Archivi tag: biennio rosso

Il ’68… a Palazzo Nuovo

torino-palazzo-nuovoUn’inflazione di quotidiani,  tra le mani,  sotto le  braccia,  ad inizio autunno in vista dell’estate della maturita’ 2017. Questo il mio corredo  verso scuola, insieme a libri e agenda,  con gli appuntamenti dei consigli di classe e dipartimenti. La Stampa mi induce al ricordo della colazione dai nonni materni quando durante l’estate la trascorrevo in anticipo sui miei e quando i nonni la sfogliavano a 1200 km da dove si stampava. Ma possibile che mio nonno dovesse comprare La Stampa di Torino abitando nel profondo Sud? Dalle parti di Lecce? Lui la preferiva,  come Enrica,  la signora anziana che invece abitava sotto casa,  che pero’ era torinese e abitando a Torino,  alle 14 scendeva sotto casa per comprare l’edizione pomeridiana: “Stampa Sera”. E io puntualmente scendevo a sfogliare il tutto. Ogni pomeriggio. E ogni pagina,  Enrica mi raccontava pagine di Resistenza,  avendo fatto la partigiana,  qui,  a Torino. E le fabbriche,  il biennio rosso,  il ’68… La Repubblica invece mi ricorda una ragazza che anche lei come la Melloni,  ma poi se e’ la stessa non importa,  aveva una frangetta e un piccolissimo neo e la comprava al sabato,  all’uscita da scuola,  quando al liceo,  il sabato era d’obbligo. Pur non vedendola,  quella casa,  ho introiettato talmente alla perfezione i suoi racconti,  che nella casa di suo nonno è  come ci fossi stato pure io,  a sfogliarlo,  quel giornale,  insieme a lei,  a due passi dal mare. E ogni volta che la compero ritorno alla maturita’. La sua. E alle sue letture,  divenute un pochino anche mie. Giocando a nascondino,  tra una riga e l’altra. Non so perché,   ma i ricordi divengono prepotenti e si affermano tra le aule di Palazzo Nuovo,  all’incrocio tra lettere e filosofia,  all’uscita da un’aula dopo un corso sul ’68. Forse perché  Palazzo Nuovo ha segnato la mia storia,  o forse per lettere,  o filosofia,  o per via di questa Repubblica sotto il braccio. O forse per la fame. Di sapere. E di amore. Per il sapere. Che non abbandona mai.

La sedia della maturità. Ora, una buona sedia a tutt*

La sedia della...maturità. Torino. Foto, Romano BorrelliLa sedia della maturità. Si è conclusa oggi la “seduta” di una classe impegnata nella maturità.  E con essa, il lavoro della commissione. Nel migliore dei modi. Con un ritorno al “fanciullino”, quando i nostri libri non erano quelli pesantissimi riposti nello zaino, in questi cinque anni, per farci compagnia per cinque ore al giorno, (senza contare quella in casa), ma erano, libri,  in quel periodo spensierato, i  fumetti di topolino. Ultime tesine adagiate sui banchi della scuola. Tesine che sanno di rivincita sul tempo mai sufficiente adiscettare su argomenti che piacciono, pensati e fantasticati. Una delle ultime riguarda Topolino. E la tesina della candidata, veramente ben fatta,  verteva proprio sul personaggio cosi adorato non sol o dai piu’ piccoli, ma anchedagli adulti, quando la testa soffocata dai pensieri e dagli impegni trova una utilissima valvola di sfogo sfogliando le pagine coloratissime di quel fumetto. Tesina che parlava di suoni, il sonoro, inseriti dalla maturanda in quel filmato, per arrivare a spiegare anche storicamente, gli anni ruggenti negli Stati Uniti. Una lunga chiacchierata sul biennio rosso, l’avvento del fascismo, il ’43 e il ’45…e tanto romanticismo e sentimento. Di tutta questa maturità quel che restera’ nella storia saranno la tensione, le  lacrime, la gioia. Di una madre che accompagnava la figlia all’esame. E quella scena, non era un fumetto. Ma storia di vita reale. Tensione sciolta in un abbraccio mamma-figlia senza fine. Una scena regina della maturita’ e forse e’ giusto chiudere il racconto con quella luce. Raccontarne ancora sarebbe dichiarare scacco al re e sbiadire una bella prova di maturita’. Un ricordo, il rimando ad una campanella, il Presidente che “in nome del popolo italiano proclama dottore in…” e vedere un’altra madre impietrita, immobilizzata, felice per un ciclo che sembrava chiuso, per un progetto faticoso e per quella parolina che si affianchera’ per sempre al nome di battesimo. Una aggiunta  che nulla toglie e nulla aggiunge, a dire il vero, ma cosi importante per una mamma. Una giornata di luglio di anni fa, un viaggio alle spalle. Una madre, quella di oggi, che richiama alla memoria un’altra madre:la mia. Rovistare nella soffitta e lasciare che si aprano quei bauli che contengono ricordi. Pagine di vita e di storia. Non tutti i bauli lasciati in soffitta sia o pronti a riaprirli o lasciarceli rovistare per vedere cosa abbiamo depositato, volontariamente o meno,  ma quello, resta un bel ricordo  che si lascia rovistare, pettinare, coccolare. Non tutte le esperienze le sigilliamo. Aproposito, il sigillo, come conclusione della seduta. Vedere poi la luce della candela e il sigillo al pacco in tutti quei verbali è stato come vedere luce nella luce.  “Non  era un film, o una vita da film, ma  in realtà esiste un film dentro ogni storia”. In ogni persona che si incontra per caso. Come quel ragazzo che appena uscito dall’ aula si slaccia la cravatta e posa la giacca sulle spalle, insieme ai cinque anni. Come quella ragazza dalla frangetta nera, capelli lunghi e una speranza nel cuore. Un cento in tasca e un’ immatricolazione a medicina, per far felici i genitori quando suonera’ la campanella e la voce di un Presidente la proclamera’ dottoressa. Un sogno. Non il suo, forse. Ora, domani, una buona sedia a tutte, tutti. Una festa o piu’ feste per una cifra. Poi, il giusto e meritato riposo del maturo 2013-2014.