Questa contrapposizione Torino-Milano sul salone del libro e sul leggere pero’…che noia: “chi ruba cosa”…. leggere… ma quanti leggono cosa e chi? E a chi? Davvero bisognerebbe cominciare a spiegare il tutto dall’abc? Quotidiano, settimanale, mensile, rivista in tutte le declinazioni. Davvero poi all’esame di maturita’ i maturandi finiscono di fare “cilecca” sull’articolo di giornale? “Leggete, leggete”, diceva la prof. ssa Morganti delle medie. E ancora. “Partite dal biglietto del tram, poi da Topolino e poi… “L’Agnese va a morire”. E poi, se vi piace, continuate con “Lessico famigliare” e “Se questo è un uomo”. E poi fini’ davvero, che da quella frase buttata li dalla prof. ssa Morganti sulla storia del biglietto del tram da leggere porto’ molti ragazzi a fare incetta di biglietti Atm: giornalieri, settimanali, mensili. E fu l’inizio. Della lettura. Poi fu la biblioteca e librerie. La Morganti fumava e penso pure i suoi libri, dato l’odore che emanavano. Aveva una borsa di tela, e ogni settimana ne estraeva uno e lo prestava a chi lo desiderava. Piu’ tardi arrivai alle superiori. La prof. ssa di lettere, qui, non fumava. Aveva capelli neri, fin sulle spalle, una frangetta, occhiali neri e un piccolissimo neo a lato della bocca. Leggeva un capitolo dei Promessi Sposi ogni settimana. Era “la Melloni” e oltre ad essere impallinata sulle descrizioni dei personaggi dei Promessi Sposi ci assegno’ in seguito un compito a noi e uno ai nostri genitori. Ai secondi, comprare un libro. A noi, leggerlo durante le vacanze di Natale. Con scheda e successiva interrogazione. “Leggete la Storia, di Elsa Morante”. Ah che bella quella lettura. Col tempo, una, due, tre, cinque volte. Poi in quinta, una quantità incredibile di giornali. Rinunciavo alla colazione, talvolta al pranzo, pur di averli sotto il banco e a casa. “Repubblica”, “La Stampa”, “Corriere della Sera”. Guai a stropicciarli. E quindi, guai se lo adocchiava quella di diritto. Me lo avrebbe chiesto o approfittando magari di un cambio d’ora o intervallo avrebbe (come faceva) allungato la manina per sfogliarli. Lo, li, avrei rivisto/i dopo ore e tutto stropicciato. Poi, dopo la maturita’ venne “il tempo delle mele” e delle parole e della “brezza marina”, dell’amore e del gioco a nascondino. Nelle librerie, io e lei. Cioe’ noi. Partire, entrare, in libreria, “contare”, uno, due, tre… dieci e giocare a perdersi per poi ritrovarsi, con un libro tra le mani. Nascondino tra i libri. Il gioco consisteva nel cercare una pagina qualsiasi di un libro altrettanto qualsiasi pensando all’altra. Per poi leggercela. In faccia. Alla faccia di chi… “parlava” male.
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Scuola “rasa” al… suolo
E’ cominciata la settimana di passione e di amore per la lettura, nel capoluogo piemontese. In un Paese in cui “i lettori da un libro l’anno” sarebbero in aumento. Tendenza che muta, unica nota positiva. Solito salone, solita zona, Lingotto, ex fabbrica di automobili. Storia del movimento operaio torinese.
Settimana di passione, ma anche di tristezza, delusione, amarezza, sapere che tantissime ragazze e ragazzi, con cartelli al collo manifestavano nei pressi del Salone del libro, la propria contrarietà ai tagli che l’università si appresta a subire. Tantissime ragazze e ragazzi stesi a terra urlano che loro, noi, la crisi, non la vogliamo pagare. Una crisi che si manifesta, si materializza in mille pieghe del nostro quotidiano. Pecora o non pecora, i treni continuano a ritardare, come è successo in settimana. Ancora una volta ritengo ingiusto parlare di alta velocità quando esistono linee poco funzionali, a binario unico, con motrici a gasolio, che viste da dentro, fanno davvero ridere. I ritardi significano recuperi, decurtazioni dello stipendio, che a fine mese significa busta paga meno pesante e per molti altri, uno sconfinamento di conto corrente che andrà ad ingrossare e ingrassare le banche. Qualcuno si preoccupato di “suggerire” alle banche di abbassare i tassi sugli scoperti in questi periodi di crisi? O pensionati, cassintegrati, disoccupati, devono sentirsi umiliati come è capiatato a molti se il loro conto “sfora”? Si, signori, perchè da una parte, quei “giocolieri di soldi” umiliano le persone che hanno bisogno, concedendo qualche euro in piu’, “forzando” come si dice, la procedura, dall’altra godono, perchè quella concessione significa interessi passivi. Studenti e scuola “rasi al suolo”; una scuola che sembra “coniugarsi” con il verbo al passato, ovvero, la scuola di pochi, dei ricchi, dei facoltosi. Ora aspettiamo gli effetti della crisi petrolifera, causata dal disastro ecologico, lontana migliaia di chilometri, ma che si ripercuoterà su ogni aspetto della nostra vita. Perchè tutto è interdipendente. Posti di lavoro che andranno in fumo. Quanti? Se la situazione non migliorerà sicuramente migliaia. Prezzi alti, ancora piu’ alti dei prodotti alimentari. Ormai abituati a confondere prezzo con valore, dove, pensando al prezzo, abbiamo avuto piu’ prodotti a scapito della qualità, (così, il prodotto che non ci soddisfa, lo “cestiniamo” e compriamo altro; facendo dilagare i profitti dei soliti). E le nostre tasche e le nostre vite, sempre piu’ vuote. E così, piano piano, ci stanno radendo al suolo tutti. Gli uffici dell’inps, pieni all’inverosimile, come non mai… eppure, qualcuno, continua a dire che tutto “va be”.
