Il dopo-cena in bianco

Torino, piazzetta reale. Foto, Romano BorrelliArchiviata la cena in bianco,  tutto e ognuno sono ritornati a propri   posti, a Torino. Anzitutto.  Uno, nessuno, centomila. E…anche gli 11 mia autoconvocati. Tutto pedala come di consueto. Lavoro, studio, esami. In tantissimi ne parlavano, ne discutevano, questa mattina. Della cena di ieri. In positivo e chi con sufficienza. In ufficio e a scuola, tra una tesina e l’altra, la cena in bianco era l’argomento ricorrente e più richiesto. Tra i ragazzi. Film, musica e colonna sonora erano identici. All’interno dell’aula, film e protagonisti mutavano trama e narrazione. Il film della maturità continua coi suoi…tempi.

Dopo le feste dei vicini, la festa in bianco. Occasione per tornare in piazza. Le notti, bianche, c‘erano già state. Già con Dostoevskij e poi in periodi Olimpici. Ora, per la par condicio, con gli eventi sportivi, qualcosa di bianco, ha vestito la nostra città in tempo mondiale.  Da poco, infatti, si sono attivate le cene. Forse è  stata un’occasione, un’iniziativa di tipo culturale  per ricostruire qualcosa. Riconnettere un sentimento. Penso sia una buona iniziativa. Osservare alcuni gesti come lo spezzare il pane, dividerlo, condividerlo e accompagnarlo con formaggi, salami, prosciutti penso sia stato un condimento di semplicità. Perché no allo scambiarsi delle ricette? Perché no gustare dei cibi ricchi di sapere dei quali non ne conoscevamo neanche l’esistenza? Perchè non trovarsi o ritrovarsi? Perché vestiti di bianco? Va bene, proviamo a cambiare colore. L’anno prossimo andiamo vestiti come ci pare, senza autoinvitarci. Lasciamoci libertà, ma torniamo a parlarci, a scambiare opinioni, idee.  Magari su più piazze. Torniamoci, comunque, in piazza. Rendiamoci protagonisti. Non puo’ che essere un bene, dopo anni di isolamento davanti la tv, dove il potere è stato nel telecomando. E indietro tutta già ci diceva come sarebbe andata. A terminare.  Andiamo avanti. La maturità sforna giorno dopo giorno quasi maturi.  Una volta usciti dall’aula, chi conta, crediti su crediti, chi pensa all’Università e chi pensa alle vacanze. Altri, solo a dormire. Maturità è…quando la sedia si esalta per aver sentito Quasimodo, Pascoli, Ungaretti, Verga, esposti bene, benissimo. Vero, verissimo. Verismo. Ma maturità è anche quando la sedia, cade dalla sedia per aver collocato Stalin prima di Lenin. Decadente, decadentismo. La caduta. E dopo esser caduta, protagonista la sedia,  insieme ai punti dei consumi, dell’inflazione, dei posti di lavoro, sentirla dire, con un impeto di ribellione: “Non Pos-sumus”. Gia’. il pos per i pagamenti. “Dazio” lo paghera’poi. Il povero ragazzo non aveva il bancomat con se’.   Magari all’universita’, Candeloro di storia alla mano. Sedia, povere. Povera sedia. Vorrei alzarla, incoraggiarla, provarle a dire che in fondo, era solo emozione. “Son ragazzi. Il resto è andato tutto bene”. E poi, male che vada, esiste, come in tutte le scuole, “un luogo sicuro” dove si depositano gli oggetti smarriti. E questo andrà a finire li dentro. E così le cadute. Lo sgabuzzino, esiste, e forse il deposito che raccoglie per nove mesi oggetti perduti, anche. Parrebbe, dopo la lettura di un bellissimo libro, che quel posto esista davvero,  situato a Parigi. Ma, ripeto, idealmente, è presente anche nelle nostre città. E di sentimenti, ne è davvero pieno. Nessuno se ne accorge. Dei demoni altrui, nessuno ne vede.  Lasciati incustoditi, poi, fanno sempre una brutta fine.  Qualcuno pero’, di tanto in tanto se ne ricorda e passa a riprenderseli. I ricordi. Come nulla fosse stato. E forse poteva essere tutta un’altra storia.

