Qualcosa di fresco è nell’aria, annuncia primavera, un tepore, ma diverso da quel caldo assurdo che mi sono lasciato alle spalle. Tutto uguale alla volta precedente, e qualcosa che si rinnova in febbraio. E quella canzone di Niccolò Fabi, “lasciarsi a Roma” è un tira e molla continuo che non ti ci lascerai mai, alla fine, perche si sa, l’amore è eterno, finché dura. Punto. Come la famosa lampada Osram, che non si trova più ma è come se ci fosse. Basta una canzone.
Tepore. Non più inverno e neanche primavera, ma …diverso. Nella notte che si apre e distende un gruppo di spagnoli recupera via del Quirinale passando velocemente l’incrocio con le 4 fontane e le opere del Bernini e Borromini, schivandole, rasentandole senza osservare pezzi di bellezza, che guarderanno poi fra 20 anni, con le superiori alle spalle e pure l’università. E cosi è stato, e sarà così era dalla mia “3 A ” del Q.S., oramai lontanissima come le note di “Roma Nord”di Tozzi, che la mattina, occhi stropicciati, uscendo dal casello, l’autista del bus ci propino’ a tutto volume. Sono già oltre quel che ho lasciato io alle spalle: Fontana di Trevi e Quirinale. Sono gioiosi e poco chiassosi. Bene. Questa notte invidiero’ un pochino gli spagnoli. No, forse solo la loro età.
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Dal Quirinale. Da Roma.
Oramai ci siamo. Il rosso è stato il protagonista nelle o delle vetrine in questi ultimi giorni e i consigli sul come vestirsi nelle pieghe dei giornali e tra le onde dei social e consigli per gli aquisti. Pagina a parte il cenone, a cada o fuori. Ma qui siamo tutti “Borghese”. Venti anni esatti dopo il 2000, il Ligabue, all’epoca, in piazza del Popolo, a Roma,ed il bus col maestro Demo che arranca tra la folla su per le strade del Pincio, la folla ed il tappo delle bottiglie e quello umano fino a Termini e oltre. Con ancora pochi cellulari e pochissimi video e forse zero social. Passato, presente e futuro e l’Italia deve immaginare il suo futuro, con coesione, senza dimenticare il presente. Il discorso a reti unificate del Presidente della Repubblica mi è piaciuto, come sempre. Ogni anno una breve sintesi, di quel che è stato con uno sguardo al futuro. Si chiudono i primi venti anni del millennio, e un brivido lungo la schiena al solo pensiero di quanta agitazione era in noi per quella data particolare: si chiudeva il 1999 per proiettati nei 2000, con un “Punto” grande o “nuiva” e con il timore dei pc, dei bancomat e di chissà che ora non ricordo più, proprio ora che i bimbi di allora di anni ne hanno già 20. Il discorso del Presidente Mattarella, sintetizzato nei temi che più mi hanno colpito: lavoro, disuguaglianze fra Nord e Sud, futuro, speranza, responsabilità, di tutti, dei corpi intermedi, elenco di alcune personalità che si sono distinte in maniera eccellente, il ruolo dei social che spesso inducono a conseguenze gravi, il grazie a Matera ed il pensiero a Parma, da domani capitale italiana della cultura. Ovviamente molto altro, un discorso davvero interessante sul quale bisognerà tornare e rifletterci.
Dalla Fontana di Trevi una occhiata alla casa che fu di Pertini e uno sguardo allargato al Quirinale, la casa degli italiani, sulla bandiera simbolo di unità, come il Quirinale, casa degli italiani.
Da Roma, due opere di Bramante al confronto: San Pietro in Montorio (Gianicolo) e
Santa Maria della Pace (piazza Navona). In ultimo, un omaggio a Raffaello (nel 2020 si ricorderà la sua morte avvenuta nel 1520 con una grande mostra ) ricordato dal Presidente della Repubblica nel suo discorso:
la Fornarina.
Dal Quirinale, da Roma, è tutto.
Buon 2020.
Quirinale
Roma, Quirinale. 29 agosto 2019.
