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Dalla scuola. Ultime ore prima dell’ultima campanella.

DSC01078Tema. Foto, Romano Borrelli

Meno due giorni. O meno dieci ore, per coloro che (come gli studenti) conteranno  il tempo che ci separa dal suono dell’ultima campanella. Quella  che darà il via alle “danze” del dj “Kevin e co. nei vari cortili delle scuole, quella del rompete le righe, delle foto, e della foto, degli abbracci, dell’ arrivederci a settembre o chissà dove, delle promozioni e delle bocciature. Della pizza di classe o della cena prima della maturità.  Del giudizio in sospeso e dell’amore  sospeso “che durante le vacanze non si sa mai”.  Ore mancanti.  Quelle che separano la fine da un altro inizio.  Nel frattempo continua la “caccia” al tema, alla riflessione, all’interrogazione di recupero. A proposito. Divertenti le corse per i corridoi a cercare presso la bidelleria le ultime confezioni di “misericordina”. Un sollievo e un ultimo tentativo di speranza per i casi disperati. “Quante materie insufficienti hai?” La classica domanda. “Forse tre. In realta’ 4″. ” Speriamo bene, allora”. ” Si, si. Ma per caso tu hai la misericordina? Fra un’ora passo di mare”. Se non ci fosse stato Francesco sarebbe stata la stessa musica.   Ultimo tema “sulla classe”:  Quando manKi (con la K) tu e (senza accento) come se mancasse una parte di me“. Svolgimento. Non ora. Quando ti mancherà. Quando se ne sentirà la mancanza e un un pochino di nostalgia sara’ capace di attraversare tutto il corpo. Ora, presto per svolgerlo e viverlo. Quindi, desescriverlo e raccontarlo, questo sentimento. Una professoressa sulle scale, prima di imboccare la via dell’ uscita ha affermato:”Ho grande fiducia, terminata questa fase, di adolescenza, saranno uomini e donne di un grande spessore”. E forse il bello della scuola, in chi la fa, consiste proprio in questo: non conoscerne i tempi e i soggetti che raccoglieranno i frutti. Per ora restano le grandi sfide. Un tempo le calcolatrici andavano in gita per l’istituto, di classe in classe. Nelle ultime ore, prima dell’ultima campanella. Ora non più.  Ci pensa il pc. Di tanto in tanto, da qualche classe, porta aperta, una voce squillante, in ordine alfabetico, elenca, ad uno ad uno gli allievi. Viso davanti al pc, il professore assume veste notarile. Sono le medie. Anche se siamo in una scuola superiore. O di qua o di là. E abbina al cognome un numero, talvolta una virgola.  In altre classi “mucchietti” davanti alla cattedra. O di qua o di là, anche in questo caso. Zona cesarini. Per altri, quelli di quinta, gli ultimi ripassi o i primi argomenti da studiare. A proposito di maturità. Per alcuni di fede musulmana questa maturità conciderà con il loro digiuno. Sarà dura. In condizioni normali, prima dell’esame, la temperatura è già alta. Quindi un pensiero  doveroso ai tanti “momo” maturandi. Momo, studente maturando- Foto, Romano BorrelliPer ora, lasciamoli, tutti, “giocare” al toto titolo tema. (Pare già di leggere i giornali il giorno dopo della prima prova scritta, quando tutti i giornalisti saranno andati a ricercare “la maturità” dei personaggi famosi dei tempi andati. Ricordi infarciti di europei e mondiali di altre annate. Nella foto, “Momo” uno dei maturandi che ha l’abitudine di informarsi “quotidianamente”  leggendo La Stampa al fine di preparare con più accuratezza la maturità.

Primo sole che annuncia estate,  in mattinata. Primo temporale estivo nel pomeriggio. Un inizio, una fine. Erba tagliata e porte che si aprono alla libertà.  Poche ore e sarà tutto riposto  nello zaino. Tutto nel libro di  storia personale. Lezioni, campanelle, orari, bidellerie, professori, quaderni, libri e quel che rimane del libretto delle giustifiche. Pensieri. Questi no.  Resteranno. Non si vede l’ora che finisca il tutto  tranne accorgersi poi che mancherà  (con la c) qualcosa: mancheranno loro. Una parte fondamentale.  Il mondo della  scuola.

Chissà cosa resterà. Cosa restituirà quel mondo appena (intensamente) vissuto, partecipato. Come la riva restituisce al mare quando arriva.  Sulla sabbia resta  sempre qualcosa. Il resto è  mare aperto. Inevitabilmente, lentamente qualcosa tornerà.  Prima o poi. O forse quel qualcosa  è già presente.  Qualcosa tornerà. Magari restituita in forma diversa. Il tempo farà la sua parte. Intanto mancheranno i campanelli festosi delle bici gialle smaniose di entrare,  (“con la bicicletta in due senza mani”) le code al bar e le loro richieste pressanti alle povere bariste (e con educazione, a chiedere al bancone, superando tutti per paura che finiscano, le ultime scatole di misericordina.Ragazzi sempre “affamati” di cultura!), le fughe, i ritardi, le uscite anticipate… Ma faranno presto a ritornare, perché in fondo, i ragazzi, son sempre uguali.

