precedenti si lavorava, quest’anno, no. “E’ stato bello, grazie”, diceva una Stella, di nome Maria. Nel privato, ormai, i disoccupati sono due milioni, e tra questa marea, chissà quanti laureati. “Senza lavoro il 26,9% dei giovani”, in prima pagina dello stesso giornale torinese. Da quando? Nella stessa Torino, ora “Gli interinali sono vittime della crisi” (Marina Cassi). Nel primo trimestre del 2009 si è registrata una flessione fra questi lavoratori: 47,7% rispetto allo stesso periodo. A me, quella ricerca ricorda luna spiegazione di un noto professore di statistica, quando era il momento di spiegare la media. Per anni e anni alcune aziende han continuato a produrre pantaloni della stessa misura, pensando che l’altezza media degli italiani fosse uguale a quella di 50 anni prima. Poi, ci si è accorti che quei pantaloni standard non andavano bene per molti e forse, vi era bisogno di un nuovo campione, esteso su tutto il territorio nazionale. Un campione diverso, nuovo, più credibile. Premetto di non avere sotto mano gli atti di quella ricerca, ma, conosco molte situazioni personali, vicine, reali. Non riesco a credere a quel dato. Molti laureati hanno sacrificato molto: prima e durante gli studi, (economici, affettivi, temporali) e dopo, una volta raggiunto l’ambito titolo di studio; le porte che si aprono loro, quelle del mercato del lavoro, sono strette, senza presente, senza futuro: contratti di ogni specie che non danno la possibilità di “sbarcare il lunario”; se questo succede, avviene grazie all’integrazione di mamma e papà. Ma quanti, in un periodo di crisi come questo, che dura da un po’, riescono a iscriversi, seguire, e laurearsi? Quanti costi bisogna affrontare (diretti e indiretti), per un corso di laurea? Quanti sono i laureati che “fuggono dall’Italia”? “Né presente, né futuro”, titola Liberazione di oggi. Ma non è da oggi. Stipendio di un precario, base, pubblica amministrazione: 985 euro, con laurea. 43% in più? Rispetto a chi? A chi ha un contratto part-time? Rispetto a chi riceve “la disoccupazione”? Investimento è tale quando si ha un ritorno. Laureato, pubblica amministrazione, tecnico informatico: 1080 euro circa. 43% in più? Rispetto a chi? Rispetto a cosa? Laureato, con corsi di abilitazione, con qualche anno di esperienza, circa 1400 euro. 43% in più? Rispetto a cosa? A me pare ci sia una forzatura. Personalmente, ho avuto solo uscite, prima, “adesso”, e domani. Precario con Laurea. Con un lavoro che non è il mio, per un “eccesso di domanda nell’offerta: di lavoro”. Né presente, né futuro. Invisibili. ITALIA, SVEGLIA!!!
Mentre scrivo, mi telefonano e scrivono ancora molti per denunciare i concorsi farsa e a corsie preferenziali. Oh se quelle parole, insieme a questa e altre penne diventassero pugno, per un class-action!! ITALIA, SVEGLIA!!
Se tutte le “penne” diventassero pugno, sarei disposto a chiudere questo blog e unirlo insieme agli altri, di sinistra, in modo tale da renderli meno dispersivi e SVEGLIARE L’ITALIA INTERA.
Termino con un pensiero a Diego Bianchina, operaio di 31 anni, morto alla Thyssen Krupp di Terni. In un Paese, senza presente, senza futuro, dove muoiono ogni giorno tre persone sul posto di lavoro. Penso ai giovani e mi chiedo e vorrei loro chiedere, se tutte le penne diventassero pugno, non barattate il vostro futuro con le apparenti lusinghe, nelle forme più scientifiche, che il capitale in modo martellante e incessante vi propina.