Torino. Ore 8.00: la campanella suona per tutti e anche i clacson delle auto fanno la loro parte. Nel suonare. L’odore del catrame si spande e il rullo modella su una striscia d’asfalto il nuovo tratto di Corso Principe Oddone. “Stanno asfaltando, stanno asfaltando. Accorrete. Viniti (in dialetto)” urlano eccitati alcuni anziani come per l’arrivo delle giostre. Una attrazione che li impegnera’ e li trasformera’ per alcuni giorni in geometri e architetti. Si piazzano li dove correvano i binari del treno e per loro lo spettacolo e’ assicurato. Almeno per qualche giorno. Poco prima erano “affacciati” su corso Umbria per altro evento, sostanzialmente diverso. Per un attimo anche io ero del loro gruppo. Sulla strada, a guardare. Sfogliavo mentalmente i giornali e ripensavo a maggioranze e opposizioni. Chi asfalta chi. “La strada”. “Era il tuo libro preferito, ma non comprendevo le tue parole e i suoi riferimenti. Ieri mi mancavano le parole per dirlo, oggi mi manchi tu e ora parlo al …vento e “BlaBlaCar”…Ma allora le parole erano dritte al cuore”. L’odore nell’aria e’ forte, di usato. Riprendo la mia strada, Porta Palazzo, Borgo Dora, il Serming, la scuola Holden Continua a leggere “Elogio” del riassunto
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In attesa della Befana
Temperature miti. E così anche a Torino, dove cortili e giardini sono presi d’assalto (anche le gelaterie “ri-conoscono” la coda). Gruppi di ragazzi provenienti da Bergamo e provincia (Berzo, Borgo, Grone, Luzzana, Vigano), li si poteva incontrare, gioiosi, giocosi, sorridenti, in visita tra Valdocco e il Serming, dove “fioriscono” attività in ogni stagione. Un bel gruppone, una quarantina, all’insegna del gioco e della riflessione, “all’ombra” dei 20 gradi torinesi, temperatura che ha contribuito a far volare via, velocemente, un paio di pagine del calendario, (merito del foehn)oltre che giacconi, cappotti, maglioni, piumini. Via, liberi e belli.Vie poco libere e molto affollate, in alcuni tratti, sarebbe stato utile avere una corsia di emergenza. Vie si corsa.
E così, in poche ore ci siamo ritrovati a Pasquetta, per una gita fuori porta. Mica male accorciare, così “di botta” il calendario, anche scolastico. Miracolo a Torino, “immortalato” sui social, postato e condiviso. Mancano solo le foglie sull’albero, poi, il” riquadro” del mese con le 31 caselle sarebbe al completo. Il blu è in cielo, il verde nei prati, il rosso nell’amore. Il calendario pero’, quello reale, mica quello ideale, ad osservarlo, ci rammenta che è 5 gennaio. Però, basta sapersi accontentare. Fare finta che, tutto va be e provarsela a cantare. Torino che sopporta pazientemente le code in una offerta culturale “open” a tutti per la prima domenica del mese gratuita. Torino è davvero bella, anche di sera. Si sta bene. In via Garibaldi, lato piazza Castello, giochi di luci inducono a pensare a passanti intenti a giocare con le bolle di sapone, più probabilmente, a creare “fumetti”, sopra le proprie teste, ognuna “fabbrica” di pensiero. Forse uno andra’ alla Befana, che nel giro di qualche ora, svuoterà il suo sacco e dirà che è venuta a riprenderci rendendoci un pochino più malinconici. Torino è magica, dalle parti di Piazza Statuto. Magica in tutti i sensi, non solo per “l’incrocio” e un po’ di geografia che proprio da queste parti ne segnala la “posizione”. E mica, per esempio, a 9 e 3 /4 come si legge su di un libro, a proposito di binari ferrati. No, no, magica proprio tutta intera.Pero’, come per ogni regola che si rispetti, esistono anche le eccezioni. E il quadro della magia è per 9 e 3/4, mica completo. La fermata del bus, un uomo, Costantino (così sostiene di chiamarsi), la ha eletta sua dimora. La palina de bus e “le notti al grand hotel la palina di Porta Susa”. E qui non siamo all’ombra e lui non e’ “uomo ombra” uno dei molti persi nel mare della disperazione. Lui si e’ messo in vetrina. Una dimora al riparo, per 3/4.
Ha un materasso, o una sua specie, un sacco a pelo, una valigia o un borsone, un berretto ben calato in testa e sostiene di esser li da un po’ di tempo. E questa è la sua camera da letto.
