Era da tanto che non vedevo e sentivo fattezze ed il profumo della mortadella. Custodita all’interno di una di quelle “rosette” o michette, gonfie al centro, che sembrano, da un momento all’altro, esplodere. E, a dire il vero, questo non è l’unico profumo che promana all’interno di un bus, in sosta, in fila, insieme a tanti altri. Termini, le sue luci, via Marsala da un lato, via Giolitti dall’altra. I taxi, tanto che al solo evocarli “mi ritorna in mente” Alberto Sordi. A Roma, grazie a quella mortadella, mi sono riappriopriato di ricordi e profumi. Il signore seduto davanti a me, all’interno della “scatola di latta” scarta il suo panino e affonda i suoi denti. Sui sessanta, ben vestito, sicuramente un “ministeriale”, penso, intriso di vergogna nel consumare il suo pasto all’ora giusta perso tra altri ministeriali. Quell’odore mi concede uno spunto di riflessione. Penso al grande dibattito degli anni scorsi: “la mortadella è di sinistra?”. Domanda posta, abbinata, affiancato ai ricordi di un viso curiale, pacioso, “presidenziale”, ciclista, insomma, “euro”. M. mi regalo’, all’epoca un libro illustrato di Forattini, una pagina -una vignetta, e in un men che non si dica imparai a riprodurre le fattezze con un tratto veloce. Fattezze, tratti, del politico e della mortadella. Ricordo il tratto della penna stilografica Aurora e piazza della Repubblica che si materializzava velocemente, con l’inchiostro, su fogli di carta bianca, liscia, con Roma sullo sfondo. Sapevo a memoria il numero degli archi, delle finestre e dei piani che formavano quei portici tanto torinesi. Piazza della Repubblica, o Esedra. Adoravo la Roma…politica. Mi ridesta un passeggero che chiede all’autista a che ora e’ prevista la partenza del bus. Risposta: “mo vedemo se parte. Tante volte nu’ se po’ sape’…” Fortunatamente, parte. Nessun fumo, solo tanto rumore. Per niente. Sciopero scongiurato ieri e mete raggiunte senza problema oggi. Una, due fermate, ecco le Terme di Diocleziano e Sanra Maria Degli Angeli. Un lungo nastro d’asfalto verso il centro. Ma qui e’ tutto centro. Vado, torno, col mio biglietto h 24. L’onda umana che mi investe alle fermate Termini e ad Anagnina è indescrivibile. Vengo travolto, risucchiato, respinto, espulso su scale mobili. Mi curo poco di tutto cio’. Trattengo il tempo e respiro. Emozioni forti. Penso di recuperare il Quirinale (dove si è tenuta una bellissima lezione di diritto Costituzionale) la scalinata, Fontana di Trevi, Palazzo Chigi e il palazzo del…Tempo (giornale), la galleria Sordi, Montecitorio e la politica, quella andata, via del Corso, piazza del Popolo, piazza Navona. …La notte è lunga, gli esami non sono piu’ vicini…e cosi la festa del Cinema…Mi piacerebbe tornare e riprendere il blocchetto, di carta bianca, e l’ Aurora, stilografica e disegnare ancora…
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Monumento ad un lettore
A Roma ci sono passato sempre intorno, a Palazzo Venezia. Sempre. Mai entrato. Provandone a immaginare gli eventi storici che via via in esso maturarono. Dalla “macchina da scrivere” o “dentiera” come viene chiamato l’Altare della Patria, la lunghissima via del Corso, arriva in maniera perpendicolare a piazza del Popolo. Una bellissima quanto lunghissima camminata, rasentando Palazzo Chigi, Montecitorio, la via che conduce a Piazza di Spagna, e così via. Centinaia di volte “scalata” pensando all’interno di quel Palazzo, Venezia, dove si trova un bellissimo giardino circondato da un bellissimo porticato ad archi. “Che ci sarà mai li dentro? ” E questa volta, scendendo lentamente gli scalini del Campidoglio, ho maturato l’idea che fosse giunto il momento di entrarvi, farvi visita, “dentro” il Palazzo, all’interno del quale, “mostra” ai visitatori una bellissima e intetessantissima mostra. “La stagione del sentimento di Giorgione”. Metterci il naso, insomma, curiosare, vedere “dentro quello scatolone”, è l’obiettivo, stufo di ricordare le tantissime lezioni di diritto penale che sempre me lo riproponevano. Tra i tanti pezzi reperti storici conservati, osservabili, uno in particolare, del XV secolo, il monumento ad un lettore (ma anche ad una lettrice) ha assorbito il tempo e attenzione. L’opera che mi ha impressionato favorevolmente, per amore del leggere, probabilmente è da attribuirsi a Giovanni De’ Rettori. L’ammiro e la riammiro… probabilmente non la dimentichero’ mai, come quando qualcuno suggerisce un autore, la lettura di un libro e da questo poi, si apre un mondo che non scordi.
