La prima cosa che si fa uscendo di casa è…. “brrrrrr” per poi esclamare: “ma che freddo che fa”. In effetti fa “freschino”, qui, a Torino, ma “sotto i portici” ci si scalda camminando “lentamente”: due km dei 12 disponibili nella nostra città sabauda da “attenzionare”, osservare, leggere, annusare. Un occhiata là , una sbirciatina li, una “toccatina” (meglio “sfogliatina” per non incappare in altre interpretazioni) a quella copertina e se ce la si fa lo si compera. Il tutto sotto la lente di un attento e severo Umberto Eco a cui i “portici”sono in questa edizione dedicati. Cosa direbbe e risponderebbe all’urlo lanciato ieri sulla carta e sui social ” troppi compiti ai ragazzi? ” In mezzo, via Roma, interdetta al traffico pedonale persone silenziose immerse “nel verde” e ai loro lati, libri, libri, libri. Oggi la mia scelta “solidale” è ricaduta su di un volume piccino, di don Milani, come promesso ieri da queste pagine. Direzione “un libro per ricostruire”, una blibioteca verso le zone terremotate. Il Che e don Milani sono personaggi che hanno fatto storia. Due icone oggetto di studio nel corso universitario del ’68 (Il Che, morto ad ottobre del ’67 e don Milani nel giugno dello stesso anno. Ovviamente dipanati prima e dopo quell’anno. Prendo, pago e mi dirigo verso piazza San Carlo dove una “boccia” trasparente raccoglie tantissimi libri (ieri sera erano più di trecento, così si diceva). Nei pressi della boccia- contenitore flash in attesa, (come fosse una finale di coppa) forse per la chiusura della manifestazione di oggi e quella del giornale di stanotte, con la “penna” della cronaca cittadina in attesa anch’essa di mettere nero su bianco l’evento Portici di carta 2016: numeri, editori, compratori, artefice. Ci vuole l’occhio clinico e fiuto. Certe grazie non puoi non notarle: un po’ come una bella donna gravida. Prendo la strada del ritorno e in mezzo al traffico pedonale qualcuno urla al mondo intero le sue necessità :”scusa sai dove è un pisciaturo? “