

L’anno sta per terminare, quasi, là dove era iniziato. In una stazione. Come ricorderete, una ragazza, simbolo di molte, molti, partiva, per l’Argentina, in cerca di qualcosa. Lavoro, riposo, studio… Chissà quanti di noi vorrebbero andare. Viaggiare, anche in solitarietà. Purchè sia. Fa freddo, qui a Torino. La temperatura è rigida. Un paio di treni provenienti dal Sud sono in ritardo. Uno, proveniente da Reggio Calabria “scarica” gente stanca ed esausta, con la schiena a forma di sedile. Pronti pero’ ad abbracciare parenti ed amici con la giusta forza da non farsi rovinare le ultime ore dell’anno e una buona bicchierata per l’augurio di un buon principio
Un altro treno, da un po’ di tempo, non parte più e non lo menziona neanche quella carta gialla, sotto “vetro” tipo Pozzo orario, né tantomeno vedere, cosicché il biglietto è rimasto al cancello ormai da un pezzo. Come la rosa e come quanti si aspettavano il ritorno di Diego sulla scena del film, vero-vero, andato in scena giusto un anno fa sulle colonne di una ringhiera di via Verdi e su quelle de La Stampa: “Un amore e la rosa”.
Di qui a poco ci sarà il “digiuno” del Capodanno, “non consumato” da tantissimi, al Serming e poi, la marcia. A seguire, la Messa. Già, cosa succedeva questo pomeriggio, al Serming, quel grande contenitore di attività sempre in moto e ancor più nella giornata di oggi? Attività. Numerose. Ragazze e ragazzi sempre al lavoro. Intenti a preparare cartelli,

per questa sera, per la marcia, fino al Duomo, dove ci sarà la Santa Messa, mentre, nello stesso tempo, nelle case private, ristoranti o altro, le “camminate” saranno altre, dettate dalla musica delle posate, dal palato, delle mascelle. Sempre in movimento. Bandiere e candele accompagneranno la marcia lungo le strade di Borgo Dora, attraversando Porta Palazzo, le Porte Palatine,
(bellissime, restituite, dopo i lunghi lavori, ai torinesi) via XX Settembre fino al Duomo. 
All’interno del Serming, in ogni ambiente, gruppi al lavoro. Al servizio. Del prossimo. Osservo, dialogo, saluto. Esco. La mongolfiera sul piazzale, ferma, in attesa. Il freddo è pungente. L’area dei mercatini ormai è sgombra. Di tanto in tanto qualche petardo lanciato dai balconi accompagna il cammino di molti e lungo la strada che da qui, dal Serming, dalla scuola Holden, ci conduce al mercato, di Porta Palazzo
, il più grande mercato d’Europa all’aperto.
Vivace e trasversale. Colorato. Una babele di lingue. Un’infilata di gazebo, di tende, e sorrisi che si allargano, quelli dei più piccoli. Bimbi intenti a giocare, con niente. Mi offrono una fetta di panettone. Ringrazio. E’ bello vederli giocare e divertirsi.
Mi fanno pensare al bambino di amici, Gioele, che ama giocare, come tutti i bambini, con mamma e papà. Un mondo nel mondo. Scarpe, abbigliamento, di ogni tipo, per ogni genere. E ancora frutta e verdura. Al coperto, carne, formaggi, pronti per essere venduti: dalle vetrine degli stand alle vetrine della tavola di casa e dei ristoranti. Il mercato è vivo. La gente, nonostante si stia facendo sera è dinamica. Veloce. Arriva, compra, sparisce. Fiato e fumo da ciascuno. Mi avvio verso il centro. Dove lentamente, anche se in anticipo, la gente pensa già a ballare. Sotto la Mole. Di qui a poco, Paolo Belli intratterrà la piazza fino al brindisi di fine-inizio anno. “Meno, meno, meno…”sarà il mantra, in questa come in tutte le piazze d’Italia. “Nessuno dei torinesi lo lascerà più solo”, questa sera.
Qualcuno ricorda la sua bella canzone di anni addietro? In molti, tra via Roma e la piazza e la galleria e in ogni luogo possibile di questo coloratissimo centro
provano il “lindy hop”, sulla scia degli anni ’30. Altri si muovono e ascoltano al tempo della musica, da violino. Da via Roma
Qualcuno asserisce che da qui, piazza San Carlo,
è un film d’amore. E non si paga neanche il biglietto. Si accomoda e si gode lo spettacolo.
E allora apprestiamoci ad iniziare nel migliore dei modi questo 2015. Un anno faticoso ma ricco di soddisfazioni, un anno dove il si deve si è imposto sul “fa piacere”, un anno lungo un’attesa, ma anche il coronamento di un’impresa, anche con poca intesa e qualche rottura. Un anno ricco di luci, che resteranno accese, ancora e ancora.Un anno di un amico e della sua famiglia che mi conferiscono il loro augurio “con la convinzione che il vento prima o poi cambierà direzione e le nostre vele si gonfieranno”. Un amico, Massimo ( il libraio), mi ricorda quanto segue: “Com’è povero un cielo senza sole, un uomo senza sogni… Il pane non basta: ci vuole un sogno per farlo più buono. Ti dà più forza del vino sincero un sogno che ha fretta che da te solo aspetta di diventare vero”. (Gianni Rodari). I sogni…i sogni aiutano a costruire un mondo diverso…è il sogno che spinge a viaggiare, ad andare oltre, aspettare, costruire. Sognare.
Intanto, “meno”, “meno”, “meno” e’ gia’ cominciato, non solo in piazza, e fra poco il saluto all’ anno che verra’. Fra qualche ora sapremo anche a chi appartiene il primo vagito, se sara’ maschio o femmina, e se, se, se…
Intanto, il Presidente della Repubblica, nell’augurarci un buon 2015 annuncia anche le possibili dimissioni. Anzi…normate dalla Costituzione.
Ps. Per chi ha voglia di renderlo ancora più dolce, questo fine d’anno ( e inizio), in piazza, bhè, da queste parti ci saranno i gofri di Massimo.
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