Il vento è cambiato. Precari: Col nostro stipendio paghiamo chi ci insulta
Il vento è cambiato e alla fine, coloro che tifavano per l’astensionismo al referendum, non sono riusciti a metterlo “nel quorum”. La domanda di partecipazione politica si protrae da febbraio, anche se, a mio modo di vedere, in alcune circostanze, quali le amministrative di Milano, l’elettorato, forse, chiedeva altre cose. Sicuramente non Tabacci. Come che sia, il vento è cambiato e pare che gli unici a non accorgersene siano proprio i domiciliati a Montecitorio. Un referendum inutile, è stato detto, da un “capitano” senza fascia, forse per non “caricarlo” troppo di significato politico, ed evitare così ulteriori “sberle”, anche se, a mio modo di vedere, ne aveva, di senso politico. Eccome. In Germania si è dato uno stop al nucleare, sicuramente perchè i verdi hanno un’influenza, forte, in quella realtà e quel tema è particolarmente sentito. Qui, in Italia, sentono solo il profumo degli euri. Volevano provarci e riprovarci a rifilarci l’acqua privata, il nucleare, il legittimo impedimento. Le prime, questioni di profitto. O personali, come l’ultima. Anche se, a mio modo di vedere, nonostante un referendum abbia sancito 4 si, secchi, la gente che si incontra in coda nei supermercati, con i carrelli pieni di confezioni di acqua, è davvero in contraddizione con se stessa. Dovremmo davvero recuperare le famose caraffe e utilizzare l’acqua del rubinetto. A Torino, inoltre, l’acqua pubblica è una delle migliori, e i controlli mensili sono costanti e continui. Sarebbe bastato osservare il caso parigino per capire come la privatizzazione dell’acqua avrebbe aumentato le tariffe in maniera esponenziale. Una città, la capitale francese, con due società che si spartivano il territorio, suddiviso tra la riva destra e la riva sinistra.
Il vento sta cambiando, e ripeto, gli unici a non accorgersene sono davvero una buona fetta degli inquilini di Montecitorio. La parte peggiore dell’Italia? Qualcuno ha avuto il coraggio di dire che sono i precari. Incredibile, davvero. Parrebbe che a Montecitorio, alcuni, siano i protagonisti di un film e che il titolo, attribuibile al Governo sia: “Unico indizio: assente”. Alcuni precari, quelli della scuola, si sono già congedati, e, risultano disoccupati, termine contratto. Di qui a poco, migliaia li seguiranno. Senza sapere meta, inizio e termine di un nuovo ipotetico nuovo contratto. Ora, in molti attendono il ricorso, il risultato di una class action, per chi ha lavorato per almeno un paio d’anni come precario. Peccato che questi risultati arrivino mediante la forza di sentenza e non mediante la forza del sindacato o di una politica capace di ascoltare e rappresentare questi bisogni. Complice anche l’effetto “voto utile” di veltroniana memoria che ancora oggi brucia lasciando una buona fetta di elettorato priva di rappresentanza.
Sotto lo stesso tetto, un tempo, un unico contratto, un unico padrone, una solidarietà. Oggi non è piu’ così, almeno per ora. Penso che davvero gli schiaffi se li diano da soli, questi governanti. Loro si, parte peggiore incapaci di capire che non rappresentano piu’ la maggioranza reale del Paese e che, forse, non ne possiedono una in Parlamento.
Aspettiamo il passaggio parlamentare, da qui a pochi giorni, e speriamo in una dichiarazione di fidiuca. Anzi, di sfiducia. Molte cose sono cambiate, da quell’aprile 2008.
Il vento è davvero cambiato.
“La classe operaia lo fa meglio”.
