Questa mattina, dopo tante insistenze da parte di alcuni ex colleghi di lavoro, tesserati Fiom, ma appartenenti a Lotta Comunista, ho deciso di andare ad un loro incontro; mi era stato detto che in quella sede avrebbero parlato alcuni sindacalisti Fiom, e tra questi, uno davvero bravissimo di Genova. Confesso di conoscerlo poco, ma i suoi interventi, per me, sono stati davvero illuminanti.
Il primo intervento che mi ha colpito è stato quello riguardante la cassa integrazione, che non è pagata con la fiscalità generale ma con i contributi versati da lavoratori e aziende con quote diverse: 0,3% e 2%. Si stoppano così quanti dicono che: “son soldi di tutti versati a quanti non fanno niente”. I conti tra l’altro dicono, che la differenza tra “quanto entra e quanto esce” per questa voce lascia comunque in attivo le casse: quindi, i soldi ci sono, si tratta solo di capire dove sono stati messi. Quindi è vero non soltanto che i soldi esistono, ma che potrebbero andare ad incrementare quella percentuale, davvero irrisoria, che è versata ai lavoratori in cassa o a quanti non possono essere collocati per altri motivi che non prendo in considerazione.
In ogni caso, la crisi, non la “pagheranno le generazione future” come sostiene qualcuno, ma moltissimi. I lavoratori, la classe operaia, la stan già pagando ora. Classe operaia che rimane e resterà “la classe del futuro”.
Dopo aver ascoltato un paio di interventi esco, e sul bus provo a rileggermi l’articolo dell’amico di partito Marco Albeltaro, e mi dico, “Bravo Marco, hai ragione; abbiamo perso tanti congressi, ma a nessuno di noi era venuto mai in mente di lasciare il partito”. Leggendo quell’articolo ho ripensato a quanto “combattuti” fossero i due congressi a cui ho partecipato; nel pensarvi, l’ascensore della memoria correva ad un grande amico che ora non c’è più: Mario Contu.
Archivi giornalieri: 25 gennaio 2009
Giorgio Gaber oggi avrebbe avuto 70 anni
Settanta anni fa nasceva il Signor G. al secolo Giorgio Gaber, lo vogliamo qui ricordare con una delle sue canzoni: la libertà.
(Giorgio Gaber, La libertà, 1972)
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Tratta da: “Dialogo tra un impegnato e un non so”