Lì, da un po’. In termini di giorni, ovviamente. Provo a chiedergli la provenienza, mi dice da Milano. Fine lavoro e fine di molto altro. Ecco, si prepara per l’ennesima notte e intanto la fermata della metro e il ventre della stazione continuano ad “ingoiare” passanti, con la frenesia di una giornata lavorativa. I saldi non conoscono soste. Costantino non e’ un “invisibile” cme capita per altri. Un uomo si avvicina e mi conferma che e’ qui da un po’ di tempo, anche durante il giorno. Il vento di ieri tagliava in due l’aria e almeno questo, oggi, ha allentato la sua presa, anche se, a ben ricordare, era di tipo caldo.
Speriamo che da quelle parti si fermi qualcuno di buona volontà, in grado di dare indicazioni giuste, per una dimora certamente più decente. Uno di quegli angeli, insomma, della notte.
Speriamo che da queste parti, qualcuno si soffermi a leggere. Se poi non fosse un angelo ma al Befana, ad esempio, prima di iniziare il suo valzer, tra cielo e case, andrà bene comunque. Da lassù, la visuale dovrebbe essere migliore, la luna è splendente e piena, e, almeno per questa notte, qualche piccolo spazio per i tanti Costantino potrebbe davvero adocchiarlo e fare davvero un bel lavoro.
Ballando sotto la Mole
L’anno sta per terminare, quasi, là dove era iniziato. In una stazione. Come ricorderete, una ragazza, simbolo di molte, molti, partiva, per l’Argentina, in cerca di qualcosa. Lavoro, riposo, studio… Chissà quanti di noi vorrebbero andare. Viaggiare, anche in solitarietà. Purchè sia. Fa freddo, qui a Torino. La temperatura è rigida. Un paio di treni provenienti dal Sud sono in ritardo. Uno, proveniente da Reggio Calabria “scarica” gente stanca ed esausta, con la schiena a forma di sedile. Pronti pero’ ad abbracciare parenti ed amici con la giusta forza da non farsi rovinare le ultime ore dell’anno e una buona bicchierata per l’augurio di un buon principio
Un altro treno, da un po’ di tempo, non parte più e non lo menziona neanche quella carta gialla, sotto “vetro” tipo Pozzo orario, né tantomeno vedere, cosicché il biglietto è rimasto al cancello ormai da un pezzo. Come la rosa e come quanti si aspettavano il ritorno di Diego sulla scena del film, vero-vero, andato in scena giusto un anno fa sulle colonne di una ringhiera di via Verdi e su quelle de La Stampa: “Un amore e la rosa”.
Di qui a poco ci sarà il “digiuno” del Capodanno, “non consumato” da tantissimi, al Serming e poi, la marcia. A seguire, la Messa. Già, cosa succedeva questo pomeriggio, al Serming, quel grande contenitore di attività sempre in moto e ancor più nella giornata di oggi? Attività. Numerose. Ragazze e ragazzi sempre al lavoro. Intenti a preparare cartelli,
per questa sera, per la marcia, fino al Duomo, dove ci sarà la Santa Messa, mentre, nello stesso tempo, nelle case private, ristoranti o altro, le “camminate” saranno altre, dettate dalla musica delle posate, dal palato, delle mascelle. Sempre in movimento. Bandiere e candele accompagneranno la marcia lungo le strade di Borgo Dora, attraversando Porta Palazzo, le Porte Palatine,
(bellissime, restituite, dopo i lunghi lavori, ai torinesi) via XX Settembre fino al Duomo.
All’interno del Serming, in ogni ambiente, gruppi al lavoro. Al servizio. Del prossimo. Osservo, dialogo, saluto. Esco. La mongolfiera sul piazzale, ferma, in attesa. Il freddo è pungente. L’area dei mercatini ormai è sgombra. Di tanto in tanto qualche petardo lanciato dai balconi accompagna il cammino di molti e lungo la strada che da qui, dal Serming, dalla scuola Holden, ci conduce al mercato, di Porta Palazzo
, il più grande mercato d’Europa all’aperto.
Vivace e trasversale. Colorato. Una babele di lingue. Un’infilata di gazebo, di tende, e sorrisi che si allargano, quelli dei più piccoli. Bimbi intenti a giocare, con niente. Mi offrono una fetta di panettone. Ringrazio. E’ bello vederli giocare e divertirsi.