Torino: Piazza San Carlo a tavola. In bianco

Torino 29 giugno 2014. Piazza San Carlo. Tavola in...bianco. Foto, Borrelli RomanoTorino 29 giugno 2014. Piazza San Carlo. Tavola in...bianco. Foto di Borrelli RomanoTorino 29 giugno 2014. Piazza San Carlo. Tavola in...bianco. Foto, Romano BorrelliSe ne aspettano 11.000, tutti, rigorosamente vestiti di bianco. Per cena. Autoconvocati. Bastava una semplice mail per prenotarsi e aggiudicarsi un posto, sedia alla mano, nel salotto buono torinese. “Aggiungi un posto a tavola”, ma, in bianco. Il colore che per qualche ora “vestirà” Piazza San Carlo. Una cena esagerata, per i numeri. Giunta alla terza edizione torinese, organizzata da Antonella Bentivoglio d’Afflitto. Il  Comune ne ha concesso il patrocinio, per una manifestazione ritenuta turistica.Torino 29 giugno 2014. Via Roma. In arrivo per tavola in...bianco. Foto Romano BorrelliSui tram cittadini che avvicinano a  questa piazza, in molti salivano, sedie alla mano, borse frigo e scatole nuove di zecca contente posate. In molti che osservavano enormi punti interrogativi si intravedevano dalle loro pupille. Per un attimo il tutto faceva pensare ad una serata stile mare, di quelle che ricordano il ferragosto o San Lorenzo, dove la gente, canta, balla, mangia, in un tripudio di cibo, profumi di cibo provenienti da ogni luogo. Verso il Duomo si poteva incontrare una coppia, poi un’altra, un’altra ancora.Torino 29 giugno 2014. Duomo. Verso Piazza San Carlo, per la tavola in...bianco. Foto, Romano Borrelli Il luogo induceva a pensare ad un…matrimonio di…massa all’interno di una messa comune. In piazza Castello il bianco diventava ancora più insistente fino a caratterizzarsi verso metà di via Roma. Torino 29 giugno 2014. Via Roma. Verso tavola in...bianco...Foto Romano BorrelliTorino 29 giugno 2014. Piazza Castello. Verso Piazza San Carlo, tavola in ...bianco. Foto, Romano BorrelliA Piazza San Carlo poi, il tripudio.  Fazzoletti alla mano un saluto in…comune. Lentamente le tavole, le sedie, componevano questa enorme sala da…pranzo. Il bianco mozzarella, domina ormai in ogni punto. Lo sfondo del colore, ormai, lo abbiamo detto. Quello musicale è un tripudio di mascelle impegnate a gustare ogni ben di Dio. Allora, Buon appetito.

Torino 29 giugno 2014. Piazza San Carlo. Tavola in...bianco. Foto Romano Borrelli

La sedia della maturità

Maturità. Ultima sedutaSedia, sedia delle mie brame, chi è stato il più bravo del reame nella scuola della maturità?”. Cara sedia, non solo sei presente in religioso silenzio a domande continue, ora dal Presidente, ora dai commissari, ora  dal pubblico che assiste alle interrogazioni ma tanta invidia traspare ogni qual volta occhi paurosi, timorosi, attenti, ansiosi dei ragazzi (e) convergono  su di te, su quelle preziose mattonelle sulle quali ti hanno inchiodata.  Ma tu, sai come prenderti al rivincita inchiodando, per l’ultima volta, dopo anni, il candidato.  E i poveri maturandi, a domandarsi: “Ma a chi tocca, dopo?”. “Ma quanto la tengono, lì, sulla sedia?”. Quanta invidia. Quante volte ti sarà capitato di dire al termine di ogni seduta “che c..o”! Ovviamente per la valutazione a “doppia cifra” del maturando! Quante ne avrai viste? E quante, sentite? Chissà quante volte avrai pensato tra i “tuoi denti”  di legno che sorreggono forme, “non ti alzare, non ti alzare, ti prego, non ti alzare”. Ma poi, anche quando cio’ avviene, non ti dai mai pena perché tanto, non finisce mica lì.  La maturità è un po’ come i mondiali. Una scia lunga un mese. Emozioni grandi. Da coppa. Beata te, sostengono in molti. E già: “che c..o”! Da par condicio: F e M che ti accarezzano in continuazione. E che tu, accarezzi, ovviamente.

