Domenica con un bel sole di gennaio. La mongolfiera, appena “salpata”, perlustra il cielo di Torino. Da lassù è molto più facile osservare i cambiamenti della nostra città. Orientarsi in mutamenti continui. Rivoluzioni e restaurazioni. Piazza Solferino, ad esempio, restituita ai cittadini, di sera, (ma anche di giorno) è davvero uno spettacolo. Le fontane nella loro bellezza, il teatro alla loro destra, e poi, al posto dei gianduiotti olimpici, al fondo della piazza, “l’orientamento”: lat. 45. Dal fondo, la piazza è davvero stupenda. Abituati a scrutarla dal lato fontana, spesso ci si dimentica di questa prospettiva. Un nuovo orientamento. Un tempo passava il bus 50; non appena lo si sentiva “rombare” con il classico rumore “lavatrice”, si alzavano i tacchi, correndo, per salirvi su, alzando polvere. E chi seguiva, si perdeva. Talvolta ci si perdeva ugualmente. Anche senza la polvere. Nelle nebbie torinesi del romanticismo. Le ore passate al Valentino, dopo le lezioni di medicina, non erano state sufficienti. La necessità di costruire “ponti” umani, era urgente. Ora, polvere, non se ne alza più. I sanpietrini fanno il loro dovere rendono davvero pulita la piazza. E i lampioni, ben illuminata. Questo fazzoletto ben “coordinato” di piazza, a raggera, conferisce davvero un “senso” a questo viaggiare tra le vie del centro. Il corso, il monumento, quello di Vittorio Emanuele II, il corso, la stazione, il binario. Una breve sosta. Dal luogo in cui partivano i deportati. Ricordando il binario 21, di Milano, Stazione Centrale. Binario sotterraneo. Che conduceva nel mondo degli incubi. Il momento più buio della nostra storia. Terminata la sosta, prendo la via del ritorno. Gente nell’atrio, in arrivo. Qualcuno prova a guardare sui pannelli gli orari dell’Italicum. “Giusto, era dell’Italo“, che volevano sapere. Intanto un treno arriva, uno parte. Parenti, amici, si accalcano. Abbracci, baci, strette di mano. Foto, cellulare ben in vista. Voci, gente che corre, alla volta di un aperitivo, alcuni, in qualche pizzeria del centro, altri, alla ricerca dell’atrio, per tuffarsi nella “piscina metropolitana” sotterranea. Flusso ininterrotto. Biglietto da obliterare e musica che si espande all’interno. Re Umberto, Vinzaglio, Porta Susa… Il passaggio davanti il Museo della Resistenza a Torino, in corso Valdocco. Un pensiero alla memoria, alla cultura.