Giornalisti e gente comune asserragliati davanti al Quirinale, in attesa del conferimento, dell’incarico. Tutti sanno e parlano di politica, come durante i mondiali di calcio o agli europei. Percentuali, numeri, traditi, traditori, lessico famigliare e non e lessico comune. Citofoni, per le crisi suonare a, ditte di citofoni e attese. Tutti allenatori. Facce spaesate degli orientali, che fotografano tutto e tutti, sanpietrini compresi, per il resto, in attesa che arrivino i “guidatori” del Paese tutti in piedi.
Interessante assistere a questo momento, come assistere ad una lezione di diritto costituzionale. Dimenticavo, tutti costituzionalisti. Sullo sfondo un bellissimo panorama. Le pale di un elicottero annunciano come le campane la messa domenicale.
Vacanze Romane.
Anche a me è stato conferito l’incarico. Con cattedra. Tempo determinato, fino al 31 agosto 2020.
26 agosto-Roma
Il G 7 (un tempo, G 8) club informale, a Biarritz, in Francia. Biarritz, prof. dove si trova codesta cittadina? Possiamo cercare su…google map?”” No”, rispondo io, “meglio sull’atlante”. “Profumo di oceano, e “guerre di dazi commerciali” e barriere per il vino, prima francese e poi chissà, toccherà a quello italiano? E ancora nuove tecnologie, Brecit, e Amazzonia che brucia…”Greta ci aveva messi in guardia”. I grandi, in questo cosesso, arriveranno ad una quadra? Tempo di controesodo, di chi le ferie le ha terminate, con campionato di calcio alle prese con la prima e ricordi della Nazionale 82 che si intrecciano sui colloqui per il nuovo giro di consultazioni. Zoff, Gentile, Cabrini…
A proposito, mi permetto di “giocare” anche io, coi pensieri, un pochino, immaginandomi il giro di consultazioni del nostro Presidente della Repubblica. Di cosa parlerei? Della scuola, ovviamente, degli studenti….dei miei, in particolare.
A Roma fa molto caldo, avrei voluto fare un salto a Palazzo Barberini ma l’ho trovato chiuso, forse ero io in ritardo. Pazienza. Però i gatti dell’altra volta erano li, dove li avevo lasciati, sonnecchiando, distesi a prendere il sole, come guardie a difendere il fortilizio. Quante finestre?Le conto, belle, in questo Palazzo che ha conosciuto scissioni. Da lì, poi, Quirinale, via del Corso, Palazzo Chigi, Montecitorio, insomma, profilo istituzionale, politico, politicante, politichese. Chissa Forattini che avrebbe disegnato oggi. In mezzo, Fontana di Trevi,Piazza di Spagna, poi, “molto fischiata” da chi proprio non ce la faceva piu e violava il regolamento sedendosi. E non ho dimenticato di fare un salto a
via Margutta e apprezzarla . Era da tantissimo che non la frequentavo, molto davvero.
Forse dai tempi di una canzone che “amore vedessi il cielo a via Margutta….” O forse ’97 o 2000, al tempo del Giubileo, chissà. L’ho ritrovata bellissima come sempre, molto …”artistica”. Giu fino a piazza del Popolo e via di metro, Anagnina.
Ciao ciao Salento
Come tutte le cose, che possiedono un inizio ed una fine si è giunti cosi al termine delle vacanze salentine 2019, che saranno ricordate al ritmo del mambo salentino. Tre settimane sfilate via, velocemente, con tempi pigri, oziosi, legati al gran caldo, soffocante a tratti, mitigato per altri, dalla brezza marina: classiche domande, mattutine, come dirsi buongiorno al primo incontro, erano, sono, saranno:” oggi è scirocco o tramontana?” Cosi, per capire se il bagno a mare si farà o meno, cosi, come per altro da fare, di legislatura o di transizione. Alcuni frutti sono in ritardo, come i fichi, e chissa` come mai. Enrico, suo fratello e tutti gli stanziali sono al loro solito posto, un cappellino nuovo, il cestello della bicicleta da cambiare e le maglie da comprare. Come sempre pienone e grandissima confusione, sulle strade, sulle spiagge e ovunque, con la speranza che almeno i frutti di questo decennale trend da turismo sfrenato possano essere impiegati al meglio, producendo più servizi e migliorie di lungo respiro per i residenti, fruibili per i restanti mesi oltre quelli estivi. Lunghissime letture di quotidiani, alle prese nel presentarci e raccontarci crisi politiche ed ipotetiche soluzioni, “con maggioranze chiare, solide, durature” dai ccolori poco chiaro. Delegazioni, sala della vetrata del Quirinale, prassi, costituzione, confronti storici. Oggi è Santa Rosa, nome inflazionato, qui, in Salento, e rose senza spine si affacciano tra bancarelle di venditori.