Tra un candidato e l’altro, qualcuno “butta un occhio”, scostando appena l’uscio per non innervosire il Presidente, per vedere a che punto sei. Ti sarai affaticata? Ti sarai spostata di qualche piastrella?  Uno dei candidati mi dicono abbia preparato una tesina che aveva a che fare con la psicologia, con l’analisi, con l’inconscio, i sogni. Dovrebbe essere una bella tesina. Probabilmente in alcuni casi si potrebbero evitare le sedute in analisi. Probabilmente. Chi lo sa. Sarebbe stato utile approfondire il tema, se solo il tempo…Una tesina multidisciplinare. Che affonda le radici nella storia, ricca di storia d’altri tempi. Tra gli aspetti psicologici-filosofici e quelli storici, a dire il vero, preferivo questi ultimi. Davano una certa consistenza. I primi inducevano a pensare ad un dolore paragonato ad un gomitolo di lana. In un romanzo la protagonista si riprometteva di  coadiuvare la sua meta’ in un’ attenta diminuzione di quel gomitolo, tranne poi indurlo ad aprire un negozio, talmente tanta era stata la produzione di lana. Paradossi. Corridoio della scuola, manica lunghissima, spazio vuoto tra vite piene esposte in vetrina. Vite in vetrina sfogliate, lette e valutate. Sequenze di quadri lungo questa autostrada che portera’ chissa’ dove, cominciata  un lustro fa. Fotografie, frammenti di giorni andati che tornano nella mente come lampi. E parole commerciate e consumate. Consunte, lacerate, tirate a proprio vantaggio.  Tesine. Argomenti piu’ disparati e un pieno di emozioni quando un candidato la stringe forte al petto e dice: “la regalero’ ad unapersona impirtante. L’abbiamo scritta insieme. Contiene argomentazione, giorni e notti”.

Quante parole consumate, costruite, in una tesina per arrivare a dimostrare qualcosa. Da qualche parte ho letto la differenza tra anime e persone e loro modalità di comunicazione. Come le prime, nel loro comunicare, negli stati angosciosi si allontanano per poi …sollevate, tornare a sorridersi. Ma come? Da lontano. L’aspetto psicologico prendeva l’abbrivio ma era il contenuto della storia che si mostrava particolarmente interessante. Una storia di “sosta” per un cammino  parallelo, diviso poi da qualche “accidente” per ritrovarsi alla distanza  senza mai essersi  realmente sorretti  da una forza particolare. Quella dell’amore. O del bene, direbbe Platone.  Ritrovatisi maturi, in coppia, a distanza di un anno. Tanto che questa volta, era la sedia che apparentemente si apprestava a prendersi la rivincita nel dire al candidato, quasi invidiosa della felicità altrui (mentre si apprestava a raggiungere una “metà”): “che c..o”! Ma lui in maniera impercettibile, quasi come avesse ascoltato, senza  aver raccolto la provocazione, conclude la  grande  prova di maturità. La sua, dicendo fra sé e sé: “cara sedia, questo non è c..o. Questo è bene puro. Amore mio”.

E gia’, qua’ non ci si rassegna alla diserzione delle emozioni.Anche quando gli oggetti della vita, un tramonto, una spiaggia, un viaggio, hanno poco da dirti o non dicono , al pari delle infradito d’inverno, bhe’, basta guardare chi fa la scuola per tornare un po’a sorridere.Torino, sullo sfondo, Piazza Castello. Foto, Romano Borrelli

Domani niente scuola

Torino 27 giugno 2014. Maturandi in attesa. Foto, Borrelli RomanoMaturità. Quanta ansia tra le scale della scuola  e quella sedia. Proprio quella, in quell’aula.  L’ultima “seduta”  anche se le domande mai prenderanno riposo. Dopo tanto allenamento, di lunga durata (un lustro) è arrivato il “giudizio finale”. Domande. E’ bene porsele sempre, le domande.

Ansia nella notte prima degli esami, per la prima valutazione da insegnanti esterni, mai visti. Ansia per la prima volta in cui ci si mette in gioco e  si parla in pubblico. Poi, ci si siede, lì, su una sedia che è stata di tanti e tutto svanisce. La Mole Antonelliana e l’Università distano poche fermate di tram, da qui.  L’anno prossimo, in quel Palazzo, o nel nuovo campus, in  molti avranno già sostenuto tantissimi altri esami e quello di oggi, di questi giorni sarà derubricato a ricordo. Per molti, sbiadito, sarà stato un semplice  esamino. Per altri invece si presenterà lungo il corso degli anni e busserà, senza chiederne il permesso, cogliendoci a sorpresa  durante il meritato riposo. Molti si sveglieranno dal terrore di essere a giugno, quando magari nel momento in cui si dorme è dicembre o gennaio, vetri appannati e riscaldamento a tutto andare. Ci si sveglierà sudati, freddi, pensando di  non aver studiato bene, con cura, o di dover ancora cominciare a leggere. Tutto. Molti sogneranno un commissario o un presidente di commissione che domanderà al candidato  quanti grassi contiene un latte intero, uno parzialmente scremato e uno scremato. E in tanti  saranno perseguitati da quel 3,5% davanti ai supermercati o una semplice latteria. “Ma se intero  ha 3,5%  di grassi quanti ne conterrà invece  uno parzialmente scremato?” E poi, dopo aver smaltito questo incubo, questo passaggio a ritroso, porsi la domanda: “Ma non è che per caso merceologia non si studia piu’?” Per non parlare poi della composizione del vino. Chissà in quanti, già maturi da anni, ricorderanno durante qualche cena di famiglia,  o una rimpatriata presso una bocciofila, la composizione del vino. Ne guarderanno l’etichetta, la bottiglia, il grado alcolico. Un’attenzione fissa, una fotografia alla bottiglia e all’annata. Di maturazione. Pardon. Di maturità. E allora, compariranno “in alto, in piedi, gli stangoni, accovacciati e seduti. Ai lati, i ct di classe che li hanno accompagnati alla matura” con il solito ritmo: “mi ci si nota di più se vado o non vado, o se dico di non andare e poi ci vado?” Un incubo o un dolce ricordo che ritornerà quando un sindaco o un prete, o un pubblico ufficiale leggerà articoli del codice civile, del codice canonico e il futuro sposo sospirando chiederà una “sospensiva”: “Qualcuno ha una penna che fa clac, clac? Prima del si e della firma, ho bisogno di allentare la tensione. La firma è un optional. E così il vincolo. Ora, necessito del clac clac”. Un clac clac che perseguita dalla maturità e non ne allenta la tensione e la morsa. E continua a mordere.

