Ravenna. Da quanto tempo. Mi sarebbe piaciuto visitarla già da un po’, a dire il vero un bel Po, in uno di quei viaggi invernali, veloci, per rivedere il mare, rivedersi, una passeggiata in centro, per staccare dal lavoro, dalla ricerca. Una tesi. A tesi conclusa. Un’ipotesi.Magari con uno di quei biglietti di sola andata sotto l’albero…
Appena giunti a Ravenna e messo piede oltre gli scalini del treno sembra essere giunti, almeno per questa estate 2014, in altro mondo. Il passaggio dalla pioggia torinese al bel tempo romagnolo è notevole. In ogni caso, il turista è sempre al centro dei pensieri dei romagnoli e della loro città e l’accoglienza è proverbiale. Nelle orecchie, sottovoce pare dicano: “da dove viene? da Torino? No, non puo’ piovere per sempre“, e per farti capire, da una parte che ti capiscono e si prendono cura e dall’altra che li, non piove quasi mai, ecco un ombrello, ma non a portata di mano. Lo indicano. Posato in un posto lontanissimo e difficile da prendere. E’ in attesa. Ma lontano dalla presa, fuori dalla portata di ogni uomo o donna di media altezza. Il cielo è di un azzurro turchese. Fa caldo. Si sta bene. La gente, le ragazze, i ragazzi, si accalcano alla fermata dei bus e continuamente li senti chiedere: “Quando passa il bus per Mirabilandia?”. Beati loro pensi. E pensi a quanto siano fortunati ad avere il mare, questo si, a portata di mano. Con tutta questa bellezza che contraddistingue questa cittadina. I locali dove gustare buon cibo non si contano. Così come non si contano le piadinerie e i locali più raffinati. Fra le prime, ma senza far torto a nessuno, perché da turisti si entra in un locale quando si ha fame, senza nessun calcolo preventivo, è La Piadina del Melarancio, in Via IV Novembre, 31. .Un locale con saletta interna. Alcune botti, e varie bottiglie da vino invitano ad osservarle e leggere le etichette, così, per ingannare l’attesa, durante la “chiamata” tra un numero e l’altro. Attesa che a dire il vero è breve. Inoltre fanno da corona alla botte riposta sul pavimento alcune seggiole che guardano verso l’interno, direzione scala. Altre seggiole sono disposte nei pressi dei ripiani-mensole per posarci i piatti con le piadine e gustarsela in santa pace. Il tutto con panorama sulla via cittadina ed il suo via-vai che all’ora di pranzo è notevole. Le piadine sono di ogni tipo e secondo le tasche. Si legge attentamente il menù e si ordina. La caratteristica bella di questo locale è che dopo la scelta ti accomodi, se ti va, nella saletta interna, dopo aver preso un bigliettino contrassegnato da un numero. Per la cronaca, il mio era il numero 53. Nel giro di qualche minuto, una voce femminile, attraverso un altoparlante chiama il 53 ed ecco pronta e servita su di un vassoio la piadina da me scelta. La classica romagnola, di Ravenna, ovviamente. Piadina adagiata su di un vassoio bianco, con una graziosa stampa. Un grazie e buon appetito. Posso assicurarne la bontà. Merita davvero un ritorno (La piadina del Melarancio, via IV Novembre, Ravenna). Sono convinto che tutte le piadinerie di Ravenna meriterebbero una visita, ma, come accennato, è stato il caso che mi ha portato in quella. L’intenzione era quella di un self- service nei pressi del mercato coperto, a dire il vero chiuso per lavori. Pazienza. In centro e non solo è uno sciamare di biciclette. Bellissima la ciclo officina nei pressi della stazione di Ravenna, dove si puo’ noleggiare o far riparare la bicicletta. Una visita inoltre in un locale, in via Mordani, presso Corte Cabiria (ne avevo sentito parlare a proposito di un blog di Maria Andereucci. Dalla via si accede alla “corte”. Il locale è bello. Ne ho apprezzato la disposizione dei tavoli e di quanto vi era sopra. Penso a quanto si celi dietro ad ogni piatto. Saperi, sapori e la storia di ogni uomo, con il suo lavoro, le sue fatiche. Ancora un giro in centro, che merita. Tutto a dimensione d’uomo. Il traffico, insieme alla pioggia, l’abbiamo lasciato al Nord. Piazza del Popolo è davvero stupenda. Un giro poi verso la tomba di Dante e molto altro ancora. Davvero, una città che merita. Lascia un sorriso. Lungo il viaggio. E non solo.
Un sorriso che ti accompagna lungo il viaggio. Un sorriso che continua. Dal primo paese dopo Ravenna. O prima di Ravenna. Un senso di godimento che permane. Per un bel Po.