Penso che ad alcune persone sia doveroso, da parte mia, dare una risposta “in grande”, e non da una “piccolissima finestra”, dove guarda caso, vorrebbero far passare tantissime persone, in questo quadro di congiuntura economica davvero desolante. Vorrei rispondere a Daniele, Sebastiano, e Lucia, che seppur non avendo scritto qui sopra, merita comunque menzione.
Daniele, in particolar modo, vorrei ringraziarlo; mi piacerebbe stringergli la mano. In un mondo, come quello attuale, dominato dal virtuale, in cui tutto è “tracciabile” e dove molti, grazie a questa “tracciabilità” riescono a costruire sondaggi e “manipolare consensi”, basati sui consumi e gusti, trovare qualcuno che ti dia gratuitamente fiducia, senza neanche conoscerti, esprime davvero una sensazione particolare. Daniele, mi piacerebbe poter ricambiare la fiducia che riponi in me, dato che i tuoi commenti denotano una partecipazione, direi quotidiana ai miei pensieri a cui dono forma in questo Blog. La tua proposta o auspicio è per me gratificante, direi è un pieno di autostima; la tua proposta di una mia candidatura mi lusinga molto. Quando ho iniziato a partecipare all’attività politica di un Circolo di Rifondazione, il Lenin di Torino, (un po’ di anni fa, si era ‘ “accompagnati” e presentati da qualcuno di fiducia, che già aveva avuto modo di conoscerti o che aveva sentito parlare di te, in fabbrica o in qualche associazione, e che, quindi, ti presentava al segretario del circolo e all’assemblea degli iscritti); l’ambiente era bello, accogliente, con molte diversità, e per questo, stimolante (molte mozioni) ma che davano (quelle a “diversità”) un carattere particolare. In seguito, grazie alle proprie sensibilità, alla lettura dei documenti e alla visione della società, che ognuno di noi aveva, esprimeva e manifestava, sulla base di quelle, un certo tipo di “appartenenza”: una sorta di “abbraccio” a qualche “mozione”. Ti differenziavi, ma nell’unità. Per quanto mi riguarda, ho cercato sempre di essere “fedele” a chi ora non c’è più, un personaggio di cui conservo ancora sulla scrivania una delle sue fotografie: quella di Mario Contu, “un comunista scomodo e contro tutte le ingiustizie”. Scomodo e contro tutte le ingiustizie. Cercava di essere sempre presente, in ogni ambiente, dalla fabbrica alla scuola. La politica si nutre di ragionamenti e i cambiamenti esistono, e sono legittimi; cambiamenti accettabili, politicamente, se motivati, presentati sulla base di un ragionamento politico; non a caso, negli ultimi anni, come partito, abbiamo scontato più scissioni che in altre nazioni o altri partiti. Nell’ultimo congresso di circolo, avevo deciso, con molto anticipo quale documento votare; avevo scelto ed ero determinato; scelta avvenuta, almeno fino ad un certo momento, dopo varie letture dei documenti e confronti con alcuni compagni “di Essere Comunisti”. Eppure, al momento del voto, ho constatato che molti compagni, che mi avevano accolto, accettato proprio in quel circolo, prendevano strade diverse per cui al momento del voto, mi sono chiesto: “Mario, cosa avrebbe votato, ora?” Scomodo e contro tutte le ingiustizie”; nel momento in cui avrei dovuto esprimere la mia scelta nel congresso di circolo, ho pensato che la cosa migliore da fare sarebbe stata una non scelta, “per non ferire alcuno”: l’astensionismo. Può un militante comunista porsi “problemi di coscienza” ? Questa domanda, l’ho sentita numerose volte, durante i due anni in cui il nostro partito era al governo; la coscienza, come facoltà propria dell’uomo di avere consapevolezza della propria attività, o consapevolezza intellettuale e morale delle proprie idee, dei significati e delle proprie azioni, o ancora sistema di valori morali, eccetera eccetera. E’ chiaro che l’obiettivo, per un partito che si dice comunista, è il risultato migliore per il movimento operaio, per la classe lavoratrice, e l'”io” forse dovrebbe retrocedere rispetto a quel movimento. Eppure, col tempo ho imparato che quell’astensione avrebbe potuto essere fatale per l’esistenza di un partito come il nostro. Di poco, ma c’è ancora. Fortunatamente, anche se fra la gente c’è confusione. Io vorrei continuare a pensare ad un partito che affonda le proprie radici nel movimento operaio, che rappresenti la classe lavoratrice, tuteli l’operaio, il lavoratore, “a prescindere”. Penso che il conflitto capitale lavoro esista ancora, così come l’operaio. Caro Daniele, ho incontrato moltissima gente a Roma, che ha sempre votato Rifondazione, ma che non ha capito la sofferenza che si respirava ogni