Il mare è una “tavola-favola blu”, e vale, anche se, negli ultimi giorni non era proprio come al solito. Pazienza. Ci rifaremo.
Ciao ciao Salento, ciao Lecce.
Il Freccia rossa è pronto sul primo binario. Partirà alle 12.06 e arriverà a Torino Porta Susa alle 21.30.
Roma
Roma mi piace immaginarla così, e poi “srotolarla” dagli occhi come una pellicola di un film o un vecchio negativo di foto, un rullino, sa ripassare tutto insieme, e andare a ritroso, sul passetto del Castello, con la fantasia e vedere e dare forma a figure di Papi che corrono e si mettono al riparo da qualche congiura o possibile attentato, dare forma e vedere Papa Borgia in fuga, e immaginare Giulia Farnese, Lucrezia, il fratello Cesare dopo chissa’ cosa e cortigiane e mettiamoci pure il Pinturicchio che chissà…retrodatare ancora e pensare all’Imperatore Adriano, col suo testone osservato nella Galleria Borghese che da questa fortezza, con i suoi fidi e corte si muove verso Ostia antica e Tivoli, nella sua sontuosa villa. Roma è presente e passato anche recente, nome di donna, capelli lunghi e neri, viso grazioso e acceso, occhi scuri e passione, e arte.
Roma è cavalcare lungo il corso della storia, all’ombra del Quirinale, lasciandosi alle spalle via XX Settembre, prendere due capolavori, di due grandi, che la storia ha sempre messo in competizione e rivalita`, tanto per cominciare; capolavori che stazionano sulla stessa via, all’ombra del Quirinale, san Carlo alle Quattro Fontane, comunemente conosciuta dai romani come san Carlino, per le ridotte dimensioni, (Francesco Borromini, capolavoro dell’architettura Barocca) e sant’Andrea al Quirinale, architettura barocca, (Bernini) e mettere a confronto, i due prima di procedere ad ulteriori confronti verso gloriose bellezze e scendere verso piazza Navona,ritrovarsi al loro cospetto e pensare di passare dal Barocco al Rinascimento, a concetti come staticità e dinamismo.
2 giugno
2 giugno, festa della Repubblica. Con un pensiero al Quirinale, la casa di tutti, ai giardini, a quella bellissima terrazza e il tramonto in una tazza davanti alla grande bellezza, eterna. Pagina nuova del calendario, giornate sempre più lunghe, e finalmente anche il sole comincia a fare la sua parte, quella del leone, dopo un mese circa di pioggia; Vasco a San Siro inaugura una infilata di concerti che tengono insieme tre o quattro generazioni, sotto un palco enorme; fine della scuola oramai alle porte. Pochi giorni separano i nostri studenti dagli scrutini, ma venerdì saranno davvero tutti bellissimi come …un “7 di giugno”, a prescindere. Chi con i debiti e chi con i crediti,chi verso il mare chi montagna, è chi a Torino. Nel frattempo si lucidando le nuove sedie della maturità. E pare già sentire riecheggiare la voce del grande Mike: la busta uno, la due, la tre, e….rischio…la maturità è solo questione di giorni.
