Classe operaia, classe del futuro

Questa mattina, dopo tante insistenze da parte di alcuni ex colleghi di lavoro, tesserati Fiom, ma appartenenti a Lotta Comunista, ho deciso di andare ad un loro incontro; mi era stato detto che in quella sede avrebbero parlato alcuni sindacalisti Fiom, e tra questi, uno davvero bravissimo di Genova. Confesso di conoscerlo poco, ma i suoi interventi, per me, sono stati davvero illuminanti.
Il primo intervento che mi ha colpito è stato quello riguardante la cassa integrazione, che non è pagata con la fiscalità generale ma con i contributi versati da lavoratori e aziende con quote diverse: 0,3% e 2%. Si stoppano così quanti dicono che: “son soldi di tutti versati a quanti non fanno niente”. I conti tra l’altro dicono, che la differenza tra “quanto entra e quanto esce” per questa voce lascia comunque in attivo le casse: quindi, i soldi ci sono, si tratta solo di capire dove sono stati messi. Quindi è vero non soltanto che i soldi esistono, ma che potrebbero andare ad incrementare quella percentuale, davvero irrisoria, che è versata ai lavoratori in cassa o a quanti non possono essere collocati per altri motivi che non prendo in considerazione.
In ogni caso, la crisi, non la “pagheranno le generazione future” come sostiene qualcuno, ma moltissimi. I lavoratori, la classe operaia, la stan già pagando ora. Classe operaia che rimane e resterà “la classe del futuro”. operaio
Dopo aver ascoltato un paio di interventi esco, e sul bus provo a rileggermi l’articolo dell’amico di partito Marco Albeltaro, e mi dico, “Bravo Marco, hai ragione; abbiamo perso tanti congressi, ma a nessuno di noi era venuto mai in mente di lasciare il partito”. Leggendo quell’articolo ho ripensato a quanto “combattuti” fossero i due congressi a cui ho partecipato; nel pensarvi, l’ascensore della memoria correva ad un grande amico che ora non c’è più: Mario Contu.

Giorgio Gaber oggi avrebbe avuto 70 anni

Settanta anni fa nasceva il Signor G. al secolo Giorgio Gaber, lo vogliamo qui ricordare con una delle sue canzoni: la libertà.

Giorgio Gaber
Giorgio Gaber
 
(Giorgio Gaber, La libertà, 1972)

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Tratta da: “Dialogo tra un impegnato e un non so”