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Terra Madre

torino-24-9-2016-foto-borrelli-romanotorino-24-9-2016-foto-romano-borrelli20160924_163105torno-24-8-2016-foto-borrelli-romanoTorino 24 settembre 2016. Piazza Castello,  Piazza San Carlo,  il Valentino e oltre e altro. Una giornata tra gli stands diffusi di Terra Madre,  tra Presidi,  Regioni d’Italia e mondo, gusto,  gusti,  biodiversita’,  camminando tra “casupole” bianche,   tra 7 mila delegati provenienti da 143 Paesi Diversi. E’ l’ONU dei popoli della terra,  agricoltori,  allevatori,  pescatori. E’ una bella manifestazione diffusa. Riuscita. Un assaggio qui,  uno li,  semi,  prodotti e costumi che si incrociano e una Babele di lingue che comunica. È  tutto semplicemente bello. Anche… Aspettando l’ultimo bus… o.. “waiting… for the last bus”

Anche io ho voluto partecipare a questa festa compiendo il tragitto da Palazzo Esposizioni ai Murazzi che costeggiano il Po passando per il Valentino fino ad arrivare a Porta Nuova per immettersi nel “fiume” umano che da Piazza San Carlo confluisce in  piazza Castello attraversando via Roma. Non ho visto semplicemente un ghiottone curioso ma migliaia,  fermarsi ad assaggiare,  si,  molecole o atomi di prodotti. Poi si,  i banconi degli stand provvedevano alle degustazioni e non saprei dire se tanto o poco di prodotto o tanto o poco di costo. Certo trovarsi pezzi di un’ Italia che riceve identita’ col cibo è  un’esperienza unica. Notevole.  E certo anche vesti e turbanti e pensa gli al collo e pettorina “volonteer” e “delegate” fino alle “sentinelle dei rifiuti”. Profumi poi,  non ne parliamo: “fermiamoci e dolcemente” accumuliamo panzerotti pugliesi (che mi ricordano tanto Giovinazzo), formaggi,  prosciuttidi ogni tipo,  pomodori,  baccalà,  alici,  la tigella e olio di ogni tipo.   Punto. O forse punto a capo o meglio i due punti che continuano l’elenco.    Poi ognuno come desidera: a piedi,  in navetta gratuita o ” Tobike”.

2 marzo

27 2 2016 Torino via Roma.Borrelli Romano foto20160302_091925Ci siamo lasciati l’inverno alle spalle, chiudendolo fuori senza esserci mai entrato. Ci siamo lasciati febbraio e i suoi 29 e i festeggiamenti per i 10 anni dalle OlimpiadiTorino 27 2 2016 Borrelli Romano foto. Cinquemila reduci volontari che hanno sfidato la pioggia torinese  lasciandosi addosso ricordi, giacche e spillette. Chi si ricorda i “bollini” per ogni giornata di “servizio” di volontariato sul proprio libricino, utili per meritarsi il famoso orologio  Olimpiadi Torino 2006? E quanto e’ bella la nostra citta’ con le sue “matite” rosse e passione che vive.  Sull’asfalto bagnato a lucido di via Roma, le “matite” (cosi paiono a me) sono pronte per fare un bel trucco. Se dieci anni sembrano lontani non lo sono invece i cinque universitari da alcuni mesi terminati.