A Roma
Di Roma è già stato scritto tanto ma è sempre poco comunque. Ti si apre il cuore. Talvolta lo spacca anche tanto, che a ricordarsi bene qualcuno (Niccolo’ Fabi) ci fece su una bellissima canzone, “Lasciarsi un giorno a Roma”. (Pero’ ae ci si lascia, ci si “acchiappa” pure! ). L’aria, appena scesi dal treno, la riconosci fra tante differenti (si perché l’aria mica è unica! ): e’ la stessa di sempre: ti si appiccica addosso, come una vecchia conoscente giunta a prenderci. Odore di pioggia e di primavera e vento marzolino che intensifica il suo vociare, con forza, impattando sul viso all’uscita dalle stazioni, Termini o metro che siano. Era da un po’ che mancavo dalla città Eterna e che non solcavo la periferia romana, gli inizi della Tuscolana, la dove si perde la citta’ verso la finzione di Cinecittà, e il piazzale della metro e dei bus, Anagnina.. . (era almeno dal tempo delle manifestazioni! quelle oceaniche! ) ed e’ stato un modo per pensare al grande Pasolini. Le piante sono fiorite e qui diversamente da Torino, sembra aprile.
Roma ormai non sorprende piu’, frizzantina come è. Ti avvolge e non puoi farci più niente. Lasci che sia. Un cartello informa sul meteo di domani. Un altro che siamo a Roma. Un altro ancora i minuti a San Giovanni, qui, dalla Tuscolana. Quella cosa, “Roma” a sfondo bianco, a dire il vero, fa molto Lucio Battisti a cavallo con Mogol, mentre entravano nella capitale, anche se, la data odierna fa tanto Lucio, l’altro, il Dalla. Quanto mancate entrambi! In ogni caso, poche cose da scrivere. Cerco Palazzo Barberini, ecco su cosa cade la scelta odierna del cosa vedere. Un palazzo che sa di storia, politica e arte. Tante cose da vedere ma a me interessano alcuni autori su tutti: Raffaello, Caravaggio, Guercino, Guido Reni. La Fornarina di Raffaello
e la Giuditta di Caravaggio
. La meta, seconda, dopo l’impegno di facolta’, in realtà era visitare altro ma poi la voglia di vedere quelle opere e’stata davvero determinante, decisiva, impellente. E cosi e’ stato. Due soggetti femminili davveto belli. A starci ore a guardarli e studiarli. Probabilmente ci si potrebbe innamorare. E cosi il pomeriggio è trascorso in compagnia di queste bellezze. Poi, ancora un ripasso al San Luigi dei Francesi, ancora per Caravaggio e…. Quirinale e
Fontana di Trevi.
.
Buongiorno, Roma
Buongiorno Roma! Mi piace l’idea che dai, di avere il mondo addosso stando fermi, le voci di mondi e realta’ lontanissime che ti entrano continuamente dalla finestra, comprese le rotelle dei trolley che girano e rigirano e consumano il manto stradale che pare il corridoio ed entrano fino in camera ad interrompere il sonno della notte, se mai questa vi e’ stata. Voci che in continuazione chiedono “dove e’via Vicenza“? Buongiorno Roma, sei acqua fresca che lava. Acqua dei tuoi ‘nasoni’
instancabili. E ne dai a quanti instancabilmente chiedono acqua, in coda, come sestessero andando a prendere la Santa Comunione. Acqua rappresentata, disegnata, dipinta in ogni modo e che di tanto in tanto si materializza in qualche goccia, come capita durante la visita alle catacombe. Acqua ricercata come fonte dove dissetarsi, come i cervi, rappresentati a San Giovanni in Laterano. Due cervi che cercano l’acqua. Il mosaico nel catino dell’abside della Basilica fatto rifare da Innocenzo III che ne illustra il versetto 42 del Salmo: “come il cervo desidera le fonti d’acqua così l’anima mia desidera Te, o Dio”)
. Ma di questa Basilica ci sarà modo di vederla e parlarne. Mi muovo percorrendo a piedi via Marsala,
fino al suo termine, costeggiando la Caritas (quanto e quale lavoro, qui, i volontari e quanta dedizione e attenzione al prossimo).
Tutta via Marsala, senza dimenticare che sulla stessa via passo’piu’ di cento anni fa don Bosco
La Chiesa è intitolata al Sacro Cuore. Al suo interno, tra i tanti, un altare di Maria Ausiliatrice.
..