Mi fanno pensare al bambino di amici, Gioele, che ama giocare, come tutti i bambini, con mamma e papà. Un mondo nel mondo. Scarpe, abbigliamento, di ogni tipo, per ogni genere. E ancora frutta e verdura. Al coperto, carne, formaggi, pronti per essere venduti: dalle vetrine degli stand alle vetrine della tavola di casa e dei ristoranti. Il mercato è vivo. La gente, nonostante si stia facendo sera è dinamica. Veloce. Arriva, compra, sparisce. Fiato e fumo da ciascuno. Mi avvio verso il centro. Dove lentamente, anche se in anticipo, la gente pensa già a ballare. Sotto la Mole. Di qui a poco, Paolo Belli intratterrà la piazza fino al brindisi di fine-inizio anno. “Meno, meno, meno…”sarà il mantra, in questa come in tutte le piazze d’Italia. “Nessuno dei torinesi lo lascerà più solo”, questa sera.
Qualcuno ricorda la sua bella canzone di anni addietro? In molti, tra via Roma e la piazza e la galleria e in ogni luogo possibile di questo coloratissimo centro
provano il “lindy hop”, sulla scia degli anni ’30. Altri si muovono e ascoltano al tempo della musica, da violino. Da via Roma
Qualcuno asserisce che da qui, piazza San Carlo,
è un film d’amore. E non si paga neanche il biglietto. Si accomoda e si gode lo spettacolo.
E allora apprestiamoci ad iniziare nel migliore dei modi questo 2015. Un anno faticoso ma ricco di soddisfazioni, un anno dove il si deve si è imposto sul “fa piacere”, un anno lungo un’attesa, ma anche il coronamento di un’impresa, anche con poca intesa e qualche rottura. Un anno ricco di luci, che resteranno accese, ancora e ancora.Un anno di un amico e della sua famiglia che mi conferiscono il loro augurio “con la convinzione che il vento prima o poi cambierà direzione e le nostre vele si gonfieranno”. Un amico, Massimo ( il libraio), mi ricorda quanto segue: “Com’è povero un cielo senza sole, un uomo senza sogni… Il pane non basta: ci vuole un sogno per farlo più buono. Ti dà più forza del vino sincero un sogno che ha fretta che da te solo aspetta di diventare vero”. (Gianni Rodari). I sogni…i sogni aiutano a costruire un mondo diverso…è il sogno che spinge a viaggiare, ad andare oltre, aspettare, costruire. Sognare.
Intanto, “meno”, “meno”, “meno” e’ gia’ cominciato, non solo in piazza, e fra poco il saluto all’ anno che verra’. Fra qualche ora sapremo anche a chi appartiene il primo vagito, se sara’ maschio o femmina, e se, se, se…
Intanto, il Presidente della Repubblica, nell’augurarci un buon 2015 annuncia anche le possibili dimissioni. Anzi…normate dalla Costituzione.
Ps. Per chi ha voglia di renderlo ancora più dolce, questo fine d’anno ( e inizio), in piazza, bhè, da queste parti ci saranno i gofri di Massimo.
Mercatini: Borgo Dora e Valdocco
In giro tra i mercatini del Maglio a Borgo Dora (zo
na Serming, Scuola Holden) dove luminarie e profumi di ogni tipo si avvertono gia’ in lontananza. Terre uomini e donne, prodotti agricoli, artigianali e di ogni genere si mischiano a prodotti (del Balon, con un pallone sopra le nostre teste, una mongolfiera) che hanno avuto senso e un posto nel cuore di qualcuno. Prodotti, oggetti, ricordi che si apprestano ad un trasloco forzato dopo aver ricevuto lo sfratto dai legittimi proprietari che un po’ per necessita’ un po’ per spazio hanno deciso di abbandonare, di scambiare, di vendere. Oggetti un po’ come gatti, che, come dice la vulgata si affezionano alle mura domestiche e poco alle persone. Altre mura domestiche si apprestano a contenere questi “scarti” divenuti presto valore inestimabile per quanti vorranno portarseli a casa. Forse anche per gli oggetti vi e’una equiparazione al “capitale inagito”…si, si, e’ buono ma…. Facce da puntini di sospensione, ci siamo capiti no? Profumi di mare e di Sud ti avvolgono come la nebbia ed e’piacevole restarci e lasciarsi imprigionare al pari di quella vera, che, come “narrano coloro che ricordano”da queste parti, presso le rive del fiume, e’ facile avvistarla in certi periodi dell’anno. Avere del tempo e perdersi come in un labirinto sarebbe l’ideale, quanto meno restarci fino a sera quando le luci artificiali detteranno il ritmo della magia e dell’atmosfera natalizia.
Presso i saloni parrocchiali di Maria Ausiliatrice, (La Basilica dopo il rifacimento della facciata lentamente si toglie la maschera per essere restituita ai torinesi bella e ripulita ) a due passi da qui, continuando per via Cigna o via Cottolengo, in zona Valdocco, si puo’ incrociare, ancora per pochi giorni, il bazar, arredato da instancabili volontarie della San Vincenzo che promuovono la vendita di prodotti artigianali realizzati da esse stesse nel corso dell’ anno.
