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News alle porte

Torino 23 4 2017 foto Borrelli RomanoGiornata di lettura. La mia (lettura) consiste in un duplice tomo  su Santa Caterina da Siena: lungo le pagine dei testi, uno spaccato storico-sociale prettamente “centrale” che intreccia tantissima storia, storico sociale e di devozione.  Giorni di lettura che confluiscono in “Sant Jordi”. La Biblioteca civica torinese,  per esempio, quella in via della Cittadella,    dona una rosa al pubblico femminile che si reca al bancone per prestito libro.  Bella iniziativa,  come le numerose librerie che espongono libri e rose.  Mattine,  pomeriggi, sere e notti in un girotondo di carta. Notte “rosa”,  sembra esplosa. Ma questo era Umberto Tozzi alcune “rose” fa,  per i 40 di “Ti amo”,  proprio qui,  a Torino, una “Gloria” unica della canzone italiana, anni ’70.  Altri tempi. Di storia “gloriosa” quando grigio e nero delle fabbriche si sprigionavano sul cielo cittadino.  La città  si presenta oggi nella nuova veste, “quotidiana” turistica “sold out”. Grigio e neto alle spalle e quasi azzerato, almeno quello delle fabbriche.  Belle presenze,  in giro,  nel cuore cittadino;  tutta bella gente davvero.

Le cronache a dire il vero non sono molto rosa,  tra la Korea del Nord e gli Usa che scaldano i muscoli diversamente dal tempo che non scalda affatto. (“Benvenuti in inverno”). Senza dimenticare i bimbi della Siria,  un Paese che lentamente sta scomparendo sotto le bombe.  In attesa di notizie da Parigi con le elezioni di primo turno ormai verso la chiusura. Giorni che scivolano via,  lentamente,  verso il 25 di aprile,  festa della Liberazione ormai alle porte con strascichi quest’anno si chi “puo’ partecipare,  chi no,  chi ammesso,  chi no”. Nelle distribuzioni di “patenti” a tutto siamo sempre ben messi.  A proposito, è  uscito il libro su Gramsci del prof. Angelo D’Orsi. E a proposito di porte…. un tizio regala la sua,  in via Cibrario,  per chi fosse interessato.

Riprendo la strada canticchiando “Si puo’ dare di piu'”.  Dopo aver visto la porta “accasciata” in omaggio,  cantarla è  d’uopo.

Neve “marzolina”

Torino 16 marzo2016.Borrelli RomanoStrano tempo, tempo strano, strani tempi…”Neve marzolina dura dalla sera alla mattina”.Proverbi.Torino, 16 marzo 2016. La notte annunciava vento e nel suo ventre portava tante promesse. Gennaio e’ l’inizio del tempo, la primavera della vita. La notte allo specchio si sfilava i collant e si sbottonava la camicetta. Sembrava giunto il tempo giusto per essere bella e farsi talle. Il desiderio di un bacio mai tanto aspettato. “Bum, bum, bum”,  sbam”. Rumori di finestre, nylon che si alzano e si abbassano: il vento bussava alle porte. La notte cominciava a tremare e piangere. Questioni di stato. Edi tempo. O temperature. Al mattino non aveva piu’lacrime. Troppe versate, come il latte. La neve scendeva copiosamente, fuori tempo. “Ti prego, resta ancora un po’”, imploravano in molti, camere da fare e obiettivi da prendere. Nevica da alcune ore, su Torino. Al mercato di Porta Palazzo smontano le tende, faticosamente. Torino 16 3 2016 foto Borrelli RomanoTorino 16 marzo 2016 foto Borrelli RomanoIn centro turisti fotografano ogni cosa di questo strano tempo. Per quanto mi riguarda, nella notte avevo cominciato a contare i giorni, passati e che mancavano. Questa neve mi ha proiettato indietro nel tempo, quando si era in cucina, nel periodo invernale, coi giochi di societa’, davanti, con il Monopoli e una carta frutto dei dadi tirati male e della sorte che bacia sempre al momento giusto, intimava: “torna indietro, senza passare dal via, e sta fermo due giri. E paga!”16 3 2016 Torino.foto Borrelli Romano

