
Nella giornata di oggi, 31 gennaio, dedicata ad uno dei Santi Sociali del territorio della nostra città, don Bosco, sentivo il desiderio di riascoltare una chiacchierata avuta alcuni giorni fa con l’ex Sindaco della nostra città, Diego Novelli. Sovente, qui, sul blog, è stato menzionato. Un grande sindaco. Per tantissimi, il Sindaco. La sua buona politica e il suo ricordo al servizio della città restano indelebili. Mi faccio raccontare qualcosa sul libro, “Le bombe di cartapesta” precedentemente nominato, qui, sul blog, sugli spezzoni e la guerra a Torino. Guerra ricordata da Natale Gherardi. Ma, nella giornata di oggi, resterò al suo rapporto con i Salesiani.Da ragazzo e da Sindaco. Parliamo del più, del meno, di libri, molti libri, tantissimi al punto da avere l’idea di essere l’interno di una biblioteca durante lahiacchierata . Parliamo di lavoro, di lavori, di politica, comunicazione, di legge elettorale, di oggi, e legge truffa, di ieri. E di Presidente. Si interessa ai miei studi, al lavoro……..Guardiamo insieme il blog. E’ attivo. Curioso. Scrive e legge. I libri sono disposti ordinatamente in ogni posto libero (ma in realta’ i libri si mangiano tutti i centimetri disponibili”). Resta il Sindaco. Vedia one un po’ sinteticcmente un aspetto della storia.
Oratorio di Borgo San Paolo dei Salesiani. La seconda casa.
“Mio padre, aveva rifiutato, ( perché obbligatoria per i dipendenti pubblici e per i dirigenti di prima classe delle aziende private) l’iscrizione al partito nazionale fascista e rifiutandola era stato “catalogato” come un “sovversivo”. Cioè, ostile al regime, quindi sempre soggetto ad essere vigilato e condizionato nelle sue libertà fondamentali e in ogni movimento in particolar modo in coincidenza di alcuni eventi del fascismo sul territorio della nostra citta’. “Quando venivano giù da Roma i cosiddetti “pezzi grossi” del regime, la polizia locale veniva a prenderlo. Lo conducevano al commissariato, per un “soggiorno” forzato di almeno un paio di giorni. Non poteva frequentare locali pubblici, andare al bar, o altri posti aperti al pubblico. In molti non sanno che proprio nei bar vi era l’insegna con su scritto “qui è vietato parlare di politica”.
Le alternative, quindi, per chi era considerato un “sovversivo” dal fascismo erano piuttosto limitate. Mancando queste, non restava che l’ oratorio.
Amante del teatro, il papà di Novelli, aveva messo su una filodrammatica. Aveva una passione viscerale per la recita. E noi, lo seguivamo. La nostra seconda casa, ovviamente, era diventata l’oratorio dei Salesiani. L’Oratorio Salesiano San Paolo. Diego elenca tutta la struttura di appartenenza prevista, in base all’età dei ragazzini e il relativo tesseramento.
” Prima ero Luigino, poi Domenico Savio e ancora negli effettivi”. E tutto questo, subito dopo la guerra. Appena ritornati al San Paolo.
Insomma l’organizzazione dell’Oratorio era ben strutturata.
Diego li racconta con lucidità e anche con affetto, la struttura e quel periodo. E con affetto ricorda gli amici e alcuni Salesiani che, complice la sua buona stoffa, qualità, intelligenza, e un pizzico di destino, hanno contribuito a disegnare il suo futuro.
“ Durante quel periodo, grazie ad un salesiano, don Baracco, riuscì a trovare un lavoro. Serio e piacevole. Mentre giocavo proprio nel cortile dell’Oratorio, quel don mi chiamò dicendomi: “Diego, te la senti di andare in centro, di andare in Torino”, così si diceva allora, “dall’ Ebreo, ( così si chiamava il negozio di libri che c’era in centro sotto la galleria Subalpina), in piazza Castello”. In uno dei magazzini dell’Oratorio San Paolo vi erano infatti accatastati numerosi libri frutto di varie donazioni. Fu così che, insieme ad altri ragazzi partimmo “verso Torino” con due borsoni pieni di libri.
Negozio chiuso e destino sempre aperto. Per una porta chiusa, un’altra se ne aperta. Siamo nel 1945 e tra le macerie di via Po, la Libreria Gissi, contrariamente all’altra, è aperta e prova a rilanciare un po’ di normalità tra la cultura. In vetrina, era esposta la scritta: “compriamo libri usati”. Soggetti della trattativa sui libri da vendere, il Ragionier Momigliano e Diego. Quest’ultimo si rivela subito “un’occasione”da non lasciarsi scappare. Il Ragionier Momigliano vede lungo sulle abilità di questo oratoriano, e non soltanto compra i libri ma offre un lavoro estivo presso la libreria per la durata degli studi.