Maturità. Ultima seduta Un ricordo, bello, piacevole, da coccolare e da sorriderci su o far sorridere anche davanti le macchinette, durante una pausa lavorativa. O, sempre come un incubo, il viso di un ct nazionale che a mo’ di elenco fa risuonare la voce come il tintinnio di una monetina. “Venti centesimi. “Forme uniche della continuità nello spazio. Boccioni. Moma…” E tu, come don Abbondio nei Promessi Sposi, ti trovi sveglio a chiederti: “Boccioni, chi era costui?”…e ricorderai di averlo scambiato per…Botticelli, o, azzardando per…Balotelli.

In conclusione, la maturità, almeno per alcuni, è andata. Si è concluso un lungo viaggio. Stagioni, dell’amore comprese. Alcune si chiudono, altre si aprono.Maturandi torinesi. Torino 27 giugno 2014. Foto, Borrelli Altre resteranno,  per sempre. E’ il viaggio per un amore: la scuola. Il francobollo è stato apposto. Il timbro pure. Un vestito, una giacca. In molti ricorderanno una camicia stirata dalla mamma, una cravatta posta con cura da lei, e in tutte le mattine che verranno, allo specchio ci sarà sempre il suo viso, il ricordo del suo viso. Per altre, la figura del padre, lì, al fianco. Con tutta la sua forza. Per ora, domani, niente scuola.

Quando plana la poesia tra le braccia…

Torino 22 giugno 2014. Via dei Mercanti 3. in ascolto. Foto, Romano BorrelliMentre in molti ritirano le bandiere dai balconi penso e ripenso a quella stupenda idea di donare poesie calandole da un posto così stupendo come la terrazza della Mole Antonelliana. Un’iniziativa culturale che andrebbe ripetuta, qui, a Torino, come altrove.

Quale il posto ideale, l’approdo, per una poesia planata dalla Mole Antonelliana? le braccia di un uomo. Poesia come donna, (o che è donna) poesia come dono che implica e richiede relazione. Aereoplanino che danza, lentamente, nel suo lento planare, con repentini cambi di marcia nel suo planare, quasi come una danza. Non solo inchiostro, versi, rime, va luce e volto. Poesia che una volta recapitata, dal caso, dal destino, o dal forse dal semplice “era così che doveva andare”,  necessita  indubbiamente di essere letta, attentamente, interpretata, come essa richiede. Come ogni volto. Non importa se dopo aver percorso ottanta metri oppure 800 km. La bellezza sta in quel cambio di passo, di direzione, quella capacità di scelta, quel “vedo non vedo”, quel suo nascondersi per poi apparire, quell’andarsi a depositare con  una storia intera affidandosi completamente a quelle braccia capaci di dare colore a quei versi.  Quel volto che colpisce e cattura. Il verso giusto. I versi della vita. Solo allora, da quell’incontro, poesia e musica, mani tra le mani,  suggeriscono  e impongono una danza diversa.

L’iniziativa è piaciuta e merita di essere ripetuta.

Autori Poesie Aeree: Franco Idda e Valerie Blanc Mian. Me ne scuso.

