Non lascio il PRC: l’unita’ a Sinistra non può significare dividere

Leggo su Repubblica che rientro tra i “dubbiosi” per quanto concerne l’addio al Prc. Ebbene mi trovo doverosamente a smentire tale dubbio. Un dubbio definito tale da numerosi articoli, che spesso hanno rappresentato la sintesi di un lavoro basato esclusivamente dall’estrapolazione di chi ha votato i documenti congressuali.
Un dubbio, comunque, che è caduto, se mai vi è stato, nel momento in cui per unire (così si dice) la sinistra si crea un ulteriore partito e, peggio, se tale partito rischia di diventare area egemonizzabile del Pd (vedi vicenda Tav ed altro).
La mia scelta, che purtroppo mi vede dare l’arrivederci a tanti amici al di là delle posizioni politiche attuali, è semplicemente legata alla mia personale tradizione di sinistra libertaria e comunista, che mi porta a credere nell’unità della sinistra (motivo per cui ho votato la cosiddetta mozione Vendola), ma senza contraddirsi in fratture politiche o progetti molto riformisti e poco comunisti.

Juri Bossuto
Juri Bossuto

COMUNISMO INTESO QUALE CRITICA AMPIA, E GLOBALE, AL SISTEMA DELLE COSE E QUALE PROPOSTA DI REALE CAMBIAMENTO. Al di là di dogmatismi, oppure dell’aggrapparsi a ricordi o percorsi storici, la crisi attuale e le vicende di politica internazionale suggeriscono, ogni giorno, che non può essere il fondamentalismo religioso o l’integralismo economico (anch’esso fede cieca) a dare risposte nei riguardi di un’Umanità ormai devastata.

Guardiamo avanti, imparando da errori e conservando la correttezza delle intenzioni, lasciamo un attimo a casa i soli slogans, pensiamo a noi quali comunisti di opposizione, ma anche di reale proposta. Non nel riformismo si troveranno le risposte, ma nel comunismo di questo millennio.

11 Gennaio 2009

Fonte: Juri Bossuto