Il ricavato della vendita andrà a sostegno delle famiglie in forte difficolta’ economiche. Numero degli assistiti in incremento causa crisi che ormai da anni investe un po’ tutti (parrocchia Maria Ausiliatrice, Bazar, salone parrocchiale).
Entrando il raccoglimento e la riflessione, per un attimo, si impongono. Una tavola, imbandita. Tovaglia, piatti, bicchieri. Nessuno come per dire tutti invitati al banchetto. Tavola come dire Altare. Pranzo e cena. Pane e pane quotidiano. Parenti, amici, compagni, invitati. Tutti. Universalità. Una giovane coppia prende le misure per un rito che ripeteranno infinite volte. Lembi della tovaglia da distendere e piegare. In Comunione. Sono attenti in ogni gesto. Provano e riprovano. Si sentono a casa. E’ domenica. Si. Alcuni, in giro tra i vari banchetti domandano come mai una iniziativa del genere non sia stata pubblicizzata su qualche giornale. Forse un modo per risparmiare qualcosa e devolvere tale cifra a qualche bisognoso in piu’,per non lasciare nessuno indietro. Anche queste sono “belle e buone vetrine” . Un suggerimento, se posso, a La Stampa, che da queste parti è un po’ di casa. Dato che la Basilica di Maria Ausiliatrice è ormai prossima a togliersi del tutto “la maschera”, qualche riga di inchiostro, un po’ li e un po’ qua, per questo bel Bazar non dispiacerebbero, magari due righe per far del bene. Le “Vetrine per bene” che aiutano a fare del bene sono anche qui, in Circoscrizione 7. A Maria Ausiliatrice.
Infine chiudo con l’uspicio che siano in tanti a farvi visita che, come sosteneva Simone Weil, “L’attenzione e’ la forma piu’ rara e piu’ pura della generosita’”.
ps. mi piacerebbe sapere se e’ vero il fatto che un “mini pensionato”, solo, senza famiglia, con difficolta’sia economiche sia di salute e se ha lasciato sul proprio conto qualche euro, poniamo duemila, per…(non diciamolo!!!) se in virtu’ di quell’accantonamento viene escluso dal ricevere la “tredicesima” come contributo, aiuto, che una fondazione elargisce a casi disperati…Cioe’, e’ considerata una persona ricca?
“Ciao come vai?”
Aria fresca, qualcosa che resta sullo sfondo e che ora “niente”, come le tante magliettine bianche (Moschino) incrociate nel mio girovagare nella “fabbrica dei colori”. Come quella scuola che si intravede oltre il fiume, che mi ha concesso gentile compagnia. Meglio, lo scheletro, della scuola. Il contenuto, invece, “molto“. Tutto. Cuori pulsanti e speranze. Sogni che si rincorrono. Uno via l’altro, uno migliore dell’altro. Sogni al galoppo. Finestre che per mesi diventeranno occhi per vedere e guardare il mondo, oltre, e provare a domandarsi, e domandare, “ciao come vai?” E con fantasia alla Salgari “ispezionare” e viaggiare il mondo o ripelustrare strade e spiagge estive e ricordi personali.. Classi piene, verifiche dei presenti e verifiche dei compiti. Estivi. Fuori, qualcuno prova a vendere libri usati, un gruppetto e’ in attesa di incontrare i compagni di classe lasciati alcuni mesi fa. Attendono il suono della campana, l’uscita. Libri che si sfogliano e ti vengono incontro e ti fanno andare. Volare. Avanti. Oltre. Piovono libri. “Ciao, come vai? “. Mi domanda, meglio sarebbe dire, domanda a quanti attivano i sensi, un portoncino, una vetrata. Vado, (forse andiamo) “con Pessoa o come Pessoa. Viaggiando viaggiando, come canta Ligabue. Come ha appena cantato a Torino e altrove. Oltre. Strade a me conosciute e che ora sono piste. Ciclabili. Il fiume, gli alberi, la doppia corsia. La memoria degli alberi, la memoria, il ricordo, il pensiero agli ulivi Salentini. Un libro. L’albero, con i vestiti, a sinistra. Il Serming, a destra. Un monumento che resta a qualcosa che è successo. Anche la terra è un monumento. Il fiume, scorre. Tutto scorre. Per un attimo ti coglie il freddo. Vestiti come foglie sugli alberi, altrove Cosimo di Calvino. Un libro, “Il barone Rampante”. Sempre di sogni si parla. Quei vestiti sono sogni. O forse lo erano. Ecco il perché del freddo. Forse qualche sogno è stato limato, col tempo. Ci si sente un pochino piu’ spogli come questi alberi che lentamente “perdono i loro capelli“. Foglie di un autunno di una estate che non e’ mai stata. E così non “siamo stati vendemmiati”. Foglie gialle venate e bagnate da qualche