Proseguo a piedi tutta la via, Marsala. Un tunnel, sotto i binari della stazione Termini e sono dall’altra parte. Un gruppo mi precede. E’ alla ricerca di Via Giolitti, dove si trovano alberghi non cari, a loro dire. Qualche albergo, hotel, BB, gente in attesa di avventurarsi per Roma e approdo alle porte del quartiere di San Lorenzo, da dove si vede svettare il torrino di Roma Termini.
Una rapida occhiata, per immergermi mentalmente tra le pagine di una mia lettura preferita: “La Storia” di Elsa Morante. Mi immergo appena nel quartiere, così, per avere l’impressione di sentire le voci dei personaggi del romanzo.
Il romanzo che mi ha dato e continua a darmi ancora tantissimo. Un capolavoro letterario.La storia Ida e di Useppe, suo figlio, frutto di uno stupro.Ida e la sua dignita’gonfiano il cuore di emozioni.Una storiav dove Elsa Morante ha alternato poesia e dramma.Un libro d’amore. Una rapida occhiata verso questo quartiere, lo scalo, San Lorenzo e il rimando a memoria di una frase di Elsa Morante:”Con te per sempre finch’io viva e pi’in la’”. Da qui mi dirigo verso Porta Maggiore
per prendere un tram, il tre
, e dirigermi verso Piazza San Giovanni.
Nel giro di qualche fermata di tram (il tre) ma leggo alcuni numeri a me famigliari, il 14, Viale Palmiro Togliatti, il 19…ricordo il Prenestino, Cinecittà, quasi un’ora di tram da Termini…)
sono a Piazza San Giovanni. Il capolinea del 218 è qui.
Mi accomodo e nel giro di 15 minuti sono alle Catacombe, nei pressi delle Fosse Ardeatine. Dalla fermata del bus, un dieci minuti a piedi. Sulla destra, le Catacombe di San Callisto e i Salesiani. San Tarcisio. Costeggio la mia sinistra fino ad arrivare alle Catacombe di Domitilla.
Fortunatamente oggi è possibile la visita.
Le altre, sono chiuse per giorno di riposo.
Qui, eravamo tre gruppi: americani, orientali e un gruppo, davvero esiguo di italiani. I primi sembravano fossero tutti sotto le catacombe, a milioni. Non terminavano mai. Noi italiani invece sembrava avessimo il “tutor” personale, una guida tutta per noi, dato che eravamo in otto a seguire la spiegazione. Eevidentemente siamo sazi di tanta superficialita’. La guida e’stata davvero paziente nel rispondere a curiosita’ davvero….Quanti gradi vi sono qui sotto qui sotto?quanta umidita’? Quanto sono lunghi i cunicoli? Quante catacombe ci sono, sparse, a Roma? E’ vero come dice il film Quo Vadis….? Le Catacombe sono quelle di Domitilla, in via delle sette Chiese. La Chiesa è davvero
bella.
Fa freddo, qui sotto.
Una visita guidata, un’ora circa. Ora si sa di più sul tufo, sul refrigerium, fossores, e su quante sono a Roma le catacombe, anche se, queste sono le Catacombe. In questa zona. Quelle di San Callisto,
oggi, come detto, sono chiuse.
Terminata la visita faccio ritorno, verso San Giovanni. Percorro un viale, da porta a porta. Ne approfitto per fare due passi , una zona a me tanto cara e carica. Un viale, lunghissimo. Roma, da qui è ancora più bella. Chiudo gli occhi un attimo. Mi pare di vedere le luci che salutano l’arrivo del nuovo anno.
La terrazza di questo istituto internazionale dei Salesiani
e il Cupolone e sullo sfondo. Roma, Sei bella anche da quassu’, da questa terrazza. Il tempo trascorso ti rende ancora piu’ bella e affascinante. Quanto sei bella, Roma. Non solo una canzone di Venditti. Non ti preoccupare, L’acqua lava tutto.