Dolcezza

In centro, a Torino, “la dolcezza non e’ mai troppa”. Un bel “prodotto”, esposto in vetrina. Un ingrediente che potrebbe essere in vendita “ma anche no”. E cosi’, una mano anonima, tra una cioccolateria ed una pasticceria ha lasciato il suo segno e ha vergato il messaggio da socializzare. Influenza di tanta bonta’ appena vista o mano influenzata da altra dolcezza? Chissa’. Certo e’ che quel luogo e’ davvero molto dolce.

Ps. Il luogo e’ dolce tanto quanto il tempo e certi tempi. Da queste parti, 150 anni fa, nasceva infatti il gianduiotto. Nocciola tonda di Alba e cacao che racchiude tanta dolcezza, tradizione e storia. La sua forma, a barchetta, con quella carta stagnola, cosi particolare sempre pronta ad alleanze e matrimoni con l’arte ( vedi Aldo Mondino) racchiude una dolcezza ed una gentilezza tutta particolare. Chi non ricorda i gianduiotti offerti a quanti erano in coda sotto la pioggia per una visita culturale nella nostra citta’? (Aprile 2014). Un gianduiotto, conviene sempre tenerlo, a portata di mano.

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E’ il 4 marzo, una musica ci ricorda Lucio Dalla.Gentilezza, dolcezza sogni. “Se puoi sognarlo, puoi farlo”, sosteneva Walt Disney. E se sogni non ne hai, come cantava Lucio, puoi sempre prenderne da chi ne di troppo e tendendo la mano te ne offre uno dei suoi.
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Ballando sotto la Mole