Alcune fermate di metro alle spalle. Direzione Istituto Professionale, luogo di lavoro. Sulla metro leggo la tesi del mio amico e compagno di banco Alessandro,  dei nostri cinque anni trascorsi a suon di rinunce. Anni intensi di lavoro e studio: quando si dice alternanza lavoro-scuola. E si che noi una l’avevamo gia’, di laurea. Anni che ci siamo lasciati alle spalle. Una bella pagina di amicizia. Me lo scrive  e mi ringrazia nella sua tesi. “Grazie a te, Alessandro”, penso io mentre sfoglio. Tra pochi giorni tocchera’ anche a te. Ce l’abbiamo fatta, caro amico. Nonostante le difficolta’ col passare dei giorni penso che i ragazzi siano li, da un pezzo, ad aspettare le nostre lezioni. Da quando ho lasciato quel banco finalmente la passione per i libri, da me preferiti, e’ quotidiana. Talvolta onestamente capita…quel che capita e leggo di tutto un po’, ma, almeno, svincolati da esami. A parte quelli che quotidianamente mi impartiscono gli studenti.  A proposito: ho appena terminato un libro, un amore di libro. E che libro, di Francesca Paci: “Un amore ad Auschwitz”, sono certo che ti piacerebbe leggerlo. Edek e Mala, una storia vera. Una storia di coraggio, amore, dedizione al prossimo, condivisione, la’ dive era stato negato anche il nome e impresso un numero, la’ dove la dignita’ …Una storia di tutto, anche d’amore, la’ dove di questo sentimento si faceva fatica a parlarne, scrivere, discutete. Appena discuti la tesi,  e incassi il titolo te lo passo, caro Alessandro. Come abbiamo sempre fatto durante quelle brevi pause di quelle lunghe lezioni.

E a proposito di tesi, consegnata, discussa anni fa, leggo con piacere che Petrini, con slow food e Terra Madre lasciano il Lingotto per trasferirsi al Valentino.

Sulla metro, davanti a me una ragazza. Tra tanti aspetti mi colpisce un particolare. Carina e’ carina, rossa, castana, capelli lunghi, occhi scuri, mani curate, ma…e’ il 2 al suo dito che mi colpisce20160302_113508. E io questo lo voglio scrivere, prima di lasciarlo alle spalle.

“Shinoi” for ever

Torino 12 1 20156. foto Borrelli RomanoIl vento scompiglia capelli e pensieri: rossi, castani, neri e biondi.  E li sposta, li alza, li annida. Capita come per le parole: il tempo di pronunciarle, fuori dai denti o con larghi sorrisi e si perdono nel vento. Fuori, la notte e’ piacevole, anche coi “fischi di fondo”: e’ la luna che in maniera smaliziata si sfila i collant, prima di spegnere le luci e richiudere la porta del cielo. E gli uomini fischiano come quando passa una bella donna. Ululati sguaiati, smodati. Forse gatti in calore. Fischi. Spazio al maschile, mai al femminile.”Fiu, fiu, fiu”. Colonia e l’uomo che “non cambia mai”, “difficilmente cambia”, “lentamente cambia”, “raramente cambia”. L’uomo.  Era il vento, maschile. E’ il vento. Foglie ingiallite e venate insieme a carte accartocciate che si “stoppano” ai piedi dei piu’. Raccoglitrici di storie e di venti di passione. Paole andate. Il tempodi pronunciarle e si consumano. Il  giorno la musica non cambia. Effetto “phoen”, si, il “fon, fon”, 15 gradi sulla citta’. Vento caldo di passione, e noi fermi davanti a scale mobili della metro  che non salgono ( e non solo per uscire dalla metro) e non scendono. Questa poi delle scale mobili rotte (della metro torinese) e’un ritmo costante e continuo. A dieci da Torino2006, anno di entrata in funzione. Altra passione, rosso cinabro. Appena usciti dalla metro, la pista ciclabile. Manubri di biciclette e manubri in palestra tra baffi a manubrio tipicamente sabaudi. Corso Vittorio Emanuele: ogni citta’ ne ha uno con questo nome. La statua, il Re, i baffi a manubrio, il cavallo: guardano verso Roma. Palestra: “Corri, corri, suda, suda, puff puff, pant pant”: km e calorie e tempo tutti sotto braccetto. E noi, “sob sob” a versare goccioloni di sudore di panettoni e pandoro del tempo andato…perche’ “oggi mi sento grasso dentro”.  “Dove, dove?” Risponde il vicino o la vicina? “Srotolando” cuscinetti, maniglie dell’amore, sederi, pance: il trionfo dell’estetica, mica della salute. E cosi, tanto per smaltire, o provarci,  ad una certa ora del pomeriggio la palestra sembra il piu’ grande mercato europeo all’aperto: Porta Palazzo. “Menu’ e donne e cibo e qui e la’ e sotto e sopra e su e giu’. “Bum, bum” “pesi” che si toccano tra sguardi che si sfiorano, respiri ansimanti e soffi, come dopo l’amore. Chi cerca, chi prova, chi prova a conoscere e chi contatta chi. Fuori.  Dopo la doccia, borsone in mano e capelli ancora bagnati. Tra poco tornera’ la luna in cielo e….sulla collinetta del Valentino due giovani amanti si giurano amore eterno. “Shinoi forever”…amore per sempre. Parole. Se son rose fioriranno. Scende il buio sulla citta’.  Gli ultimi tram fanno le ultime corse. Tra capannoni dismessi, noia di alcuni e tanta “capannoia”. O capannonia. Sguardi bassi e chini: vietata polvere!Torino c.so P.Oddone.12 1 2016.fot Borrelli RomanoIn cielo,  la luna tra poco chiudera’ i battenti e…pantaloni strappati all’altezza delle ginocchia queste  le mostrera’   rosa come pesche, insieme a  stivaletti da togliere e capelli lucidi da tirare su. Dopo il vento.Dopo le parole.Foto,  Borrelli Romano. Holden  scuola Tra poco sfilera’ ancora i suoi collant e…buonanotte. Shinoi for ever.