Mi piace l’idea di passare dopo anni da piazza San Giovanni e ricordare nomi e visi incontrati e conosciuti per vie di citta’ adriatiche. Mi piace questo odore, Roma, che hai addosso e che si attacca come un vestito. Mi piace questa idea di padronananza che ho di te, nonostante il tempo trascorso, tra una visita e l’altra e qualche cicatrice di cadute che ancora porto addosso e che grazie a quelle ora mi muovo liberamente, saltellando di qua e di là, privo di cartina tra le mani, confondendomi tra i tuoi tanti abitanti. Sei bella, ma sempre capace di renderti nuova ad ogni incontro e spiazzarmi. E forse per questo, mi piaci, cosi come mi e’ piaciuta la mostra di Frida Kahlo (artista messicana, 1907-1954, simbolo dell’avanguardia artistica e dell’esuberanza della cultura messicana del ‘900. La mostra romana, aperta dal 20 marzo presso le scuderie del Quirinale e in prossimità di chiusura, il 31 agosto. Costo del biglietto, 12 euro) , tanto bella e appasionante la sua vita da volerla rivedere ancora e ancora. Una donna che porta impresso l’amato, in ogni suo autoritratto, ora sotto la fronte, ora tra le sopracciglie, ora nel cuore. Una donna capace di amare fino all’ ossessione, una lampada osram mai mancata, per il suo Diego Ravera. L’abbraccio dell’universo, un’opera spettacolare. Almeno lei, c’era sempre. Davvero qui passa il mondo intero, in continuazione. Per rinfrescare la memoria occorre prendere i tram e la metro.
Le cicale cantano, il sole spacca le pietre e …
In questo momento mi trovo presso la Basilica di San Clemente.
Qualcosa di molto simile, quasi identico a Ravenna, Sant’Apollinare in Classe per quanto mi riguarda, almeno per i mosaici. La primitiva chiesa fu edificata nel tardo IV secolo nei pressi del Colosseo e delle caserme dei gladiatori ai margini dell’area monumentale su preesistente edificio del II secolo d.C.: si trattava verosimilmente della domus ecclesiae di Clemente, un liberto martirizzato sotto Diocleziano. “Domus Ecclesiae” erano luoghi di culto dove si riunivano i fedeli nei primi secoli del Cristianesimo, generalmente identificabili con ambienti di abitazioni private adatte allo scopo. A due passi dal Colosseo su via di San Giovanni in Laterano.
Da qui, un salto ai Fori
e sulla via dei Fori Imperiali. E poi, Colosseo e poi…
Trovo un posto sul palco e “mi accomodo”.
Quando la stanchezza prende il sopravvento decido di lavarla via. Un salto a Termini, per togliermi la curiossta’di vedere se la ragazza cantata da Claudio Baglioni stara’ancora aspettando per poterle dire che lui le piace tanto.
Qui, penso, l’amore continua a perdersi, l’amore continua a trovarsi, oggi come ieri. A Roma Termini, molto è cambiato negli ultimi anni, tranne il via vai. Gente che arriva, gente che parte. Roma Termini, un porto di mare, si potrebbe dire. E poi, in quale posto meglio di altri si potrebbe cantare “lasciarsi un giorno a Roma?” (Niccolò Fabi). E poi dimenticarsi, ovviamente.
Ora, che dire……………ancora un salto, da Frida. Certe cose sfuggono e prima che chiudano le Scuderie del Quirinale, meglio muoversi.
Ciao, Lecce
Lecce, sei stata una “mano forte” per aprire ancora meglio e di più gli occhi a tutta la tua grande bellezza.
E’ stato bello vedere questa giovane coppia fare fotografie in un giorno così importante, sulle tue strade.
Sono giorni di festa in questa bella citta’. Sono giorni dedicati ai rientri. Anche oggi il caffe ‘ha un gusto diverso dal solito.
E’ il caffè che batte l’ora, oggi. Ma Quarta, oggi, ora, e’ il nome del caffe’, dell’energia, vita.