Torino 31 dicembre 2014, tabellone di Porta Susa, foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, Porta Susa. In attesa. Foto, Romano BorrelliTorino via Roma al passo della musica, foto, Romano BorrelliL’anno sta per terminare, quasi, là dove era iniziato. In una stazione. Come ricorderete, una ragazza, simbolo di molte, molti, partiva, per l’Argentina, in cerca di qualcosa. Lavoro, riposo, studio… Chissà quanti di noi vorrebbero andare. Viaggiare, anche in solitarietà. Purchè sia.  Fa freddo, qui a Torino. La temperatura è rigida. Un paio di treni provenienti dal Sud sono in ritardo. Uno, proveniente da Reggio Calabria “scarica” gente stanca ed esausta, con la schiena a forma di sedile. Pronti pero’ ad abbracciare parenti ed amici con la giusta forza da non farsi rovinare le ultime ore dell’anno e una buona bicchierata per l’augurio di un buon principioTorino 31 dicembre 2014, Porta Susa, foto, Romano Borrelli. Aspettando il Treno in ritardo. Un altro treno, da un po’ di tempo, non parte più e non lo menziona neanche quella carta gialla, sotto “vetro” tipo Pozzo orario, né tantomeno  vedere, cosicché il biglietto è rimasto al cancello ormai da un pezzo.   Come la rosa e come quanti si aspettavano il ritorno di Diego sulla scena del film, vero-vero,  andato in scena giusto un anno fa sulle colonne di una ringhiera di via Verdi e su quelle de La Stampa: “Un amore e la rosa”.Torino 31 dicembre 2014, Serming, foto, Romano BorrelliDi qui a poco ci sarà il “digiuno” del Capodanno, “non consumato” da tantissimi, al Serming e poi, la marcia. A seguire, la Messa.  Già, cosa succedeva questo pomeriggio, al Serming, quel grande contenitore di attività sempre in moto e ancor più nella giornata di oggi? Attività. Numerose. Ragazze e ragazzi sempre al lavoro. Intenti a preparare cartelli,Torino 31 dicembre 2014, Serming, preparazione cartelli, foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, Serming. Preparazione cartelli. Foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, preparazione cartelli. Foto, Borrelli Romano per questa sera, per la marcia, fino al Duomo, dove ci sarà la Santa Messa,  mentre, nello stesso tempo,  nelle case private, ristoranti o altro, le “camminate” saranno altre, dettate dalla musica delle posate, dal palato, delle mascelle. Sempre in movimento. Bandiere e candele accompagneranno la marcia lungo le strade di Borgo Dora, attraversando Porta Palazzo, le Porte Palatine,Torino 31 dicembre 2014, Porte Palatine, foto, Borrelli Romano (bellissime, restituite, dopo i lunghi lavori, ai torinesi) via XX Settembre fino al Duomo. Torino 31 dicembre 2014, Serming, bandiere, foto, Romano BorrelliTorino 31 dicembre 2014, Serming, candele, foto, Romano BorrelliAll’interno del Serming, in ogni ambiente, gruppi al lavoro. Al servizio. Del prossimo. Osservo, dialogo, saluto. Esco. La mongolfiera sul piazzale, ferma, in attesa. Il freddo è pungente. L’area dei mercatini ormai è sgombra. Di tanto in tanto qualche petardo lanciato dai balconi accompagna il cammino di molti e lungo la strada che da qui, dal Serming, dalla scuola Holden, ci  conduce al mercato, di Porta PalazzoTorino 31 dicembre 2014, Porta Palazzo, foto, Romano Borrelli (2), il più grande mercato d’Europa all’aperto. Torino 31 dicembre 2014, Porta Palazzo, foto, Romano BorrelliVivace e trasversale. Colorato. Una babele di lingue. Un’infilata di gazebo, di tende, e sorrisi che si allargano, quelli dei più piccoli. Bimbi intenti a giocare, con niente. Mi offrono una fetta di panettone. Ringrazio. E’ bello vederli giocare e divertirsi.Torino 31 dicembre 2014, Porta Palazzo, auguri bambini. Foto, Romano Borrelli Mi fanno pensare al bambino di amici, Gioele, che ama giocare, come tutti i bambini, con mamma e papà. Un mondo nel mondo. Scarpe, abbigliamento, di ogni tipo, per ogni genere. E ancora frutta e verdura. Al coperto, carne, formaggi, pronti per essere venduti: dalle vetrine degli stand alle vetrine della tavola di casa e dei ristoranti. Il mercato è vivo. La gente, nonostante si stia facendo sera è dinamica. Veloce. Arriva, compra, sparisce. Fiato e fumo da ciascuno. Mi avvio verso il centro. Dove lentamente, anche se in anticipo, la gente pensa già a ballare. Sotto la Mole. Di qui a poco, Paolo Belli intratterrà la piazza fino al brindisi di fine-inizio anno. “Meno, meno, meno…”sarà il mantra, in questa come in tutte le piazze d’Italia. “Nessuno dei torinesi lo lascerà più solo”, questa sera. Torino 31 dicembre 2014, Piazza San Carlo. Ballando sotto...la Mole. Foto, Romano Borrelli Qualcuno ricorda la sua bella canzone di anni addietro? In molti, tra via Roma e la piazza e la galleria e in ogni luogo possibile di questo coloratissimo centro Torino 31 dicembre 2014, centro di Torino, foto, Romano Borrelli provano il “lindy hop”, sulla scia degli anni ’30.  Altri si muovono e ascoltano al tempo della musica, da violino. Da via RomaTorino 31 dicembre 2014, via Roma. Foto, Romano BorrelliQualcuno asserisce che da qui, piazza San Carlo,Torino 31 dicembre 2014, Piazza San Carlo, foto, Romano Borrelli è un film d’amore. E non si paga neanche il biglietto. Si accomoda e si gode lo spettacolo.Torino 31 dicembre 2014, via Roma e il film Piazza San Carlo, foto, Borrelli RomanoE allora apprestiamoci ad iniziare nel migliore dei modi questo 2015.  Un anno faticoso ma ricco di soddisfazioni, un anno dove il si deve si è imposto sul “fa piacere”, un anno  lungo un’attesa, ma anche il coronamento di un’impresa, anche con poca intesa e qualche rottura. Un anno ricco di luci, che resteranno accese, ancora e ancora.Un anno di  un amico e della sua famiglia che mi conferiscono  il loro augurio “con la convinzione che il vento prima o poi cambierà direzione e le nostre vele si gonfieranno”. Un amico, Massimo ( il libraio), mi ricorda quanto segue: “Com’è povero un cielo senza sole, un uomo senza sogni… Il pane non basta: ci vuole un sogno per farlo più buono. Ti dà più forza del vino sincero un sogno che ha fretta che da te solo aspetta di diventare vero”. (Gianni Rodari). I sogni…i sogni aiutano a costruire un mondo diverso…è il sogno che spinge a viaggiare, ad andare oltre, aspettare, costruire. Sognare.