lacrima di rugiada. Vibrazione. Ma è un brivido. Solo un attimo. Restano le parole. Talvolta si perdono. Le parole sono importanti. Le parole sono tutto. Pochino? non penso.”Ciao, come vai?” Gia’, come va? “Noi non siamo cosa ci e’ successo, ma cosa decidiamo di essere”, far, immaginare. Anche se cosa ci e’ successo e’ determinante e ci portiamo addosso i segni, i lividi. Decidiamo di essere, meglio. Cosi mi diceva anche una ragazza tempo fa, immersi nelle nostre chiacchiere e riflessioni di un libro, forse due: sulla strada e un altro cui ricordo poco se non le mie vedute. Forse si parlava di volare. E’ paura o era paura? Erano idee su di un paio di libri, riflessioni. Idee che non saranno mai positive o negative. Restano idee, grandi o piccole. Punto. Onestamente, se è come vai, anche a piedi. “Io me ne andrei….”…nella fabbrica dei colori. Ci ritornerei, nella fabbrica dei coloriAndare. Dove? Bho. Crescere e’ un po’ smarrirsi, anche se preferiamo talvolta credere il contrario. Ad ognuno la sua…trama (trame) ad ognuno il suo treno…
Pasqua 2014. Continua.
Pasqua a Torino. Un caffè nella centralissima Piazza Vittorio Veneto, osservata e scrutata da una finestra particolare, i portici della nostra città. Oppure stazionare in coda, per tutto il tempo necessario, in altra piazza, Castello, per poter accedere ad un museo. In questo frangente, la coda per visitare la mostra dei Preraffaelliti, “l’utopia della bellezza”, a Palazzo Chiablese. Settanta capolavori in un percorso suddiviso in sette temi quali la Storia, la Religione, il Paesaggio, la Vita Moderna, la Poesia, la Bellezza, il Simbolismo. Insomma, Torino come capitale dell’arte.
O ancora, contemplare, in attesa che arrivi il battello in arrivo dalla parte opposto e il lento fluire del grande fiume Po.

La vista è da cartolina. La Mole Antonelliana che si staglia nel cielo, visibile sullo sfondo, e la piazza che si apre nel cuore di Torino.
In realtà, le alternative che la nostra città offriva e offre in questa giornata erano davvero numerose. Oltre alle consuete “mete”, in molti hanno trascorso la festività, o parte di essa, optando per una scelta diversa. Il Serming, per esempio, o una visita, seguendo l’esempio dell’Arcivescovo di Torino, Nosiglia, in visita a qualche anziano o persona sola, sofferente, o ancora presso qualche casa di riposo, di cura o in un centro per anziani. E non si puo’ che immaginare, la felicità di chi, avvezzo alla sofferenza, solitudine, almeno per un giorno, è riuscito a contemplare ed intercettare un viso nuovo e raccogliere e riflettere su qualche parola in più, depositata e scambiata non da e con qualche personaggio immaginario frutto della propria mente, ma da un parente o conoscente, in carne ed ossa, passato da li, non per caso, ma sollecitato, da qualche bel sermone. E dalla coscienza. Non più mazzi di carte, o visi riflessi allo specchio, a consultare rughe e nominarle con nomi di qualche realtà passata. Niente di tutto cio’. Un incontro, una visita, inaspettata per i pazienti, i più deboli, l’ascolto, il parlare. Così, per far passare il tempo, ma in maniera diversa da come accade in qualsiasi altro giorno. Non più caramelle alla menta da scartare, in solitudine o lunghe e infinite passeggiate in qualche cortile di una ex casa per suore ora di riposo. Qualcosa in più, almeno per un giorno. Restituire qualcosa e qualcuno alla normalità. E la normalità , dovrebbe essere sempre. Uno degli ospiti, entusiasta di vedere volti nuovi, prova a dare prova a dare sfogo alla propria memora nel raccontare l’omelia della Messa. “Il masso del sepolcro spostato, nel giorno della Resurrezione, come sinonimo di barriera da abbattere.” Continua a dipanare il suo ricordo restituendo ai presenti quanto accolto in mattinata, prima delle Specie sacre. “La lotta fra morte e vita”. E a modo suo, prova a dare una spiegazione, interpretandolo, quel masso spostato, come un ponte, un raltà che tendono ad avvicinare. L’incontro. Gli incontri. Parla, felice di aver trovato qualcuno con cui parlare. E in molti ad ascoltarlo. Con una lucidità incredibile. Gli occhi brillano. La gioia è di casa. Bastava poco. Davvero. E così è per tanti altri. Per un giorno, in fuga dalla vecchiaia, dalla tristezza, dai pensieri.
