Utilizzare il trenino per muoversi in Salento è uno degli aspetti piu divertenti, economici e arricchente di conoscenze storiche economiche sociali del territorio. La sua lentezza è un elemento aggiuntivo in quanto permette di spaziare con l’occhio da un punto ad un altro velocemente, “agguantando” masserie di ogni fattura, muretti a secco e contadini al lavoro su campi immensi e ben lavorati, panni stesi che narrano vicende sociali e private, e anche questo ritengo sia un aspetto che vale il viaggio. Per non parlare di “appendici” di case, dal vago aspetto di garage o contenitore di ogni cosa:gomme di auto, caffettiere, pentole, reti e pomodori stesi a seccare. Lungo questo “nastro ferrato” tutto, ad un occhio attento e vigile, racconta, peccato che ogni tanto si debbano anche vedere incendi “non governati”. Il treno rallenta, accenna a fermarsi, tutti noi viaggiatori “tremiamo” a questa possibilità non preventivate nel prezzo e nel tempo. Fortunatamente, si riparte, tanto, più a vista di così, impossibile viaggiare.
Il viaggio è una occasione per scambiare due chiacchiere su questa linea, di contratti fra ferrovie e velocità fra poderi, velocità in corrispondenza fra passaggi a livello ed enti locali, insomma, qua sopra, su questo pezzo storico in movimento, i miei studenti, a parlare, sentire e approfondire potrebbero preparare un esame di diritto amministrativo e pubblico.
Giunto a Lecce recupero il
centro storico, il Duomo, l’anfiteatro romano, la piazza con le sue luminarie e mi addentro in una sala del
Bar Alvino, così, per accumulare aria condizionata in una giornata caldissima in cui molti operai sono alle prese con i preparativi della festa di S.Oronzo. Una vetrina lunghissima presenta ogni tipo di pasticciotto, anche gelato, e questo deve essere davvero ottimo. Opto per il classico ed un Quarta. Le mie vicine sorseggiando velocemente un caffè con ghiaccio, hanno mappe ed itinerari ma lasciano ben presto sul “campo” al fondo della tazzina i cubetti di ghiaccio. Mi fiondo come per sgusviare via dall’afa a visitare
santa Croce, ora libera dalle impalcature. È davvero molto bella.
Al suo interno si sta per celebrare un matrimonio e quindi non sara possibile “osservare” con cura e attenzione il suo interno. Velocemente, mentalmente, ripasso Riforma e Controriforma, perché siamo più o meno in quegli anni. Anche Santa Irene mi piace e non ci avevo mai fatto cado a quante somiglianze con altra basilica romana, santa’Andrea Dellavalle. Tra una basilica e l’altra, ragazze salentine, carine, munite di trecce e no, offrono ai passanti taralli di ogni specie. Unico neo, personale, è il pagamento di un obolo per entrare in Duomo. Il viaggio e la sua bellezza insomma consistono nel viaggio stesso e la sua imponderabilta. È sufficiente avere a disposizione tempo e pazienza.
È ora di riprendere il trenino.