Intanto, “meno”, “meno”, “meno” e’ gia’ cominciato, non solo in piazza, e fra poco il saluto all’ anno che verra’. Fra  qualche ora sapremo anche a chi appartiene il primo vagito, se sara’ maschio o femmina,  e se, se, se…

Intanto, il Presidente della Repubblica, nell’augurarci un buon 2015 annuncia anche le possibili dimissioni. Anzi…normate dalla Costituzione.

Ps. Per chi ha voglia di renderlo ancora più dolce, questo fine d’anno ( e inizio), in piazza, bhè, da queste parti ci saranno i gofri di Massimo.

Un giro per Torino

Bellissime immagini nel Cuore di Torino.Davanti alla sede del primo Parlamento Subalpino. Piazza e palazzo avvolti da un pallido sole di ottobre.  Immagini, visi partecipanti di una Terra Madre, un evento biennale  che porta (e portera’  sotto la Mole, a Lingotto Fiere, dal 23 al 27 ottobre) a raccolta, qui, a Torino,  allevatori, contadini, pescatori, agricoltori di tutto il mondo. In una atmosfera quanto piu’ possibile, equa, pulita, giusta. Un evento iniziato una decina di anni fa, al palazzo del lavoro. Un incontro biennale gemello e parallelo al Salone del gusto. A Palazzo Nervi ricordo quel primo appuntamento di Terra Madre20141010_174222, dall’altra parte della via tagliata dal “18” e dal tram 1, oggi “interrata” con la metropolitana torinese, il palazzo del lavoro che fu, con i suoi piani, la sua pista, e le piste che sarebbero arrivate, a Cinque Cerchi. Passion lives here.  passion lives….”livid…” there. Oggi, Un centro torinese  davvero in fermento. Librerie piene, i portici pure. La carta, da qualche giorno, e’ tornata al proprio, domicilio, traslocando domenica sera, dai portici. Via vai continuo in quelle che sono corsie dello shopping o del solo buon osservare. Vasche su vasche e fontane in piazza Cln con il, Po e la Dora che osservano tutto questo lento incedere. I tram sferragliano,  portando ora di qua ora di la, gente talvolta distratta, comunque leggera, da sabato pomeriggio, senza tanto stress addosso. Ci si parla e confronta. Con tanta intesa. Quella un po’ opaca, a mio svantaggio e  per pochi altri che invece e’ rimasta attaccata al tram. Il futuro e’ un buco nero in fondo a un tram, cantava Jannacci. Senza 59 nell’intesa, tutto come prima. A gruppi le discussioni da bar dello sport, ma mica poi tanto, che accompagnano  ogni movenza  sono quasi le stesse, il tfr, tutto, dell’ultimo anno, al mese, accantonato al bilancio o al fondo e chi al fondo vorrebbe mandarcelo. In fondo in fondo. In lontananza sembrano puntini e solo nei loro pressi ci si rende conto che hanno eta’ diverse fra di loro ma con argomenti in comune: saggezza e meglio gioventu’ a braccetto e quest’ ultima reduce da una giornata, quella di ieri,  di manifestazione e corteo per reclamare davvero una buona scuola. Gioventu’ con sopraciglia piegate ad arco, preoccupate, angeli  custodi sopra i figli, i loro occhi, che scrutano il mondo e le sue bellezze. Occhi grandi, di ogni colore, vulnerabili, belli. Occhi nocciola, capelli intrecciati, insieme ai ricordi, tenuti fermi da una penna che non scrive più, e tempi e modi ne definiscono la sostanza delle cose. Ancora, partito liquido, con tessera, senza tessera, comitato elettorale, sfoltimento dei contratti e contratti a tutele crescenti. Articolo18. Ma quando tornera’ questo benedetto lavoro? il lavoro. Fosse un film o un libro, si chiamerebbe la tenuta, ne sono certo….poco distante una coppia canta “io senza te, tu senza di me”…Tutto come prima. Sembra una giornata da libro, o da libri, con “il passato che e’ in me”. In effetti, un giro lo avevo fatto, nel cuore di Torino, per un libro. Era da un paio di giorni che ripetevo come un mantra, e mi ripetevo che “un giorno devi andare”. In effetti il libro scelto,  riguarda una tanto attesa, “Attesa di Dio”, di Simone Weil. Ora non mi resta che sfogliarlo. A casa, pero’.
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Festa di via e di amici…in corso