Quando plana la poesia

Torino 24 giugno 2014-Ai piedi della Mole-poesia. Foto-R-BorrelliTorino 24 giugno 2014. Una sola direzione, sembrava esistere lungo le vie del centro storico:  Piazza Vittorio, dove era sistemato il maxi-schermo per la partita Italia Uruguay. Ai piedi della Mole Antonelliana, dove ero diretto, la poesia, di lì a poco, sarebbe  calata dall’alto. Alle 17.15, minuto più. minuto meno, alcuni, dal balcone della Mole, davano l’ok. Gli aereoplanini-poesia erano pronti a congiungersi a noi. Un centinaio di fogli, trasformati in modellini, avrebbero percorso gli 80 metri che distanziano il balconcino” dal suolo.  O meglio, noi. Un volo tra le nostre braccia. Se ricchi o poveri di poesia, non importa. Ne avremo sempre bisogno. Da condividere, una volta letta. O conservata, piegata, riposta tra le nostre cose. O posizionata sulla scrivania, al lavoro come a casa. Col pensiero a chi donarla. Col pensiero che sappiano conservarla.  Occhi e ansi all’insù. Tanti “volti” ad intercettare una poesia, emozioni, sensazioni,  che, una volta tanto, ci venivano addosso, insieme a qualche goccia d’acqua, dato che il tempo, minacciava temporale. Corpi protesi, braccia che cercavano di accaparrarsi quegli scritti. La sensazione era quella di “scartare” uno di quei baci al cioccolato, all’interno dei quali, trovi una poesia, una riga, un augurio, sull’amore, sull’amicizia.  Una sorta di oroscopo. Ma questa che calava dall’alto era una vera e propria pagina di poesia. Poesia come pane, perché di entrambi abbiamo bisogno.  Attesa e desiderio di averla tra le nostre braccia, pardon, mani, accompagnati dagli “artisti del balconcino”, per una volta trasferitisi anche loro ai piedi della Mole.dal-balcone-della-mole-ai-protagonisti-del-balconcino-torinese-foto-romano-borrelli Un gruppo stazionavano lì nei pressi già da un pezzo e altri, cartina alla mano, erano alla ricerca di questa iniziativa mondiale. In una città che si appresta a celebrare la festa del suo patrono, San Giovanni, forse il paragone dell’attesa, dell’incontro con la poesia come pane, ci sta tutta. Una città che farà fuochi e una poesia che contribuirà ad accendere quanti la riceveranno. Sulla via del ritorno bar, pub e strade con gente incollata al televisore. Un grande cinema dalle dimensioni imponenti. Tram storici in piazza Castello. Nessuno sulla strada del ritorno.  Alcuni ambulatori posti sulla strada, vuoti. Per fortuna, pensavi. Sulla strada. Il titolo di un libro. Io e la poesia tra le mani. Con la sensazione di non essere solo.

Un pensiero ai ragazzi della scuola che domani cominceranno gli esami della maturità.

Autori di Poesie Aeree: Franco Idda e Valerie Blanc Mian.  Me ne scuso se non li ho menzionati prima.

 

Torino 24-6-2014-Piazza Vittorio, durante-partita-Foto, R-Borrelli

Torino 24-6-204-Piazza Vittorio-partita dell'Italia-Foto, Romano Borrelli
Torino 24-6-2014. Ai piedi della Mole-una poesia-Foto, Romano Borrelli

Torino 24-6-2014. Durante la partita dell'Italia-selfie P-Vittorio-Foto, R-Borrelli

Torino 24-6-2014-Ai piedi della Mole-con la poesia-Foto-R-B

Torino 24-6-2014. Via Po-Turista-Mole-piazza Vittorio. Foto, R-Borrelli
Torino 24-6-2014-Piazza Castello-tram Foto-R-B

Il concerto dal balconcino

Torino 22 giugno 2014. Ore 17. Via dei Mercanti. Il concerto dal balconcino. Foto, Romano BorrelliTorino, domenica 22 giugno ore 17.

Torino 22 giugno 2014. Via dei Mercanti 3. Il concerto dal balconcino. Foto, Romano Borrelli (2)
Concerto dal balconcino

Via dei Mercanti 3. Ci si arriva dopo aver percorso a piedi per un lungo tratto via Garibaldi, (da Piazza Statuto), oppure, lasciandosi alle spalle Piazza Castello, ci si arriva dopo pochi minuti, svoltando a sinistra.

