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9 Agosto 2017

L’alba non e’ per nulla timida e il mondo non e’ bianco,  nero,  grigio,  freddo. E’ tutto colorato e accalorato. Il giorno e’ lunghissimo,  corta e’ la notte. Troppo caldo,  afa,  sudore. Luce e colori dispiegati per km e spiegati a moltitudini che prendono d’assalto il Salento,  “lu mare,  lu sule,  lu jentu”. Luce e caldo mai avari! La strada. La grande pineta che dava riparo a schiere di turisti e residenti si è  via via scorticata. È  spelacchiata e sulla terra,  rossa,  dura,  compatta, restano i segni di quelli che un tempo erano tronchi. Un tempo,  quando c’erano gli  alberi  e i bimbi giocavano a pallone,  quando questo finiva li sotto,  recuperarlo era una caccia al tesoro.  Oggi che i pini e gli alberi maestosi di quella pineta non ci sono piu,  i bimbi non giocano piu a pallone per mancanza di ombra e gli adilti corrono a fare scorta di condizionatori e ventilatori. E poi capita che la “corrente” salti. Nulla da ‘laudare’ all’operato dell’uomo.  Il contadino col “panaro” pieno,  di fichi,  maturati prima del tempo fa capolino in mezzo. La strada. Scruta il cielo. Per abitudine,  da tantissime primavere. Ma nulla da vedere. Solo azzurro. E neanche  il passaggio di una nuvola,  a pagarlo,  o pregato,  questo “Benedetto cielo” che ha “vomitato” tutta la neve possibile a gennaio e ora non ne vuole sapere di due lacrimucce d’acqua che farebbero tanta vita,  vite, ulivi. Contadino.   Bicicletta,  coppola,  in  piedi da chissa’ quante ore,  un pezzo di storia,  la sua,  che merita, meriterebbe,   questa, si,  essere ascoltata,  all’ombra di un fico. Forse i suoi o forse di conoscenti,  amci che non hanno voglia e tempo di raccogliere,  in “questo tempo”,  complici gli uomini, che non mutano,  consumi,  abitudini,  pensando di poterlo fare,  sempre,  uso eccessivo,  indiscriminato di risorse,  limitate.  Cosi come il consumo,  del suolo. Verdi,  quei fichi,  come l’acqua del mare. Cielo azzurro,  teso,  come il mare. Blu,  cristallino come il suo occhio che racconta di quando qui “c’erano le baracche” per i villeggianti. Sole che spacca,  ma che lui,  il contadino,  proprio non sente addosso . Un pezzo di pane,  colorato: rosso,  nero,  olive,  nere,  che lasciano il segno sulla sua pelle rigata dal passare degli anni,  dando schiena e viso a questo “sole” benedetto. Caldo che spacca.  Anche le pietre. Come contrastano questi colori,  come il grigio ed il nero del libro,  in via di lettura,  verso il termine,  a dire il vero,  “La strada”. Padre e figlio,  senza nomi,  in fuga dai “cattivi”,  verso la costa,  il mare. Che contrasto,  tutta questa bellezza, appena volgo lo sguardo dalla parte opposta,  verso case,  probabilmente di troppo,  che  forse non avrebbero dovuto esserci dato il male che fanno alla natura. Che tristezza quando vedo sbarre che limitano l’accesso al mare ed un cancelletto attaccato alla sbarra. Le conto,  dovrebbero essere tre che impediscono probabilmente,  in qualche modo l’accesso. Ripenso al tema di maturita’:   progresso materiale e morale. Mi piacerebbe avere tempo,  forse essere giornalista e come si diceva un tempo,  ” inchiestare”… su tante cose…e poter capire qualcosa in piu’. Laudato  si… una bella enciclica. Chissà  se un giorno…

