Le colline torinesi presentano quà e là qualche ciuffo di neve, non ancora sciolta. In mattinata, un timido accenno di pioggia. Resiste. In ogni caso, a Torino, l’ondata di mal tempo, sembra essere passata.
Nel resto d’Italia, l’ondata di maltempo non si ferma e prosegue fino al Sud.
A Roma, la piena del Tevere è passata, fortunatamente senza provocare danni. La capitale tira un sospiro di sollievo, anche se i romani continuano a guardare il cielo.
In Toscana, la situazione resta critica.
Un giretto sulle colline di Torino, appena fuori città. Se percorrere il tragitto attraverso il Pino vecchio o il Pino nuovo, non è di fondamentale importanza. Basta solo decidere come raggiungere la meta. Podio. Quale mezzo. Una mongolfiera, per ammirare meglio il panorama della città con Superga e forse il Colle? Certo, dalla mongolfiera, il panorama sarebbe più bello, e da lassù, sicuramente con un po’ di immaginazione sarebbe possibile sentire il rumore del mare, con il suo odore, il suo profumo. Il cuore del mare, che pulsa sempre vita. Mite o in burrasca, non importa. Il bus? Con questo mezzo, pare un po’ complicato, a dire il vero. Quale obliteratrice utilizzare? “La uno, la due o la tre?” Fare il verso a Mike Bongiorno? Più che regolarizzare l’utilizzo del mezzo pubblico pare la partecipazione ad un quiz, datato. Anzicchè la scelta della busta, in questo caso è la scelta della obliteratrice. “La blu, la rossa o la gialla? “Una conta da “due euro e cinquanta” per una delle tre macchinette. “Il servizio pubblico, è servito“. Prima di pranzo, quando era “Il pranzo è servito”. Corrado? Ma anche questa soluzione pare complicata e costosa. Si potrebbe decidere di scegliere una bella pedalata, usando una di quelle biciclette cittadine, di quelle gialle che ormai “fioriscono” come fiorii, oggi, davanti le Chiese, in ogni punto della nostra città. Le piste ciclabili, ci sono, anche se, bisognerà stare attenti in qualche passaggio. Di tanto in tanto, dei pali posti al centro della pista ciclabile ne ostruiscono la pedalata, o, almeno, la rendono difficile. Forse è un divisorio, fra andata e ritorno. Puo’ essere. Pero’… ” Esageruma nen”, direbbe un politico torinese. Ma allora, con quale mezzo? Al termine, la difficile scelta cadrà sull’utilizzo di un mezzo tanto antico quanto valido: i “due piedi”. Il percorso, esiste. Scritto, come quelle indicazioni che di tanto in tanto si ritrovano in montagna. Come sempre, se per caso viene sete o fame, qualche bicchiere d’acqua, lo si rimedierà sempre. Qualche anima buona la si troverà sempre che offrirà da bere, agli assetati. E se la fame incombe, bhé, nei pressi della cascina, un piatto di minestra lo si riceverà, come capita da sempre. Difficoltà odierne e semplicità di un tempo. Valori che restano dentro. Buoni e genuini. Come il latte. E poi, al termine della camminata, anzi, a metà del cammino, un Podio, è sempre pronto per l’accoglienza. Un posto di classe. Che ha fatto scuola. Podio di dolcezza, “Mon Chierì”, perché da queste parti, la dolcezza, è di casa.