Chissà a quanti sarà capitato di sentire o immaginare un odore e sentirsi catapultato ad una specifica fase della propria vita, infanzia, adolescenza o quale che sia. Le suole o corde delle espadrillas, per esempio, appena tolte o tenute a mo’ di ciabatta dopo aver camminato sull’asfalto cittadino bollente. Ecco, questo ricordo in particolare mi proietta al rompete le righe con la scuola, la ricerca affannosa di un negozio, se non ricordo male, al convergere tra corso Vercelli, via Vigna e Lauro Rossi. Era Bata? Perché d’obbligo era avere le espadrillas, nei fine ’80. E una volta in mano, i km macinati su nastri d’assalto cittadini e non solo le rendevano più calde dell’asfalto. O quasi. Quelle scarpe poi, rimandano alle piazzole di sosta di altro nastro “d’assalto”(strade e autostrade prese d’assalto per le tanto desiderate ferie), lunghissimo e a più corsie quale l’autostrada e l’inizio di una lunghissima estate calda all’insegna di avcenture. Ma “Quando tramonta il sole, come on ragazza…” o “una storia importante” e dietro le dune, certi che “lei verrà “. Però è bene non montanari troppo dal fiocus iniziale, il ricordo di un odore, intrecciato ad altri ricordi. Bhe’ le espadrillas oltre che essere calde avevano anche il profumo della promozione e della cauzione “vuoto a perdere”:come andava, andava. Poi, intrecciato a quella corda c’era l’odore del ghiacciolo alla menta, di quella carta sempre appiccicaticcia e che incollava anche le dita, e quel legnetto cosi particolare alla fine. Da non dimenticate l’odore della benzina e dei cartelloni che raffiguravano Schillaci, Baggio, Baresi, sempre sorridenti e in punta di partenza per i mondiali anche quando questi erano già terminati e l’Italia, di rigore, tra le prime quattro. L’odore del sughero bagnato, umido, quando si riapriva la casa del mare, dieci mesi dopo. I materasini al sole, ad asciugate, l’erba secca e le piante bruciate dal sole. L’odore dei libri letti e vissuti l’estate prima, con le pagine incollate, ma con il ricordo del finale ben impresso; i copertoni delle bici, puntualmente sgonfi, e…”dove saranno il mastice e le pezze?”I ricordi, gli odori, e questi che rimandano a quelli sarebbero TANTISSIMI e ci si potrebbe scrivete un libro, ma oggi il ricordo dell’orrore e del sapore è quello di un libro di tesi e di una torta alla frutta. Un libro diventato poi pratica, al professiinale. Quattro anni vissuti intensamente, a scuola, in cattedra. Con un pensiero a mio padre, che era con me e che allo studio ci teneva. Purché lo studio è il vero ascensore sociale…
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Al via i saldi
Ieri, 6 luglio, son partiti i saldi ma lo “sciamare” e la caccia al miglior pezzo al costo piu
contenuto non mi è parsa una attivita`
così inflazionata. Ma solo impressione, magari la realta è andata e andrà diversamente. Alccuni negozi sono stati impegnati in un extended play, cosi mi riferiva A. che oramai ha in mano il polso della situazione di molti negozi o catene della nostra città. 6 luglio, via i saldi e via le discussioni di laurea, dopo le sedute di maturità. In tanti, ragazze e ragazzi, in questo periodo, 3 volumi sotto il braccio e sotto un sol leone, li vedi avviarsi, scarpe lucide e vestiti e vestitini, incapsulati all’interno di bus e tram, o a piedi, verso altro rito di passaggio, quello che “In nome del popolo italiano si è dichiarato dottore in….” E a proposito di discussioni, di tesi, di laurea, in tutti quei volumi ricchi di storia e di storie, qualcuno la fa, riscattandosi, aspirando al salto e al balzo di un ascensore sociale fermo. E quando il tram li espelle, in quei posti che fino a pochi secondi fa li conteneva, e raccoglieva, pare sia rimasto un alone di qualche riga di quei volumi in pelle blu, ricchi di storia che valeva davvero la pena chiedere ed ascoltare. Un 6 luglio, in qualche tram, devo aver ladciato anche io qualche riga della mia…una giornata calda e torrida, calzini bianchi, scarpette, giacca blu e camicia, e tante cose da raccontate ad una commissione. In una oretta circa…
