La richiesta di lavoro entra in Chiesa

DSC00078DSC00074La crisi del lavoro entra in Chiesa. E domanda. Questa mattina, una pagina del quotidiano La Stampa dedicava un articolo sul problema, disoccupazione:” la parrocchia diventa agenzia di collocamento”. Ho cercato di capirne di più.  Via Po, parrocchia Santissima Annunziata, lato destro, bacheca. Pareva davvero  di vedere una di quelle vetrine di lavoro interinale fine anni ’90. Offerte, domande. Situazione davvero drammatica. La disperazione. La richiesta di lavoro si fa viva anche in Chiesa. Preme per entrare. I poveri che si ritrovano al lunedì, al centro di ascolto, sono triplicate. Un intento che ha come scopo, quello di far incontrare una comunità, responsabile, di aiuto e sostegno reciproco. Condividendo. Tanta, tantissime persone ai margini di una società polarizzata. Fino a poco tempo fa, era il vestiario, il cibo, che usciva, ora, il lavoro, attraverso una bacheca, che entra. Un tempo erano pagine di giornali, diocesani. Oggi, dietro quelle richieste, si materializzano persone, in carne e ossa. Con mille difficoltà. Lavoro. Troppe persone sono ancora “collocate” ai margini della speranza: capita ancora oggi, gennaio 2014, come nel gennaio di un cinquantennio fa. In altro regno, quello delle opportunità. Forse. Un regno da stato “tascabile”. Purtroppo viviamo in metropoli ma privati di comunità, spesso non conosciamo neanche chi abita nel cubicolo affianco al nostro. Tristezza. Così, il “collocamento”, dalla marginalità a cui è stato relegato, prova ad entrare nella Casa della Speranza. Nel segno del Padre.  Quante encicliche dedicate al tema. Dalla Rerum Novarum alla Laborem Exercens…Questione sociale, questione operaia…la storia che si ripete.

(La foto è del Duomo di Torino. Parenti e amici in attesa dell’uscita dei novelli sposi. Al margine, una zingara osserva il momento di festa. I margini della speranza, ridotti).

Vetrine nuove e capo congelato

DSC00070DSC00072Via vai per le strade del centro, affollato e festoso tra i saldi, a Roma come a Torino alla ricerca di un capo, poco costoso, mentre altri,  pochi,  a dire il vero, a sostegno di un “capo” che momentaneamente è stato congelato. Gelato.  Come un bicchiere d’acqua, gelata. Come un’ampolla, d’acqua, del Po. Le sentenze non si commentano. Il Tar ha detto e dato la sua. La  ditta,  quella del “capo congelato”,  almeno per il momento, dovrebbe essere chiusa. Entro 45 sapremo dal Consiglio di Stato se ci saranno elezioni regionali. Lo slalom tra un’aula e l’altra continua.  Sembrerebbe una nuova disciplina olimpica. In tema di Olimpiadi. Alle porte. O chiuse. Da pochi anni, nella nostra città. Certamente non mi riferisco alle due bellissime vetrine di negozi che non avevo ancora visto, in centro, a Torino. In via Po. Dove i ragazzi aspettano. Da sempre. Come usciti da un libro.  Mi riferivo ad un aspetto politico.

A proposito di Diego e Marilisa e di livelli di vita

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DSC00063A proposito di Diego e Marilisa….esiste chi sostiene di averli visti, in piazza Castello, allontanarsi mano nella mano…ma non erano loro. Erano solo speranze di alcuni “tifosi” di Diego. Altri sostengono di averli visti sul sagrato del Duomo di Torino, che osservavano l’apice di un incontro, una attesa, di altra coppia. Da li, pare che godessero di un ottimo panorama, tutto da inventare, scoprire, costruire, il futuro. Il resto, con le Porte Palatine, una storia già scritta. Il passato. In terra un cuore. In cielo un pallone. Livelli di vita diversi, creature destinate a vivere coi piedi a terra  ma con tanta voglia di elevarci. Una storia di cadute ma anche  di risalite. Una storia anche d’amore che fa volare coi piedi per terra.