Torino. La festa dei vicini. Via dei Mercanti. Torino. . Foto, Romano  BorrelliTorino. Caldo, afa, umidità. Per strada. A dimensione umana. Fioriscono le feste dei vicini. In via dei Mercanti, a Torino,  dalle parti di via Garibaldi si cena, si festeggia, si scambiano parole, quattro chiacchiere. Si mangia. Ci si conosce. E’ la festa dei vicini. Si mette in comune qualcosa, qualche piatto tipico, un buon vino, dolci e due chiacchiere per conoscersi. Un buon profumo e profumo di ricordi. Dare spazio a quanto il generale inverno non permette durante il corso dell’anno.  Un’atmosfera da paese. Da mare, quando si approssima il giorno del rientro e la cena diviene un’occasione per salutarsi.  Paccheri, orecchiette, “pizzarieddi” nei ricordi salentini di quelle feste dei vicini.  Dimensione ridotta e famigliare, come giusto che sia. Spazi ridotti, eco di voci provenienti da altre vie, osmosi. Salta il rapporto fuori e dentro e tutto sembra orientato a vivere democraticamente il territorio.  Dopo un inverno che invoglia a starsene al caldo, dentro le mura domestiche, cominciano le serate fuori dalle mura domestiche, al caldo estivo. Un’ondata di grande caldo. Un’estate scoppiata in grande anticipo. Un caldo distribuito su tutta la penisola con punte di caldo anche oltre i trenta.  Identica cosa da queste parti, presso la festa dei vicini.

Nell’osservare questo bellissimo tratto di via, per alcuni, pare davvero essere la prima volta che si “incrociano”. Per la via. Per altri si riconosce un’amicizia più datata.  La musica di sottofondo invoglia comunque e facilita anche i più  timidi. Una bella festa di via, in corso. Anche in zona più defilata è in “corso” una festa di via, o dei vicini: via Sassari, circoscrizione 7. Soprattutto quest’ ultima mi ha incuriosito, per i cambiamenti veloci, repentini che negli ultimi anni questo micro-quartiere ha affrontato. Uno dei modi per valutarne i cambiamenti e’ quello di aggregarsi ai fedeli che seguono la processione di Maria Ausiliatrice il 24 di maggio, e durante la vigilia, cosa che e’ stata fatta, seguita e raccontata. Una occasione nuova per Torino, dal momento che questo tipo di “aggregazione” avviene dal 2006. Origine ed epicentro di tutto cio’ e’ la Francia. A Parigi, le feste dei vicini si combinano dal 1999.Torino, via dei Mercanti. Festa dei vicini. Foto, Romano Borrelli

Torino. Via dei Mercanti. Festa dei vicini. 3. Foto Romano Borrelli

.Torino. via dei Mercanti. La festa dei vicini. Foto, Romano Borrelli (2)Torino. Via dei Mercanti. La festa dei vicini. Foto, Romano Borrelli

Arrivederci…dalla scuola

Arrivederci...scuola. Foto, Romano Borrelli

Torino. Ultimo giorno di scuola.