#Vista da qui
Rispondo alla “call” e mi reco alle 19.30 ai piedi della Mole. Nome, cognome, pass, qualche saluto, una cartellina, verde speranza, il pass al collo e mi dirigo verso l’ascensore. E’ presto, vista da qui, ma e’ proprio “qui” o “lassu'” che voglio arrivare per provare a narrare “l’effetto che fa”. Non per farmi girare la testa, lassu’. Ma per “farla girare” a qualcuno* almeno per un giorno. Diventando”filantropo” per un giorno. Un concorso: 10 mila euro in palio. A chi…decido io. S.Paolo: una lettera, un invito, una compagnia, una comunita’. …”Anche sapessi tutte le lingue del mondo…”La carita’”, diceva San Paolo. Laura me ne propose la lettura prima di tutti. Una scoperta. Lei, la lettera, la carita’, la compagnia e S.Paolo. Salgo sul terrazzo panoramico torinese, della Mole. Un tempo c’erano i “telefoni”, almeno cosi mi diceva mio nonno, quando “canzonandomi” mi portava quassu’, per farmi telefonare a nonna. E invece quello che sembrava un telefono era semplicemente un disco registrato:”da quassu’ potete ammirare Torino in tutta la sua bellezza…” e io…”nonna nonna…”. Oggi che son piu’ grande, il nonno non c’e’ piu’ da tempo, nonna neppure, Laura la ricordo e S.Paolo, ogni tanto lo leggo. In “compagnia” o a scuola. Ora, ci sono un bel po’ di ragazze laureate, quassu’, e un Po ai miei/nostri piedi, quaggiu’. Molta storia, davanti, quando uno pensa sia il futuro. Ai piedi, Palazzo Nuovo e a sinistra, con il Campus, le “vele”. Diritto. Nella pancia dell’ascensore, tra film e locandine, storia, o una bella storia racchiusa tra le pagine di un capitolo personale. Poi, il resto. Un paio di laureate fotografano. Scambiamo due parole e due foto. E gli auguri.
Vista da qui, Torino e’ una bella e giovane donna che il tempo rende ancora piu’ graziosa, forte, delicata e gentile come solo certi vini sanno essere.
Vista da qui, la nebbia e’ solo uno sbiadito ricordo che non ha nessuna ragione d’essere.
Vista da qui e’ uno slancio, un’apertura con le radici ben piantate.
Vista da qui e’ un faro, una stella, che ne illumina il cammino.Vista da qui illumina da sempre e forse per sempre.
La mano ferma, sulla corona, fresca di laurea, di podio. Ha l’innovazione nel dna. Ha sbaragliato altre donne ma oggi e’ lei che festeggia. E’ lei la festeggiata. Scattiamo in molti qualche foto, alla Torino e alla storia, vista da qui. Siamo blogger, scrittiri, gente comune, turisti. Pass verdi “vista da qui” ciondolano al collo al minimo colpo di vento. Siamo una “compagnia”(S.Paolo) e in molti casi sconosciuti gli uni agli altri. Faccio, facciamo, il giro della balconata e sulla citta’. L’Universita’, le vele, la collina, i musei, la storia. E’ ora di …rientrare. Prendo l’ascensore. Ridiscendo. Vengo inghiottito nella pancia della Mole: coriandoli di manifesti e poltrine rosse, il passatoche si mischia al presente. Due parole.Il progetto. L’obiettivo: visto da qui.
Un aperitivo. Libri, storie, blog. Non so se siano queste mani di donne che svolazzano e fendono l’aria mentre parlano raccontando di storie lontane e vicine (e mentre ti parlano di libri ti invitano ad entrare tra le pieghe) o se sia questo bicchiere che mi fa oscillare tra quelle
. In ogni caso, come che sia, da lassu’ o da quaggiu’ e’ solo tutta una storia da raccontare. Ps. Ho il Grande Gatsby nella giacca.
Primo settembre
Appena terminata la lettura di un libro, una bella storia d’amore “a distanza” tra Marta Cordero e Michele Torre. Una storia che scorre lungo due binari parralleli. Osservando il mondo che”scorre”. Scritta da Margherita Oggero, ed.Mondadori.
Penso ai binari appena lasciati alle spalle, quelli della Sud Est e della strada, fatta e che faro’. Binari: loro ci sono sempre come i ponti che congiungono due citta’ e due storie diverse. Una bella storia “a distanza”, spaziale e non “social”. Mi piace molto, pare un bel vestito che potrei indossare. Tra le tante riflessioni, quella sul tempo e su come trasforma o non trasforma le persone.