volta che ci si trovava e si discuteva. La gente, non sa, quante volte ci si è trovati a dire: Compagni, la situazione è questa, domani si voterà per quel provvedimento. Pensate che siano stati soltanto egoismi personali? Che non si siano viste tutte le prospettive, quelle immediate e quelle di lungo respiro? Che non si sia pensato ai bisognosi, alla classe operaia, lavoratrice, all’identità di partito? Quanti durante il tragitto che ho incontrato si sono dimostrati delusi, e non solo dal partito, ma dal sistema della rappresentanza in genere. E così avviene sul posto di lavoro. Mi dicono in tanti: “ma come fai a crederci ancora”? Rispondo, che mi interessa la mia vita, che nel mio piccolo vorrei dare il contributo per un modello di società che ho in testa; che non ho più voglia di guardare gli altri seduto comodamente da una poltrona e dire che non mi rappresentano se compiono scelte sbagliate. Non voglio più delegare; ho solo voglia di “spendermi” nel mio piccolo, e non dare la responsabilità a nessuno, e se possibile, non trovarmi più a non dover scegliere. Non ti darò la solita risposta, che per candidarsi bisogna rispettare le “scale”, o la solita trafila: circoscrizione, comune, provincia, eccetera, o che le scelte vengono “calate” dall’alto, (come purtroppo è avvenuto per puro calcolo di voti quello ne porta tot, oppure, perché appartenenti a mozioni e allora le scelte dovevano essere calcolate col bilancino) dopo aver speso tantissimo tempo a parlare di “scelte dal basso”, o “partecipazione democratica”. Le scelte precedenti, sappiamo dove ci hanno portato. Penso che non si sia chiuso un periodo. Anzi. Il mio scopo, il mio interesse, come dicevo oggi al presidio (onestamente, poco partecipato, davanti alla Prefettura di Torino) è stare, finché posso, in mezzo ai lavoratori. (e spero che si torni, presto, al lavoro, tutti!!!). Ho iniziato a manifestare, partecipare un po’ di anni fa. Eravamo un milione; ma “ero un po’ alla finestra”. Ora, non ho più interesse a lasciare anche un piccolo spazio a chi sta operando scelte difformi dal mio modello di società. Contrastare chi ha un disegno diverso, per poter continuare nel solco di Mario Contu: “contro tutte le ingiustizie”.
La seconda risposta è per Sebastiano: ti ringrazio per la disponibilità a fornirmi esperienze, storie, piccole e grandi di persone in carne ed ossa, che una società fortemente ingiusta come la nostra, sta riducendo sempre più “ad ossa”. Anche a me viene la pelle d’oca quando guardo e riguardo il video, le foto accompagnate da una bella musica. Il ringraziamento di tutto ciò va a Domenico Capano che ha suggerito quel sistema di comunicazione, a mio modo di vedere efficace e diretto. La mia fortuna è stata quella di conoscere te ed il tuo gruppo: penso che una vera accoglienza possa esserci solo condividendo le miserie. La scelta di stare col treno dei metalmeccanici, un modo che solo “il cartellino” dice non più mio, ma che insiste sulla mia pelle e vorrei che tale rimanesse, anche se, come dice Daniele, le “due lauree” dovessero portare qualcosa di buono. Anche se a volte, la laurea, per alcuni, serve solo a “volare”, con docenti che si impegnano nella trasmissione del sapere, ma poi, “a far uscire aria dai denti” e dire “buongiorno” fanno tanta fatica. La semplicità è l’ingrediente principale. “Compagni” vuol dire condividere il pane, ed io sono stato molto contento di averlo condiviso con voi, certo in un momento difficile, ma vorrei continuare a condividerlo anche quando, presto, staremo meglio.
Grazie per la collaborazione che vorrai dare, sono belli gli atti spontanei, gratuiti, perché provenienti dal cuore, e da un certo stile di vita, non come quelli, che sono tanti, che promettono, che dicono “ti chiamo”, “ti aiuto”, “ti scrivo quello che mi hai chiesto”, e poi, si nascondono dietro un falso “sano egoismo”. Ritroviamoci, siamo tantissimi, se cominciamo a contrastare lo spazio che altri si sono presi (elettoralmente, tornando là, dove eravamo e siamo sempre stati), sono convinto che ce la faremo. Moltiplichiamo gli esempi.
Infine un pensiero, “Lu”: anche io mi sento “inadeguato” come ti sei sentita tu, davanti alla marea montante di bisogni che la società reclama. Tante volte si vorrebbe fare anche l’impossibile, per arrivare là dove i tuoi occhi hanno visto ciò che l’altro non ha espresso, perchè le risposte più belle sono quelle che diamo ai bisogni che non si sono manifestati. Ti conosco, e ti stimo, so che nel tuo, sai essere vicina al bisogno. Coraggio. Riusciremo a dare risposte. Camminando.