No, gente, “noi, la vostra crisi, non ve la dobbiamo pagare”.
Solidarietà agli studenti.
Noi Uniamo, il capitale divide
La giornata di ieri si era conclusa con una tristezza all’interno di un’altra tristezza. Una menzionata, l’altra no. Una tristezza constatare che molti hanno più a cuore uno spettacolo che le prospettive fosche di tante migliaia di lavoratori. Se fosse stata una partita, avrei detto: “50.000 contro 15.000”. Il fatto è che dietro ai 15 mila operai in corteo a Torino si nascondono famiglie, magari monoreddito, che stentano ad arrivare a fine mese. Già la scelta di campo, di stare con gli “amici” e non con gli operai la dice lunga sulla divisione. Poi, una tensione, un attacco, una contestazione, una spinta al leader della Fiom acuiscono la divisione. Pollice su dalla sala di comando. Tristezza in chi come me ha accompagnato questo corteo. Un corteo colorato, vivace, unito fino in fondo. Peccato che anche i cortei conoscano i tempi supplementari. Come le partite. E al 120, non un fischio dell’arbitro, ma un fischio diventato: “Tensione a Torino. Assalto al leader Fiom” (La Stampa, domenica 17 maggio); oppure “Tute blu a Torino, assalto dei Cobas” (La Repubbica, domenica 17 maggio); “Contestato il leader Fiom”, (Liberazione), anche se il titolo più significativo dello stesso giornale è “La Fiat siamo noi”. Peccato, un senso di tristezza mi ha accompagnato lungo il corso della giornata. Per proseguire poi in serata. A Torino “una festa” riesce a portare in piazza migliaia e migliaia di persone”. Una nuova epoca per la tv. La stessa piazza che negli anni ’70 era colma di operai, per chiedere pane e dignità. E cultura, magari con le 150 ore. Oggi “abbiamo una nuova epoca: digitale terrestre”. Eppure dovremmo preoccuparci se “il 66% dei piemontesi legge almeno un lbro all’anno” (la media nazionale è del 60% nel nord Italia del 67%): dati Istat 2006. Pochino per sviluppare sensibilià. E per stare “dalla parte che soffre”. Ma d’altronde anche la selezione delle candidature, nei partiti populisti e liberisti, non avviene più in base all’educazione famigliare, all’istruzione, alle buone letture, ai principi e adesione a valori: no, avviene in base “all’apparire”. Forse il riferimento a Daniel Bell ci sta tutto (“Le contraddizioni culturali del capitalismo”, citazione riportata alcuni giorni fa su la Repubblica). Gli individui si comportano in maniera diversa, con riferimento ai valori, a seconda che siano produttori o consumatori. Nel primo i valori di riferimento sono lavoro, puntualità, disciplina e altro; nel secondo, i consumatori, ricercano il piacere, a vivere il presente. Il futuro? appartiene ad altri, a chi “partecipa al corteo degli operai”. Il presente è con gli “amici”. Eppure guardando con l’occhio “della crisi”, uno su due ne è stato colpito; sei persone su dieci sono state costrette a ridurre i consumi e ri-orientare i propri vincoli di bilancio. Una spesa mensile esorbitante con il costo dell’affitto che si aggira sui 600-700 euro. Fame di cultura e fame-fame avrebbero dovuto “segnare” con chi stare. Eppure…Il capitale ci ha già diviso: interinali, a tempo determinato, somministrati, cococo ecc. ecc. non creiamo tra di noi ulteriori divisioni e lacerazioni! Con l’amarezza per come si è concluso il corteo, (colgo l’occasione per esprimere solidarietà a Gianni Rinaldini, e all’amico Stefano dell’Inca Cgil di Torino che nessuno menziona, ma rimasto anch’esso contuso) e la serata, oggi decido di recarmi al Salone del libro di Torino. Pagati gli otto euro d’ingresso, incontro uno stand che mi da l’idea di un ritorno alla normalità, alle radici, alla memoria, alla storia: lo stand di slow food. Decido di “rallentare il passo”, fermarmi e chiacchierare. Forse rallentare è doveroso. Soprattutto quando si pensa alla velocità del capitale, capace sempre di dividere. Tutto. Tutti. Ricordiamocene alle urne, nel segreto delle cabine elettorali!!