Sotto una Mole di pensieri e parole

Torino. Mole Antonelliana. Foto, Romano BorrelliInfluenzati  positivamente nelle nostre  riflessioni da  buona letture, e con  sufficienti  dosi di ascolto e attenzione, ci si rende conto di essere circondati da migliaia di parole e situazioni al pari dei prodotti esposti sugli scaffali di uno dei tanti supermercati presenti nelle nostre città. Città racchiuse dai non luoghi, freschi d’estate, caldi d’inverno. Anche se…era da quest’inverno che non si vedeva un’estate così, al pari di quel che si pensava e diceva l’inverno trascorso, che era dall’estate appena trascorsa che non si vedeva un tale inverno. E al supermercato le parole davvero sono in saldo. La cassiera, intenta a passare il lettore su ogni prodotto depositato sul tappetino ha appena domandato al cliente se è arrivato. Il cliente, occhi assonnati e viso annoiato per trovarsi in quel posto (si capisce, una funzione non sua) risponde , garbato ma secco con un no.  “Ho aspettato fino ad ora, ma non riesco ad aspettare oltre. Sono impaziente. Dovrei trovarlo da un momento all’altro.” La cassiera ribatte: “Ma la scadenza è già passata?”Penso ad un prodotto, che il cliente magari staca cercando e  la cassiera, data la coda e impossibilitata ad avere il polso della situazione, (colpa della mano pos-zionata a tracciare) tra gli scaffali, si interessava dal cliente stesso. L’incontro tra domanda e offerta. “Si, risponde lui. E’ già scaduta. Da due giorni”. Poi, dopo aver depositato tutti i prodotti nei vari sacchetti, alza il viso e tornando sul discorso, rende partecipe tutta la fila: “Mio figlio proprio  non vuole saperne di nascere“. Risata collettiva. Ma le risate collettive non terminano qui. La pioggia caduta sulla nostra città nelle ore appena trascorse ha indotto ad uscire dalle mure domestiche per andarsi a” depositare” in una delle più grandi “soffitte mondiali” dove sono presenti bauli ricchi di ricordi: dal parrucchiere. Uno di quelli per “uomini e donne”. Li, non solo si trovano le riviste, belle e impossibili, che neanche dal giornalaio, ma quelle storie “esagerate”. Aspetto il turno, mi accomodo al lavello. Entra una ragazza, molto carina, “capelli tagliati da poco”, mi dice. Una settimana fa dovevano essere più lunghi. E difatti, continua, mimando con il gesto della mano: “Mi arrivavano fino qui”.  Parla, il giusto, del lavoro, delle colleghe, del suo cane (da caccia), insomma, le solite chiacchiere che si fanno quando si è in una di queste soffitte (quale e che serbatoio di memorie individuali e collettive saranno i lavoratori di questa categoria). E’ graziosa, davvero.  capelli castani, occhi nocviola, viso roseo. Ad un tratto arriva la pettinatrice, osserva il collega e gli intima: “Mi raccomando, un trattamento spa. E’ in corso un incontro davvero importante”.  Spa. Cosa sarà? Alzo appena appena il capo e osservo  chi insaponava la mia testa, infarcitasi nel frattempo di libri, di società, e di società per azioni, dividendi e utili ad altro.  Utili, a dire il vero, mai. Ma, come si dice, non si sa mai. Mi osserva e dice: “Tranquillo, l’incontro è per domani. Infatti si sposa”.