Non ho fatto in tempo a dirvi, a tutti, proprio tutti, un arrivederci. Buone vacanze. Una stretta di mano, una pacca sulle spalle. Non saprei dire neanche  se sarà un “arrivederci a presto”. Il mondo della scuola, dei lavoratori della scuola, è simile ad “un viaggio”. La meta non la si conosce  ma tanto questo non è importante, è il viaggio quello che conta. Incontri. Fondamentali. Orme. Frasi dette, mancate. Domande, risposte. Mi sono limitato ad osservarvi da quassù. Una finestra. Due mondi apparentemente distaccati ma congiunti.  Adulti, ragazzi. Una finestra. Un brivido ricorre ad altra finestra. Il ricordo di Recanati, dello studio di Leopardi. Il suo guardare con un po’ di malinconia o nostalgia.  La finestra dove ognuno di noi, fin da piccoli,  eravamo  scrutati da un occhio vigile e attento, ora da un padre ora da una madre nel nostro lento, incerto incedere e   attraversare la strada della vita e  per andare a scuola. Ecco. Forse un occhio vigile e attento, potrebbe essere il simbolo che racchiude il guardare da questa finestra. Strade che si separano. “Cose che restano”. Avete salutato la fine della scuola con una festa fatta in casa come succede in molte famiglie e la scuola è stata la vostra. Lo  è e continua ad esserlo. Avete aspettato il suono dell’ultima campana per poi andare. Prima avete messo in comune qualcosa da mangiare e da bere. Compagni. Per una volta, azzerate differenze e gruppetti vari che durante l’anno vi hanno contraddistinti.   Prima vi siete abbracciati, qualcuno ha pianto, altri hanno riso.  Abbracci. I migliori, quelli che arricchiscono, non si riescono proprio a raccontare. Non ci si riesce proprio. Lasciano qualcosa dentro. Un misto di emozioni che non si riescono a raccontare. Non si possono, raccontare. Siete andati. Oltre. In mare aperto.

Arrivederci, buone vacanze e buona maturità.Ultimo giorno di scuola, 2013-2014. Torino. Foto, Romano Borrelli

Ps. Domani qualcuno racconterà delle fontane, dei bagni e gavettoni. Ma con “occhio” freddo come l’acqua fredda e ghiacciata delle fontane del centro di Torino, in piazza Castello. Acqua che “lava”  via un anno di scuola e altro ancora. Raccontare non basta. Bisogna viverle, quelle emozioni. E le emozioni non durano un attimo. Una fotografia, due righe su un giornale, qualche notazione a margine  non saranno mai sufficienti. Bisogna viverle, impastarsi con centinaia e centinaia di emozioni differenti.  Che appartengono ai ragazzi e le scambiano. Che durano un anno. Cinque anni.  Non due righe. Anche queste non saranno mai sufficienti e non renderanno sufficientemente giustizia.

Un saluto.

Pasqua 2014. Continua.

 

Pasqua a Torino. Un caffè nella centralissima Piazza Vittorio Veneto, osservata e scrutata da una finestra particolare, i portici della nostra città. Oppure stazionare in coda, per tutto il tempo necessario, in altra piazza, Castello, per poter accedere ad un museo. In questo frangente, la coda per visitare la mostra dei Preraffaelliti, “l’utopia della bellezza”, a Palazzo Chiablese Settanta capolavori in un percorso suddiviso in sette temi quali la Storia, la Religione, il Paesaggio, la Vita Moderna, la Poesia, la Bellezza, il Simbolismo. Insomma, Torino come capitale dell’arte.

O  ancora, contemplare, in attesa che arrivi il battello in arrivo dalla parte opposto e il lento fluire del grande  fiume Po. 

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Torino. Domenica 20 aprile 2014. Il Po, l’angolo di Piazza Vittorio e la Mole Antonelliana sullo sfondo.