L’estate nel “cuore” d’autunno

Torino. Estate nel cuore d’autunno. Torino 13 11 2015 foto Borrelli RomanoBraccia che si aprono e accolgono. Torino, piazza Statuto, 13 11 2015.Romano BorrelliCome i portici della nostra citta’ che abbracciano e avviluppano. Non si riesce a comprendere in quale stagione siamo immersi. Fa caldo. Il sole scalda le case e le ossa, nell’estate di San Martino. Qualcuno ha scritto e molti ne parlano dell’effetto “biscotto” , smog che sovrasta la nostra citta’ vista collina. Effetto collaterale. E non solo. Non fa freddo, almeno come dovrebbe. Ho voglia di mare, vorrei fare un bagno, a mare, in Salento. Ho sete. Parecchio. Di molte cose, talune inespresse. Forse ho la febbre ed il tepore e’ ancora piu’ intenso. Al Valentino, il parco degli innamorati di Torino al cui interno si custodiscono segreti oltre che una bellissima riproduzione medioevale, scoiattoli corrono e si avvicinano all’uomo alla ricerca di cibo mentre i cani rincorrono i primi in un circolo vizioso. Foglie mosse dal vento, appena accennato, e una musica intorno del tutto dolce, composta e suonata dal frusciare degli alberi.  Alberi che provano ad indossare abiti dai nuovi colori. Voci e nomi di donne si ricorrono nel tempo: “Stefania, Marta, Laura”, urla impazzite di mamme vigili. Ne accarezzo ricordi e parole. Voglia di gelato, di maniche corte, coperte ma scoperti sui prati del Valentino, a ripassare o preparare una lezione: una storia realmente accaduta, a Torino, una lettera, quella di Diego a Marilisa, una lettera- libro, di Kafka, e lettere di Freud. Il percorso di studio e’ bello, interessante. Cominciamo da una lettera, contestualizzandola, poi, si vedra’. Per ora, godiamoci la bellezza di questa citta’ con uno sfondo poco…autunnale.