Sarebbe bello poterlo fare più spesso.


A Torino…
La nostra città, Torino, presenta spaccati davvero caratteristici, originali. Nei pressi del nostro Borgo, Aurora, o Borgo Dora, o nel nostro quartiere, Valdocco, o la nostra circoscrizione, la sette, la devozione popolare è davvero notevole. Ma si registrano anche aspetti davvero carini, come il portone rotto, che si aggiunge al palazzo con la scritta dell’ultimo piano, “ben tornata” (anche se questa, è posta in quartiere centro, quindi, oltre il Cottolengo, oltre corso Regina Margherita).
Tantissimi messaggi lasciati, non all’interno di una bottiglia, non “attaccati ad un cancello” ma, posti alla visuale del semplice viandante, in altra forma. Nel borgo tutto rinasce, parallelamente al “rifiorire” della natura. Le attività pullulano e così la gelateria popolare nei pressi del Serming. La “coda” per un cono, comincia a prendere forma. Anna, è da un po’ che non la si vede, e in tanti non la vedono. Si spera stia bene, senza ansie e preoccupazioni di sorta. La gente esce per strada, si siede a qualche caffè, chiacchiera, talvolta si riconcilia, con sé stessa, con gli altri. La natura diviene davvero complice e ci aiuta a ritrovare una dimensione interiore davvero diversa. Una dimensione davvero più umana. Davvero tutto molto carino. Lungo l’acciottolato, le viuzze qui nei pressi, la realtà pare d’altri tempi. Un quadro ben rappresentativo dei mille lavori, qui, tra il fiume, il Cottolengo, Porta Palazzo e la Dora. Osservare un artigiano che lucida il legno e pensare che anche quel pezzo era albero, con la sua memoria. Un fioraio mentre pulisce delicatamente i fiori, i vasi, la terra. Pensare ai girasoli…un occhio, la madre, anche qui la memoria.
Intanto il corso sui libri e tra i libri, continua il suo…”corso”. Come ogni cosa bella, anche questa conoscerà il suo termine. E probabilmente la sua storia lascerà “orme” e qualcosa dentro a cui ripensare. Intanto dopo un “espresso” consumato velocemente in compagnia di un compagno di corsi, dal ponte sulla Dora dedico gli ultimi spiccioli di liberta’ prima del lavoro alla lettura del libro di Alice Corsi, “La memoria degli alberi“. Un posto non casuale, questo scelto per ultimare la lettura del libro citato, e neanche vincolato al “cancello” che separa la “libertà” dalla necessità, ma voluto, qui, dove la via diventa “una strada antica, un acquerello lucido di azzurro, bagnato di lacrime di gioia e attesa…quell’attesa che il blu entri nei giorni…”. Qui, a due passi da “lettere”, o meglio, dalla facoltà di Lettere, e dallo studio di Verga e Svevo e Montale, “scrittori che parlano un linguaggio piu’ vicino al mio’ e che ti fanno innamorare. In attesa di qualcosa o, e, di qualcuno. Autori, scrittori che popolano ‘il silenzio di frasi altrui’. In attesa, osservando lo scorrere dell’acqua di questo affluente del grande fiume. L’attesa di ‘un fulmine che crei un incendio dentro…” … nelle notti stellate estive, da questo ponte, da questi gradini, puoi scrutare un cielo bellissimo, nitido, stellato e ricamarci sopra splendide filastrocche e immaginare a costruire quel pezzo di cielo, tuo, che verra’. Alberi, qui intorno. Memorie, qui intorno, e dentro. Altre volte, nel cielo puoi notare la presenza rassicurante, che ti richiama, con forza, anche quando buio non e’. Una forza interiore, antica, da “principio del mondo”. Alzi gli occhi al cielo e un stella pare ti indichi il percorso, la meta. “Una stella splendente in tutto quel silenzio. La stella era Dio”. Qui, sul ponte, dove tutto e’ acqua e dove tutto e’ vita e ancora dove “gli alberi muoiono ogni inverno. Ma in primavera compiono il loro annuale meraviglioso miracolo. Cosi’ la loro storia non finisce. E neanche la nostra”. In attesa ci un fulmine, di qualcuno e mettere a tacere la paura e finalmente poter dire: “Insieme possiamo aprire quella porta”.