La vista è da cartolina. La Mole Antonelliana che si staglia nel cielo, visibile sullo sfondo, e la piazza che si apre nel cuore di Torino.

 

In realtà, le alternative  che la nostra città offriva e offre in questa giornata erano davvero numerose.  Oltre alle consuete “mete”, in molti hanno trascorso la festività, o parte di essa, optando per una scelta diversa. Il Serming, per esempio, o una visita, seguendo l’esempio dell’Arcivescovo di Torino, Nosiglia, in visita a qualche anziano o persona sola, sofferente, o ancora presso qualche casa di riposo, di cura o in un centro per anziani. E non si puo’ che immaginare, la felicità di chi, avvezzo alla sofferenza, solitudine, almeno per un giorno, è riuscito a contemplare ed intercettare un viso nuovo e raccogliere e riflettere su qualche parola in più, depositata e scambiata non da e con  qualche personaggio immaginario frutto della propria mente, ma da un parente o conoscente, in carne ed ossa, passato da li, non per caso, ma sollecitato, da qualche bel sermone. E dalla coscienza.  Non più mazzi di carte, o visi riflessi allo specchio, a consultare rughe e  nominarle con nomi di qualche realtà passata. Niente di tutto cio’. Un incontro, una visita, inaspettata per i pazienti, i più deboli, l’ascolto, il parlare. Così, per far passare il tempo, ma in maniera diversa da come accade in qualsiasi altro giorno. Non più caramelle alla menta da scartare, in solitudine o lunghe e infinite passeggiate in qualche cortile di una ex casa per suore ora di riposo. Qualcosa in più, almeno per un giorno. Restituire qualcosa e qualcuno  alla normalità. E la normalità , dovrebbe essere sempre. Uno degli ospiti, entusiasta di vedere volti nuovi, prova a dare prova a dare sfogo alla propria memora nel raccontare l’omelia della Messa. “Il masso del sepolcro spostato, nel giorno della Resurrezione, come sinonimo di barriera da abbattere.” Continua a dipanare il suo ricordo restituendo ai presenti quanto accolto in mattinata, prima delle Specie sacre.  “La lotta fra morte e vita”. E a modo suo, prova a dare una spiegazione, interpretandolo, quel masso spostato, come un ponte, un raltà che tendono ad avvicinare. L’incontro. Gli incontri. Parla, felice di aver trovato qualcuno con cui parlare. E in molti ad ascoltarlo. Con una lucidità incredibile. Gli occhi brillano. La gioia è di casa. Bastava poco. Davvero. E così è  per tanti altri. Per un giorno, in fuga dalla vecchiaia, dalla tristezza, dai pensieri.

Sarebbe bello poterlo fare più spesso.

 

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Torino 20 aprile 2014. Piazza Vittorio vista da sotto i portici.

 

 

 

 

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Torino. Piazza Castello. Domenica 20 aprile 2014. In coda per la mostra sui Preraffaelliti. Mostra a Palazzo Chiablese.

“Love is a virus”