Ma esiste davvero questo fildiferro magari contorto, ripiegato che tiene insieme il nostro crescere e mutare oppure si cresce a sbalzi e rotture? Si penso che esista il primo come il secondo anche se il primo e’ quello che sento mio. Il pensiero di mio nonno, con quel suo fildiferro curvato all’estremità, contorto per raccogliere fichi all’estremità dell’albero….il suo cappello di paglia, il nostro stare insieme sotto l’albero…poi lo passava a me e lo imitavo per i rami più bassi…piedi immersi nella terra rossa. Un caffè, un’occhiata di fronte, le ultime pagine di un bellissimo libro conservate per il primo giorno, di scuola, di lavoro, di una storia, che continua come un fildiferro magari contorto e ripiegato ma che tiene insieme la stessa storia. Mi porto con me i personaggi della storia appena letta (“che bella la ragazza di fronte”!)…quella di Margherita Oggero.
Primo settembre. Si comincia. Si ricomincia.Meglio. Lasciati alle spalle esperienze di anni e di nomi di paesi e cittadine della provincia di Torino, imbriglio, l’esperienza e cerco di plasmarla, in qualche modo, insieme al titolo, recentemente ottenuto, in qualche forma, unitaria, organica, da prestare ai “vari incontri” classe dopo classe. E cosi, dopo aver firmato i vari fogli, nella scuola che mi accoglie, la segretaria amministrativa, collaudata da anni nel suo agire e protocollare, “timbra” il mio arrivo, mi rivolge il benvenuto e mi indica la strada per l’aula magna: “Professore, il collegio docenti e’ sotto. E’appena cominciato. “.Un brivido mi corre lungo la schiena, nel momento in cui mi chiama con il titolo. Un pensiero mi invade: “ho cambiato professione: devo rifare la carta di identita’?” Ma poi la felicita’ prende il largo. E’ la gioia piu grande che chiede di manifestarsi. Piu’ grande del giorno della laurea.
Finalmente a casa.Tra i miei libri riviste e quodiani e pagine. Rimuginavo sui personaggi del libro appena terminato. Da qualche ora: “La ragazza di fronte” di Margherita Oggero.
Michele e Marta. Si guardavano, da piccoli. Si osservano in modo divetso e speciale da grandi. Come? Non lo rivelero’. Michele e Marta si danno il tempo. Crescono e vivono, si allontano, per caso, e questo da grandi li avvicina riservando loro un grande….Michele e’ il riscatto, l’orgoglio del Sud che arriva a fare quello che gli piace con grandi rinunce, compresa la fam. “Adottato ” dal nonno, il maschio che avrebbe voluto e che invece aveva una femmina. Michele e il nonno Peppino, barbiere, sempre attento e presente. Ottenuta la laurea percorre, alla guida della sua “gazzella” (frecciarossa) l’Italia in lungo e largo
. E’ una freccia. In tutti i sensi. Attraversa storie che aspettano sulle banchine . Storie di chi staziona in attesa di tutto. Mi sono ritrovato in partenza in attesa a sognare…mare estate addosso…Marta e’ una archivista e anche lei “fruga” nelle storie degli altri. Marta mi piace. E parecchio. Lara la pasticcera e’ una “cerniera” che cuce due storie che si erano disperse nel tempo…insomma, ci mette una pezza. Dolce. In una dolce Torino. Ora ci vorrrbbe un bicerin.Per festeggiare la mia. Ora, sotto il cappello, una cattedra. Mia.
Last day
Tempo lento, tempi lenti.Poi, vacanze.Tempo dilatato, tempo sospeso, vuoto e un progetto con cui riempire. Treno, sole, mare, natura, sali, scendi, su e giu’ natura e viaggiare con gli occhi. Fra poco, dopo le 7 ore e 12 di lavoro ci pensero’. O mettero’ in pratica.
Ultime “spolverate” (come zucchero a velo sul pandoro come carta assorbente per pulire) di ricordi indelebili come pennarelli utilizzati dai ragazzi che scoperchiano (in modo sbagliato: poveri collaboratori scolastici) il proprio stato d’animo: sentimenti “segnati” ai posteri sui banchi che raccolgono, hanno raccolto e raccoglieranno, 5 anni di “briciole” vere e di vita. Banco da lavoro, banco di studio, banco per una frugale e veloce merenda. “Annuso” ancora per qualche ora e poi trarrò le conclusioni…”copio e incollo” a memoria qualche “traccia” di tema, spicciola, “da banco”.