Un incipit allo specchio

20151107_175950Tra un “incipit” e “volto allo specchio” da raccontare non so proprio da quale parte cominciare. O forse si. Sulla mia fronte aggrottata spunta una ruga. Sulla mia testa fili elettrici illuminati 20151107_175935che fanno il giro di Torino ed io, un po’ con la memoria e un po’ con altri fili elettrici viaggio e vagolo. Poso il dito nel breve solco e faccio km di giorno e di notte. Ritrovo l’estate il mare e il sole che vendemmia la citta’,  eterna ed eternamente mentre una foglia ingiallita danza in aria prima di lasciarsi andare. Anastasia invece si lascia dondolare sull’altalena, col capo reclinato verso terra e le braccia allungate e le sue mani che stringono forte le catene. I suoi piedi tesi toccano il cielo e ride quando e’ in cima e le nuvole le si avvicinano. Vuole gioia e reclama vita mentre il sole illumina il suo viso, cosi grazioso e giovanile con qualche sfumatura di rosso. Ascolto in silenzio il suo sorriso triste. Si, ascolto, perche’ certi sorrisi si ascoltano prima di coglierli. Alcuni anziani giocano come bambini e anche loro si colgono a vicenda. Mi piace vederli mentre accennano passi di danza sprizzare vita. Mi piace ascoltarli quando ballano e “sballano”  le ore e i tempi, un po’ come noi negli incontri, spesso “inesatti”. Si passano il fazzoletto di cotone sulla fronte asciugando quel po’ di sudore scoprendo cosi una fitta rete di vie, di strade e di storie gia’ trascorse. Un pensiero mi attraversa la mente: potessi ripercorrerle tutte insieme con loro. I ragazzi sono sparpagliati a due passi da qui, dal fiume, dal Valentino, tentati dai giochi vietati ai minori di anni 14 in una atmosfera che contiene ancora estate ma che si chiama autunno in questa citta’ cosi Artissima e Paratissima. Un flashback…E’ ora di rientrare…lentamente.  I ragazzi si raccolgono, lentamente. Domani in classe raccontero’ di quella volta che cadde il Muro, a Berlino, quando la luna aveva vent’anni, Giulia piu’ o meno la sua eta’e quando…Anastasia intanto continua il suo dondolarsi tra cielo terra e cielo in una spremuta di vita infinita.

1 Ottobre 2015

Torino Valentino 1 10 2015 foto Borrelli RomanoUna sessantina di giorni fa l’afa e il caldo impedivano ogni movimento e camice e t-shirt erano a chiazze e madide di sudore. L’aria mancava o tale era la situazione. O quella, mia percezione. Era l’ultimissimo sforzo che avrebbe concluso “un viaggio” durato 5 anni. Una notte prima dell’ultimo esame. Senza se e senza ma dovevo chiudere. Contro tutti i gufi. Oggi l’aria e’ “abbondante” e cosi il verde, il fresco, gli spazi aperti; la giornata autunnale invoglia ad uscire, ad apprezzare i colori dell’autunno che “entra” e non osservare solo le foglie che cadendo vanno a morire. Al Valentino, il parco di Torino che “sfocia” sul fiumeTorino.Valentino.2 10 2015.foto Borrelli Romano e lo lambisce, gruppi di universitari distesi sull’erba consumano il loro pranzo con una solenne liturgia infrasettimanale. Alcuni “lanciano” cibo a scoiattoli di “altri mondi”; altri corrono sul viale Valentino Torino.foto Borrelli Romanoasfaltato guardando quelli che vogano sulla via fluviale. Al Valentino che “ingloba” e nasconde la magia del castello e di un periodo medioevale, tra finzione e realta’. Coppie che lasciano intendere di essere nel pieno dell’amore e di un anniversario, alla ricerca della fontana magica ove gettare la monetina, passaporto per un imminente ritorno.Cammino, osservo e saluto alcuni studenti che mi riconoscono e io purtroppo, al momento, faccio fatica a collocarli in classe e sezione. Una “questione didattica”. La strada e’ li davanti, non so se in salita o in discesa. Ma e’ la mia, nessuno mi ha accompagnato. Era da tanto che non passeggiavo, qui, al Valentino. Forse era avvolto nella nebbia e io con lui.O forse e’ solo un ricordo. Mi pare di riconoscere il castelli,  le panchineTorino Valentino, foto Borrelli Romano.1 10 2015Torino Valentino.1 10 2015 foto Borrelli Romano, i fiori e le pianteTorino Valentino foto Borrelli Romani.1 10 2015, i giorni e le sere andate anche se, sono quelli che verranno che saranno i migliori. Il resto (molti e molto), e’ stato “catechizzato”, insieme alle parole, parole, parole…Torino Valentino.1 10 2015.foto Borrelli Romano