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L’amore è un virus

DSC00432Resiste. L’amore. Come un virus. Qualcosa che ti entra e non esce mai più dal sangue che corre nelle vene.  “Se mi chiedessi in quanto tempo ci si innamora, ti risponderei: in pochi secondi”.  (Un uso qualunque di te, S. Rattaro). L’amore. Un sole rosso che si appoggia all’orizzonte. Anche quando quel rosso si identifica con uno stop, una fermata, una sosta prolungata. Non voluta. Anche quando  quel rosso è dello stesso colore di un cappottino, rosso, per l’appunto, in attesa, in qualche angolo della casa o in qualche angolo nascosto della memoria. Il che è lo stesso. Rosso. Come una passione. Come un regalo di Natale mai ritirato. “Lo ritiro dopo”, o “ritirato mai”. E si resta in attesa, in balia di se stessi. Ma poco importa. Una bugia, g-rossa.  Il bello delle bugie.  Anzi, il brutto. Per chi le ascolta. Perché per una bugia sono necessarie sempre due persone: chi le dice e chi le ascolta. “Pronunciata la prima, le altre si inanellano come le maglie di una catena” (Un uso qualunque di te, S. Rattaro). Poi, dopo, domani, sarà diverso. Dopo una pausa. In lista d’attesa. Ci si innamora in pochi secondi, e in pochi secondi ci si lascia dicendosi che non si sa cosa è l’amore. Quando per conoscerlo bastavano pochi secondi. Forse “c’era del marcio in Danimarca”. O forse no. Eppure il virus è lì.  Affacciato sul balcone. Pare in attesa. Da li si “svincola”, esce, allo scoperto. Come un carosello. Nei pressi di quel palazzo, un tempo, c’erano gli ambulatori della mutua. Forse non è un caso che la scritta sia proprio nei pressi. Carrozzeria di cuori infranti. E’ rimasto l’odore di vita, addosso. Storie di persone e di passioni. Che lasciano il segno. Ma in questo caso, il virus, non passa e non si “spegne” mai. Lì, in attesa, di qualcuna, di qualcuno, di qualcosa. In corso Principe Eugenio.  Da quella finestra, si fantastica la presenza, di una persona in attesa, a scrutare, dietro le tendine. Sentire l’arrivo del tram, che davanti, si attesta, nel suo capolinea. “Scenderà giù da questo?” per poi restare delusa e in attesa, del prossimo. Tanto il virus della passione, è dentro. E’ appiccicato addosso. Come una seconda pelle. Un tatuaggio. Pelle scritta e scritturata che non si lava mai. Virus. Nelle notti bianche.  Resiste, l’amore. Sempre. In qualsiasi cosa. In qualsiasi cosa si faccia. In qualsiasi casa.  Per una persona, per i libri, per la storia, per le storie. Un virus. Sempre sotto i riflettori. Protagonista principale. L’amore. L’amore che si nutre per molti angoli della nostra città. Che racconta l’universo, mentre racconta un angolo di questo borgo. Lettere, sulla facciata di un palazzo illuminato da un lampione. Storicamente datato.  In questa bella piazzetta torinese. Lettere che si lasciano, sperando che qualcuno le ritrovi. Lettere di passione. Passione che vive.  Viva. Pulsa.

Che viva per sempre.

Ps. Ultime ore per Renoir a Torino…

(Piazzetta Andrea Viglongo e corso Principe Eugenio).

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Nuovi e quasi nuovi negozi per Torino

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Lasciati i lavori in corso, dalle parti di Valdocco, dove si sta per chiudere e  aprire un nuovo Capitolo di storia,  la meta, dato che in molto, siamo alla frutta,  è provare a trovare qualcosa di buono, da mangiare, così, per una merenda veloce. Tardiva. Ma naturale. E in via San Francesco d’Assisi  14 a Torino, “I frutti di Gaia” si “presentano” davvero bene. E non solo in vetrina.  Molto da vedere e gustare. E non solo “tutta colpa di una mela”.  Merita davvero “buttarci” un occhio, per poi farsi tentare. Appunto, non solo da una mela e da una frutta. Le cose buone sono davvero infinite. Lo consiglio. Le consiglio. Data di apertura, mi han detto, metà ottobre.  “Mela più”, “mela meno”. Mangiare i frutti di Gaia. Mangiarli, non è un peccato di gola.

Dalle parti di Porta Susa, in via Cernaia una nuovissima yogurteria, “yogurtlandia” ha aperto i battenti da poche ore.  Da ieri. Un buonissimo yogurt “degustazione” prima di cena.  La bontà  e la gentilezza di chi si è cimentato in questa nuova impresa merita certamente un biglietto di ritorno. Per uno yogurt più…voluminoso.

Le luci della stazione e quelle del grattacielo si uniscono in una sorta di richiamo. L’ora della cena è arrivata. Dal capolinea si muovono alcuni bus. Altri ne arrivano. Il giorno ormai cede il passo alla sera. Tra poche ore, da queste parti, molto sarà diverso. Il popolo della notte farà la sua comparsa.

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