Il fiume, a due passi, “sbatacchia” qualche residuo di ramo proveniente dai monti… Oggi l’orologio corre e l’occhio osserva e vuole la sua parte…e di occhiata in occhiata una scorre sul cellulare in attesa di un “drin” ….e una alla mail. Un “cittadino” torinese ha apprezzato “il traguardo” della laurea, tempi e modi. Tempi brevi e “al lavoro” come il titolo della tesi…”la formazione al lavoro…”. Modo: ottenuta lavorando. Modo, mi permetto di aggiungere ancora ( se mi permettono), senza mai avere una cattedra prima del titolo. ..
L’orologio segna la meta’ della giornata lavorativa….Il.cielo è coperto di nuvole ma le coperte non sono mai “troppo abbastanza”….Un pallone sale nell’aria e gli scrittori a due passi da qui roteano penne. Poi, il tempo solo di un sorso d”acqua e un caffè….” prima della ripresa del lavoro: “tu se puoi donami un sorso del tuo sorriso”…dal banco, “senza barista” e “scrittore” (autore del “pensiero-tema)…
Da qui ad ora una radio accesa “nella mia testa” canta i Pooh…”la mia donna….” e un tempo migliore proprio ora che non è più la sua donna; mi alzo…..un sopralluogo ed un saluto là dove prima dei temi c’erano persone…..
H. 15. 15: è terminata. Se fosse una canzone sarebbe….”Bye bye love, bye bye happiness.Hello loneliness think I ‘ m gonna cry..Bye bye love bye bye sweet caress Hello emptiness…”
Ciao “love“…è finita…e sono felice….e vorrei lo fossi un po’ con me….
Ciao ciao ciao a tutt* i ragazz*.che ho incontrato e conosciuto.un abbraccio.
Scrivo nell’aria, senza nuocere a banchi e collaboratori scolastici: “Sono stato qui”.
Buone vacanze!
Tra sogni e realta’
Ancora sogni e spezzoni di quelli e personaggi che li disegnano che al mio risveglio hanno avuto l’effetto riempitivo della testa, al pari di fumo e ancora fumo. Mi sbrigo e corro alla ricerca di un blocco, la penna dello zio Vito regalatami per l’ultima laurea, al fine di appuntarne frammenti, di sogni e di vite. Cartelline colorate di “maturi”, suddivise per sezioni, banchi e temi sui banchi scritti con pennarello indelebile, hanno avuto l’effetto di dare corpo a personaggi che in qualche modo animano le notti e i sogni e i giorni dando loro nomi e anni scolastici di riferimento che mi indicano gli autori sul banco. “Frugo” cosi nelle loro sensibilita’ e vite e costruisco attraverso i loro segni “a perenne” ricordo. M.ad esempio ha “mangiato tanta solitudine e malinconia che alla fine della scuola si descrive obesa e si rappresenta con un cerchio. Poverina.Ma tanto non ci credo. La stessa aveva festeggiato da poco i suoi 18 con il suo amore: una collana di caciocavallo era stato il regalo per la “maturita’”di un amore.Cosi pensava. Cosi credevano. Anche S. e’ triste perche’ e’ finita. A stretto giro di posta, cambiando penna, R.risponde loro con “filosofia”: “Non piangete perche’ e’ finita, sorridete perche’ e’ successo” (Scriveva:” Me lo ha detto Marquez”). Aristotele pensava che in ogni tragedia ci sia un inizio, un centro, una fine…come cominciamo? Con quest’ordine? O un altro? Cominciamo dalla bellezza, allora, perche’ abbiamo la fortuna di incontrarci. E sorridiamo. A prescindere. La giornata continua…ma non era un sogno? Gia’ forse era un sogno che intrecciava la realta’ o forse erano o sono entrambi. Non importa. Basta inizisre a scrivere e misurare e misurarsi.La faro’ breve. Altri personaggi e storie li raccolgo e accumulo per me, da fissare sulla carta e….li conservo nel blocc. In futuro provero’ ad animarli. A proposito. Il caldo e’ intenso. Decido di “scroccare” un po’ di fresco, ma non voglio inflazionare questo modo di dire; oggi, infatti, mi va di pensarmi come un accumulatore di “fresco” e fresche speranze. La Sida e’ aperta e cosi immagino anche il fresco “condizionato”. Convergo, entro. Saluto. Mi accomodo, ordino una acqua e menta e….”accumulo”. Saluto.Saluti.
“E, sono quattro (lauree)… Laurea in tempi da record”
“Scusate, volevo sbalordire tutti”. O quasi. La prima, l’avrebbe detta Sartre. Anche io volevo provarci e
ho sbalordito molti.