Il tempo del rientro, del ritorno. Ma e’ un arrivederci, a presto. Niente promesse, solo questione di tempo. E di cuore. Ovunque mi imbatta in una cartina del Salento faccio scorrere su di essa il dito e rimando a memoria nomi e luoghi di un tempo strepitoso, passato qui, calcando questa terra rossa, vivendo ogni momento come fosse il primo in cui ho aperto gli occhi. Bellissime le luminarie della citta’, il centro,
la “villa” , il palco per la banda. A Lecce oggi e’ ancora festa, dei santi patroni,
i turisti, i palazzi, i caffe’. Turisti a frotte fanno registrare il tutto esaurito. Chiedono in continuazione dove si trova il centro,
Santa Croce, il Duomo
con il suo stupendo campanile, santa Irene, il gazebo per Salento in bus. Hanno tutti zaini al seguito, trolley nella mano e macchinette o cellulari. E’ una Lecce che sbanca davvero. Niente da dire. Una coppia di giovani sposi, bellissimi, (chissà se si riconoscono, sarebbe bello descrivessero in quale Chiesa si sono sposati) sale sulla villa
e noi fra poco sul treno. Poca voglia, di parlare, di dire, tantomeno rientrare. Due opzioni, Torino, il rientro, Roma, un’alternativa.
Una freccabianca, una freccia argento. Che fare? L’ abitudine e’ una bruta malattia. No, non ho nessuna intenzione di ripetere schemi consolidati e ripercorrere una strada battuta da poco, solo pochi giorni fa, a di ferragosto. No, il grigio, la nebbia e la pioggia mi sa che attenderanno ancora un po’. Certo, possono e devono attendere. Ecco, ho lasciato andare l’abitudine per fatti suoi. Il treno per Torino è scivolato via, verso il suo destino. Ho preso il sottopassaggio e ho cambiato meta. Sono qui, binario uno.
Roma, la meta. Che dire? Amaro ma buono questo caffe’, forte come sempre, robusto, e scuro. Un augurio forte, dal cuore, per la candidatura a capitale della cultura europea. Lecce 2019. Ancora il caffè, il pasticciotto (la signorina del bar mi suggerisce di prenderne un po’ da portar via e di surgelarli. Parentesi nella parentesi, penso che i migliori che abbia mangiato siano stati quelli di Sandonaci e Gallipoli) e poi non mi resta che chiudere gli occhi, e conservare questi colori che il Salento mi ha regalato, luce nella luce, il mare, il caldo, sole, radici, e riaprirli fino alla prossima.
Ciao Lecce, ciao . Grazie, Salento. Grazie, radici che mi avete come sempre accolto a braccia aperte. Abbi cura degli ulivi, che stanno poco bene fa che acqua e sole e salute non gli manchino mai, fa si che alla loro ombra possano innamorarsi ancora in tanti, fa che tutto sia pronto per il prossimo mio tornare. Se tu avessi gambe ti direi di venirmi a prendere alla stazione, compiere insieme a me quel breve tratto di viale fino alla macchina, cosi come fanno i miei, con un pasticciotto sul cruscotto e il caffe Quarta nel “termus”. E vorrei che mi abbracciassi, come fanno loro. Ma in mancanza mi sapro’accontentare del tuo cartello azzurro, blu notte e di quella voce tanto bella che mi annuncia con gli arrivi e le partenze: Lecce. Ti diro’, mai come quest’anno mi sei piaciuta da morire. Mi piace la tua fedelta’.
Il viaggio e’da poco terminato, ore 17.20 ..approdo nella citta’ eterna dopo aver passato Brindisi, Bari, Barletta, Foggia, Benevento, Caserta. Era da un po’ di anni che non percorrevo questo tratto ed era abitudine il senso inverso, andando verso Sud, non verso Nord. E non ricordavo neanche che per alcuni versi sembra, in quella tratta, di andare per mare.
Il gabbiano, sara’ sceso anche lui dal treno? Probabilmente…in questo momento sono in coda ad aspettare il mio turno per una esposizione di grandi bellezze
…
Autorutratti di Frida: con scimmia, con collana di spine e colibri, con treccia., seduta sul letto o io e la mia bambola, ed ancora La giustizia per via della rappresentazione di una figura femminile bendata, un bimbo con il mappamondo. Una serie di quadri da raccontare ai ragazzi, contestualizzandoli nel periodo storico e di una grandissima artista, versatile, con una storia densa alle spalle.
Tre ore buone buone per la mostra….esco, appena sullterrazzo……dimenticavo, ormai e’ tardi e….buonanotte, Roma.