Dai riflettori di un consiglio comunale, quello della Bra (Cuneo) degli anni ‘70 ai riflettori del Palaisozaki di Torino nel 2010. Nel mezzo pero’, tanta, tantissima strada. Tante strade. Una lunga “cavalcata” che proietta Carlin Petrin, da consigliere comunale del Pdup a Presidente Internazionale e fondatore di Slow Food. Nel mondo. Di entrambe le attività ho cercato di occuparmi in maniera approfondita, con studi e ricerche; non soltanto cercando di individura con una relazione le circostanze che hanno incoronato Petrini, (alcuni anni fa, fu per una rivista, anche “uomo dell’anno”), ma occupandomene del personaggio anche “operativamente”: è la mia quarta edizione di Terra Madre a cui partecipo in qualità di volontario. Terminato il lavoro, eccomi, in questo impianto progettato e realizzato per le Olimpiadi torinesi del 2006: Palaisozaki, pochi passi dal vecchio stadio Comunale, ora Olimpico. Sono uno dei 650 volontari, munito di “pettorina”, quadernetto e penna. Dopo essermi “accreditato” cerco il gruppo a cui sono stato “legato” e l’attività, onestamente, non mi dispiace. Il ruolo di quest’anno mi permette di essere a contatto con alcuni amici d’infanzia del Carlin: quelli della “banda del Carlin”. Proprio i suoi amici di infanzia che lo ricordano per le battute, sempre pronte, per il gioco di parole nelle utilizzate nel raccontare le “storielle”: pistola, diventava Vistola. Un volontario, insieme a 560 cuochi, 283 studenti e 771 studenti, e tanta altra gente.
Alle ore15 circa scattano i flash dei giornalisti: Petrini, Presidente, si materializza. Prima di lui alcuni politici prendono posto all’interno del palazzetto. Fassino (da queste parti, “filura”), Ghigo. Poi, Pecoraro Scanio e il sindaco, Sergio Chiamparino. L’inizio della quarta edizione è all’insegna dell’arte. Si esibisce un gruppo proveniente dalla Macedonia. Si autodefinisce di “anziani”, per via dell’età: hanno infatti tra i 45 e i 50 anni. Il saluto iniziale a tutta l’assemblea è loro. Poi è la volta del Segretario della Fondazione di Terra Madre, salire sul palco e specificare alcune nozioni; Terra Madre come “rete”, come diritto di ognuno al cibo e alla sua qualità; nozioni come sovranità alimentare, “equo”, e “sostenibile””. Infine la nozione di Terra Madre come “rete” che cresce in modo autonomo e indipendente. Modi attivabili con risorse economiche risibili. Modi che pero’ riescono a dar vita al “Terra Madre day”, la manifestazione del 10 dicembre del 2009; manifestazione che si ripeterà. Quest’anno. 10 dicembre 2010. Al Palaisozaki ci sono 161 nazioni. Africa, Americhe, Asia, Europa, Oceania: presenti. Suoni, colori, costumi di tutto il mondo. Che emozione girare sotto gli spalti del palazzetto e vedere così tante bandiere pronte per essere sventolate. Come essere alle Olimpiadi. Quanti costumi, quanti visi colorati, quante amicizie nate dal 2004, e forse prima. Nel 2004 il primo anno di Terra Madre, a Torino, lo ricordo e lo vissi a Palazzo del Lavoro. Già il nome evoca grandi cose. Che mancano. Lavori, lavoro. Parentesi: Collettivo, ieri, individuale, oggi? Chiusa parentesi. Quanti ricordi. Quanta strada. “Porte aperte”per le comunità ospitati dalle famiglie piemontesi. Quanta bellezza. Quanto entusiasmo. Che bello vedere il coro delle ragazze e dei ragazzi. Oggi, fino a domenica. Ma speriamo che duri. Che bello vedere gli “umili della terra”, e gli indigeni. Per il Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, alla sua “seconda volta” nel Palazzo del ghiaccio e alla sua “quarta volta” per Terra Madre, quello che vede in questo catino è “la felicità costruttiva di Carlin”. Una felciità che si materializza: persone che si trovano, si incontrano, si parlano. Un “benvenuto a tutti”, per lui che promette amicizia e legame, perchè alla prossima edizione non sarà piu’ Sindaco. Ma, prima di lasciare il palco ad altri, intendo una “stoccata finale” ad una parte politica. Una stoccata che ricorda gli interventi del giovane Carlin quando era seduto sugli scranni del consiglio comunale di Bra. Che belli che erano i suoi interventi. Quanta politica. Quanto amore per la politica. Ah, non ci fosse stato un “terremoto” politico. Altri tempi. Oggi, il Sindaco torinese sostiene che “Il mondo aperto è bello”; proclama un secco “no alla paura del diverso e alle barriere”. Auspica un mondo diverso. Il mondo, infatti, lo si puo’ cambiare ma “non dobbiamo aspettare che lo facciano altri. Dobbiamo cominciare da noi e provare a ridiscutere le gerarchie dei valori con cui siamo cresciuti”. Cambiare si puo’, si deve e Terra Madre ci offre le risorse, in fin dei conti promuove relazioni e incontri. Infine, un arrivederci, al 2010, ma “da amico”, non piu’ in veste istituzionale. Nell’intervento successivo, il benvenuto anche dell’Assessore al Bilancio della Regione Piemonte, Giovanna Quaglia. Poi 5 interventi in “lingue”. Gamo, Guarani, Itelmeni, Sami, Yuwaalaraay. Infine, con Carlin Petrin, l’apoteosi. Il benvenuto a queste comunità, che ci offrono una seria lezione: mantenere e valorizzare il legame con la terra, con i saperi tradizionali. Chi potrebbe indicarci la strada per assimilare la lezione? Solo quattro categorie di persone sono deputate a regalarci il cambio di passo: indigeni, contadini, donne, anziani. Gli indigeni poi, sono un mirabile esempio per il loro “saper stare in armonia con natura”. Ancora. “La difesa dei valori tradizionali è una pratica che ci fornisce strumenti indispensabili per la nostra vita: allontanarli, i valori tradizionali, ci rende tutti piu’ poveri”. Infine un invito ai tremila giovani che devono coniugare scienza e moderne tecnologie con i saperi tradizionali. E’ una sfida interessante. Giovani che devono imparare a stare in contatto con gli “anziani, donne, contadini, indigeni”. Un futuro in mano ai giovani. Non poteva mancare un’analisi sui disastri finanziari e i suggerimenti per porre rimedio: valorizzare le diversità, rafforzare le reciprocità, dialogo e incontro, Dialogo e incontro, forse, quello che manca. Universalmente. Buona Terra Madre con l’augurio di viverla intensamente. Che sia un Circolo culturale, che sia un mensile, una radio, uno spaccio popolare, un Boccondivino, Petrini continua ad essere un gran “serbatoio di iniziative”. Un trascinatore, un leader.