Ecco giunta finalmente la mia quarta laurea … Ci sarebbe da ridere (non ne dovrebbe bastare una?). Non so ancora se è quella che mi ha dato maggiori gratificazioni – di certo, potrebbe e dovrebbe essere quella che darà una svolta alla mia futura vita lavorativa. Vita lavorativa iniziata in fabbrica, quella fabbrica che ti forgia anche il carattere e che non si dimentica mai! I compagni di lavoro, come si potrebbe mai dimenticarli.
Ho sudato, credetemi, davvero per questo ultimo fine – penso sinceramente di essermelo meritato. In Italia non ti regala nessuno niente se non hai dei Santi in paradiso è vox comune. Però, ripensandoci, sì: è frutto di un sogno cullato, inseguito, programmato e al penultimo esame, un sogno quasi messo in discussione, per colpa di una banalissima stanchezza. E non solo. Ma “il non solo” ormai non minteressa più. Fa parte del passato e io vorrei tenere solo le cose buone. Quello che interessa, e che mi inorgoglisce, è il fatto che dalla prima volta che mi accomodai su una sedia di una di queste aule universitarie, “correva” il 20 settembre 2010. L’ultima, il 9 luglio 2015. Sì, neanche cinque anni. Scusate se è poco.
Torino. Giovedi mattina, mentre ero ancora intento nella ricerca della mia camicia bianca e giacca blu, molto “Tsipras”, ecco suonare il campanello di casa. Lo zio Vito, di buon mattino, è passato a “prendermi” per “riversare” il contenuto di questo “bellissimo” libro blu che si chiama tesi. Zio Vito, giunto da Ivrea per partecipare alla mia ultima “discussione”. Il volume in mano sulle scuole professionali salesiane e le leggi che hanno caratterizzato il panorama di quelle dal 1978, e l’ultima “cantata” sulle scale. Ok è tutto a posto. La porta è richiusa. Penso a Platone: qualcuno vorrebbe lasciarlo fuori. Come che sia. Mi manca qualcosa? Qualcuna? Sono rilassato. L’ansia si è diradata come la nebbia d’estate. Bisogna far presto. Il tempo stringe. Valdocco e il mio quartiere, di quà, il Duomo di là. Nel mezzo un caffè “Sida”. Luca aspetta alla Sida, la Sida e la torta alla frutta aspettano noi e la commissione d’esame e gli amici aspettano me e cosi pure la sedia per l’ultima seduta, la prima a tempo di record. Saliamo in auto. Il navigatore dello zio segnala “via don Bosco”. Inutile ogni distrazione. Anche l’auto ne ricorda l’appuntamento. Nel cortile sprechiamo una manciata di chiacchiere. Coriandoli di saluti a quanti, fogli alla mano, sobo intenti a ripassare. I miei, li ho lanciati da poco nelnon dimenticatoio. Ora i pensieri convergono sul “libro” blu. Stringo fortemente il volume che racchiude cinque anni della mia vita e che per nulla al mondo lascerei… o forse si, per una causa davvero nobile e per chi merita davvero gioia e felicità. L’orologio che batte le sue ore ogni quarto d’ora da quasi cinque anni tanti quanti “il mio domicilio” pre-serale eletto qui (in realtà suona da chissà quanto) batte “45” dopo le 11. Il Direttore mi chiama. Convergo insieme ai presenti. La presentazione: “correva marzo del 2014 quando il candidato ha ottenuto la laurea triennale, oggi si presenta per…”. Ho ripensato a quel giorno, a quella felicita’ dimezzata, non completa, al voler fare e rifare qualcosa di ancora piu bello e grande, per me e per …l’amore. Una lettera.Ha 15 minuti per presentare il suo elaborato… Parto… 15 minuti corrono via come non avevo immaginato. Avrei voluto dire questo, quello e ancora altro… Comincio dal “cuore”: con la legge 845 del 1978, un anno dopo la nascita del Cnos-Fap… e dipano grappoli di conoscenze mischiati a fili di ansia. Parte la bella presentazione del relatore poi quella bella del controrelatore, le domande. Mi accomodo fuori. Mi richiamano. Rientro in classe, mi accomodo per l’ultima volta. Mi sistemo la giacca alla Tsipras. L’acclamazione, il battito di mano degli amici. Il mio è nel mio cuore. Me lo merito. Ho accorciato le notti per arrivare fino a qui. Ora è terminata! Il pubblico ha tra le mani l’applauso da far fuoriscire…. questione di secondi, eccolo: “E’ partito! ” Ho portato a termine una grande impresa, almeno dal mio punto di vista. Son passate due notti soltanto eppure continuo a sognare che devo preparare la tesi. È una gioia grande, immensa. La dedico ai miei, al fratello, ai Salesiani di Valdocco Maria Ausiliatrice, (Valdocco che è il mio quartiere) che mi hanno permesso di reperire ogni materiale possibile e girare liberamente nelle scuole professionali e negli archivi, agli amici, a Luca, a Domenico, a sister, a Laura, alla maestra, Angela e le sue poesie, alla matematica e matematici, a “BuBu”, al Professor Carpinelli (storico presso l’universita’ di Torino, per anni) con cui abbiamo collaudato le tesi, a suo tempo, per quelle precedenti, al Cnos-Fap regione Piemonte, a prof. E prof. sse, amici/e, a chi c’era e chi no, ai compagni, allo zio, ai ragazz* delle scuole che ho incontrato in questi anni, forse sfiduciati, e fiducios, ma mai rassegnati. Aristotele diceva: “I giovani non sono sospettosi perche’di male non ne hanno avuto ancora visto molto; sono fiduciosi perche’ non hanno ancora avuto il tempo di essere ingannati”.