Da Torino…Genova

Torino 19 luglio 2015. foto Borrelli Romano. Dai CappucciniMi piace. Molto. Salire e risalire o scarpinare fin qui sopra. I Cappuccini. Meglio di un caffè, troppo caro, rispetto ad altri luoghi o città. Così dicono. Battutaccia a parte, da quassù Torino è ben visibile e riconoscibile in ogni suo luogo, piazza, monumento, nonostante i lavori “Torino non sta mai ferma“,  nonostante il calore, il risveglio di certi colori e ricordi e nonostante certa musica resti ancora nell’aria, nonostante il tempo:  ne vale davvero la pena impregnarsi di sudore e avere Torino tra le proprie mani. Il Valentino, i Murazzi, la Mole, fino in cima alla sua stella appena sotto la stella, dentro la sua pancia, dal 2000 come in un museo, l’ascensore, il terrazzo panoramico e la stella sopra, il museo del cinema,  le sue poltrone rosse, la Gran Madre, il tram storico, con l’idea che il tempo sia sospeso, come una storia d’amore, sospesa, e ancora Superga, il terzo Botellon  nella nostra città, l’ultimo appena concluso per festeggiare il termine della sessione estiva, degli appelli universitari, l’avvio verso il mare, le vacanze, la libertà: tutti e tutto avvolti in questo luglio afoso.

Da quassù si rilegge volentieri la storia, anche la propria, con Palazzo Nuovo sullo sfondo, il quarto piano, le aule di storia, le discussioni e le tesi. E si ricorda Genova per noi. Genova 2001. Genova e il G8.  Genova e i no-global. Un altro mondo era possibile.  Un altro mondo è possibile. Correva il 19 luglio 2001 quando il tutto aveva inizio. Si poteva scrivere …Poi…il termine. Degli studi, il prof. Carpinelli, una tesi, la sua discussione. Genova. Per noi. Per sempre. Poi, col tempo, un blog…Torino dai Cappuccini, 19 luglio 2015. Foto, Borrelli Romano

Un cappuccino “insieme alla storia” al bar “la casa del caffè”

Torino 4 novembre 2014. Comune. Foto, Romano BorrelliAll’uscita dal lavoro, l’atmosfera era proprio quella adatta. Giusta. Pioggia battente. A tratti, nebbia, asfalto bagnato e che luccica e riflette. E ti rifletti. Le 16.45. Le mani sono fredde ma il tempo non abbastanza per cercare in qualche fondo di un qualche armadio di una qualche stanza di una sola casa, in affitto, i guanti che di anno in anno rivestono le dita fino ai polsi. No.

Ho voglia di un cappuccino, da sorseggiare in un posto particolare, in una casa. Del caffè. Come la pioggia insistente picchia sulla testa così il pensiero di riprodurre su fogli realtà e fantasia diviene di ora in ora sempre più insistente.  Raggiungo il bar. Ordino il cappuccino e scambio qualche chiacchiera con Giancarlo e Gaetano, nella realtà. Torino, Bar Casa del caffè. 4 novembre 2014. Foto, Romano BorrelliIl cappuccino arriva. Caldo, bollente, schiuma compatta. Nessun foro. Sono rimasto solo, nel locale, insieme a Giancarlo e Gaetano, dall’altra parte del banco, e i personaggi che affollano i mie pensieri; chi mi precedeva ha pagato, salutato e riversato il suo “a domani”. Mi “accuccio” attorniato da cioccolatini di ogni sorta. Il cappuccino ha fatto il suo corso. Forse è arrivato fino alle mani, alle dita. Ora sono calde e pronte a scrivere. Chiudo gli occhi, dopo aver visto e assorbito tutto il possibile. Pago. Declino il mio saluto e il mio “a presto”, anzi, prestissimo.  Afferro la maniglia della porta. Mi assale una necessità impellente, non fisiologica. Ho voglia di saltellare tra questi colori di queste minuscole pozzanghere davanti al Comune, così come capitava nelle serate invernali davanti al Valentino, quando una lei mi costringeva a immergere scarpe e piedi nella neve, per quel senso, che solo lei, a dire il vero, provava. Oggi invece saltello, tra una pozzanghera e l’altra, meglio, tra il riflesso di un cerchio e l’altro, meglio ancora, tra gli anni nella storia. Il blu è il 75, il 76, il 77, il 78, il bianco, gli ottanta, fino all”85. Saltello, tra i colori, come fossero i quadretti numerati, quel gioco che piaceva tantissimo ai bambini. Saltello negli anni. Il rosso me lo invento, li, davanti al portone, dove immagino che da un momento all’altro possa uscire Diego. Diego Novelli, i comunisti, la galassia della sinistra, le mani e il mani. Festo. Era proprio questo che desideravo. Prima del cappuccino. Anzi, il cappuccino era “propedeutico”. Salto, gioco, nei miei momenti di libertà, nel mio riappropriarmi delle cose che piacciono. Sfoglio pagine di anni passati, formati, sformati dall’usura e dal tempo,  e compongo.  Prima o poi, Novelli, uscirà. Piove, parecchio. Ma è piacevole, e onestamente, non mi importa molto. Ci sarà anche in solitudine qualcosa di romantico. L’acqua ormai è entrata abbattendo ogni barriera protettiva, dapprima le scarpe, poi i calzini. Non importa. E’ il mio tempo. Mentre saltello realizzo che è passato il 50. Anzi, sta passando, dopo la solita sosta e il suo cra, cra, cra e “orecchio dell’elefante” arancione,  per l’ennesima volta fatto rientrare e rilasciato subito dopo.. Ora è fermo. Speriamo non esca Novelli dal Comune, proprio ora, rischierei di non vederlo, di perdermi un pezzo di storia e non riuscire a presentargli Laura e Mario. Il resto, lo inventeremo.