Al numero 3, da numerose domeniche, almeno dall’inverno passato,  sempre alla stessa ora, (le 17) si puo’ assistere dal cortile di una casa di ringhiera ad un bellissimo concertino. Tanta semplicità, tanta famigliarità, ospitalità e professionalità. Sul balconcino qualcosa che affonda le radici in un passato di molti. Una paglietta, da calare in testa, nelle giornate assolate, soprattutto quelle estive e del sud (ah, quanti ricordi nei  nonni che calavano una paglietta simile sul loro capo) e un vessillo di “lotta”: no-tav. Affollatissimo il cortile, ieri, così come accaduto sabato, sempre alla stessa ora. Un cortile, anche questo, che trasuda di storia. Chissà perché immaginavo la Torino operaia, con turnisti che rientravano da questa casa come da molte altre simili a questa, e altri che uscivano, pronti per il loro lavoro. Profumi e odori ei tempi andati e saperi e sapori conservati in una societa’ che ci prova a resistere nonostante la crisi che morde ognuno di noi. Pensavo a questa offerta culturale messa a disposizione per tutti. Un concetto di cultura democratico. Il cortile. La corte. Un tempo si cantava sempre, nel cortile, per alleviare le fatiche. Offerta culturale, pensavo, in un periodo dove davvero l’ intrattenimento lo paghi e prifumatamente. Qui lo trovi, ricercato, raffinato. Andiamo, un’ arpa, un pianoforte, un violino e delle voci cosi. Verrebbe voglia di abbracciarli “in comune”. Gia’, sarebbe logico che il comune cominciasse a riconoscere questa iniziativa. Concertino e cantanti, dicevo. Con l’ausilio di un pianoforte.  Artisti accompagnati da strumenti quali chitarra, violino, arpa, pianoforte sabato. Impressionante quanta gente in questo fine settimana sia passata da questo cortile per godersi della buona musica e spettacoli vari. Lungo via Garibaldi si potevano incontrare molti turisti,  armati di cartina geografica intenti a ricercare il famoso balconcino di via dei Mercanti 3, già presentato nel mese di gennaio sul quotidiano torinese, La Stampa.Torino 22 giugno 2014. Via dei Mercanti.  Romano Borrelli E davvero  vale la pena andarci e continuare ad andare.  Sottoscrivo. Descrivere, scrivere, non riuscirà a rendere giustizia di quanta bellezza possa uscire da quel balconcino. Neppure  due gocce sono riuscite a spaventare quanti erano in ascolto di poesie e buona musica. E quanta delicatezza da parte della suonatrice d’arpa nel rivestire il suo strumento, dopo aver terminato la sua prova, proprio per evitarle un eventuale  guasto alle…”corde”. Bravissimi tutti, davvero. Anche a chi ha diretto la parte dedicata alla poesia. Forse un omaggio alle Langhe è stata la lettura della poesia dedicata alle…”colline“, strappando risate anche oltre il cortile. E ancora poesia. Romantica. Domenica 22 giugno 2014. Ore 17. via dei Mercanti. Concerto dal balconcino. Foto, Romano BorrelliCosa non si farebbe per trattenere un amore al momento “evaporato”?E all’uscita, la domanda fra tantissimi gruppi giunti in via dei Mercanti era la solita: “allora, ti è piaciuto il concertino dal balconcino?”. Una domanda che lasciava intravedere come i residenti torinesi si erano trascinati al concertino amici e parenti provenienti da fuori. Un po’ come andare a vedere il Museo Egizio o la Mole Antonelliana quando qualche caro giunge a trovarci. Tanto è lodevole  e interessante questo appuntamento ormai divenuto fisso. Una iniziativa che davvero ha preso “piede” nella nostra città. Bravi, bravissimi, bis. Che ormai è domenicale.

Non mi intendo molto di tempi o cose più tecniche  ma ritengo che il concerto sia davvero uno spettacolo nello spettacolo.

Allo spettacolo era presente anche Ida Curti.

Notti di note

Foto Romano Borrelli. In centro, per TorinoTorino 22 giugno 2014. Ore 17. Via dei Mercanti. Il concerto dal balconcino. Foto, Romano BorrelliSui balconi della nostra città non solo bandiere.  Non solo tv accese sintonizzate sul Mondiale di Calcio e sedia o poltrona divenuta panchina, la piu’ lunga del mondo dove siedono contemporaneamente 60 milioni di allenatori. Qui, infatti, impazza lo slogan “siamo tutti Ct”. Divertente vedere gruppi fuori dai bar gesticolare e parlare di ali, terzini e altro ancora. A volte sembra che da quel gesticolare possa materializzarsi da un momento all’altro Cerci o Ciro Immobile. Mondiali infiniti. Cesare Prandelli che in 48 ore diventerà il più grande disegnatore del mondo. Un sarto in ritiro che “cambierà” la nazionale. Dai balconi e dalle strade torinesi anche altro. Musica, immagini sacre, piante. Basta aprire gli occhi e le orecchie. Per quanto riguarda la prima, duecento concerti in tre giorni con un palco che si chiama “selciato” o vie della nostra città. Domicilio di tanta musica: il Quadrilatero Romano. Torino 22 giugno 2014. Via dei Mercanti 3. Il concerto dal balconcino. Foto, Romano BorrelliUna tre giorni organizzata dall’Associazione dei Mercanti di Note, il sostegno del  Comune e il supporto della Regione e della Camera di Commercio. 800 musicisti sparsi per il Quadrilatero. Come dicevo, il più grande palco per tanta musica, teatro, danza.