Un altro mondo è davvero possibile.
I ringraziamenti al Direttore ISSR, alla commissione, al Relatore e Controrelatore. “La seduta e’ tolta”.
Sulla tavola la torta attende. Riavvolgo personal ente il nastro della memoria… accendo lo smart-phone, “puntualizzo” su Jovanotti…”Il piu’grande spettacolo dopo il big-bang…”…Ho scritto una bellissima pagina di storia che rimarrà per sempre. Una corsa… terminata nel migliore dei modi possibili. Un grande spettacolo… dopo il big-bang.
Scusate, oggi, senza alcuna falsa modestia, quel che otterrò in futuro è soltanto frutto di immensi sacrifici e testimonia che di santi in paradiso ne ho davvero avuti pochini. Ringrazio tutti coloro che mi hanno in qualche modo aiutato, stimolato ad affrontarli tali sacrifici. Grazie di cuore! E, sono quattro!
P.S.
Avviso per gli amici naviganti. Il blog da oggi è raggiungibile direttamente con il dominio romanoborrelli.com
E …..tre

Fa fresco. Vento su Torino. L’aria ha spazzato via anche questi tre anni. Libri nello zaino. Notti insonni. E davvero. Tutto sembra un finestrino. A guardare fuori, mentre tutto corre e correva velocemente. La città, gli altri, sabato, domenica, gita, mare… Ma non fa niente. Un altro mondo è possibile. (ed è bello ritrovare questa speranza anche in uno dei personaggi del libro di Alice Corsi, “La memoria degli alberi“). Le scale alle spalle. Il Duomo davanti a me. Di tanto in tanto lo sferragliare del tram, del jumbo tram. Impiegate, impiegati, studentesse, studenti, “sciamano” alla ricerca di qualche posto economico per il pranzo. Ora fa freddo su questa panchina. Gli occhi si chiudono, ma non abbastanza per sorridere.
Dall’università, sorrido. Bella!!!, direbbero i ragazzi a scuola, e un pensiero lo volgo a loro, ripetendomi che, nonostante le chiusure e il mercato del lavoro, anche per loro, se ci credono “un altro mondo è possibile”. Un’altra partita si è chiusa. Questa, il primo step. Ora, inizia il secondo.
Ora andiamo a casa. Si ritorna.
Questo lavoro, lo dedico a tutte le operaie, operai, a chi ha perso il lavoro e chi non lo ha mai avuto e lo cerca. A tutti coloro che lavorano a Mirafiori per pochi giorni al mese, essendo in cig, in attesa che qualcosa cambi. Presto. Alle badanti, i badanti che si occupano, preoccupano e hanno a cura i nostri cari. Nuove lavoratrici e nuovi lavoratori che ho incontrato per capirne meglio le loro storie, di sofferenza, lavoro, solitudine. “La solitudine dei lavoratori” ha scritto Giorgio Airaudo e sostengo nella tesi. (E un pensiero lo volgo alla Fiom, compagne e compagni con cui ho passato notti in treno per raggiungere la capitale a manifestare il dissenso e dire che “un altro mondo è possibile”). Lavoratrici, lavoratori che spesso non “riescono a santificare il giorno di festa”. Alle lavoratrici e i lavoratori dei call center, laureati, addetti a questo lavoro pur di non “fuggire via”, all’estero, alla ricerca di un lavoro migliore, rispondente alle loro aspirazioni.
A Tutti i ragazzi che la mattina mi incontrano a scuola e mi riempiono la giornata con un “buongiorno e grazie“.