Mentre a Roma, Montecitorio, pare siano già arrivati nuovi strumenti capaci di “eliminare” la figura del pianista e quindi una “certezza” sul numero dei presenti, e, come descritto in un precedente articolo, a Piazza San Giovanni, entreranno in funzione, anche per il 4 di aprile i famosi “tornelli conta persone”, ieri a Torino, qualcuno dava come presenti “Ventimila in piazza: Salvate la scuola”. La descrizione degli striscioni e degli slogan più in voga, è già stata fatta; dei colleghi, come detto, non mi sono curato, né tanto meno posso dire di sentirmi pienamente soddisfatto della percentuale presente alla manifestazione. Chi dovrebbe salvare la scuola? Penso, tutti noi. Come avremmo dovuto farlo? Con tutti gli strumenti necessari, disponibili, legittimi. Più informazione, più partecipazione. Proviamo a fare due conti: togliamo i “ragazzi dell’onda”; togliamo i “pensionati”, togliamo “i militanti senza cappello”, quanti hanno rinunciato a trentacinque euro o sessanta euro? Erano in tanti? Se si, perché non erano in piazza. Forse, la tristezza prende a volte il sopravvento, perché ne avrei voluta molta di più, di gente in piazza. Forse perché scioperare non è uno slogan, ma dietro e dentro si cela qualcosa di importante che ci sta accadendo, e che subiamo, in maniera passiva. Io non ci sto. Intanto, perché lo sciopero è stato spiegato; forse, coloro che non c’erano ieri, dovrebbero sapere a che cosa si va incontro; l’accordo separato, vorrà significare qualcosa, o no? I progetti che mirano all’esclusione del diritto di sciopero, vorrà dire qualcosa, o no? Le ronde, vorranno significare qualcosa, o no? I medici che dovrebbero “denunciare” gli immigrati, vorrà dire qualcosa, o no? Le cariche a Pomigliano e ieri, all’Univeristà La Sapienza, vorranno dire qualcosa, o no? Continuiamo? O, forse non è ora di dire basta: “Cosa sono trentacinque euro, o sessanta” rispetto a quanto si sta rischiando di perdere? Io ho voglia di rilanciare: dopo la giornata di sciopero voglio bruciare un giorno di ferie per stare al fianco, con, insieme, agli operai della Indesit che domani arriveranno in pulmann a Torino per lo sciopero nazionale del gruppo, dove domani, alle nove, da Via Fanti, sede dell’Unione Industriale, sfilerà fino a Piazza Castello. Non è ora di mettere avanti a tutto, avanti a noi stessi, non sempre e soltanto il nostro “Io”, ma il movimento operaio, o se non ci piace questa accezione, il nostro futuro? E’ possibile che per molti che dovrebbero dare il loro esempio sia “sempre sabato”? Facciamo il “nostro pezzettino”, dice il mio amico Segretario Regionale di Rifondazione Comunista, Armando Petrini. “Io faccio il mio pezzettino”, lo sto facendo, grazie all’aiuto di alcuni compagni, e non chiediamo niente, a nessuno. Abbiamo deciso di mettere avanti il movimento operaio, e andare avanti, riprendere lo stile che forse si è smarrito per la strada, in questi ultimi anni. La società non è mutata per come vogliono darla ad intendere; la sinistra forse è variegata, ma perché? Domani, GLI OPERAI VI VOGLIONO, INSIEME. Torniamo da loro, e con loro, perchè loro, davvero, fanno tutto meglio. Ieri sono stato alla presentazione di un libro, di Gianfranco Viesti, “Mezzogiorno a tradimento”, Edizioni Laterza. In una pagina, qualcosa mi ha particolarmente colpito, il racconto, di un Paese, il nostro, che a causa di novità si trova smarrito e nonostante preoccupazioni e paure ha voglia di fare, di mettersi in gioco; io direi, di ritornare alle cose essenziali, di rimettere al centro le cose che contano, le persone, il movimento operaio, i lavoratori, i disoccupati: tutti coloro che non vogliono giocare “al Monopoli”, e che veramente, non sono stati invitati. “Un paese, che appare impaurito e preoccupato, ma anche sfiduciato; nel quale la politica sembra aver perso la sua capacità di indicare una direzione credibile, concreta, praticabile: la prospettiva di un paese migliore, in cui tutti vivano meglio, da costruire. (io direi, “ricostruire”). Un paese nel quale i cittadini sembrano chiedere alla politica più la soluzione dei propri concreti problemi che una visione comune del futuro. Nelle elezioni del 2008, svanite le ideologie e perso interesse per i programmi, gli italiani si sono nuovamente affidati ad un uomo che promette daccapo di produrre grandi risultati, per quanto ne abbia prodotti bene pochi nei cinque anni in cui ha governato avendo una larga maggioranza, e ad un partito territoriale: la Lega nord, che pone esplicitamente l’interesse particolare davanti all’interesse generale, il bene della propria città, del proprio territorio, davanti a quello del paese intero. Mentre il centrosinistra, dopo un’esperienza infelice di governo, sembra aver smarrito non solo la presa sugli elettori (il che in democrazia può accadere), ma anche i valori e i principi di riferimento”. Qualche giorno prima, l’amico Domenico Capano anticipava questi argomenti. Ritroviamo i valori smarriti. Domani, tutti con loro, con gli operai Indesit. Dopodomani, con altri ancora.