In via dei Mercanti, anche oggi, alle 17, appuntamento sotto il balconcino con reading poetico. Oramai questo del balconcino è un appuntamento domenicale da tantissimo tempo. Un appuntamento davvero da non perdere.In centro, a Torino. Invasione di note anche dal balconcino

Per quanto riguarda la lettura, un “Circolo” o “in Circolo” al Borgo Medievale. Al Valentino.

Maturità

Torino 28 maggio 2014. Parco Dora. Foto Romano BorrelliLe scelte  che non hai fatto“. Maria Perosino. Un libro, un viaggio, tanti viaggi, possibilmente in treno, per “entrare” e stare nei discorsi e nelle vite degli altri.  E restituirle, in forma romanzata. Un libro uscito oggi e…Appena avuta notizia della scomparsa della scrittrice, una corsa in libreria per accaparrarlo. Con l’intenzione, nel pomeriggio inoltrato di poterlo  leggere. Un libro che comincia con il narrare sulla scuola, di un ciclo. Le storie,degli altri che intercettano le nostre,  il passato, la nostalgia, storie che terminano e che cominciano, fattore percentuale, 49%, 51% le scelte…Le prime, le terze….e domani le quinte. Davanti ai cancelli. Otto del mattino. Ciclo che lentamente volge al termine. Immagino ora  i tantissimi maturandi alle prese con i pc a svolgere ricerche su ipotetici temi e quelli svolti nel  passati. Messaggi che viaggiano in tutte le direzioni. File, domattina, davanti le scuole, carta di identità in mano e dizionari.  Cellulari depositati sui banchi, davanti, in primissima fila, sotto la vigile attenzione dei professori e della commissione. Dettatura delle tracce  e idee che non verranno, perché non si saprà…scegliere. Almeno per un’oretta. Poi, l’illuminazione…..Lo svolgimento, il panino, l’acqua, e la prima prova che lentamente passerà. L’uscita da scuola e il verificare le scelte delle tracce. Ma il tempo sarà poco. Ci sarà da pensare alla seconda prova. Per molti, la più impegnativa.

Difficile trovare una panchina per leggere “Le scelte che non hai fatto”.  Molte erano occupate da studenti, libri sulle ginocchia, ad intentare l’ultimo ripasso. Più facile trovare un posto per pensarle. In ogni caso, in un fazzoletto di questo Parco Dora bellissimo il benvenuto dell’asilo-scuola di via Orvieto: un prato trasformato in tavola che nel tardo pomeriggio esponeva cibi di ogni provenienza in tutte le lingue del mondo. Genitori che socializzavano e bimbi intenti a giocare. Tantissimi. Famiglie in bicicletta che si riunivano dopo il lavoro e alcune magliette di animatori di qualche centro estivo o oratorio. Riconoscibili quelle di Valdocco, a due passi da qui.

La Stampa, Temi-di Italiano Esami di Stato 2014

Temi di maturità, 2014
Temi di maturità, 2014

Alcuni bambini proponevano una riedizione di un gioco archiviato da cellulari: un gessetto e delle caselle quadrate disegnavano, per terra, il ciclo della settimana. Chi lo ricordava piu’ un gioco simile mandato in pensione da tecnologie ultra-moderne? Giochi all’aperto con piche tracce di memoria. Forse proprio questa potrebbe essere una ipotetica traccia di tema. Provando anche io nel gioco toto-tema, immagino ipotetiche tracce: le nuove tecnologie, l’uso delle app.Gia’, l’immediatezza, la velocita’: Marinetti e Balla e politica italiana?  La creazione di ricchezza, la sua distribuzione, cause della poverta’. Ricchi e favelas a confronto, gli standard imposti dalla Fifa per gi stadi e quelli  no per istruzione e sanita’. O ancora guardando i molti che giocano a pallone, i mondiali di calcio, e la realta’ sociale economica in parallelo con quelli giocati in Italia nel 90 e le cattedrali nel deserto, che tra l’altro una, (in Italia) lo stadio delle Alpi, non esiste piu’.

Allora, che dire? Una buona maturità ai tantissimi che staranno “pescando” qualcosa nella rete. Ma ci sara’ ancora qualcuno che telefona dall’altra parte del mondo? Quasi cinquecentomila tra ragazze e ragazzi impegnati nella prova scritta o meglio, la proposta per una prova tra quattro possibilita’: analisi di un testo, saggio breve, articolo giornalistico e prova a carattere storico.