Un grazie all’amicizia del professor Giovanni Carpinelli e ai suoi utili suggerimenti. All’amico ing. Domenico Capano, che tanto ha insistito, come detto altre volte, affinché…cominciassi a….scrivere senza penna.
Questo lavoro lo dedico a chi convive ogni giorno con i disturbi alimentari di bulimia e anoressia affinché possano vincere definitivamente la loro battaglia e cantare vittoria, e sorridere così per sempre.
Un grazie al grande Felice Reburdo, uno degli ultimi “preti operai” che mi ha accompagnato fino qui, e Livio che ha “sponsorizzato” con il suo “tifo” l’avventura.
Un grazie a chi mi ha sostenuto, anche quando ero solo e a te, che non credi all’amore, ricordando Elsa Morante: “Con te per sempre finch’io viva e più in là”.
Un abbraccio a famiglia e fratellone…………..Si torna a casa. Per me, non tengo nulla.
Cio’ che si vuole, si puo’.
Non concordo con S.L. de La Stampa. Un laureato, dopo i trent’anni, non guadagna il 43% in più”.
Al mattino solito viaggio, solito treno: minuetto. Si riuscirà a ridurlo ancora quel treno per Aosta? Ma è possibile che i lavoratori pendolari a qualsiasi ora debbano essere tartassati in ogni modo? Magari un modo per vedere quanti riescono a stare in piedi? E se di tanto in tanto si configurasse un problema di ordine pubblico? E che dire del cesso di treno che Trenitalia riserva per la tratta Torino Aosta in altri orari? E se questa penna diventasse pugno magari con una class-action? Finirebbe? E se si chiedessero le dimissioni dell’Amministratore Delegato, super pagato, di Trenitalia? SVEGLIA ITALIA!! Riesco a trovare in ogni caso un posto. Dare una occhiata alla mazzetta dei quotidiani. In giro, molti leggono Metro, Leggo; giornali gratis in cambio della pubblicità e del “lavaggio di cervello” polically correct. Che rabbia, vedere l’informazione, scopiazzata dai maggiori quotidiani, in quel modo. In quale modo! Come se la cosa più importante fosse vedere in prima pagina cosa succede in quel programma spazzatura chiamato Grande Fratello. SVEGLIA ITALIA!! Ho con me i quotidiani Liberazione e La Stampa. In particolare, su quest’ultimo, a pagina 11, il titolo è lampante: “Giovani, il futuro che non c’è“. Divario Nord-Sud, donne svantaggiate, classi di età, agenzie interinali che non tirano più, e via dicendo. Una “fotografia” ci racconta questa Italia che “non va”, e, non erano “menagrami” chi lo affermava e lo afferma. Abbiamo visto, poche soluzioni politiche che non vanno, che non ci sono. Famiglie che attingono ai risparmi personali assistendo al dilapidarsi del proprio patrimonio personale. Ma una notizia mi ha colpito. “Investire nella scuola paga meglio della Borsa”. Penso trattarsi di uno scherzo, che dall’insediamento del nuovo direttore, Calabresi, sono soventi su La Stampa. Lo studio è della Banca d’Italia secondo l’articolista firmato S.L.. L’articolo riporta che “chi si laurea troverà lavoro più facilmente e riceverà una paga migliore”…continua “i soldi spesi per studiare renderanno nel tempo quasi il 9%”. Ma il pezzo forte viene dopo; “I vantaggi della laurea vengono fuori con il tempo. Dopo i trent’anni, un laureato guadagna il 43% in più“. Ma, in più rispetto a cosa, mi chiedo? Di quali laureati sta parlando questo giornalista “riempi-pagina”? Perché molti laureati “fuggono all’estero”? Personalmente, nel mondo della scuola, dove ho possibilità di incontrare gente, ho conosciuto insegnanti “tagliati”, fuori dalle loro classi di concorso. Dopo anni e anni, di “trafila”. Per cui, non vedo rispetto a cosa e a quando, il loro guadagno è maggiore e questo anche rispetto a chi. Questo governo continua a tagliare laureati e non solo, e forse il 43% in più è giustificato dal fatto che, gli anni precedenti si lavorava, quest’anno, no. “E’ stato bello, grazie”, diceva una Stella, di nome Maria. Nel privato, ormai, i disoccupati sono due milioni, e tra questa marea, chissà quanti laureati. “Senza lavoro il 26,9% dei giovani”, in prima pagina dello stesso giornale torinese. Da quando? Nella stessa Torino, ora “Gli interinali sono vittime della crisi” (Marina Cassi). Nel primo trimestre del 2009 si è registrata una flessione fra questi lavoratori: 47,7% rispetto allo stesso periodo. A me, quella