Ps. Il libro merita, anche per un ulteriore motivo. Elix, uno dei personaggi, ha trovato domicilio su questo blog, dove un altro mondo e’ possibile. “Era stata a Genova nei giorni del G8; aveva visto il sangue sui marciapiedi, le mani alzate verso il cielo muto. Credeva che le cose sarebbero potute cambiare, che la gente finalmente, avrebbe capito”.
Volano gli stracci 2
Ieri, in ogni dove si parlava e si predicava di pettegolezzi, reali e sui social, di calunnie e tradimento…dai giornali, alla televisione, in Chiesa….e dalla balconata “della Chiesa” … e anche la la bilancia faceva per benino la sua “bella figura” e poco magra, di traditrice allo sbaraglio. E bella figura, diciamoci la verità, la fa sempre. Soprattutto quando “arrotonda” cifre e forme. E lo sa fare, con classe………..Una bilancia bugiarda, che riesce a “regalare” la bellezza di una decina di kilogrammi in più ad uno che nemmanco si pesa……così, solo a guardarla, si era già “mangiata” la fiducia di quasi dieci chili e la “ripagava” anche male. Ma si, sa, è Carnevale, e siamo in tempo di “bugie” o “chiacchiere”, il che va bene ugualmente. Se sono dolci, la bilancia poi, ha le sue ragione nel “vendercele”. Le bugie. Va bene che e’ un tipo di quelle gratuite, la bilancia, tipo Asl, bilance ospedaliere o da medico di famiglia ( o della mutua) dove non esiste la fessura per i dieci centesimi…pero’…….Così, dal messaggio telefonico, poco “smart”, per nulla phone, del tipo “siamo con te”, apprendiamo che si è certificata una ennesima forma di tradimento al Presidente. Ad uno, non quello del Colle. Tre dimissioni per due. In pochissimo tempo. Una “pesca” che non avremmo pensato e un giro di consultazioni che avremmo voluto diverso. Di gruppo, anzi, di gruppi, parlamentari. Forse avremmo evitato di vedere il peggio. Lavoro. “Notevole”. Pero’ effettivamente, notevole, il suo lavoro, del governo uscente, non è poi stato mica tanto. Notevole. E quindi, il correntino, ne aveva ragione, a chiederne la cancellazione di quel termine dal documento presentato in direzione. Del partito. Il correntone, invece, è riuscito a riportare indietro il tempo e riabilitare chi era uscito di scena. Colpo di scena. Anzi, solo un colpo. Per noi elettori. In tempo di Carnevale, vale tutto. O quasi. Staremo a vedere.
Alcuni lettori del blog mi hanno chiesto cosa vedevo in quell’opera “d’arte” esposta su di un albero. Domandare e’lecito, la risposta doverosa. Cosa ci vedo? Da quando la vedo? Non so, esattamente. Volano gli stracci. Un retropensiero politico? Considerato che a Torino abbiamo avuto grandine nel mese di luglio, forse, non sarà da molto che l’opera d’arte è “permanente” sull’albero. Mi chiedono cosa ci vedo…Alcune cose che si possono vedere………La bilancia, ad esempio, mi porta a vedere dritto al cuore delle persone, di alcune persone, di alcune sofferenze, patologie. Che non si vedono ma si sentono, in chi si riveste di quei panni, quei vestiti. E quei panni, mi portano a vedere cose più in profondità…”volano gli stracci”, quando le tensioni sono forti e diventa difficile ricomporle, in un quartiere come questo che conosce tensioni, da un po’ di tempo. Ma volano, quegli indumenti, come volano le parole, e, dato l’insediamento della scuola Holden, qualcuno potrebbe aver pensato di fissarle meglio, su carta, su cellulosa, sugli alberi, per un giusto “ritorno” a casa. La casa sull’albero. Ma i rami di quell’albero, tesi, son simili a tante braccia, mani, che restituiscono qualcosa, che forse non ci appartiene. Il senso della “restituzione” coltivato, sviluppato, amplificato dal Serming, e non solo, e infine, la restituzione di molto, da parte del fiume Dora, così specchio, talvolta terrificante, ogni volta trasformiamo quel fiume in una discarica. Chissà perché, ogni volta che mi trovo a passare da qui, penso ad un passo di Genesi. Sarà stata per via dell’ora di inaugurazione della scuola Holden? O forse qualcosa di più profondo? Di certo questo, resterà nell’alveo personale.
In ogni caso, per coloro che hanno chiesto, questi sono solo miei pensieri…Potrebbe essere così, o forse no.