Ps. Colgo l’occasione per dire di aver visto, anni 2014, Juri Bossuto, saltando tra un cerchio e l’altro, proprio qui, davanti al Comune di Torino. Un ringraziamento per aver mostrato un forte senso di amicizia rendendomi noto, per primo, il suo ultimo lavoro. I cerchi sono oramai alle spalle e con ogni trasformazione possibile mi ritrovo “cosa unica” con l’acqua della pioggia e la luce specchiata della casa di tutti i torinesi.  E’ stato un piacere sfogliare alcune pagine del geande viaggio che si chiama vita. Calzini bagnati ma con lo spot al libro, ai libri e di “librarsi” un pochino.

Ps. 2. Certo che questo posto e’ fonte di soddisfazioni,  per me e blog, articoli sulla luce, la lettera del sindaco Fassino per gli auguri al sig. Torre, il lavoro di Juri….tutto sotto i riflettori. Prima e dopo…..

 

ps. Spegnamo l’ignoranza.

Da Piazza Castello direzione Valentino: sotto la neve

DSC00214Giornata di festa. Perfino il bancomat e la macchina fotografica lo rammentano. Cose. Del mondo materiale. Il muro, con la scritta murale, agisce, per qualcuno, da specchio, nel rammentare la situazione: “sei il mio,  guaio preferito”.  Un tempo, sarebbe stato: “Ehi!”. Ma non sono happy days. Effettivamente, a voler ripensare alle scritte, ci sarebbe da domandarsi: ” Ma come,  è già “toDSC00212rnata” (scritta murale, del centro città, zona quadrilatero) ed è nuovamente fonte di un guaio preferito? (scritta murale ai Murazzi). Allora, il problema è serio. Coazione a ripetere. Allora era meglio non fosse tornata. Mha…se anche le scritte non si mettono d’accordo, figurarsi le persone. Nel mondo attuale, tutto è incrinato. Si entra e si esce con clic, si è “amici” e non si è più amici nel giro di pochissimi secondi, virtualmente, dimenticando che forse, la costruzione dei rapporti richiede qualcosa di più duraturo, di coinvolgente. Rapporti, incrinati, note stonate, navi inclinate, treni inclinati. Insomma, parecchio inclinato. Anche sul lavoro. “O così, o ti inchini”.  La confusione è al massimo grado.  Un po’ come in politica. Professionisti illustri, di filosofia, musica, analisi, che spesso ricordano il medico di pinocchio. Quando mai se ne trovano due capaci di suggerire la stessa cosa?  Professionisti della confusione. Terra rovesciata, cielo increspato. Cosa succede in città sotto la neve? Il Valentino, in lontananza, è stupendo. Le impronte dei piedi sulla neve fresca  fanno pensare a “giri di coppia”.  Dopo il tanto parlare delle cene, fra giri di pizza e giri di carne, ecco che un giro di coppia, meglio, un giro in coppia, forse non guasta. A ben vedere, col torcicollo in agguato, forse solo le mie, di impronte, risultano “spaiate”. Il Valentino esprime tutta la sua bellezza in ogni stagione.  Cellulari e macchinette fotografiche immortalano lo scenario per tenerla “in card”, quando la memoria del cuore, comincerà ad annebbiare anche le menti. O per dire: “sono stato qui”. A voi, un “mi piace”.  Il grande fiume, lentamente, stancamente, si muove, verso Sud. La nebbia in superficie, si dirada.  Cielo lattiginoso. Sopra il ponte, il rumore del tram, verde. Il tredici.  Sembra una Torino d’altri tempi. In lontananza i Cappuccini, avvolti nella nebbia e la Gran Madre, più in basso. Ai suoi piedi “una corona” di bar. Tutto sembra immobile, come lo era una decina di anni fa. Corsi e ricorsi storici.  Una Torino magica. Bianca.