ricerca ricorda luna spiegazione di un noto professore di statistica, quando era il momento di spiegare la media. Per anni e anni alcune aziende han continuato a produrre pantaloni della stessa misura, pensando che l’altezza media degli italiani fosse uguale a quella di 50 anni prima. Poi, ci si è accorti che quei pantaloni standard non andavano bene per molti e forse, vi era bisogno di un nuovo campione, esteso su tutto il territorio nazionale. Un campione diverso, nuovo, più credibile. Premetto di non avere sotto mano gli atti di quella ricerca, ma, conosco molte situazioni personali, vicine, reali. Non riesco a credere a quel dato. Molti laureati hanno sacrificato molto: prima e durante gli studi, (economici, affettivi, temporali) e dopo, una volta raggiunto l’ambito titolo di studio; le porte che si aprono loro, quelle del mercato del lavoro, sono strette, senza presente, senza futuro: contratti di ogni specie che non danno la possibilità di “sbarcare il lunario”; se questo succede, avviene grazie all’integrazione di mamma e papà. Ma quanti, in un periodo di crisi come questo, che dura da un po’, riescono a iscriversi, seguire, e laurearsi? Quanti costi bisogna affrontare (diretti e indiretti), per un corso di laurea? Quanti sono i laureati che “fuggono dall’Italia”? “Né presente, né futuro”, titola Liberazione di oggi. Ma non è da oggi. Stipendio di un precario, base, pubblica amministrazione: 985 euro, con laurea. 43% in più? Rispetto a chi? A chi ha un contratto part-time? Rispetto a chi riceve “la disoccupazione”? Investimento è tale quando si ha un ritorno. Laureato, pubblica amministrazione, tecnico informatico: 1080 euro circa. 43% in più? Rispetto a chi? Rispetto a cosa? Laureato, con corsi di abilitazione, con qualche anno di esperienza, circa 1400 euro. 43% in più? Rispetto a cosa? A me pare ci sia una forzatura. Personalmente, ho avuto solo uscite, prima, “adesso”, e domani. Precario con Laurea. Con un lavoro che non è il mio, per un “eccesso di domanda nell’offerta: di lavoro”. Né presente, né futuro. Invisibili. ITALIA, SVEGLIA!!!
Mentre scrivo, mi telefonano e scrivono ancora molti per denunciare i concorsi farsa e a corsie preferenziali. Oh se quelle parole, insieme a questa e altre penne diventassero pugno, per un class-action!! ITALIA, SVEGLIA!!
Se tutte le “penne” diventassero pugno, sarei disposto a chiudere questo blog e unirlo insieme agli altri, di sinistra, in modo tale da renderli meno dispersivi e SVEGLIARE L’ITALIA INTERA.
Termino con un pensiero a Diego Bianchina, operaio di 31 anni, morto alla Thyssen Krupp di Terni. In un Paese, senza presente, senza futuro, dove muoiono ogni giorno tre persone sul posto di lavoro. Penso ai giovani e mi chiedo e vorrei loro chiedere, se tutte le penne diventassero pugno, non barattate il vostro futuro con le apparenti lusinghe, nelle forme più scientifiche, che il capitale in modo martellante e incessante vi propina.
Congratulazioni dottor Verdese.

Colgo l’occasione per portare a conoscenza di tutti, che un grande amico, il neo dottore Vincent Verdese, ha discusso ieri la sua tesi presso l’Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia; Corso di Laurea in Beni Culturali Archivistici e Librari. Tesi di laurea in teorie e tecniche di ordinamento e descrizione degli archivi. Titolo tesi: “Mutamenti dell’Amministrazione e archivi contemporanei: Francia e Australia a confronto“. Relatore: prof. Stefano Vitali.
La discussione della tesi è avvenuta ieri pomeriggio, alle ore 15 circa. La notizia la pubblico ora in quanto, solo ora sono riuscito a contattare il dott. Verdese per il suo consenso.
Il neo dottore, come affermato da tutta la commissione, non solo ha trattato un argomento che andava sicuramente approfondito, ma ha avuto padronanza nell’uso delle lingue straniere, trattandosi di un lavoro comparato, e che potrebbe essere anche considerata tesi specialistica a tutti gli effetti”. Un incoraggiamento, infine, a proseguire i suoi studi e ricerche in questo senso.
Complimenti, da parte mia, e dall’Istituto Storico, rappresentato da Andrea.
L’amicizia fra me ed il neo dottore è nata nei splendidi locali dell’Istituto Storico della Resistenza di Torino.