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Stazione Torino Ceres. Nella Torino di una volta
Alcuni lettori mi hanno gentilmente richiesto se era possibile documentare con alcune fotografie la facciata della stazione Torino-Ceres, posta su Corso Giulio Cesare.
Una ex stazione a due passi dal mercato, il più grande d’Europa, Porta Palazzo e nel contempo, vicina al Serming, una scuola superiore (Steiner); stazione a due passi da un fiume, una delle due Dora. Intorno, tantissima umanità. Una Torino in continuo movimento, che non sta mai ferma. Dietro, alle spalle della stazione, Borgo Dora. Esattamente otto anni fa, una “casettina” funzionava da punto informativo della città per le Olimpiadi Invernali. Un punto strategico. Dalla parte opposta del corso, sul controviale una Chiesa. I jumbo tram, che tagliano da Nord a Sud la città, sfrecciano in continuazione. Un fiume di gente si disperde, ognuno verso casa, data l’ora. Altri, borse della spesa in mano, si prepareranno per la cena della sera. Qualche “anima” vaga direzione fiume. Il “pallone” mongolfiera staziona stancamente davanti i giardini. Qualche bambino, accompagnato dai nonni lo osserva attentamente, immaginando domani. Da lassù, Torino è ancora più bella. Oggi, resta la tristezza. Immensa. Tempi e modi non sono accordati. La scuola Holden resta sempre un sogno. Ogni giorno di più. Dietro, il Maglio. Il mercato, per domani, è in preparazione. Barriera di Milano è alle porte. Una fetta di umanità, pure. Prendo la stradina che scende, direzione Cottolengo. A destra, un cancello è aperto. Tra le case di un tempo, la stazione, anch’essa di una volta, si mostra alla vista in tutta la sua bellezza. Erano anni che non entravo. Un cartello Ogr mi accoglie. Mezzi binari e motrici e vagoni in riparazione. Sembra il set di un film. E chissà quanti ne avranno girati. Mi faccio strada. I vagoni son in aumento. Fermi. Un gruppo di ragazze e ragazze percorre la strada del ritorno. Rumori che divengono sempre più forti. Un paio di gloriose lucide del 1911-1913 sembrano in attesa. Un gruppo di operai sta lavorando. E’ un “pronto soccorso” di treni storici, d’epoca. Quanta storia, qui dentro. Ecco la stazione Torino-Ceres.Dietro, un paio di “gloriose”. Operai, volontari, rimettono a posto questi locomotori a carbone. Volontari, ci tengono a precisare.
Tra vapore e “fumetto” i fumetti allo Steamboat
“Una croce di S. Andrea e un suono particolare e si mettevano in allarme. Ma ne eravamo anche contenti, che al suo passare, eravamo noi, a farle l’inchino. Un piccolo casello e i binari del treno della stazione di corso Giulio Cesare, la Torino Lanzo”. Così raccontano i più anziani della zona di Porta Palazzo e della circoscrizione 7 a Torino. Con tanti binari e i cartelli dei binari, fino a poco tempo fa, in numero maggiore rispetto ai primi. E lei, la regina, la locomotiva a carbone. Uno spettacolo per tutti. Quando passava la gloriosa locomotiva a vapore, tutto il circostante si fermava. Era la regina. Da ammirare. I ferrovieri avevano una competenza impareggiabile nel metterla a puntino e in “pista”. Davvero una gloriosa regina. Certo, tutta un’altra storia, poi, con i diesel. Ma quella gloriosa macchina, quando la vedi, dietro il cancello blu, sembra proprio che ti stia chiedendo una carezza. E molti dei ragazzi seduti a “cavallo” del ponte, la guardano, tra un capitolo e l’altro del libro, in attesa di un ripasso. Ora, il vapore, insieme alla gloriosa macchina a vapore, “stazionano in rimessa”. Resta in attesa, speranzosa che prima o poi, qualcuno apra quel cancello blu, si metta in “sella” e che qualcuno, buttando legna e carbone gli faccia fare una bella “camminata”. Come ai vecchi tempi. Ora è li, a due passi dal Serming. Il vapore invece spesso trova un valido sostituto: la nebbia cittadina, così avvolgente in alcune fredde giornate torinesi. Ma, poco distante da qui, un bellissimo locale ospita “nuvole di vapore”, un luogo dove stazionano fumetti pronti per essere sfogliati. E’ Steamboat, “the fantastic comics tour“. Lo spazio del fumetto, in via Po 53, a Torino. Un locale dove si puo’ leggere, sfogliare e anche gustare un buonissimo caffè. La disposizione dei locali poi, con il piano superiore, fa molto biblioteca.