“Benvenuto inverno”, o buongiorno novembre, avrei voluto dire oggi sulla dorsale Adriatica, osservandola dal mio finestrino. C’e’ del romanticsmo, quando l’estate si e’appena conclusa e il vento ci respinge “indietro” nei giorni dei ricordi e figuriamoci oggi, in piena estate. C’è del romanticismo, certo, anche quando il mare si mangia pezzi di spiaggia e le reti, non quelle dei pescatori, ma quelle per il gioco della pallavolo, quando sono inondate dall’acqua e si stenta a riconoscerne le linee di demarcazione del campo, e gli ombrelloni sono chiusi. C’e’ del romanticismo nel guardare quelle pizzerie montate su palafitte accarezzate dall’acqua mentre mani innamorate si accarezzano il viso. Un pallone sospinto dale onde va su e giu’, meglio sarebbe dire, avanti e indietro o a cavallo dei cavalloni. I cavalloni si susseguono fino allo stremo e solo a riva trovano pace e si mischiano e si impastano, ognuno con la propria storia. Torno al mio “banco” del treno che fa tanto scuola. La collina sulla destra, coi girasoli che oggi non girano e Leopardi con Silvia e Teresa a braccetto appena oltre, circondati da buona musica. Il mare si agita. Ha la febbre. Il sole si e’ preso una pausa di riflessione e sole e mare per oggi non faranno l’amore. Il Nord alle spalle e il Sud oltre gli ulivi. Gli alberi sono dei santuari sosteneva Hesse. Basta ascoltarli, parlare loro. Poi noi, i nostri riti, rituali, raccomandazioni e i nostri ex-voto mentali. Comincio a immaginarmi la terra rossa, muri a secco, le casette dismesse, quelle da riempire, chi le riempie, gli alberi di fichi. I pulmini al mattino presto, il brontolio del loro motore e la ghiaia che scricchiola al passaggio. Una mano sulla visiera del cappello e una sulla schiena, come a proteggerla; due dita sotto le palpebre a fare diga alle prime gocce di sudore. Cose del passato e del presente che rivivono in vecchi e nuovi ricordi. Casa cantoniera 10. Il “Libro di Aron” e’ su questa piccola mensola del treno. Il bicchierino del “c’era una volta qui dentro un cappuccino” mi ricorda che “il viaggio, una scoperta da gustare”
. Provo a passarmi la lingua sulle labbra e poi si contraggono: si, e’ un vago ricordo di cappuccino. Di stazione.