Il viaggio, una scoperta da gustare

Ancona 15 7 2016.foto Borrelli Romano“Benvenuto inverno”, o buongiorno novembre,    avrei voluto dire oggi sulla dorsale Adriatica,  osservandola dal mio finestrino. C’e’ del romanticsmo,  quando l’estate si  e’appena  conclusa e il vento ci respinge “indietro” nei giorni dei ricordi e figuriamoci oggi, in  piena estate.  C’è del romanticismo,  certo,  anche quando il mare si mangia pezzi di spiaggia e le reti,  non quelle dei pescatori,  ma quelle per il gioco della pallavolo, quando sono inondate dall’acqua e si stenta a riconoscerne le linee di demarcazione del campo,  e gli ombrelloni sono chiusi. C’e’ del romanticismo nel guardare quelle pizzerie montate su palafitte accarezzate dall’acqua mentre mani innamorate si accarezzano il viso. Un pallone sospinto dale onde va su e giu’,  meglio sarebbe dire,  avanti e indietro o a cavallo dei cavalloni.  I cavalloni si susseguono fino allo stremo e solo a riva trovano pace e si mischiano e si impastano,  ognuno con la propria storia. Torno al mio “banco” del treno che fa tanto scuola.   La collina sulla destra,  coi girasoli che oggi non girano e Leopardi con Silvia e Teresa a braccetto appena oltre,  circondati da buona musica.  Il mare si agita. Ha la febbre. Il sole si e’ preso una pausa di riflessione e sole e mare per oggi non faranno l’amore.  Il Nord alle spalle e il Sud oltre gli ulivi.  Gli alberi sono dei santuari sosteneva Hesse.  Basta ascoltarli,  parlare loro.  Poi noi,  i nostri riti,  rituali,  raccomandazioni e i nostri ex-voto mentali. Comincio a immaginarmi la terra rossa,   muri a secco,  le casette dismesse,  quelle da riempire,  chi le riempie,  gli alberi di fichi. I pulmini al mattino presto,  il brontolio del loro  motore e la ghiaia che scricchiola al passaggio.  Una mano sulla visiera del cappello e una sulla schiena,  come a proteggerla;    due dita sotto le palpebre a fare diga alle prime gocce di sudore.  Cose del passato e del presente che rivivono in vecchi e nuovi ricordi.   Casa cantoniera 10.  Il “Libro di Aron” e’ su questa piccola mensola del treno. Il bicchierino del “c’era una volta qui dentro un cappuccino” mi ricorda che “il viaggio,  una scoperta da gustare”

. Provo a passarmi la lingua sulle labbra e poi si contraggono: si,  e’ un vago ricordo di cappuccino. Di stazione.

Il mare del Salento e’ servito….2

20140824_08084320140824_082238Torre Lapillo. 24 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliTorre Lapillo. 24 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)Alcune istantanee di ultimi istanti…20140825_122629e amori da difendere. Gli ulivi devono vivere, senza se e senza ma. Speriamo si adoperino al massimo ad  ogni livello istituzionale. Storia, radici, territorio, economia da difendere, xyilella da debellare. In queste ore, anche da queste parti, la pioggia ha contribuito a far scappare quei bagnanti rimasti. La spiaggia, il mare, hanno qualcosa di romantico, dopo la pioggia.Torre Lapillo, 25 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli I colori del mare sono ancora piu belli, aiutati nell’esprimere il  loro splendore da raggi di sole rispuntati ancora con piu forza, meglio e piu di prima. Come nulla fosse successo. Il mare ha restituito una infinita’ di conchiglie e la loro raccolta pare essere lo sport, il passatempo di molti. Urla, sbatte e si dispera, il mare, qui, ora,  per quanto qui ed ora  possa assumere questi caratteri, , qui, su questa spiaggia, veranda del mar Jonio. Ombrelloni chiusi su questa terrazza, visuale del Presidente della regione. Forse una fila ritirata, o in ritirata, magari gia’ con il pensiero all’anno prossimo. Di tanto in tanto si affaccia sulla duna qualche ragazza a controllare lo stato dimavanzamento, o arretramento del mare. E cosi, di tanto in tanto, i raggi del sole. Una nuvola, a mo’di tendina li nasconde, ma loro conoscono il modo di abbaiarle contro e abbagliare occhi dai mille colori. Se non fosse per il caldo, oserei paragonare questa giornata a Pasquetta, per gli enormi spazi liberi lasciati. La torre e’ sempre li,  sia che si chiami ChiancaTorre Chianca-Porto Cesareo. 25 agosto 2014. Foto, Romano BorrelliTorre Chianca, Porto Cesareo. 25 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (3)Torre Chianca, Porto Cesareo. Sullo sfondo, Torre Lapillo. 25 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli sia che si chiami Lapillo, in un rituale che si ripete da sempre.Talvolta si specchiano in lei un re ed una regina. Rigorosamente, di cuori. Cambiano le torri Torre Chianca, Porto Cesareo. 25 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli (2)ma non il cuore. Magia del Salento. Un Salento per tutte le stagioni. Anzi, Salento 4 stagioni. Salento da amare.Torre Chianca, Porto Cesareo. 25 agosto 2014. Foto, Romano Borrelli20140825_185238

