San Pietro in Vincoli un po’ come Pere Lachaise

DSC00050DSC00053Lasciati alle spalle i giardini, in rifacimento, e attraversata la strada a grande scorrimento, via Cigna,  ci si inoltra in una via, piccolissima. In alto, a lato di una costruzione, all’inizio della via, due insegne, una nuova, in marmo, una datata e ne indicano il nome.  La cifra è identica: Via Robassomero. Da qui, alcune volte, si riesce a sentire il rumore delle campane di una Chiesa poco distante e immaginare “abiti bianchi” al lavoro, affacendati nelle cure del prossimo. In una Piccola Casa. Lentamente, camminando, socchiudendo gli occhi, si puo’ facilmente immaginare un paio di stazioni della metro, due linne che attraversano questo spicchio di città, la 2 e la 3; una salita, appena sbucati fuori dalle viscere della metro e un grande boulevard. Un vialetto, al fondo cinque arcate, una centrale. Illuminazione. Non come un tempo. A sinistra, un altro vialetto con una piazzetta. Qualche vetro e residui “bellici” da capodanno sparsi qua e là; numerosi vetri, a far loro da compagnia. Peccato. Una nota stonata fuori da questo bel coro. Più avanti, verso destra, un altro vialetto, verso il Maglio. L’umidità annuncia acqua, fiume. Una delle due Dora. Continuando a tenere gli occhi chiusi, con un ulteriore sforzo di fantasia, si puo’ immaginare di essere nei pressi del grande Pere Lachaise, ragazze e ragazzi che sciamano, chitarre al collo, anche se fuori stagione, e cappelli vari, sciarpe, guanti, libri aperti, sottolineati, guida turistica, a raggiera e tantissimi numeri. Jim Morrison, uno dei primi nell’affannosa ricerca: qualche bottiglia, un pacchetto di sigarette, poesie, biglietti vergati a mano, pelouche, qualche lumino acceso.  Il freddo gela. Vapore fuoriesce dalle narici. Alcuni gradini, una sosta. Poi, è la volta di Oscar Wilde, Piero Gobetti…Il grande sogno proprio nel momeno in cui fa rivivere una grande bellezza, è interrotto dal rintocco di una campana…uno, due, tre…sette. E’ quasi ora…Pero’, in questo breve tratto torinese, con questa minuscola via e questo altrettanto piccolo cimitero, dove d’estate si tengono concerti, si è avuta davvero la sensazione di vivere “per sottrazione”, (come lsa esserlo  Torino in alcuni frangenti), a Parigi.  A due passi da qui, il Serming e la scuola Holden..Potessi frequentarla! Il sogno prende nuove e diverse forme…anche la nostra città è molto lumiere.

In attesa di Diego e Marilisa. Una storia da agorà. In piazza San Carlo

DSC00018DSC00020Continua ad appassionare la storia di Diego e Marilisa. Si discute, se ne parla, se ne scrive, si lasciano biglietti, nei pressi della Biblioteca, e di qualche altro luogo pubblico. Anche se La Stampa non ci fornisce ulteriori notizie. Pare lì, Diego,  in attesa, vestito di bianco, su di una panchina bianca, non imbiancata. Una di quelle panchine che fanno da perimetro, da cornice  ad uno dei tanti giardini torinesi, tra via Cernaia e via Pietro Micca. Un quadro, con tanti disegni. Cuori in ogni dove. Ogni tanto lo sferragliare di qualche tram risveglia quanti provano ad estraniarsi e provare a pensare: chi all’amore, chi al lavoro. Questo spicchio di città rassomiglia ad alcuni giardini parigini. E il bianco la evoca, anche per le cene, “in bianco”, nate proprio nella “ville lumiere” e adattate anche nella nostra città. Una figura maschile, bianca. Speriamo non imbiancata dall’attesa e nell’attesa di Marilisa.  Chi lo ha visto racconta che la sua mano racchiudeva una rosa, l’unica cosa colorata. Bianco, come l’amore, immacoltao. E questa storia, un po’ di purezza, a dire il vero, la passa. In attesa. Altri, sostengono diversamente: “quando una storia termina, non resta che..”attaccarsi” al tram”. Al centro di questa storia, e di questa “agorà”, per il momento in forma virtuale, in ogni caso restano loro: Diego e Marilisa. Una storia da libro Cuore. Una storia di piazza, come la torinese piazza San Carlo, che riflette, in questi giorni, e fa riflettere riflettendosi.  Come specchiarsi. O rispecchiarsi. In ogni caso, attaccarsi al tram, in questi giorni, a Torino, non è semplice. Uno dei tanti tram, ad esempio, il 13, è sdoppiato, anzi, raddoppiato, almeno in centro. Poi, il bus. E, al centro, come si sa, esiste sempre in ciascuno di noi un cuore. Che batte.

Dall’altra parte del giardino, oltre i cani che si rincorrono e qualche bimbo che gioca, qualcuno, nel decimo anniversario della scomparsa legge un libro. Di Norberto Bobbio.