Nuovi locali per Torino

DSC00156Nel centro di Torino, Verba volant scripta manent…..sosteneva la maestra delle elementari, quando noi bambini, raccontavamo delle storie, e lei, per tenerne memoria dei nostri fatterelli, scriveva, mai impietosita dalle lacrime…….Il locale in via Bertola, a Torino,  è carino.  Da una delle tante vetrine, si ammira un toret, una fontana, e nonostante l’acqua non sgorghi, si riesce ad immaginare comunque il suo rumore. E la gente in coda. Alla fontana? Certo che no. Nei giorni feriali, a gustare qualche piatto e prodotto tipico……La Ristonomia….Anche il nome, carino. In via Bertola. 41. Da quelle parti, una palestra, una Chiesa, al cui interno, pare di vedere,  tra tante riproduzioni,  Lenin,  che incita le masse, i portici di Via Cernaia, un corso, Siccardi, un viale con tanti locali carini per la vendita di libri usati,  con la corsia preferenziale per i bus,  una Piazza con parcheggio e una…pista ciclabile. Quindi, un locale a tutti gli effetti, “ben servito”.

E pensare che anni orsono, nel corso, nei pressi, vi era uno dei primi fast-food. Tempi che cambiano. E pure i locali.

DSC00157E allora, non resta che provare e augurare un buon appetito.

Orienta-mente

DSC00145Domenica con un bel sole di gennaio.  La mongolfiera, appena “salpata”, perlustra il cielo di Torino. Da lassù è molto più facile osservare i cambiamenti della nostra città. Orientarsi in mutamenti continui. Rivoluzioni e restaurazioni. Piazza Solferino, ad esempio,  restituita ai cittadini, di sera, (ma anche di giorno)  è davvero uno spettacolo. Le fontane nella loro bellezza, il teatro alla loro destra, e poi, al posto dei gianduiotti olimpici, al fondo della piazza,  “l’orientamento”: lat. 45.  Dal fondo, la piazza è davvero stupenda.  Abituati a scrutarla dal lato fontana, spesso ci si dimentica di questa prospettiva. Un nuovo orientamento. Un tempo passava il bus 50; non appena lo si sentiva “rombare” con il classico rumore “lavatrice”, si alzavano i tacchi,  correndo, per salirvi su, alzando polvere. E chi seguiva, si perdeva. Talvolta ci si perdeva ugualmente. Anche senza la polvere. Nelle nebbie torinesi del romanticismo. Le ore passate al Valentino, dopo le lezioni di medicina, non erano state sufficienti. La necessità di costruire “ponti” umani, era urgente. Ora, polvere,  non se ne alza più.  I sanpietrini  fanno il loro dovere rendono davvero pulita la piazza. E i lampioni, ben illuminata.  Questo fazzoletto ben “coordinato” di piazza,  a raggera, conferisce davvero un “senso” a questo viaggiare tra le vie del centro.  Il corso, il monumento, quello di Vittorio Emanuele II, il corso, la stazione, il binario. Una breve sosta. Dal luogo in cui partivano i deportati.  Ricordando il binario 21, di Milano, Stazione Centrale. Binario sotterraneo. Che conduceva nel mondo degli incubi. Il momento più buio della nostra storia. Terminata la sosta, prendo la via del  ritorno. Gente nell’atrio, in arrivo. Qualcuno prova a guardare sui pannelli gli orari dell’Italicum. “Giusto, era dell’Italo“, che volevano sapere.  Intanto un treno arriva, uno parte. Parenti, amici, si accalcano. Abbracci, baci, strette di mano. Foto, cellulare ben in vista. Voci, gente che corre, alla volta di un aperitivo, alcuni, in qualche pizzeria del centro, altri, alla ricerca dell’atrio, per tuffarsi nella “piscina metropolitana” sotterranea. Flusso ininterrotto. Biglietto da obliterare e musica che si espande all’interno.  Re Umberto, Vinzaglio, Porta Susa… Il passaggio davanti il Museo della Resistenza a Torino, in corso Valdocco.  Un pensiero alla memoria, alla cultura. DSC00160