Buongiorno mare

20140806_08470220140806_09313820140806_09341420140806_084411Buongiorno spicchio di Salento tra Lido Belvedere e Bacino Grande. Camminatori instancabili “stirano” questa coperta morbida e davvero super vellutata dai colori chiari, come questo mare, a tratti azzurro, a tratti verde.  Un lieve venticello aleggia su questi pezzi di tenda che si chiamano ombrelloni. Piedi a mollo e raccoglitori di conchiglie di tanto in tanto si soffermano a prelevarne alcune. Uno sfratto esecutivo per quei poveri animaletti che trovano ricovero durante l’escursione termica. Una conchiglia buona per posarci l’orecchio nelle giornate invernali e sentirne il mare quando cala la nostalgia. Un cagnolino va e viene, o meglio, entra ed esce dall’acqua. La schiuma biancastra non fa che aggiungergli un colore alla sua gia’ presente pezzatura. Un gruppo di cinque ragazzi, ha appena davvero levato le tende e si dirigono dall’altra parte dell’insenatura. Il  corredo è davvero tenuto stretto, tra le loro mani.  Il  sole ora sta facendo la sua comparsa a “tutto tondo“. Operatori ecologici,  il loro ingresso, cercando di ripulire quanto piu’ possibile. Curioso notare alcuni intenti nella loro corsa mattutina affondare le scarpe sul bagnasciuga Il mare lentamente avanza di alcuni centimetri fino a lambire i piedi. Scrive e disegna. Noi, interpretiamo. A nostro uso e consumo. Fantasia permettendo. Un profumo a me famigliare chiama, anzi, richiama. E’ l’ora del pasticciotto20140806_090618 e del quotidiano.

Good morning. Per il pasticciotto, questa mattina opto per la variante crema pasticcera e nutella insieme ad un “espressino”, caffè Quarta, schiuma di latte  con una sventagliata di cacao finale. Zucchero  e una bustina di miele tra le mani. A pochi km da qui, a Porto Cesareo. In piazza non vi e’ che l’imbarazzo della scelta del bar. I simboli, la Torre e la sirena, sono proprio qua davanti. E’ una catena di Torre e Torrette che non ti abbandona mai, nonostante il tempo faccia la sua parte. Scelgo un bar, ma non a caso. Ricordo che alcuni anni fa vi entrai e in sottofondo vi era una canzone dei Negramaro. Qualcuno disse che di tanto in tanto Sangiorgi, un caffe’, li, lo, gustava. Non so se era leggenda metropolitana o meno ma personalmente, quel bar, in quel momento, era San Siro. L’ inverno capita che, ascoltando per caso i Negramaro,  abbini questo bar e Porto Cesareo a qualche canzone del complesso salentino.   Un’insegna indica il caffè Quarta. Allora, andiamo sul sicuro. Occorre qualcosa di veramente forte per “Un amore cosi grande, 2014”.  Le signorine M.e P. sono gentili: indicano e spiegano le tipologie dei pasticciotti.  Per la cronaca il pasticciotto qui costa un euro e venti. Il, cappuccino, ben fatto, un euro. Il bar gelateria e’ situato proprio fronte mare e torre. 20140806_085920Il suo nome e’ Alexander.20140806_085821 Il luogo dove viene servita colazione e’ rigorosamente in bianco.  Il bianco, quest’anno, è davvero  di moda.20140806_092059Un tavolino e 4 sedie contraddistinte da un porta tovaglioli numerato. Al fondo un televisore, probabilmente per la sera. Immagino quanto sia difficile trovare un posto, qui, la sera, al pari i quanto lo e’ digitare su questo tablet.Decido, dopo aver dato uno sgardo al porticciolo, alle case del paese, le pescherie, di dare una occhiata al lavoro e ai lavoratori della pesca. L’arrivo delle barche, dopo una notte li lavoro. Quanto pesce nella rete? Cosa chi e quanto, nella rete? Operai digitalizzati. Vita e vite da pescatori. Un giro davanti la spiaggetta del paese. E’ rimasta tale e quale alla spiaggetta di Porto Cesareo che si vede in alcune cartoline datate. Per fortuna. Per molti affiorano ricordi.20140806_09311720140806_09295120140806_07354120140806_08025520140806_08464920140806_08451520140806_08443120140806_084411