Ps. In moli quadri affissi ci sarà la dicitura “licenziato”. Bene ricordare che per molti si apriranno le famose “finestre” per poter accedere al collocamento in pensione. Un augurio a quanti hanno passato una vita al servizio della scuola. Un augurio in particolare allo “zio” chiamato affettuosamente da tantissimi studenti per la sua presenza costante e assidua nella didattica di una scuola della provincia torinese. Auguri “zio” Vito.

Foto, Romano Borrelli. Quando si apre la finestra per la pensione anche nella scuolaFoto, Romano Borrelli. Quando si apre la finestra, a scuola, per la pensione

 

Un maturando scrive…

Ricevo e pubblico da un lettore del blog alle prese con la maturità.

 

Il giorno del giudizio: i tabelloni
Ormai l’attesa è finita. I risultati che cambieranno la nostra vita sono quasi definitivi. Almeno per quanto riguarda l’ammissione all’esame di maturità. Risultati che hanno lasciato l’amaro in bocca ad alcuni ai quali è stato detto, in forma fredda, su quanto si dice nel concorso di Miss Italia: “per voi Miss scuola, non finisce qui”.  Per alcuni il giudizio sarà rimandato all’anno prossimo, con i vari cambiamenti che un anno da ripetere potrebbe causare e talvolta causa. Pensiamo ai nuovi compagni,  al nuovo inserimento. Un conto è ripetere a 15 anni, altro a 18. Per la maggioranza è arrivato inoltre  il tempo di decidere se continuare gli studi o prendere la vita da lavoratore/trice qualora trovasse un lavoro.  A tale proposito vorrei ricordare che la disoccupazione giovanile tocca cifre elevate anche nella nostra città. Quella nazionale, poi, meglio non parlarne.  Per meglio prepararmi alla maturità, leggo, analizzo, confronto le serie statistiche, da quando sono state rilevate. Consumi interni fermi, disoccupazione, delocalizzazioni, esasperato individualismo e competizione. Le pagine dei quotidiani, poi, ci presentano come una generazione dalle ampie possibilità e risorse. Libertà di movimento, capacità di spesa, per chi puo’, senza dover cambiare la moneta nazionale da un Paese all’altro: privilegio dell’euro. Qualcosa pero’, forse non funziona. Qualcuno non sta al passo. La scuola? Il mondo del lavoro? Noi? Leggo, mi informo, quando posso, corro in biblioteca. Questa è la società liquida, possiamo muoverci ma sembra manchi qualcosa. Oggi ci sono le possibilità, per chi puo’ sfruttarle,  ma manca qualcosa. La solidarietà? La comunità? Dibattiti pubblici? Occorrerebbe un’ampia riflessione. Resto al tema, ultimo giorno di scuola. Alcuni membri del collegio docenti hanno fatto sì, sulla base delle valutazioni, degli allievi che qualcuno restasse con loro anche il prossimo anno, senza mettere mano sul cuore. Non che le promozioni si debbano “regalare”. Assolutamente, non dico cio’. Forse occorreva analizzare meglio questi cinque anni. Forse…. Ma, come si sa, i controllati non debbono trasformarsi in controllori. Dobbiamo essere valutati e “pesati”. Tutto sommato, ora ci prepariamo a un altro ostacolo che si intitola “esame di maturità” di questo viaggio chiamato scuola. Siamo in tanti, in Italia, i maturandi, alle prese con  un esame che valuta cosa abbiamo imparato, spesso, da un ciclo degradato di studi presso alcuni istituti discutibili. Insegnanti che il primo giorno di scuola avvisano i propri allievi che non hanno nessuna intenzione di essere loro amici ma bensì, semplici insegnanti come dei preti che si recano quotidianamente in chiesa per fare messa per poi sparire. Fortunatamente non tutto è stato pesante. Un anno da ricordare, per alcuni allievi. Per loro, infatti si sono aperte le porte del cuore,  si sono innamorati, per quel che puo’ essere e significare l’amore alla nostra età e hanno avuto i primi battiti del cuore con sospiri e primi accenni di  progetti. A notte inoltrata, chino sui libri, sentivo la città in festa, in preda ad una gioia collettiva per una rete. Non riuscivo ad essere gioioso. Perché dobbiamo diventare 60 milioni di allenatori e poi quando è ora di discutere e animarci sulla cosa pubblica, su temi che dovrebbero coinvolgermi direttamente, sulla partecipazione, non riusciamo proprio a coinvolgerci?  A proposito di temi. Per molti è partito il toto tema. Chissà quale traccia.

La pioggia tanto auspicata è arrivata, rendendo ottimali le condizioni ambientali per il ripasso finale.