Sabato, 6 dicembre 2008: un anno dopo la tragedia della Thyssen, a Torino.
Ore 10: corso Regina Margherita, Torino.
Immerso nel freddo torinese, con un sole che non scalda, insieme ad altre persone, per la verità non molte, mi domando come mai la città, la gente, i lavoratori non abbiano risposto in maniera massiccia ad un appuntamento, ad un ricordo, per non dimenticare le vittime del rogo.
Durante la marcia, chiuso nel mio silenzio, cerco di ricordare quelle persone, mai conosciute, ed i loro famigliari. Cerco di ricordarle, di commemorarle: “erano uscite di casa per andare a lavorare, non per andare in guerra!”.
Penso a come sia cambiato il mondo del lavoro negli ultimi venti anni e come lo era una volta. Penso a come quegli operai abbiano cercato fino in fondo di difendere quel posto di lavoro che di lì a poco non ci sarebbe più stato. Penso a tante cose, nel mio silenzio, fino all’arrivo, davanti al Palazzo di Giustizia di Torino.
Sono circa le 13,00.
L’indomani, domenica, compro alcuni giornali e scopro quanti pochi effettivamente eravamo:
la Repubblica: “a Torino solo cinquemila sfilano per le vittime“;
La Stampa: “Ministri assenti alla manifestazione di Torino“.
Il Manifesto: “in cinquemila per non dimenticare le sette vittime del rogo ma, nessuno del governo e delle associazioni industriali ”.
Liberazione: “Governo, sindacati e sinistra: sulla Thyssen siete stati pessimi”.
Eppure, su La stampa dello stesso giorno – in un box, – un altro articolo, poneva in risalto che: “altri mille morti dopo quella notte all’acciaieria”.
Perchè, allora, questa distanza da eventi che si ripetono in continuazione?
Romano Borrelli
Mi piace:
Mi piace Caricamento...