Diego Novelli diventò così un lavoratore-studente. Il ragioniere offrì inoltre l’iscrizione ad una scuola serale privata. Fu così che, un occhio di giorno ai libri da vendere e due su quelli da studiare, di sera, Diego cominciò a bazzicare gli ambienti della politica, del sindacato e frequentando la domenica, l’Oratorio.
1948: Diego Novelli e l’Oratorio dei Salesiani.
Nel 1948, tre anni dopo la fine della guerra, in vista della tornata elettorale, qualcosa nei rapporti tra il lavoratore-studente e l’Oratorio, muta.
La passione Politica e l’impegno.
“ Con due fratelli partigiani, mio padre di orientamenti a sinistra, mio nonno materno morto per le botte dei fascisti nel 1922 nel circolo socialista della Barriera di Milano, non potevo che collocarmi a sinistra. Quindi ho fatto campagna elettorale per il Fronte Popolare che era il Fronte unito della Sinistra. Una domenica mattina, dopo la messa sociale, quella delle 8.30, nel cortile dell’Oratorio, notiamo alcuni che distribuiscono volantini per la Democrazia Cristiana e più specificatamente per l’onorevole Gioachino Quarello. Noi eravamo tre o quattro del Fronte Popolare. In un attimo, dopo esserci guardati, io ed altri compagni ci siamo detti: “domenica prossima porteremo anche noi dei volantini del Fronte Popolare. Qui. In oratorio.” E così fecero.
“Non dico cosa successe. In seguito a quel fatto fummo espulsi dall’Oratorio. Il Direttore dell’Oratorio salì sul pulpito e da lì ci indicò come dei ragazzi traviati. Mia madre ci restò molto male. Affranta e distrutta per il figlio espulso dall’Oratorio. Dei Salesiani. Una delusione, per lei. Per tutta la durata della campagna elettorale, una domenica dopo l’altra, abbiamo fatto il nostro lavoro di militanza politica. Il volantinaggio davanti l’Oratorio e la Chiesa”. Quel fatto però ha lentamente allontanato Diego dal mondo Salesiano, dall’Oratorio, dalla messa sociale, dal campo di calcio. Questo almeno per un po’ di anni.
Nel 1949 Diego si iscrisse alla Federazione Giovanile Comunista.
Diego e il lavoro: il giornalismo di sinistra
“ Nel 1950 scrivevo per qualche giornale sportivo e mi han chiesto se volevo andare a lavorare a L’Unità come archivista e apprendista cronista di cronaca nera. Nel 1950 ho cominciato a lavorare a l’Unità: cronaca nera, sindacale, giudiziaria, politica e dal 1955 i resoconti del Consiglio Comunale, diventando una specie di “oggetto” di Palazzo Civico. Ero tutti i giorni in Comune. Nel 1960 il partito comunista, dato che il mio domicilio era era diventato, per via del lavoro, il Comune, mi chiese di candidarmi al Consiglio Comunale. Riuscì ad essere eletto nel 1960. Nel 1966 diventai capo gruppo e nel 1975 per la terza volta mi chiesero di ricandidarmi e di fare il capolista. Io però, avevo una gran voglia di tornare a fare il mio mestiere: il giornalista.
Nel 1975 ci fu l’avanzata delle Sinistre. Cosa successe a Torino, al Pci e a Diego?
Successe che noi della sinistra ci trovammo con un seggio di maggioranza (eravamo insieme con i socialisti al Comune di Torino). La domanda a quel punto era: “Chi diventa Sindaco?”
Diego Novelli, era il capolista, e il candidato che ha ottenuto più voti. Lineare e obbligata la scelta.
Dal 1975 al 1985, Sindaco per due tornate amministrative.” Prima avevamo una giunta, di sinistra, con un voto di maggioranza: avevamo infatti 41 consiglieri su 80. Sai che fatica! Nella seconda giunta siamo andati avanti. Noi comunisti abbiamo preso 33 seggi (da 30) e i socialisti da 10 a 12, quindi un margine più largo.
Fu così che Diego si ritrovò Sindaco della nostra città per due mandati e nel frattempo, nella sua veste istituzionale ricompose i rapporti con i Salesiani conquistandosi, per via delle estate ragazzi avviate dal Comune di Torino l’appellativo del don Bosco laico.
(un ringraziamento a Michele Curto e Juri Bossuto, autore di “Un gatto nel cuore di Torino”, che si sono resi disponibili nel rendere fattibile questo incontro).
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