Sbarramento: monta la protesta. Anche fra esponenti del Pd
Presidi e sit-in, consigli regionali sospesi e una protesta che si va estendendo in tutta italia.
Verdi e Pdci si sono associati alla protesta lanciata da Rifondazione contro il miserabile accordo tra Pd e Pdl sullo sbarramento al 4 % alle europee, e sia sabato che domenica, attiveranno nuove proteste davanti alle sedi del Pd. Inoltre per martedì è stata indetta una nuova protesta che si svolgerà prima davanti al Quirinale e poi a Montecitorio.
Claudio Grassi, della segreteria nazionale del Prc e responsabile Organizzazione lo dice a chiare lettere “Al parlamento europeo non ci sono problemi di governo né di frammentazione politica. L’unico scopo di questo accordo è quello di colpire noi e tutte le forze a sinistra del Pd”.
Si sta ponendo drammaticamente un problema di democrazia, se un parlamento viene in sostanza eletto da un governo, lasciando ai cittadini una scelta elettorale che in realtà è già definita dallo sbarramento.
Ma la preoccupazione comincia ad attraversare anche esponenti del Pd.
Il sindaco di Napoli Jervolino con una nota d’agenzia ha fatto sapere di condividere pienamente l’appello lanciato dai capigruppo del Prc, Sd, Pdci, Verdi e Socialisti democratici in Consiglio Comunale.
“La partecipazione dei cittadini è l’unico vero motore della democrazia e della storia. – ha detto la Jervolino – Ritengo già gravissimo che manchi la presenza delle culture di sinistra nel Parlamento italiano”. Non vanno quindi create “le condizioni perché esse rischino di essere espulse anche dal Parlamento Europeo”.
Contro lo sbarramento si è detto anche il Presidente della regione Campania Bassolino. “Nel Parlamento europeo, tra l’altro, non si pone un problema di governabilità ed è dunque saggio, anche per la democrazia italiana, muoversi in una logica di inclusione. Questa mia convinzione, maturata da tempo – conclude Bassolino – è oggi rafforzata dall’inopportunità di modificare la legge elettorale alla vigilia del voto”. Anche la presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso si è detta contraria allo sbarramento. Pur senza rilasciare comunicati, ha precisato che nel momento cui si arrivasse a dover prendere posizione, lei voterebbe contro.
A Reggio Calabria nel frattempo sono stati interrotti i lavori consiliari per mancanza di numero legale. I consiglieri del Prc e Pdci hanno inscenato una protesta insieme ad esponenti del Pcl e socialisti in seguito alla quale il segretario provinciale del Pd ha ufficialmente dato il suo appoggio dissociandosi da Veltroni.
La protesta continua ad allargarsi in molte regioni. Il cartello “sbarramento in corso” lanciato dai consiglieri Prc di Milano sta facendo il giro dei banchi di molti consiglieri regionali, provinciali e comunali. In Umbria come a Firenze, dove seguendo l’esempio di Reggio Calabria, si cominciano ad abbandonare le sedute. E mentre ieri dalle pagine del Corriere della Sera Goffredo Bettini, braccio destro di Veltroni nel Pd, con un timing perfetto offre candidature alla sua sinistra intendendo con ciò i socialisti di Nencini e Sinistra democratica, oggi Fava fa sapere che “lo sbarramento del 4% alle europee mette a rischio le future alleanze tra Partito democratico e Sinistra democratica alle prossime elezioni amministrative”. “Non c’è un centrosinistra a geometria variabile in cui la sinistra serve solo per le giunte locali – ha detto Fava -. Se il Pd dice che non è interessato alla sinistra noi ne traiamo le conseguenze”.
Roma, 31 Gennaio 2009
Fonte: http://www.ridonfazione.it