Orienta-mente

DSC00145Domenica con un bel sole di gennaio.  La mongolfiera, appena “salpata”, perlustra il cielo di Torino. Da lassù è molto più facile osservare i cambiamenti della nostra città. Orientarsi in mutamenti continui. Rivoluzioni e restaurazioni. Piazza Solferino, ad esempio,  restituita ai cittadini, di sera, (ma anche di giorno)  è davvero uno spettacolo. Le fontane nella loro bellezza, il teatro alla loro destra, e poi, al posto dei gianduiotti olimpici, al fondo della piazza,  “l’orientamento”: lat. 45.  Dal fondo, la piazza è davvero stupenda.  Abituati a scrutarla dal lato fontana, spesso ci si dimentica di questa prospettiva. Un nuovo orientamento. Un tempo passava il bus 50; non appena lo si sentiva “rombare” con il classico rumore “lavatrice”, si alzavano i tacchi,  correndo, per salirvi su, alzando polvere. E chi seguiva, si perdeva. Talvolta ci si perdeva ugualmente. Anche senza la polvere. Nelle nebbie torinesi del romanticismo. Le ore passate al Valentino, dopo le lezioni di medicina, non erano state sufficienti. La necessità di costruire “ponti” umani, era urgente. Ora, polvere,  non se ne alza più.  I sanpietrini  fanno il loro dovere rendono davvero pulita la piazza. E i lampioni, ben illuminata.  Questo fazzoletto ben “coordinato” di piazza,  a raggera, conferisce davvero un “senso” a questo viaggiare tra le vie del centro.  Il corso, il monumento, quello di Vittorio Emanuele II, il corso, la stazione, il binario. Una breve sosta. Dal luogo in cui partivano i deportati.  Ricordando il binario 21, di Milano, Stazione Centrale. Binario sotterraneo. Che conduceva nel mondo degli incubi. Il momento più buio della nostra storia. Terminata la sosta, prendo la via del  ritorno. Gente nell’atrio, in arrivo. Qualcuno prova a guardare sui pannelli gli orari dell’Italicum. “Giusto, era dell’Italo“, che volevano sapere.  Intanto un treno arriva, uno parte. Parenti, amici, si accalcano. Abbracci, baci, strette di mano. Foto, cellulare ben in vista. Voci, gente che corre, alla volta di un aperitivo, alcuni, in qualche pizzeria del centro, altri, alla ricerca dell’atrio, per tuffarsi nella “piscina metropolitana” sotterranea. Flusso ininterrotto. Biglietto da obliterare e musica che si espande all’interno.  Re Umberto, Vinzaglio, Porta Susa… Il passaggio davanti il Museo della Resistenza a Torino, in corso Valdocco.  Un pensiero alla memoria, alla cultura. DSC00160