Che fantastica storia e’ la vita!

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A spasso. Col triciclo

Domenica 7 febbraio, a Torino, tutti a piedi. Per molti, non è una novità. Ieri mattina, il “treno della vergogna” Torino-Aosta delle 7.33 è stato soppresso. Motivo? Non è dato saperlo. “Soppresso”, come ormai capita da tempo. “Tanto sono pendolari!” A chi potrebbe interessare il loro, nostro, disagio? “Odio gli indifferenti”, affermava A. Gramsci. Quanto sarebbe utile riscoprirlo! Il guaio è che per raggiungere il posto di lavoro si puo’ utilizzare un bus, di altra linea, ma… con un ma. Il costo dell’abbonamento del treno, mensile, non copre per intero la tratta (Torino-Ivrea); quindi, “euro che se ne vanno”. Quel che più mi preme sottolineare è che, proprio nella cittadina eporediese, a ridosso della settimana di Carnevale (e quando sennò), qualche consigliere comunale (leghista) ha ipotizzato di sospendere il pagamento dell’autostrada Torino-Ivrea. (“autostrada gratis”) “Grandi applausi”, colpo di teatro. L’autostrada non è l’unica via per chi si reca a Torino e per chi viceversa, da Torino ha come meta Ivrea. Esiste una linea ferroviaria che andrebbe rimodernata, raddoppiata, perchè, caro consigliere leghista, non tutti hanno a disposizione una macchina, e, chissà per quanto tempo non ne avranno una, o per i possessori sostenere i costi di continui viaggi e relativi disagi in macchina; chi, invece, si occupa di pendolari, studenti, fasce deboli, tutto l’anno, tutti gli anni, vedi Rifondazione Comunista, (con il consigliere regionale Juri Bossuto), non ha la giusta visibilità mediatica che meriterebbe. E, questo è un guaio. In una città iper-tappezzata da poster elettorali. Della destra. E quanta indifferenza!! Così facendo si finge che il problema non esista. Quante Torino-Aosta esistono in giro per l’Italia? E nonostante cio’ si presenta l’alta velocità come il nuovo volano per creare occupazione. Si creino, invece, le condizioni per fornire l’utenza di una linea ferroviaria decente, creando occupazione, senza impatto ambientale. Ultima annotazione. Il treno Torino Aosta delle 11.35 di oggi, martedì, diretto ad Aosta, viaggiava, a Porta Susa (inizio corsa) con trenta minuti di ritardo. Di questo passo andremo tutti a piedi. Con il triciclo. Per bambini.

Quanta indifferenza mostrata in consiglio regionale e fuori per una legge, sempre di Rifondazione Comunista, contro le delocalizzazioni. Qualcuno riuscirà ad essere meno indifferente il giorno delle votazioni a marzo? E a proposito di tagli e “macelleria sociale”, nel mondo della scuola: quanti saranno nel limbo l’estate prossima? E, a proposito di concorsi, perché gli ultimi concorsi banditi (“riservati”) per il mondo della scuola conferiscono l’idea di essere “riservati ai riservati”. Personalmente avrei preferito dei concorsi aperti a tutti.

Riunione d’area e tabella adesione sciopero

Ieri non è apparsa alcuna notizia sul blog per via dell’impegno avuto ad una riunione d’area politica (Essere comunisti).
Ho fatto un intervento sulla necessità di mantenere intatta l’identità politica del partito della Rifondazione Comunista aprendo alla questione morale che attraversa trasversalmente quasi tutti i settori politico-economici italiani e, sulla necessità di un recupero, che richiederà uno sforzo di lungo termine, con la base, cercando di ritrovare prima di tutto una coscienza sociale.
Secondo, ho detto della necessità di ritrovare un linguaggio nuovamente comprensibile fra noi ed il nostro elettorato, spiegando che molti nella centralità di questo lavoro (malpagato e precario) non si
riconoscono più; a conferma, secondo me, vi è stata la scarsa partecipazione alla commemorazione dei caduti della Tyssen di Torino e della non soddisfacente partecipazione del mondo della scuola alla manifestazione.

P.S.
Allego un file pdf sulla partecipazione allo sciopero del 12 dicembre 2008, necessario per contribuire nel mio piccolo ad una corretta informazione mediatica, tanto carente di questi tempi.

tabella-adesioni-sciopero-12-12-081